mercoledì 30 novembre 2016

RAGAZZI















Cantano insieme una vecchia canzone
Complici  e amici d’amore e di pene

E lui le parla!… Le parla !… Le parla
Di tutto quello di cui ti parlavo.
E Lei lo ascolta !… Lo ascolta!…. Lo ascolta
Persa negli occhi della sua gioventù.

Sono ….ragazzi! .Bellissimi fiori
sbocciati  nel tempo dei teneri ardori.

venerdì 25 novembre 2016

STILL LIFE


Still Life è un film del 2013 prodotto da  Umberto Pasolini, che  ne ha anche scritto il soggetto e curato la regia e la sceneggiatura.
E' la seconda opera del regista  che, come produttore, ha invece al suo attivo il successo  del film  "Full Monty - Squattrinati organizzati",del 1997, diretto da Peter Cattaneo, campione d'incassi con oltre 250 milioni di dollari in tutto il mondo.
Still life  è stato presentato alla 70ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, dove ha vinto il premio per la miglior regia nella sezione "Orizzonti".
La storia, ambientata  in Inghilterra, segue il lavoro dell'impiegato comunale John May, interpretato da Eddie Marsan,  incaricato  di rintracciare i parenti  e gli amici più prossimi di persone morte sole e dimenticate. 
Il senso della solitudine  e la disattenzione di un mondo come il nostro, troppo pieno d'impegni, di scadenze e di una frenetica velocità sono forse il vero motivo conduttore del film .
Al contrario, l'impegno e l'attenzione del triste e solitario impiegato comunale  May verso la vita di questi sconosciuti sono forse l'indicazione ed il messaggio più forte di riscatto espresso da quest'opera cinematografica. 
Quando la solitudine di Jhon May  sarà squarciata dal sorriso e dall'invito della gentile figlia di Billy Stoke (l' alcolizzato  morto  in solitudine a pochi passi dalla sua casa di cui sta curando il funerale),la morte arriverà all'improvviso. Quasi  come una metafora della fine di un uomo solo e dimenticato e la nascita di una nuova vita.
Lo stesso funerale,  totalmente isolato e dimenticato, sarà magicamente affollato dai fantasmi di tutte le persone  morte di cui lui strenuamente si era occupato e di cui aveva ricostruito la vita e gli affetti più cari. 
A pochi passi da lui si svolge  il funerale di Billy Stoke  che,  grazie al suo interessamento, vedrà la presenza delle due figlie, del nipotino, dei suoi più vecchi e nuovi amici , della donna che lo aveva amato. 
L'ultimo sguardo di Kelly ( Joanne Froggat),la figlia di Billy Stoke sarà per lui, per quel funerale solitario che si svolge lì,  a pochi passi di distanza.
Tante , troppe persone vivono dimenticate anche dai parenti più stretti e dagli amici più cari. Vivono in una solitudine, fatta di piccoli gesti quotidiani  ripetitivi  e rituali,  molto più diffusa di quello che si pensi; in un mondo moderno che si vanta di essere  la società dell'informazione e della comunicazione.
 Il film ci indica la strada dell'impegno e dell'attenzione verso gli altri come  percorso per ritrovarci insieme fuori dalla solitudine.
 

