sabato 29 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE - "Sfollati" a Mascalucia- Parte 17





-E’ necessario farlo adesso , prima che vi sia quel momento di vuoto di potere  in cui i delinquenti possono tentare di entrare nelle case vuote per rubare. Poi- disse Turiddu- io devo  tornare in ufficio e quindi è il momento  di tornare  adesso insieme in città.
- Per noi va bene – rispose la madre di Turiddu- Vero, Giuseppe?- aggiunse rivolgendosi al marito.
-Si , certo – rispose lui- Bisogna andare via di mattino presto – Dopo la prima scarica di cannonate dei tedeschi verso la piana . Dopo, c’è qualche ora di pace e a quel punto possiamo già essere  arrivati a Catania.

- Ma siete proprio sicuri di non voler restare con noi  fino a quando la situazione non è definita? – chiese la madre di Maria
-  No mamma , partiamo adesso- rispose Maria- . E’ meglio ! Turiddu potrebbe avere difficoltà a tornare qui dopo ed è meglio andare via ora, insieme.
Così decisero e la mattina dopo  presto si misero in cammino per tornare a casa in città. Lina e Renza cercavano di fare del loro meglio ma c’erano punti da attraversare in campagna difficili e Turiddu e Maria dovevano spesso fermarsi per prenderle in braccio per lunghi tragitti. D’altra parte , spesso ci si doveva fermare per aspettare e far riposare gli anziani genitori di Turiddu.
Alla fine, comunque  , mentre riprendevano, le cannonate tedesche, arrivarono ai margini dell’abitato cittadino. Usciti dall’agglomerato urbano della  Barriera del bosco, si trovarono già al Tondo Gioieni  da cui si poteva ammirare il panorama della città. Poco distante c’era la casa dei genitori di Turiddu  e ci arrivarono in pochi minuti. A questo punto rimase un chilometro in discesa su Via Etnea  verso la loro casa nel quartiere Borgo, prima di Piazza  Cavour.
Arrivarono stanchi e preoccupati ma contenti di avercela fatta  senza  incidenti di percorso.
 CONTINUA

venerdì 28 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE -"Sfollati" a Mascalucia - Parte 16




Quella sera ,dopo cena, mentre i bambini giocavano i grandi si erano seduti fuori all’aperto per discutere della situazione.
Quella mattina era successo il finimondo ! C’era stata una vera e propria battaglia. Tutto era cominciato quando dei soldati tedeschi, dopo avere sottratto la motocicletta ad un miliare italiano portaordini e dopo aver tentato di rubare i quattro cavalli ad un carrettiere , avevano riprovato a rubare i  cavalli ad una famiglia catanese  sfollata nel paese. I tedeschi avevano sparato  provocando un morto ed un ferito. In un altro punto del paese, in un casolare, un tedesco ubriaco aveva sparato ed ucciso un soldato italiano. Successivamente i tedeschi avevano ucciso ancora un altro soldato italiano.
 Non se ne poteva più.
In paese c’era una famiglia di armieri che aveva un deposito le distribuì a molti paesani  nel paese  e gli stessi risposero a quelle prepotenze con  le armi. Fu il “segnale” dell’inizio della resistenza popolare.
Molti cittadini armati di fucili e pistole  erano scesi  per le strade, sparando ai soldati tedeschi. Molti sparavano  dalle terrazze delle case e dal campanile della chiesa principale del paese. Gli  abitanti  di Mascalucia erano stati poi aiutati  dai soldati italiani,  carabinieri e  Vigili del fuoco, sfollati da Catania.
 La sparatoria durò circa quattro ore.
I tedeschi, dopo avere lasciato diversi caduti sul campo, si erano ritirati  quindi dal  paese lasciandolo in mano agli insorti. . Alcuni paesani avevano riferito a Turiddu che si muoveva qualcosa e che i tedeschi si stavano preparando alla ritirata anche da Catania. Questa voce era stata in qualche modo confermata dai suoi superiori d’ufficio che avevano detto che nello spazio di pochi giorni Catania sarebbe stata liberata dagli alleati. Era per questo che Turiddu insisteva con Maria e gli altri che era ormai il caso di provare a ritornare in città.

CONTINUA

giovedì 27 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE - "Sfollati " a Mascalucia - Parte 15



Lina giocava con Armando il piccolo zio , fratello della mamma,  e Renza  nel terreno  fuori dalla casa di Mascalucia,  dove la sua famiglia si era  rifugiata  dopo che i bombardamenti su Catania si erano fatti devastanti e  continui e gli alleati erano sbarcati in Sicilia. Adesso, il fronte si era attestato nella  Piana di Catania. L’8° armata guidata da  Montgomery era riuscita a superare il ponte Primosole sul Simeto   ma la forte resistenza  dei paracadutisti tedeschi e degli uomini della "Hermann Göring" sistemati in posizione difensiva, favoriti dalle postazioni d'osservazione sopraelevate dell'Etna la bloccava a una decina di chilometri dalla città. I combattimenti continuavano da una settimana quando giunse notizia che era arrivata dal Nord Africa una divisione di fanteria  per rafforzare le forze britanniche.
Erano i primi giorni di agosto  e rispetto alla solita afa che colpiva Catania in quelle giornate estive a Mascalucia la sera il tempo rinfrescava e si stava un po' meglio. La casa di Mascalucia era stata affittata dai nonni materni. Fin dai primi bombardamenti su Catania avevano deciso di “ sfollare” sull’Etna e avevano trovato la possibilità di affittare questa casa ampia grazie ad una conoscenza comune. C’era stata po la possibilità di ospitare anche la figlia con la sua famiglia e i genitori del genero rimasti soli a Catania e bisognosi anche loro di scappare dai bombardamenti. La convivenza non era stata molto semplice a causa del  carattere forte delle due “ nonne”  e dei rapporti non facili fra Maria  e la suocera.
CONTINUA

mercoledì 26 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE - CARABINIEREE! A...TTENTI!-Parte 14




