venerdì 29 maggio 2020

L'IMPOSSIBILITA' DI ESSERE NORMALE




“L'impossibilità di essere normale (Getting Straight)”( 1970)  è uno dei film più interessanti realizzati sul tema  della contestazione studentesca della fine degli anni sessanta negli USA. Un movimento che aveva profondamente segnato intere generazioni di giovani e messo in discussione il classico “ way of life” americano.
Quando Richard Rush produce e dirige  il film , il cui soggetto è tratto da un romanzo di Ken Kolb, aveva quarantuno anni e  tanti avvenimenti erano ormai trascorsi da quel lontano 1962  in cui era stata scritta da Tom Hayden  “ La Dichiarazione  di Port Huron”, manifesto politico  della convention nazionale  della  SDS ( Movimento attivista  studentesco), che può considerarsi la prima grande compiuta espressione del  disagio politico e civile dei giovani americani di quegli anni.
Successivamente, nel 1964 ,all’università di Berkeley in Caifornia,  Mario Savio aveva guidato il Movimento  per la libertà di Parola (Free Speech Movement) che aveva assunto una vera dimensione di massa.
Artisti come Bob Dylan , Joan Baez, Grateful Dead, Jefferson Airplane e tanti altri ancora  suonavano la colonna sonora dei movimenti per i diritti civili , di quello Hippy, del movimento studentesco e delle manifestazioni pacifiste di quegli anni e a San Francisco l’estate del 1967 si erano raccolti migliaia di giovani  in quella che fu chiamata  “ The summer love”.
L’esplosione di questo movimento  subì tuttavia dei forti contraccolpi a causa della repressione dei poteri istituzionali e di larga parte della classe media .
Per molti giovani si poneva il problema di una gestione del proprio futuro , della ricerca del lavoro e dell’inserimento sociale , di scegliere come vivere la propria affettività  ed i rapporti familiari . Fu un periodo molto complesso e questo film, in qualche modo, cerca di rappresentare i problemi vissuti da molti di quei ragazzi nella propria dimensione personale.
Quelli  che cercarono  di evitare di essere mandati a combattere in Vietnam , chi si dibatteva nel dubbio fra il modello classico femminile della brava moglie e madre e quello di seguire i propri reali sentimenti nei confronti di un uomo forse  instabile e non proprio affidabile ma più sincero ed autentico,  le persone di colore costrette all’emarginazione sociale e tante, tante altre persone che vivevano situazioni insoddisfacenti  e conflittuali
Il nostro protagonista  Harry Bailey ( Elliott Gould) aveva vissuto intensamente la contestazione studentesca ma oggi aveva un problema economico impellente  di sopravvivenza  che lo portava a cercare  di dare uno sbocco agli studi universitari concludendoli e  provando a trovare un lavoro da insegnante .
Il suo tentativo  , tuttavia, fallirà.
Il film impietosamente, nel suo svolgimento,  condannerà definitivamente la società americana , la cecità strategica della sua classe dirigente universitaria , incapace di comprendere le tensioni reali presenti nel mondo studentesco  e di accettare la sfida intellettuale , civile e culturale che esse ponevano.
Per i protagonisti diventava chiaro che l’unica realtà che avevano davanti era quella di continuare la propria lotta di contestazione ed il proprio impegno per la trasformazione della società visto che vi era “ L’impossibilità di essere normale”.
A distanza di anni, rivedere questo film è un’esperienza utile ed interessante sia per chi ha vissuto quelle esperienze, sia per i più giovani che ne hanno solo sentito parlare. Magari, potrebbero ritrovare,  simili a quelli vissuti dai protagonisti del film , molti motivi attuali d’insoddisfazione presenti nella loro vita.
Elliot Gould  , che già avevamo applaudito per la sua interpretazione in “ M*A*S*H” di Robert Altman, veste con grande partecipazione i panni di Harry Bailey e molto bella è anche l’interpretazione di Candice Bergen nel ruolo di Jan. Una nota personale di apprezzamento anche  per  Robert F. Lyons (Nick).

giovedì 28 maggio 2020

SANTIAGO TE QUIERO


L’aereo continuava a sorvolare l’Atlantico; ma, già nel video  davanti al mio posto potevo vedere che la sua traiettoria puntava su Cuba.
 Erano passate dodici ore dalla partenza!. Era il viaggio più lungo che avessi mai fatto e lo aspettavo da tanto tempo!
 Ricordo che dei miei cari  compagni di studio universitario mi avevano invitato a passare un’estate a Cuba   e visitare anche l’Isla de la Juventud. Io non potevo andare : non avevo nessuna disponibilità finanziaria per un viaggio del genere e mi era rimasto sempre il desiderio  di visitarla un giorno . Presto o tardi! Adesso ero lì, sull’aereo che  stava atterrando a Santiago.