mercoledì 16 novembre 2016

IO, DANIEL BLAKE



Io sono solo un uomo!
Sono queste le parole conclusive  di una breve memoria, scritta a matita  da Daniel Blake ,  per un ricorso agli uffici che gli avevano tolto l’indenntà di malattia, nonostante il suo recente infarto.
La morte, tuttavia,  lo coglierà proprio nel bagno di quell’ufficio  e solo ai funerali le sue parole potranno essere lette dai suoi più cari amici  forse proprio a noi spettatori di  questo profondo ed inquietante film che denuncia il profondo malessere degli “ultimi”.
Alla fine, forse, ci chiederemo insieme al regista Ken Loach ed all’autore Paul Laverty:
- C’è ancora posto per un essere umano nelle nostre società moderne?
- C’è ancora posto per la comprensione e la cura dell’altro , esercitata, per tutta la durata del film,  solo dai poveri verso gli altri poveri e marginali?
Nonostante fosse un uomo solo e colpito da un grave infarto, Daniel Blake aveva una sua professionalità. Era un bravo carpentiere, ascoltava gli altri e cercava di aiutarli ogni volta che poteva , con una disponibilità sconosciuta alla logica ed all’organizzazione delle istituzioni.
 Era apprezzato  da tutti quelli che lo conoscevano, anche se non sapeva utilizzare un computer e non possedeva uno smartphone.
Oggi, tuttavia, nella nostra società il lavoro è un bene raro e prezioso e , come ci spiega in una scena del film il docente di un corso per la preparazione dei curricula,  non basta essere bravi e seguire il criterio della meritorazia. Bisogna anche essere furbi e saper comunicare  bene .
Tutto vero e forse anche giusto, a patto di non dimenticare che  tutto questo deve comunque permettere di mantenere la dignità di ogni cittadino.
Tutto giusto purché non si dimentichi che la mobilità del lavoro ed il suo orientamento verso l’impiego più produttivo non deve essere pagata dall’incertezza e dalla marginalità del singolo lavoratore che, perduto per qualsiasi motivo il posto di lavoro,  deve invece esser seguito ed assistito con cura dalle istituzioni fino al suo pieno reinserimento. .
Le nostre società si fondano ed amano la libertà , ma questa deve essere possibile per tutti i cittadini così come il rispetto e la dignità della persona.
 Bisogna pertanto  fare in modo che Daniel Blake non abbia più bisogno di ricordarci che è un essere umano ed ha diritto di cittadinanza.
Non mi sento di dire altro se non  ringraziare Ken Loach per questo film, Palma d’oro 2016 al Festival di Cannes e per la sensibilità e l’impegno civile  che hanno caratterizzato  tutte le sue opere.
Molto bravo il protagonista Dave Johns ( Daniel Blake) e la sua sperduta, ma coraggiosa  e tenera amica Katie,  interpretata da Hayley Squires.



martedì 15 novembre 2016

SILENZIO



Silenzio!

Non svegliare i fiori che stanno dormendo!
Perché i fiori ( le persone che ami) soffrirebbero per il tuo dolore e potrebbero morirne!

Silenzio!

Perché tu possa dimenticare il tuo dolore amandoli e, prendendoti cura di loro, gioire dentro il tuo cuore!

Silenzio!

Perché l’amore è il più grande dono che ci è stato dato , per accarezzare il buio.
     

venerdì 11 novembre 2016

PIPARELLI ( PEPATELLE) MESSINESI

Ingredienti:
Kg.      1 farina 00
g.500   mandorle
g.500   miele
g.25     lievito in polvere
g.25     pepe
scorza tritata finissima di 2 arance

Impastate tutti gli ingredienti e disponete la pasta ben lavorata  nelle teglie unte a strisce piuttosto grosse ma piatte.
Infornate  a 180° fino alla loro doratura. Dopo ca 15 –20 minuti sfornate e quando le strisce saranno fredde , tagliatele a fette piuttosto larghe.
Rimettetele nelle teglie adagiate sula parte tagliata .Infornate nuovamente  e dopo cotte da entrambi i lati, lasciatele nel forno caldo ad asciugare per tutta la notte.
Si otterranno biscotti dal gusto molto gradevole e pepati



lunedì 7 novembre 2016

Mamma Roma





Mamma Roma ci parla del desiderio di riscatto sociale di una povera donna di una borgata romana che finisce invece nella più profonda disperazione.
Pasolini, che non era romano e che giunge nella città eterna solo nei primi anni 50, è stato forse uno dei più grandi cantori di questa città e soprattutto degli abitanti delle sue borgate. Sono loro, infatti, i protagonisti e gli eroi delle sue opere forse più belle come il romanzo “ i ragazzi di vita” e i primi film come “Accattone” e proprio “Mamma Roma”.
Le borgate romane sono anch’esse protagoniste del film offrendo la loro ambientazione allo svolgimento della storia. Gli interni e gli esterni della casa dove vive Mamma Roma, all'inizio del film sono girati al "Palazzo dei Ferrovieri" di Casal Bertone. Quando, in seguito, cambia casa, questa si trova al villaggio INA CASA del quartiere popolare del Quadraro.
Gli esterni poi dove s’incontrano i ragazzi del quartiere sono girati nell'adiacente Parco degli Acquedotti.
 Il film è del 1962 . Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini è il secondo film del regista dopo Accattone e la sceneggiatura, scritta insieme al suo amico Sergio Citti , trae spunto da un evento realmente accaduto: la tragica morte di un giovane detenuto nel carcere di Regina Coeli, legato al letto di contenzione.