I compagni  carabinieri lo accompagnarono nel sotterraneo verso i locali dove stavano le celle. Erano tutti in evidente imbarazzo! Gaetano era un giovane che tutti volevano bene e rispettavano. Quella  situazione era insostenibile! Mentre scendevano , arrivò di corsa il capitano e si mise a parlare fitto fitto ,. bisbigliando, con il capo squadra. Successivamente, se ne andò di corsa come era venuto e la squadra continuò ad accompagnare Gaetano verso le celle. Quando furono arrivati , fecero entrare Gaetano in una delle celle,  gli dissero di accomodarsi su di una sedia accanto alla brandina e di aspettare lì in attesa del loro ritorno. Accostarono il cancello e se ne andarono.
Giovanni era costernato! Sedeva li, su quella sedia, aspettando i commilitoni e, nel frattempo, non riusciva a rendersi conto di quello che era successo: Lui, un carabiniere, un tutore dell’ordine , un elemento integerrimo dell’Arma, quell’Arma che era l’orgoglio italiano, lui, che  per tutta la vita aveva portato avanti il senso del dovere , dell’onestà , della dedizione al servizio , adesso era in una cella  imprigionato dai suoi compagni!
 Non poteva crederci!
Il tempo passava e lui rimaneva solo! Non tornava nessuno ! Che stava succedendo? Lui era prigioniero di guerra , gli avevano detto. Sarebbe stato portato in un campo di concentramento! Che fine avrebbe fatto? Sarebbe mai tornato  a casa da quella guerra?  Pensò a sua madre , a suo padre ed ai fratelli e sorelle in Sicilia. Non li vedrò più?
Si avvicinò alla porta della cella e si rese conto che era accostata. Si, aveva visto che non era stata chiusa a chiave ma, fino a quel momento, non si era ancora reso conto che era aperta. Provò a spingerla . Il cancello si aprì e lui uscì fuori lentamente. Si guardò attorno e non c’era nessuno. Che stava succedendo? Dov’erano tutti? Lentamente, salì la scaletta  e non vide ancora nessuno. Ora era nei locali superiori ,vicino ad una porta che dava fuori, mentre nell’altra stanza, in fondo, sentiva il parlottio degli altri carabinieri.
Che fare?  Quella situazione non era normale! Era molto strano che la porta della cella fosse rimasta  accostata e che tutti fossero spariti! Era  come se lo invitassero a scappare. E lui scappò!

CONTINUA

martedì 25 febbraio 2020

RICHARD JEWELL



Clint Eastwood  con questo film ,dedicato alla figura di Richard Jewell , ritorna a sottolineare l’importanza dell’impegno civile  , quasi dell’eroismo personale ,  che è stato sempre un valore all’interno della storia americana, nella difesa della legalità e nella lotta contro un potere ingiusto. Questo, sia che fosse esercitato dalla delinquenza, dal potere economico  o addirittura da rappresentanti delle istituzioni.
In fondo , possiamo scorgere una  continuità con i tanti personaggi, da lui  stesso interpretati, dell’epopea  del West in cui un singolo uomo di valore  lottava per la sua vita, scontrandosi spesso con la prepotenza  e ripristinando l’ordine e la vivibilità in una piccola comunità.
L’azione esemplare del singolo  la ritroviamo nel suo capolavoro “ Gran Torino “; ma, anche in “Sully “ dove nonostante l’eroico pilota abbia salvato i passeggeri dell’aereo  viene messo sotto inchiesta dalla sua Compagnia .
Tutta la cinematografia americana ci ha abituati al valore dell’azione individuale come garanzia della qualità della vita sociale. Pensiamo nel passato a film come “ L’ultima minaccia “, dove una grande Humphrey Bogart conduce un’importante battaglia giornalistica contro la corruzione,  o al recente “ The Post” di Spielberg legato alla pubblicazione di documenti sulla guerra nel Vietnam.
 In questo film,  Eastwood difende la memoria e l’impegno di Richard Jewell, una guardia di sicurezza che lavorava  per la AT&T e che , pur riuscendo  ad evitare una strage dando l'allarme bomba  alle olimpiadi di Atlanta del 1996 ,dopo essere stato considerato un eroe  venne ingiustamente sospettato di terrorismo dall'FBI e diffamato dai giornalisti.
L’inchiesta a suo carico  durò  oltre tre mesi e per tutto questo periodo Jewell  fu  al centro di un’attenzione negativa ed ossessiva da parte del sistema mediatico.
Richard Jewell ,dopo la sua completa riabilitazione, riuscirà nel suo sogno di lavorare come poliziotto; ma, purtroppo, morirà a soli 44 anni per  le conseguenze del diabete. per la costruzione del film
Eastwood e Billy Ray, lo sceneggiatore, si sono basati ,per la costruzione del film, sull'articolo di Vanity Fair "American Nightmare: The Ballad of Richard Jewell" di Marie Brenner e sul libro-inchiesta "Suspect: An Olympic Bombing, the FBI, the Media, and Richard Jewell, the Man Caught in the Middle" di Kent Alexander.
La narrazione  del film descrive l’impegno di Jewell nel suo lavoro  e il dramma vissuto dallo stesso quando diventa oggetto del sospetto e quasi di una generale condanna. Da un lato, possiamo assistere alla sua crescita personale ed alla forza dell’impegno civile  del suo avvocato difensore e della madre;  ma, dall’altro, il film esprime una piena condanna della superficialità ed inconsistenza con cui vengono condotte le indagini da parte dell’FBI e le responsabilità personali di un uso scorretto dell’informazione,  in particolare  da parte della giornalista Kathy Scruggs,  dell'Atlanta Journal-Constitution, interpretata da Olivia Wilde.
A questo proposito, bisogna dire che  il film ha suscitato proteste e polemiche in quanto ha descritto la giornalista come una persona  spregevole , assetata di “ scoop” e disposta ad ottenere informazioni da un agente FBI  attraverso uno scambio di favori sessuali.
 Il fatto che nel film Eastwood non abbia usato neanche la cautela  di uno pseudonimo per presentare questo personaggio, lo ha esposto all’accusa di aver diffamato a sua volta  la memoria della giornalista ( morta nel 2001 a 42 anni).
Ritornando al messaggio che il film ha voluto portare avanti, mi sembra molto bella la frase con cui Richard Jewell ,durante l'interrogatorio,  sottolinea il fatto che metterlo sotto accusa in quel modo,  senza un minimo di prove valide, creerà il precedente di scoraggiare chiunque si troverà un giorno nella sua stessa situazione a compiere il proprio dovere ed evitare le conseguenze tragiche del possibile scoppio di una bomba.
 Con questa frase Eastwood sottolinea in pieno la sua solidarietà con l’agire del suo protagonista ed il valore dell’impegno eroico personale come  essenza fondamentale della qualità della società americana.
Ottimo il cast degli attori fra cui Paul Walter Hauser( Richard Jewell), Sam Rockwell( l’avvocato: Watson Bryant), Kathy Bates ( la madre  Barbara "Bobi" Jewell) e Olivia Wilde ( Kathy Scruggs). La Bates  ha ricevuto la candidatura  per la miglior attrice non protagonista sia all’Oscar 2020 che al Golden Globe.

