sabato 5 marzo 2016

'68

Un cappotto rosso e dei capelli neri
Sul suo viso da cerbiatto
Parlava tesa e fremente tra i fumi di cento sigarette
E già sapevo che un giorno l’avrei guardata negli occhi
Per chiederle tutto.

L’assemblea continuava
Ed io l’avevo attesa per anni.
L’aria sapeva di Pisa ,Bologna, di Trento.
A Roma………………non si aspettava più.

Il rosso delle bandiere  era spiegato al vento
 quel giorno di maggio che per la prima volta  scendevo in piazza
E ricordo il distintivo
Che  una faccia sconosciuta mi appuntò sul petto.




Era facile cantare la rabbia e l’amore
Aspettando insieme la risposta alle idee.

Già il partito mi chiedeva tanto
Quando, nelle nostre riunioni,
Parlasti del mio sorriso e la storia appena
Iniziata  era impedita  da un altro amore.
Quante volte, eppure, stringesti le mie mani
Quando la paura ci prendeva e zitti si andava avanti
E mi domando se qualche volta
pensi a quei tempi…ora che avrai dei bimbi!
E mi chiedo cosa dirai loro se , adulti,
ti parleranno di ciò di cui  Noi …parlavamo
O avrai già dimenticato quando…..
piangendo mi dicesti …. Resta!


Facevo le smorfie agli elogi di Stalin
Poi che te ne sei andata,
quando qualcuno diceva che la rivoluzione era alle porte
e invece la gente se ne andava via.
Eppure , era vero che insieme la speranza era tanta 
E la sua forza tremenda.

Tornò Milano a farci innamorare.
Quando Lei arrivò, parlava dei cattolici
E sembrava sempre dentro una casa di vetro
A perdersi nei suoi mille impegni.

Ci ritrovammo a parlare , già stanchi
E l’amicizia ci spinse a guardare gli anni vissuti,
preconizzando il significato politico del privato.


Oggi ne parlerei ancora
Ora che gli anni sono passati
e il lavoro ci tiene lontani da noi stessi.
Eppure la forza è ancora intatta
E la rabbia è lì , intera , terribile, presente
E il dolore dell’abbandono è tanto
Quando non posso fare a meno di considerare
Quei giorni il nostro punto di  riferimento.