Mamma Roma è il nome che il personaggio, interpretato da un’incredibile Anna Magnani, porta su di se rappresentando quasi tutta la Roma dolente. Quella che per sopravvivere si dibatte giornalmente in uno spazio angusto e miserabile pieno di violenza ma anche di una triste solidarietà tra gli ultimi ;come quella espressa dalla collega “ di vita” Biancofiore, che cerca di alleviare gli sproloqui deliranti serali di Mamma Roma offrendole un sorso della sua fiaschetta di liquore o quella del vicino del banco frutta al mercato che cerca di rassicurarla quando apprende che il figlio Ettore è stato messo “ al gabbio”.
Ettore , l’unica sua gioia e speranza. L’unico motivo per lottare ed ingoiare ogni giorno il boccone amaro dell’umiliazione e della violenza nella speranza di procurarsi i mezzi per cambiare vita e dare a lui le possibilità che lei non ha avuto. Ettore cresciuto solo a Guidonia mentre la madre continuava a “battere” per riuscire un giorno a dargli un futuro diverso.
 Ora finalmente sembrava esserci riuscita. I suo pappone :Carmine (Franco Citti) si era sposato e l’aveva lasciata libera. Lei , adesso, aveva un banco di frutta al mercato e poteva riprendersi il figlio e cambiare quartiere.
Quel figlio che le era cresciuto lontano e che ora poteva finalmente stringere al petto, mentre gli insegnava a ballare nel soggiorno di casa sua. Quel figlio che era già un giovanotto e che doveva stare attenta a non fare perdere dietro le cattive compagnie o le gonne di qualche smorfiosetta.
Certo, era difficile tenerlo a bada : Non aveva studiato , non faceva niente tutto il giorno mentre l’aspettava ed era facile che si perdesse. Doveva trovargli un lavoro e c’era riuscita ,inventandosi un trabocchetto per convincere il proprietario di un ristorante ad assumerlo come cameriere.
I singhiozzi sono irrefrenabili quando da lontano lo guarda servire ai tavoli, bello come il sole
Ma la vita è dura e il passato ti segna inesorabilmente!
Carmine , il suo giovane amante pappone, che l’aveva lasciata libera sposandosi, si è stancato di lavorare e di condurre una vita regolare . Torna a cercarla e le chiede, con le buone e con le cattive, di tornare a battere per lui …..altrimenti……….. Altrimenti racconterà al figlio la verità su sua madre .
Quale verità? ………… Che è…. na mignotta.       
E così, per continuare il sogno della redenzione, bisognerà mischiare il sacro col profano e Mamma Roma, finito di lavorare al banco della frutta, la sera ritorna a battere per le strade ritrovando la sua amica Biancofiore e tornando ad ubriacarsi per alleviare i suoi deliri.
Questa triste e dolente umanità non si libera da sola !
E’ questa forse l’amara lezione sociale che Pasolini cerca di raccontarci.
Anche se qualcuno può farcela, ci sarà sempre una Mamma Roma i cui sforzi sono destinati a concludersi nella sconfitta, perché una classe sociale non si elimina da sola senza una profonda rivoluzione collettiva dell’intera società.
Ettore verrà comunque a sapere la verità su sua madre a causa della confidenza della ragazza con cui si vede al Parco degli acquedotti dove passa gran parte del suo tempo con gli amici: Bruna , la sua ragazza, gli racconta tutto e così Ettore non avrà più voglia né di lavorare , né di sperare in un miglioramento sociale per far contenta sua madre
 Che gliene importa a lui di sua madre ?
La vita è dura e spietata . Gli altri ragazzi del quartiere si danno da fare e rimediano qualche soldo anche rubando qualcosa. Perché non provarci?
Ma le cose non vanno bene . Ettore finisce in carcere. Malato si ribella e viene messo in detenzione isolata e morirà tra i deliri della febbre legato ad un letto di contenzione, invocando la madre.
Tutto è finito!
Mamma Roma, informata della sorte del figlio, corre a casa seguita da un gruppetto di gente del mercato. Arrivata, si getta in preda alla disperazione sul letto di Ettore, abbracciando i suoi vestiti. Tenta poi il suicidio gettandosi dalla finestra, ma viene fermata in tempo dal gruppetto che l'ha seguita.
Nell’ultima scena, Mamma Roma è lì , alla finestra della camera del figlio , trattenuta dalla gente del mercato che l’ha voluta seguire e non la lascia sola, impedendole di morire.
Sembra desistere dal suo intento trovando una misera rassegnazione mentre guarda in lontananza la cupola della basilica di San Giovanni Bosco.

Forse la fede e la carnosa , umana, solidarietà popolare l’aiuteranno a vivere.