DUE FAMIGLIE- CARABINIEREE! A....TTENTI! Parte 13




Il giorno dopo il comandante della stazione dei carabinieri di Asmara convocò uno per uno i suoi sottoposti richiedendo l’apposizione della firma di giuramento al nuovo potere costituito sul documento predisposto dal Comando di occupazione inglese. Uno dopo l’altro, tutti entrarono nella stanza del comandante e firmarono il giuramento. Venne poi il turno di Gaetano. Gli avvenimenti di quei giorni erano precipitati nella sua mente e nel suo cuore sconvolgendolo. Lui era un italiano, aveva prestato giuramento al Re d’Italia fino alla morte e la guerra non era finita. Si, adesso il comando inglese  aveva il controllo di Asmara;  ma, l’Italia non era ancora battuta e tanti altri italiani stavano combattendo. Lui aveva giurato fedeltà! Perché doveva abiurare  quel giuramento? Non era giusto! Mentre il comandante gli spiegava che il loro compito era in quel momento accettare la situazione per il bene dei compatrioti residenti ad Asmara, Gaetano fremeva . Ad un certo punto espresse con chiarezza il suo pensiero  e il suo rifiuto aperto a quello che gli veniva chiesto. Non l’avesse mai fatto! Il Comandante non era  solito tollerare  il rifiuto di uno dei suoi sottoposti, per qualsiasi motivo, e vide  quel naturale  atteggiamento di perplessità e di disagio di Gaetano come un ‘insubordinazione. Invece di parlargli ancora, cercando di ottenere la sua comprensione, si alzò in piedi urlando ed investendo Gaetano con violenza e con un mare d’insulti. Gaetano era un giovane rispettoso dell’autorità e con un carattere equilibrato. Non era solito perdere la testa e controllava abbastanza bene le sue emozioni. Per la prima volta , tuttavia , nella vita sentì montare dentro di sé una rabbia incontrollabile. No! Non era lui che stava tradendo la fiducia degli altri! Era quel pazzo di comandante che  tradiva l’Italia ! Era lui che non aveva rispetto dei suoi sentimenti! Ma come diavolo si permetteva d’insultarlo in quel modo?!? Sentì la propria mano  scendere lentamente verso il fodero della pistola. Era quasi se fosse un altro a muoversi al suo posto , mosso da un’ ira tremenda. Il comandante comprese al volo quello che stava succedendo e gli grido  con voce squillante:
- CARABINIEREE! A..TTENTI!
Senza  rendersene conto  Gaetano  ubbidì. Era  un comando che era entrato dentro di lui  senza permettergli di riflettere e che aveva eseguito immediatamente.  In quel mentre, il comandante gli si avvicinò rapidamente e gli sciolse il cinturone con  la pistola, mentre contemporaneamente  chiamava i sottoposti. 
-Quest’uomo è agli arresti- disse rivolgendosi ai carabinieri prontamente entrati nella stanza – Portatelo in guardina.
-Questo è quello che succede a chi non presta giuramento al nuovo potere costituito ad Asmara , sotto il Comando dell’Impero Britannico.- aggiunse il Comandante- Chiunque non presta giuramento verrà considerato  prigioniero di guerra e incarcerato in  attesa di nuovi ordini.
CHIARO?
-Sissignore! -risposero tutti in coro.
Gaetano era ammutolito.  Dentro di lui lottavano insieme la rabbia per quello che aveva subito , l’umiliazione e la vergogna per essere stato arrestato proprio dai suoi commilitoni! Lui non aveva fatto niente! Non era giusto quello che stava subendo.

CONTINUA




lunedì 24 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE- CARABINIEREE! A....TTENTI! - Parte 12




Adesso, erano ormai alcuni giorni che le truppe inglesi erano arrivate e si erano insediate in città occupando il palazzo  del governo. Presero atto che i carabinieri italiani erano rimasti tutti ai loro posti di servizio e decisero di approfittare  della loro presenza come fattore di mediazione per l’occupazione del territorio nei confronti della parte più importante della popolazione, che era di origine italiana, e  che , in qualche modo , fino a quel momento li aveva considerati come nemici. Presero pertanto contatto  con il comandante dei carabinieri e lo informarono della decisione di accettare la loro collaborazione. Allo stesso tempo , tuttavia, fecero presente che , come d'altronde era comprensibile per chi era stato un militare  per tutta la vita , era necessario un atto formale di adesione al nuovo potere costituito. Desideravano pertanto che ogni carabiniere di stanza ad Asmara prestasse formale giuramento sottoscritto di sottomissione e fedeltà all’Impero britannico  e alle sue istituzioni. Questa era la condizione in cambio della quale si sarebbe dato vita ad una forma di collaborazione che avrebbe permesso ai carabinieri di continuare a svolgere il loro servizio , mantenendo la  posizione occupata. Chi non avesse prestato giuramento, sarebbe stato invece arrestato e considerato prigioniero di guerra. Gli inglesi lasciarono il testo del giuramento da far sottoscrivere  da tutti i carabinieri , ma pretesero che una copia fosse firmata immediatamente dal comandante della stazione  e se ne andarono solo  dopo che lo stesso l’ebbe firmata davanti a loro.
CONTINUA

domenica 23 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE- CARABINIEREE!....A..TTENTI!- Parte 11




