mercoledì 19 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE - Incursione aerea a Catania - Parte 7




Maria portava con se oltre a Lina anche Renza  che, nonostante i suoi due anni e mezzo, era costretta a farsi molta strada  a piedi , lamentandosi continuamente di voler esser presa in braccio. Lina invece aveva già otto anni  e frequentava la seconda elementare. Era la figlia grande ed i capricci era già finiti da un pezzo.
 Renza invece aveva ancora il diritto di protestare, anche se, comunque, la strada a piedi non gliela toglieva nessuno.  A niente valevano anche le sue proteste quando  , suonata la sirena che avvisava delle incursioni aeree, l’ordine perentorio era di mettersi sotto il letto .” Ma perché sotto il letto ?” gridava piangendo Renza,  mentre mamma Maria e Lina si mettevano sotto il tavolo e papà Turiddu,  per cui non c’era più posto, si metteva sotto l’arco della porta che in caso di crollo doveva in qualche modo resistere.
Maria e le figlie sotto il piano della tavola e del letto  sarebbero state protette a loro volta  dall’eventuale crollo del soffitto , visto che erano all’ultimo piano dello stabile . Avevano deciso di restare a casa perché il rifugio comune  era un po' distante ed arrivarci con le bambine era difficoltoso : Avevano poi  avuto l’esperienza di passare  molto tempo lì, in attesa di bombardamenti che non arrivavano mai e con una sirena che metteva fine all’allarme solo molto tempo dopo. Questo comportava uno stato di sofferenza per tutti  ma soprattutto per le bambine. Si erano convinti così che il pericolo  era relativo e poteva essere affrontato meglio a casa.
 Fortunatamente per loro, quando Catania era stata bombardata seriamente  e quarantadue strade con le relative  abitazioni avevano avuto morti e distruzioni , la zona del quartiere Borgo , dove abitavano , non aveva avuto danni ed era stata sostanzialmente risparmiata.  Non avevano avuto invece la stessa fortuna due appartamenti, siti in Via Garibaldi,  di proprietà del padre che con gli affitti arrotondava le sue entrate. Questi erano stati rasi al suolo con le relative vittime umane.


CONTINUA

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