Eravamo arrivati a Cuba,  sul Mar dei Caraibi : un mare che bagna tante isole  e le cui onde sono state solcate da tanti navigatori e pirati.
Santiago è la seconda città di Cuba per importanza e ne è stata anche la capitale fondata nel 1515 dal conquistatore spagnolo Diego Velasquez.
Sbrigate le prime formalità ci dirigiamo verso l’albergo che ci accoglie con la sua aria elegante e coloniale





La sua vicinanza al centro della città  ed al Parco Cespedes  ci permette , posati i bagagli , di dare un primo sguardo alla città.



Mi colpiscono subito i colori pastello di molti palazzi  e la variopinta  presenza di tante persone di tutte le razze che passeggiano tranquillamente per le strade.


In passato, Santiago fu uno dei porti dell’America Centrale  in cui sbarcarono migliaia  di schiavi provenienti dall’Africa e le loro tradizioni e la loro cultura si sono fuse con quelle precedenti dominate dalla colonizzazione spagnola.
Subito dopo, ecco l’immagine classica di una automobile americana degli anni cinquanta .


Moltissime di queste auto furono abbandonate dai facoltosi turisti americani  durante il periodo della rivoluzione cubana  ed oggi costituiscono un bene prezioso per molti cubani che utilizzano le auto , prese in affitto dallo Stato,  per trasportare in giro i turisti con ottimi guadagni .

L’indomani, la prima meta è  costituita dal Parco Cespedes e la vicina Catedral de Nuestra Senora de la Asuncion  .





Superiamo lo spazio del parco ed entriamo nella Catedral che ha dei caratteri di semplice bellezza





Dopo aver osservato le navate  della Catedral,  decidiamo di esplorare le ripide scale del campanile  per salire su in alto e godere del panorama della città








Tutto molto bello!
Scendiamo  in strada e diamo un’ultima occhiata agli spazi del Parco Cespedes prospicienti la Catedral prima di andare via e dirigerci verso  la visita del Castillo de San Pedro de la Roca del Morro, dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità nel 1997.




Prima di muoverci ,all’incrocio con la strada principale, c’imbattiamo in uno dei veicoli di trasporto pubblico classici di Cuba


E adesso via verso il Castillo.
Costruito nel 1638 il Castillo rappresentava la più completa ed efficace protezione della Baia di Santiago de Cuba ed ancora oggi  rimane una delle fortificazioni  dell’epoca meglio conservate . 








Lasciato il promontorio del Morro  su cui sorge il Castillo   ci dirigiamo verso il Cementerio di Santa Ifigenia dove sono sepolte alcune delle personalità più importanti della storia cubana  fra cui  Carlos Manuel de Cespedes Jose Marti, Jose Maceo, Mariana  Grajales ( la madre della patria) e Fidel Castro.


Non molto distante troviamo la Plaza de la Revolucion , uno grande spazio monumentale  all’interno di cui
Si può ammirare la figura  a cavallo del generale maggiore Antonio Maceo, il recinto della fiamma  eterna ,  una grande scalinata  , l’immagine di Fidel Castro.






Nel corso della visita alla città  è piacevole perdersi per le sue strade  e i suoi edifici  camminando fra le persone  vivaci e piacevoli . Spesso la musica aleggia nell’aria,  diffondendo i suoi motivi ed il suo ritmo e coinvolgendo i passanti . In un quartiere popolare abbiamo anche potuto vedere   dei bambini che, guidati da un allenatore, usavano la corsa sulla scalinata come allenamento sportivo.







Mentre i cani randagi riposano tranquilli sulla strada





Le giornate scorrono lente e piacevoli.
La luce del tramonto rende magica l’atmosfera della  città e sembra salutare la fine della nostra visita.



SANTIAGO  Te Quiero!




venerdì 22 maggio 2020

MARE DI GRANO



Mare di Grano (2018) è un film  di Fabrizio Guarducci. Il suo primo lungometraggio , che si avvale di un cast di attori come  Ornella Muti, Sebastiano Somma, Paolo Hendel, Simona Borioni, Donatella Pompadour. 