La zona centrale della città, dove si trovava anche la caserma dei carabinieri, era riservata quasi esclusivamente agli italiani, C’era poi una zona  periferica destinata ai locali e un’altra  mista per  arabi e indiani i cui progenitori erano arrivati dal Mar Rosso. Il fronte di guerra era sempre più vicino e le cose non stavano andando per  il verso giusto. Giovanni e gli altri carabinieri rimasti ad Asmara erano i custodi dell’ordine pubblico della città; ma, in quel momento, v i era una pesante sensazione di silenzio ed incertezza nell’aria. Poco distante,  a  Tekelezan , le truppe italiane più tenaci ed organizzate stavano cercando di opporre l’ultima resistenza  all’avanzata britannica , ma la nuova posizione era molto meno difendibile  di quella dell’ormai persa Cheren. Verso Cheren erano confluite la 4° Divisione Indiana,  che si era impadronita  del monte Forcuto e di Sanchil  , mentre  la 5° divisione  indiana era riuscita, dopo molti giorni di resistenza italiana,  a forzare il passo di Dongolaas. Adesso si temeva il peggio!
Le notizie che arrivavano erano sempre più sconsolanti e la mattina del 1 aprile 1941  si ebbe la certezza che le truppe britanniche sarebbero arrivate presto ad Asmara : Tekelezan  era caduta!
Gaetano era decisamente preoccupato. La guarnigione di stanza ad Asmara era di una sessantina di carabinieri che regolavano la vita della città e  garantivano la sicurezza della popolazione italiana. Per questo motivo , fino all’ultimo, la scelta dell’alto comando , era stata quella di restare  e di mantenere la presenza dei carabinieri nella  città. Ora, le truppe inglesi stavano per arrivare , occupando l’intera Eritrea. L’Impero  era caduto ed ormai tutto era cambiato. Gaetano, durante quell’anno di permanenza ad Asmara, si era fatto molte conoscenze ed amicizie. Oltre ai colleghi con cui era arrivato in Africa  ed  era stato a Roma,  era legato ai “ siciliani”, un gruppo di persone che si era trasferito nella colonia  in cerca di lavoro ed  un miglioramento delle proprie condizioni di vita.  In particolare, frequentava alcune famiglie che vivevano in città ma erano proprietarie  di diverse fattorie agricole nell’altipiano, con alcuni ettari di terreno dove coltivavano il miglio e  tenevano anche degli animali :  alcuni buoi  e  dei polli . Asmara era un buon centro commerciale e queste persone portavano qui i loro prodotti. Il comando  generale aveva stabilito che i carabinieri di stanza in Eritrea , adibiti all’ordine pubblico, rimanessero nei loro posti, in attesa dell’arrivo delle truppe inglesi, anche a garanzia della popolazione italiana residente e così con trepidazione  tutti erano in attesa del loro arrivo per vedere cosa sarebbe successo.
CONTINUA

sabato 22 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE -CARABINIEREE! A..TTENTI!- Parte 10




Si stava bene ad Asmara! Certo, non era Roma; ma, sembrava quasi di essere in una elegante cittadina italiana,  con una vita comoda e gradevole. Gaetano  era già lì da quasi  un anno . Era sbarcato a Massaua  ed era poi arrivato ad Asmara col treno, grazie alla ferrovia costruita dagli italiani che collegava le due città.  L’azione italiana in quel territorio era stata importante. In soli cinque anni,   a partire dal 1936, Asmara aveva  cambiato il suo volto. Era stato  costruito un  grande  aeroporto internazionale  che permetteva  il collegamento  con l’Italia, grazie alla Linea dell'Impero. Era stata inoltre realizzata  una moderna strada asfaltata per Addis Abeba ,detta "Via dell'Impero", una efficiente ferrovia per Massaua e una Teleferica che collegava la città ( posta su di un altipiano  a 2300 mt sul livello del mare) col Mar Rosso  e che veniva considerata  la  maggiore del mondo.
Il volto di Asmara era quello di una città in cui l’opera dei moderni architetti del Regime si era espressa, accoppiando le nuove linee della modernità con un raro equilibrio. Erano stati realizzati  edifici come l'"Art Deco" Cinema Impero, la "Cubista" Pensione Africa, la chiesa ortodossa Tewahdo, il teatro dell'Opera, la costruzione "futurista" Fiat Tagliero, la  Cattedrale secondo uno stile neoromanico ed il "neoclassico" Palazzo del Governatore. La città era piena di ville  in stile "coloniale italiano". Già nel  1939 Asmara aveva una popolazione di ca. 98.000 abitanti, dei quali 53.000 erano Italiani. Era  la principale "città italiana" nell'Africa Orientale Italiana mentre  in   tutta l'Eritrea vi erano ca.  75.000 Italiani.
CONTINUA

venerdì 21 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE . Incursione aerea su Catania . Parte 9




Mentre nella sua mente scorrevano questi pensieri,  Turiddu era ormai arrivato quasi  all’altezza di piazza Stesicoro,  sempre su Via Etnea passati i Quattro Canti. La piazza veniva chiamata anche piazza Bellini perché, sulla sua destra,  troneggiava il monumento dedicato  al grande compositore  nativo della città. Anche il teatro dell’Opera aveva preso il nome da questo grande musicista. Sulla sinistra  della piazza  si accedeva invece a  quello che era stato l’anfiteatro greco romano. Questo aveva una parte  scoperta visibile, mentre  un’altra parte continuava  sotto terra. Oltre  questa zona recintata  della parte scoperta dell’anfiteatro, sempre alla sinistra in alto, si poteva ammirare la chiesa  di S.Agata al carcere, dove  la patrona  di Catania sembra fosse stata torturata ed incatenata. Turiddu aveva  da poco oltrepassato Piazza Stesicoro quando, improvvisamente, l’aria venne solcata da un rombo improvviso. La gente  tutt’intorno a lui  rimase di colpo immobile e disorientata  fino a quando, con la stessa improvvisa rapidità,  cominciò a scappare urlando in tutte le direzioni, mentre  appariva sullo sfondo la sagoma di un caccia dell’aviazione nemica.  Turiddu, accorgendosi di tutto questo , analizzava velocemente tutte le possibilità a disposizione e, mentre l’aereo si avvicinava,   si appiattì contro il muro della parete della strada,  cercando di essere il meno visibile possibile. Il caccia  era isolato. Probabilmente, era in ricognizione; ma, ora, stranamente  e inspiegabilmente,  si orientava contro una popolazione civile e indifesa. Aveva abbassato la sua traiettoria sulla città e  sparava colpi di mitragliatrice, colpendo i marciapiedi  fra le urla delle persone. Era della RAF britannica. Dopo aver superato il livello della Piazza Duomo, adesso, il caccia stava virando per tornare indietro . Turiddu non aspettò un attimo. Non poteva stare ancora lì e decise di correre all’impazzata verso un posto più sicuro Cercava un portone aperto dove infilarsi  per sfuggire all’aereo; ma, molti prima di lui avevano avuto la stessa idea  e, dopo essere entrati, se lo erano chiusi alle spalle .

Turiddu  correva , correva . ma sentiva il rombo dell’aereo sempre più vicino. Ad un certo punto arrivò vicino al palazzo delle Poste,  sulla sinistra di via Etnea, poco prima di Villa Bellini, la più grande villa pubblica  e monumentale della città . L’aereo cominciò a sparare di nuovo e Turiddu sentì i colpi  battere sul marciapiede  poco distante da lui. Fece uno scarto  e salì di corsa i pochi gradini dell’entrata del Palazzo delle Poste , rifugiandosi dentro la grande arcata dell’ingresso. L’aereo , fortunatamente, passò oltre  continuando la sua pazza mitragliata di una strada ormai vuota , sparendo all’orizzonte  oltre l’Etna.

CONTINUA

giovedì 20 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE- Incursione aerea a Catania - parte 8



  Dopo il bombardamento l’ordine era stato perentorio:” Si doveva sfollare” e Turiddu aveva trovato quella casa relativamente vicina  a Catania ,posta nel quartiere della Barriera. La distanza fra la casa di via Etnea a questa nuova  era nell’ordine di ca. tre chilometri che si potevano fare  a piedi . La  strada era tutta in salita per uscire da Catania . Partendo da casa loro, in via Etnea, si continuava per la stessa  strada,  si superava  a destra il livello della stazione della circumetnea, si superava   quello che era stato il palazzo degli Ardizzone Gioeni , diventato ospizio dei ciechi e si arrivava al Tondo Gioeni , che prendeva sempre il none da quella famiglia nobiliare. Questo era uno slargo posto alla fine di via Etnea , sulla sommità della città, e con alle spalle il vulcano Etna nella sua piena grandiosità. Da quel punto, si saliva  poi per una strada più piccola  con un  dislivello ancora più ripido per circa un altro chilometro, raggiungendo il borgo della Barriera del Bosco, detta comunemente solo “ la Barriera “.Sia Turiddu che Maria e le figlie si riunivano a pranzo nella casa di via Etnea perché era più comodo. Solo dopo  rientravano alla casa della Barriera. Maria e le figlie  nel primo pomeriggio, Turiddu, invece, tornava al lavoro a Pazza Duomo, dove stava il Comando dei Vigili Urbani, e finito il suo turno, nel tardo pomeriggio, tornava anche lui alla casa della Barriera. Mentre per andare al lavoro , la mattina ,la strada era tutta in discesa; al ritorno , al contrario,  era tutta in salita ed ai tre chilometri della distanza fra la casa in Via Etnea e quella della Barriera si aggiungevano quasi  altri due chilometri  partendo da Piazza Duomo.
CONTINUA

mercoledì 19 febbraio 2020

La ragazza d’autunno ( Dylda)”(2019)




Un’intreccio inesorabile fra la vita e la morte , fra il bisogno di sopravvivere  ed il dolore insopprimibile dell’esperienza del periodo di guerra che come un cancro divora l’animo, permeano la vita ed il rapporto delle due protagoniste: Viktorija Mirošničenko ( Ija) e Vasilisa Perelygina (Maša).
 Il film diretto da Kantemir Balagov, “ La ragazza d'autunno (Dylda)” è ambientato nella Leningrado del 1945 subito dopo il conflitto mondiale che ha logorato e fatto soffrire in modo inumano la città ed i suoi abitanti. In mezzo alle rovine, ancora presenti, ed agli ospedali, pieni di combattenti feriti, si muove  Ija “ la spilungona” che presta servizio proprio nell’ospedale ma che è anche affetta da momenti di malattia nervosa che la pone in un blocco fisico mentale , una specie di stato di  trance  per diversi minuti .
Questa ragazza dolce e bella  è tuttavia anche portatrice di morte e lo mostrerà all’interno delle pagine di questa storia. La sua compagna di guerra ed amica Masha , tornata dal fronte, cercherà la vita che tentando di sopravvivere ha in qualche modo perso ed imporrà all’amica Ija un percorso per ritrovarla: un figlio da far nascere , una nuova vita.
Questo percorso , la complicità fra le due donne , dapprima forse non pienamente consapevole, diventerà alla fine il vero progetto di vita dichiarato. Un rifugio definitivo rispetto ad una realtà che non riescono a comprendere e vivere.
Bagalov nel corso della storia ci farà incontrare  anche  il tema dell’eutanasia, dell’omosessualità , della malattia mentale, delle conseguenze dolorose dell’esperienza di guerra, del rapporto affettivo manipolatorio che può svilupparsi fra le persone, dell’inestricabile presenza dell’istinto di vita e di morte che solo grazie alla speranza ed alla vera  condivisione possiamo tentare di combattere.
Una storia dura e complessa, ben rappresentata grazie all’ottima interpretazione da parte  delle due attrici protagoniste ben dirette  dal giovane regista  russo.
Interessante anche l’uso del colore e delle immagini.
Il film è stato selezionato per rappresentare la Russia nella categoria per il miglior film in lingua straniera al premio Oscar 2020 entrando  nella shortlist dei dieci semifinalisti. E’ stato inoltre premiato per la miglior regia  al Festival di Cannes 2019 nel settore “Un Certain Regard”

  


DUE FAMIGLIE - Incursione aerea a Catania - Parte 7




Maria portava con se oltre a Lina anche Renza  che, nonostante i suoi due anni e mezzo, era costretta a farsi molta strada  a piedi , lamentandosi continuamente di voler esser presa in braccio. Lina invece aveva già otto anni  e frequentava la seconda elementare. Era la figlia grande ed i capricci era già finiti da un pezzo.
 Renza invece aveva ancora il diritto di protestare, anche se, comunque, la strada a piedi non gliela toglieva nessuno.  A niente valevano anche le sue proteste quando  , suonata la sirena che avvisava delle incursioni aeree, l’ordine perentorio era di mettersi sotto il letto .” Ma perché sotto il letto ?” gridava piangendo Renza,  mentre mamma Maria e Lina si mettevano sotto il tavolo e papà Turiddu,  per cui non c’era più posto, si metteva sotto l’arco della porta che in caso di crollo doveva in qualche modo resistere.
Maria e le figlie sotto il piano della tavola e del letto  sarebbero state protette a loro volta  dall’eventuale crollo del soffitto , visto che erano all’ultimo piano dello stabile . Avevano deciso di restare a casa perché il rifugio comune  era un po' distante ed arrivarci con le bambine era difficoltoso : Avevano poi  avuto l’esperienza di passare  molto tempo lì, in attesa di bombardamenti che non arrivavano mai e con una sirena che metteva fine all’allarme solo molto tempo dopo. Questo comportava uno stato di sofferenza per tutti  ma soprattutto per le bambine. Si erano convinti così che il pericolo  era relativo e poteva essere affrontato meglio a casa.
 Fortunatamente per loro, quando Catania era stata bombardata seriamente  e quarantadue strade con le relative  abitazioni avevano avuto morti e distruzioni , la zona del quartiere Borgo , dove abitavano , non aveva avuto danni ed era stata sostanzialmente risparmiata.  Non avevano avuto invece la stessa fortuna due appartamenti, siti in Via Garibaldi,  di proprietà del padre che con gli affitti arrotondava le sue entrate. Questi erano stati rasi al suolo con le relative vittime umane.