Il film  osserva con un sguardo semplice e pieno della  curiosità  dei bambini protagonisti la natura e la vita che ci circonda , spesso mischiando la realtà con la favola e soprattutto con la fantasia.

Adam, un bambino di otto anni, si muove  da solo nella campagna toscana alla ricerca dei suoi genitori quando,in una piccola città vicino a Siena , incontrerà  Arianna e Martino , altri due bimbi come lui che,per aiutarlo, lasceranno la propria casa e intraprenderanno  un viaggio verso il mare.

E' il mare, infatti, il luogo accoppiato, nel ricordo di Adam, ai suoi genitori. 
Probabilmente sono arrivati insieme dal mare in una storia d'immigrazione clandestina . Questo tuttavia non è mai specificato. 

I tre bambini lasceranno alle spalle il mondo adulto per muoversi insieme verso l'avventura all'interno della bellezza della Val d'Orcia.
Insieme scopriranno il valore dell'amicizia, della fantasia  e della bellezza della natura e della vita. Riusciranno in qualche modo a cavarsela ed incontreranno durante il loro cammino anche un adulto sognatore  che li aiuterà nel loro percorso.



martedì 19 maggio 2020

MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI




Questo film  lascia una sensazione diffusa di serenità e di gratitudine per i contenuti di cui ha parlato e soprattutto per il modo  in cui  li ha espressi: la complessità che avvolge la vita di una bella e numerosa famigliola che accoglie al suo interno un nuovo essere speciale, un bambino affetto dalla sindrome di down.
La preoccupazione dei genitori  per le difficoltà fisiche , mentali e d'inserimento sociale del bambino  verranno affrontate con una carica di positività  che permetterà una lenta e favorevole crescita familiare e di questa giovane vita. Sarebbe tuttavia  falso non considerare tutti i dubbi , le possibili  difficoltà ed il rifiuto che ognuno di noi può accogliere nel suo cuore  a volte  per debolezza , per paura o per possibile vergogna .
 La storia utilizza il fratello Giacomo per raccontarci il susseguirsi di tutte queste emozioni. A partire dal momento in cui da piccolo bambino viene a conoscenza con entusiasmo che sta per nascergli un fratellino, a quando, successivamente, verrà informato che Jo è un essere speciale ,  diverso, ma per certi versi quasi un super eroe.
Man mano, crescendo, Giacomo vedrà i lati positivi e negativi di tutto questo; ma, soprattutto, vivrà con difficoltà quella che è la relazione con il mondo esterno. In qualche modo, penserà che il solo fatto di avere un fratello down possa compromettere  la sua reputazione ed il suo valore all'interno del proprio  gruppo di riferimento, in quella fase delicata che è l'adolescenza.
Il film ci parla di questi sentimenti. Del rifiuto insieme all'amore, della paura e del coraggio, della solitudine e della condivisione.
Quello che alla fine rimane nei nostri cuori è una lezione di vita che non dimenticheremo con facilità e che chiunque abbia avuto un incontro importante con  la malattia o con la diversità fisica o mentale conosce bene.
Ricordo che, leggendo un libro bellissimo come  " La città della gioia" , appresi questo concetto che era espresso in riferimento ad una situazione apparentemente  diversa, ma in realtà molto simile . Raccontando della propria esperienza di contatto con i marginali delle periferie delle città indiane, il protagonista raccontava di come più che dare avesse ricevuto tanto dall'incontro con quelle persone. Di come tutto questo fosse stato fondamentale per la sua vita .
 In altre situazioni  , persone seriamente ammalate  ed incurabili , diventano spesso il punto di riferimento centrale del proprio nucleo familiare e sono spesso proprio loro che con l' attenzione e l'affetto regalano a  chi gli sta vicino molto di più di quanto ricevono .
 Anche Jo , questo piccolo e giovane essere speciale , sarà lui a dare a Giacomo l'affetto necessario per riprendere coraggio , perdonarsi  e ritrovare se stesso, i propri amici , l'amore. Sarà lui , questo piccolo essere speciale, a rappresentare  la marcia in più di questa piccola famiglia e dei loro amici.
Non poteva esserci un esordio migliore, con il suo primo lungometraggio, per il giovane regista Stefano Cipani che,  portando sulla scena cinematografica l'omonimo romanzo ( autobiografico) di  Giacomo Mazzariol , realizza un'opera gradevole , profonda  e con un bel ritmo che l'ha portata a vincere , nell'edizione 2020 del David di Donatello, il David Giovani,premio istituito l'8 gennaio 1997 e  destinato al miglior film votato, con apposito regolamento, da una giuria di giovani delle scuole superiori e delle università.
 Bravi come sempre Alessandro Gassmann e Isabella Ragonese  nel ruolo dei   genitori Davide e Katia e ottima e coinvolgente la recitazione dei giovani  Francesco Gheghi( Giacomo)Lorenzo Sisto(Giovanni)Arianna Becheroni( Arianna)Roberto Nocchi( Vittorio). Da segnalare la prsenza anche  di Rossy De Palma nel ruolo di zia Dolores.