CONTINUA

martedì 18 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE - Incursione aerea a Catania - Parte 6





 Ora aveva trentasei anni . Era un giovane alto e forte  e camminava verso casa dopo il turno di lavoro. Se si poteva essere soddisfatti, pure se in un periodo come quello , ebbene lui lo era . Anzi , sostanzialmente orgoglioso del suo lavoro e della sua famiglia. Nonostante la guerra , fino a quel pesante bombardamento , erano riusciti ad andare avanti  senza troppe difficoltà. Certo, tutto era razionato ma le bambine crescevano bene e non gli era mancato niente. Sotto casa loro  , al primo piano dello stabile , abitava una famiglia che gestiva un piccolo panificio due porte appresso , sempre su via Etnea. Col tempo erano diventati amici ed il pane non mancava mai. Turiddu , da parte sua,  si procurava al mercato di tanto in tanto qualche sacco di farina  e Maria  impastava e faceva la pasta fresca. Turiddu era  figlio di dolciere  ed , al bisogno, era in grado di lavorare la pasta lievita e qualche volta preparava il pan di spagna per le bambine. Moto più bravo di lui era ovviamente il papà Giuseppe, il nonno di Lina e Renza. Si, Lina  perché col tempo  il nome troppo lungo di Carmelina era stato accorciato .  La mattina, mentre lui era già al lavoro, Maria  scendeva a piedi dalla Barriera  per portare Lina a scuola  che si trovava in una zona vicina a Via Etnea all’altezza della stazione ferroviaria dei treni locali della Circumetnea. Era questa una linea che collegava a Catania i principali paesini che sorgevano sul versante dell’Etna.
CONTINUA

lunedì 17 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE - Incursione aerea a Catania - Parte 5



Turiddu camminava velocemente per la via Etnea di Catania tornando verso casa. Si erano trasferiti alla Barriera dopo i violenti bombardamenti alleati dei giorni precedenti  e la delibera di sfollamento decisa dal Governo. Camminava deciso  e con passo militare, portando con fierezza la sua divisa di vigile urbano con i gradi di tenente. Era una condizione che si era veramente sudata. Ricordava quanto aveva studiato per prepararsi  con l’aiuto dello zio Vincenzo, ex appuntato e  fratello della madre, alla selezione per l’assunzione.
Poi, quegli anni erano volati via, tutti d’un fiato. Prima, l’incontro con Maria , il fidanzamento, quindi il matrimonio, l’affitto della casa  in via Etnea  e la nascita di Carmelina. Dopo, pochi anni fa, la seconda figlia Renza ,che ormai aveva due anni e mezzo Le promozioni fino a quella di tenente, il comando alla sezione annonaria ed il controllo del mercato nero, che gli avevano valso la possibilità di non andare in guerra , perché adibito a servizio necessario per la salute pubblica.
CONTINUA

domenica 16 febbraio 2020

GLI ANNI PIU' BELLI


Fare il bilancio di vita della generazione degli attuali cinquantenni, riadattando con amore per la storia del cinema alcuni spunti e scene del film “ C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola,  è la bella sfida intrapresa e, a mio parere, vinta da Gabriele Muccino con la sua ultima opera “ Gli anni più belli”.
Contrariamente  alle generazioni  precedenti ,ancora molto influenzate dalle ideologie,  in cui il ritrovarsi insieme dopo il tempo trascorso  era anche fare i conti con la realtà e i valori per cui avevano combattuto insieme , questa  generazione entra  in un vissuto dominato da una  dimensione sostanzialmente individualistica  che trova nell’amicizia l’unica possibilità di condivisione  e di superamento dei problemi . Così come da ragazzi,  si starà insieme  contenti di cercare le “ cose che ci fanno stare bene” . Gli anni più belli saranno sempre quelli che li vedranno insieme a sfidare e sognare il loro futuro: a qualunque età.

Non vivono in una  dimensione storico sociale o addirittura politica da cui si tengono invece sostanzialmente al di fuori. E’ pur vero che la loro amicizia nasce  quando appena sedicenni  Giulio e Paolo salvano Guido ferito nel corso di una manifestazione  politica , ed è anche vero che  Guido il sopravvissuto proverà una carriera politica  nel Movimento cinque stelle ma queste esperienze ,pur importanti, resteranno marginali nello svolgimento della storia.

Sarà molto più importante ricordare la voglia di vivere dipinta nei loro volti  quando insieme, contenti, festeggiavano il primo viaggio con la  rossa macchina usata che avevano rimesso a nuovo. Quella stessa gioia di vivere e  di cercare “ le cose che ti fanno stare bene” che cercheranno ancora di provare quando la loro amicizia, dopo molti anni, tornerà ad unirli.

Il film ci mostra una generazione che si rimprovera mille errori e debolezze  riguardo alla  capacità di vivere il proprio ruolo personale e sociale; ma, questa è la rappresentazione della loro esperienza e la sfida di Muccino è quella di verificare se molti di loro  si riconosceranno in  questa narrazione.
Io credo di si, perché “gli anni più belli” appartengono a tutte le generazioni ed ognuno di noi può riconoscersi in questa tematica e nei problemi dei protagonisti . Problemi che, pur variando nel tempo,  nei contenuti e nelle modalità,  manterranno sempre lo stesso rapporto con la speranza di vita e di felicità che alberga in  ciascuno di noi.

Muccino si circonda  di un cast di attori  molto  bravi da  Pierfrancesco Favino a Micaela Ramazzotti, Kim Rossi Stuart e Claudio Santamaria  a cui si aggiunge il riuscito esordio  di Emma Maroni alla sua prima esperienza cinematografica.  Sorprendenti e meritevoli di citazione  i giovani  Francesco Centorame ( Giulio Ristuccia adolescente) , Andrea Pittorino ( Paolo Incoronato adolescente), Matteo De Buono (Riccardo Morozzi adolescente) e Alma Noce ( Gemma adolescente). Bella la colonna sonora del maestro Nicola Piovani e la canzone  “gli anni più belli” del grande Claudio Baglioni .





DUE FAMIGLIE- In viaggio per Asmara- Parte 4



La caserma era in zona centrale, vicino a viale delle Milizie e non lontano da Castel Sant’Angelo e San Pietro. Questo permise a Giovanni di addentrarsi con facilità, nelle ore di libera uscita, per le strade del centro  alla scoperta di quella splendida città. Insieme agli altri due allievi siciliani, dapprima cercarono di visitare i principali monumenti   e successivamente, grazie anche alle indicazioni dei colleghi romani,   scoprirono Trastevere con le sue viuzze  e le sue osterie  popolari dove assaggiare del buon vino, i piatti della cucina tradizionale e scambiare qualche sguardo con  le ragazze.  
 Il tempo, tuttavia era passato,  rapidamente  e senza rendersene neanche conto era già sulla nave a ricordare quei momenti con una relativa nostalgia.

CONTINUA

sabato 15 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE- In viaggio per Asmara- parte 3




 La vita procedeva tranquilla ma il diavolo prepara sempre le sue trappole. Lo zio di Gaetano era commerciante e per la sua attività aveva avuto bisogno di un importante prestito dalla banca locale. Questa aveva voluto a garanzia delle cambiali e, non ritenendo sufficiente solo la firma dello zio, aveva preteso l’avallo da parte del padre di Gaetano che non si era sentito di negare il suo consenso. Il tempo era passato, l’attività commerciale aveva avuto dei problemi e lo zio di Gaetano era risultato inadempiente ai suoi obblighi. In quella situazione, la banca aveva agito legalmente anche nei confronti del padre di Gaetano attaccandolo e privandolo di parte dei terreni. Le prospettive del futuro erano cambiate. La proprietà non poteva bastare più per tutti e anche per Gaetano si pose la necessità di cercare rapidamente una possibile occupazione. Gli era sempre piaciuta la divisa ed una vita attiva e libera. Decise, quindi, di arruolarsi nell’ Arma dei carabinieri. Era giovane, aveva conseguito il diploma ed era pronto per il servizio militare. A quel punto, meglio provare ad arruolarsi nell’Arma. Superò la selezione e salutata la famiglia si trasferì a Roma per frequentare in caserma il corso di preparazione all’inquadramento in  servizio.
CONTINUA

venerdì 14 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE - In viaggio per Asmara - Parte 2

Suo padre, di ritorno dall’America dopo la grande guerra, aveva allargato la proprietà del terreno del nonno, acquisendo diversi terreni limitrofi grazie alle disponibilità rivenienti dal lavoro americano. A New York aveva lasciato una figlia giovane appena sposata mentre lui era ritornato in Italia con gli altri due figli maschi avuti dalla prima moglie, morta prematuramente. Tornato al paese, il padre si era risposato ed aveva dato un nuovo impulso alle proprietà con ottimi risultati. I terreni non erano molto distanti dal paese e, pur se abitavano in un comodo casolare all’interno della campagna di proprietà, era facile raggiungerlo per tutte le attività necessarie. Gaetano era così cresciuto serenamente insieme ai due fratelli del primo matrimonio e le tre sorelle e il fratello del secondo matrimonio del padre. Aveva alternato alla frequenza della scuola il lavoro nei campi, nel periodo estivo, anche se in misura molto limitata. Pur se il paese non era molto lontano dal mare e dalla sua splendida spiaggia, Gaetano vi si recava raramente e non aveva imparato a nuotare. Capitava di andarci, qualche volta insieme al padre, per barattare i loro prodotti agricoli con qualche cassetta di pesce. In special modo, era facile trovare sarde ed alici. Quelle che non si consumavano subito si conservavano sotto sale e costituivano un ottimo pasto al bisogno.
CONTINUA

giovedì 13 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE - Parte 1– in viaggio per Asmara



E così' l'attendeva l'Africa! Questo pensava Gaetano, mentre la nave partita da Napoli continuava a solcare il mare verso L'Abissinia. La terra più a sud dell’Impero richiedeva il suo impegno, il suo servizio, ora che i venti di guerra sconvolgevano il mondo e le colonne inglesi puntavano alla conquista di quei territori. Per la prima volta, Gaetano si trovava in un vero viaggio per nave e per un attimo si ritrovò a pensare  a quelli che aveva  dovuto affrontare il padre  per raggiungere l’America e per ritornare in Italia. Anche per lui quel viaggio comportava il trasferimento in un altro continente: l’Africa. 
Era partito quella mattina da Napoli insieme agli altri giovani carabinieri destinati a prestare servizio ad Asmara in Eritrea.  Appena arruolati, avevano frequentato insieme il corso di formazione nella scuola   allievi carabinieri a Roma, provenienti da tutte le parti d’Italia. 
Qualcuno era siciliano come lui. Uno era della provincia di Palermo e uno di quella di Siracusa. Gaetano invece era della provincia di Agrigento e precisamente originario di Siculiana. 

CONTINUA

mercoledì 12 febbraio 2020

I DUE PAPI



Tratto dall'opera teatrale  di Anthony McCarten  del 2017 " The Pope"  il film  diretto da Fernando Meirelles  " I due papi" (2019)  affronta il tema  dell'evento storico che ha interessato nel 2013 il mondo cattolico, che dopo circa seicento anni ha assistito di nuovo  alle dimissioni  di un Papa in carica ( Benedetto XVI) e l'elezione di uno nuovo ( Papa Francesco).
Forzando la realtà e ricostruendo scenicamente  un possibile  incontro,  forse mai avvenuto, fra le due personalità,  prima delle dimissioni di Ratzinger nel 2013 , il film ci mostra insieme il travaglio  e le conseguenze personali  implicite in quella scelta prefigurata, l'incontro  profondo fra le due persone ed il nascere di un'amicizia.  
Molti sono i motivi d'interesse del film che suscitano una profonda curiosità nello spettatore, messo di fronte ai dubbi , ai problemi ed ai possibili errori che ognuno dei due protagonisti pensa di aver potuto commettere nel corso della propria vita e del proprio magistero.  Dai problemi sorti per Bergoglio durante gli anni della dittatura militare in Argentina  a quelli altrettanto difficili per Ratzinger quando ha dovuto misurarsi con la presenza nella Chiesa Cattolica della pedofilia, di una gestione non condivisa delle finanze vaticane o della presenza di una curia  ostile e timorosa di perdere il proprio potere.
Passo dopo passo, il film ci racconta un cammino di confronto, di apertura e di crescita della stima fra i due protagonisti, pur in parte separati da una diversa visione del ruolo della chiesa cattolica nel mondo attuale e sull'interpretazione di alcuni dogmi di fede
Questo non li separerà , perché ognuno di loro sarà capace di riconoscere nell'altro la sincerità dell'atteggiamento , una profonda fede  e la volontà di misurarsi  con i difficili tempi  che vivono. Come abbiamo detto in precedenza, il film a volte sembra  forzare la realtà e la ricostruzione storica degli avvenimenti . Questo ci spinge ad un personale approfondimento delle questioni trattate. In fondo, anche questo può essere considerato un buon risultato dell'opera cinematografica. 
Ottima l'interpretazione dei due Papi , fatta da due giganti della recitazione come Jonathan Pryce ( Bergoglio),  che ha ottenuto la candidatura all'Oscar  per il miglior attore protagonista, e  Anthony Hopkins ( Ratzinger) che ha ottenuto invece la nomination  come miglior attore non protagonista.
Il film ha ottenuto la terza nomination all'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale a Anthony McCarten