Desidero aggiungere ancora  un apprezzamento per la  fotografia, dai toni caldi e che danno il giusto risalto alle scene ed all’ambientazione, insieme alla scelta di tante belle canzoni  nella colonna sonora  ed in cui “ La cura “ di Battiato ha un giusto risalto. 



domenica 17 maggio 2020

IL RE DELLA POLKA




"Il re della polka" è un film( 2017) prodotto e distribuito da Netflix e diretto da Maya Forbes e Wallace Wolodarsky.
Rifacendosi ad una storia realmente accaduta ci parla della vita del giovane Jan Lewan , originario della Polonia , che giunto negli Usa desidera perseguire il sogno americano della realizzazione dei propri sogni.
Jack Black che interpreta con arguzia e simpatia il ruolo del protagonista dirà infatti più volte che se ci credi veramente niente potrà impedirti di realizzare ciò che sogni. Per fare questo Jan Lewan diventerà un vero re della Polka in Pennsylvania e non esiterà ad essere anche un abile truffatore finanziario. Il film ci mostrerà, tuttavia, come il tracollo possa essere improvviso e che a quel punto il futuro è riposto veramente solo nella tua vera autenticità .
Un film a volte un pò piatto, che si basa molto sull'ironia e la capacità di coinvolgimento di Jack Black. In qualche modo riesce, comunque, a farsi seguire, considerando anche il fatto che ci parla di una storia realmente accaduta.

domenica 10 maggio 2020

TERRA E LIBERTA'



Terra e libertà (Land and Freedom) è un film del 1995  diretto da Ken Loach che, ancora una volta, nei suoi film ci descrive con spietata e tagliente lucidità  periodi e problemi della nostra storia contemporanea.
 Partendo dalla scoperta , da parte di una ragazza ,di una raccolta di documenti e ricordi dell'esperienza  nella guerra civile spagnola conservati nel cassetto  del nonno appena morto, la narrazione  ci parla dei  contrasti presenti in quella lotta al'interno delle forze rivoluzionarie. Il tutto, descrivendo la vita quotidiana di una formazione di combattenti  all'interno della quale sono presenti militanti anarchici, altri  del POUM e molti stranieri giunti in Spagna, proprio come il nonno, per combattere contro l'affermazione del Franchismo.
Leggendo quegli appunti, la nipote verrà, inoltre, a conoscenza  di un'importante storia d'amore vissuta dal nonno con una militante spagnola, facente parte della stessa milizia e rimasta uccisa in quei giorni proprio da parte di forze  cosiddette" amiche".
 Ken Loach non fa nessuno sconto nella descrizione dei problemi presenti e ci mostra, dolorosamente, come il comportamento delle truppe regolari del fronte rivoluzionario d'ispirazione comunista abbiano, di fatto in alcuni momenti, perseguitato  le altre forze rivoluzionarie  e contribuito, in qualche modo, alla sconfitta della lotta popolare.
Spesso, in diversi momenti della storia ,  il comportamento settario e violento di alcune parti delle forze rivoluzionarie ha compromesso l'affermazione delle rivendicazioni popolari; non solo indebolendo il fronte di lotta, ma anche compromettendo l'immagine e la credibilità ,di fronte alla maggioranza delle persone,  delle forza ideale e prospettica della proposta rivoluzionaria.
Ken Loach, con questo film, ce lo ricorda.
E' importante notare inoltre  come Ken Loach, all'interno del film,  valorizzi in maniera significativa l'impegno militante e combattente delle donne , spesso attrici  preziose ed intransigenti di un processo di  maggiore chiarificazione e coerenza  delle  posizioni personali e politiche