venerdì 7 febbraio 2020

1917


Com’è bella la vita ! Ma quanto è breve ! E che pazzia , che assurdità è quella di organizzarci per distruggerci a vicenda ! La chiamiamo guerra e dall'inizio della storia  si combatte per sottrarre agli altri quel pezzo di pane che dovremmo essere capace di dividerci  amorevolmente imparando a rispettarci e conoscerci.
Sam Mendes ci parla della sofferenza nella maniera forse più umile ed efficace seguendo le gesta di due poveri soldati incaricati di una missione :trasmettere un messaggio importante per la sopravvivenza di 1600 uomini. Le immagini si susseguono in quella che può essere la banalità del vivere quotidiano delle trincee ,  dei pericoli continui , della stanchezza, della paura , del dolore, dello scherzo , dell'amicizia , dei cadaveri, delle pietre , delle mura distrutte e dei ponti abbattuti , dei campi sterminati e degli alberi  , delle acque  del fiume   e degli spari , delle bombe e dei fucili………………… della vita e della morte.
La narrazione stessa mantiene un profilo schivo e procede anch'essa verso una sopravvivenza necessaria e senza eccesivi clamori, così come fanno i soldati nel loro impegno quotidiano.
Non pensare troppo all'amico morto in battaglia….. devi andare avanti , avanti ,avanti se vuoi sopravvivere, sperando poi in un momento di poter tornare indietro………… a casa.
Quando la finiremo?
In un momento storico in cui  sembra che siano state dimenticate  le lezioni impartite dalla sofferenza dei nostri vecchi e la ribellione dei movimenti pacifisti della fine degli anni sessanta, forse, riproporre un film di questo genere può avere la sua importanza ,sperando che possa riuscire a trasmettere alle nostre genti sempre più disattente,  lamentose ed insofferenti un po’ di riflessione e di disponibilità verso gli altri.
Sam Mendes la memoria storica l’ha voluta  mantenere e questa l’ha aiutato a costruire questo film.
Il regista si è ispirato, infatti,  ai racconti di guerra di suo nonno Alfred Hubert Mendes, che aveva combattuto per due anni sul fronte francese, servendo nella  1st Rifle Brigade.

Il film ha ricevuto ampi consensi di pubblico e di critica che lo hanno portato a vincere il Golden globe e il Bafta come miglior film e miglior regia a Sam Mendes, oltre a 10 candidature all’Oscar.
In particolare per il miglior film, per il miglior regista a Sam Mendes, per la migliore sceneggiatura originale a Sam Mendes e Krysty Wilson-Cairns,per la  migliore fotografia a Roger Deakins, per la migliore scenografia a Dennis Gassner e Lee Sandales, per la  migliore colonna sonora a Thomas Newman,per i migliori effetti speciali a Greg Butler, Dominic Tuohy e Guillaume Rocheron, per il miglior sonoro a Mark Taylor e Stuart Wilson, per il miglior montaggio sonoro a Oliver Tarney e Rachael Tate e per il miglior trucco e acconciatura a Rebecca Cole, Naomi Donne e Tristan Versluis
Bravi tutti gli attori,  dai protagonisti George MacKay e Dean-Charles Chapman, affiancati da  Mark Strong, Andrew Scott, Richard Madden ( il Robb Stark del serial “ Il Trono di spade” ) Colin Firth e Benedict Cumberbatch.

martedì 4 febbraio 2020

RITRATTO DELLA GIOVANE IN FIAMME


Céline Sciamma, dopo  gli apprezzamenti ricevuti al suo esordio nella regia   con "Naissance des pieuvres" (2007) e per i suoi successivi  "Tomboy "(2011) e  "Diamante nero" (2014) torna  con " Ritratto della giovane in fiamme "(2019) a parlarci della storia  d'amore che nasce  fra la giovane pittrice Marianne ed Héloise, la figlia di una contessa ( Valeria Golino), di cui dovrà fare il ritratto.
La narrazione è ambientata in un'isola della Bretagna , alla fine del XVIII secolo,  dove sorge la casa di una nobile contessa decaduta che ha deciso di dare in sposa ad un nobile milanese la figlia Heloise,  dopo che l'altra figlia, precedentemente promessa, era morta improvvisamente.
Heloise per questo motivo era stata ritirata dal convento in cui viveva e dove aveva apprezzato il piacere di vivere in comunità, nel rispetto della persona; mentre, adesso, si sente totalmente privata della sua libertà. Aveva rifiutato, pertanto,  di posare per un ritratto, richiesto dal futuro sposo, al cui completamento si sarebbero dovute celebrare le nozze : La madre, a questo punto,  aveva deciso di assumere la pittrice Marianne ufficialmente come dama di compagnia, ma con l'incarico di realizzare il dipinto a memoria.
Celine Sciamma,  che ha curato oltre alla regia anche la sceneggiatura  del film, riesce a descrivere il crescendo dell'interesse e  della complicità fra le due donne fino al nascere di una passione  vissuta come uno spazio di libertà e di autenticità. La lettura  del mito di Orfeo ed Euridice  e la musica dell'Estate di Vivaldi  rimarranno per sempre impresse nei loro cuori come segni della loro storia .Una storia con pochi personaggi e  tutta al femminile ,  rappresentata all'interno dello scenario spettacolare offerto dal mare e le rocce della Bretagna e muovendosi nelle  stanze della dimora nobiliare della contessa  madre, ben interpretata da Valeria Golino. Gli avvenimenti sono raccontati dalla pittrice Marianne come una sorta di flashback a seguito della richiesta fatta nella parte  iniziale del film  ,durante una lezione di pittura,  da una delle allieve  sul significato  di un quadro che lei  aveva intitolato "Ritratto della giovane in fiamme" . Brave le due protagoniste  Noémie Merlant ( Marianne) e Adèle Haenel (Héloïse) già legata sentimentalmente alla regista  e che è stata protagonista anche del suo primo film. I dipinti che vediamo nel film sono della pittrice Hélène Delmaireche li ha realizzati durante le riprese e basandosi solo sulle scene.La pellicola ha vinto il Prix du scénario al Festival di Cannes 2019-2020 e ha ricevuto la candidatura per il miglior film straniero al  Golden Globe.