lunedì 30 aprile 2018

Flussi di memoria



Mi ritrovai ad osservare una fotografia che lo ritraeva  da ragazzo e notai che aveva la stessa espressione,  mista di stupore ed entusiasmo di fronte alla vita , di determinazione   che lo avrebbe sempre caratterizzato anche nell’età adulta.
 Più in là, c’era un’altra foto che lo ritraeva insieme ai due fratelli Castro. In essa  “ El Che” sorrideva insieme a Fidel  che, tuttavia,  sembrava  caratterizzato da una personalità più complessa. In lui, vedevo l’aspetto che l’accomunava al  “Che” : “la forza vitale della giovinezza e la capacità di lotta e di amicizia”; ma, c’era anche un aspetto più riflessivo , peculiare  di un uomo che si dedicherà  con passione all’articolazione del pensiero ed alla realizzazione concreta di un progetto di società e di governo. Accanto a loro Raul, il più giovane dei fratelli Castro, si perdeva in  uno sguardo di ammirazione  e di dedizione nei confronti di Fidel.
Pensavo ancora alla carica rivoluzionaria  di quelle persone   ed anche all’allegria, inevitabilmente connessa alla loro gioventù ,alla condivisione dell’amicizia , della passione e degli obiettivi che desideravano realizzare insieme.
Poi, per un attimo, improvvisamente, mi ritrovai immerso nella mia stessa gioventù e negli anni dell’impegno  e di lotta che l’avevano segnata. Dimentico della stessa dimensione fisica e temporale, ripensavo a quelle giornate vissute intensamente nei locali della Facoltà di Scienze Politiche e ai temi del colloquio che un giorno avevo avuto  con un giovane ricercatore tedesco titolare di una borsa di studio presso la mia Facoltà..  Aveva quasi ventisei anni e mi raccontava che presto, al suo ritorno in Germania , avrebbe provato ad accedere all’insegnamento universitario. Stupito, gli chiesi  se non era troppo giovane per un incarico accademico e lui gentilmente mi spiegò che i tempi d’inserimento nella professione  universitaria in Germania erano molto più rapidi che in Italia e molti diventavano professori fra i venticinque e i trent’anni. Veniva da  Berlino ed aveva partecipato attivamente al movimento della “Università Critica” il cui leader era stato  Rudi Dutschke
e che aveva avuto una ribalta mondiale  sia per i contenuti espressi sia  per essere stato uno dei primi e  principali movimenti radicali degli studenti. Lo scambio di idee era intenso e puntuale e, dopo aver parlato  della situazione del Movimento studentesco a Scienze Politiche e  nell’ambito cittadino,  ricordo che affermai con decisione che la “ contestazione “ del sistema scolastico e sociale erano strettamente legati e costituivano il punto centrale della nostra azione politica.
 Ero talmente certo di quell’affermazione che fui letteralmente spiazzato dalla sua risposta. Hans ( era questo il nome del giovane borsista tedesco)  sottolineava come  la questione centrale non era per niente costituita dalla  “contestazione” del sistema ma dall’urgenza di passare ad una fase rivoluzionaria che ne cambiasse totalmente i termini.
- Non è sufficiente limitarsi ad una critica! - disse
- E’ necessario cambiare radicalmente il sistema sociale a cui è funzionale questa struttura  selettiva dell’istruzione. E’ la classe dominante ad imporre le sue logiche per perpetuare un sistema di oppressione e di sfruttamento dell’individuo e solo una totale rivoluzione di questa logica può portare ad una reale liberazione delle classi popolari e dello stesso processo dell’istruzione e dello sviluppo culturale.
E continuando aggiunse:
-E tu….. sei disposto a partecipare  a questo  processo?
Sei disposto a mettere in gioco la tua vita per portare avanti questa lotta?-Mi disse –
Non risposi immediatamente e gli dissi che era una questione che stavo valutando.
Ero disposto a rischiare la mia vita per portare avanti  il processo rivoluzionario necessario a realizzare il mondo nuovo che desideravo? Il mondo nuovo dove, finalmente, ogni persona ed io stesso potevamo sperare nella completa realizzazione?
Furono giorni d’intensa riflessione. Quella domanda era al centro dei miei pensieri e inevitabilmente  avvinceva la mia anima. Si, la mia vita aveva senso solamente se ero disposto a dedicarla  e rischiarla per quello che desideravo.
 Passeggiavo  per le strade  della città  ormai incurante di tante cose di cui in precedenza mi sarei in qualche modo preoccupato : il mio aspetto , i miei vestiti, la direzione del mio cammino ecc. Non m’interessava altro che portare avanti quell’esperienza che aveva cambiato totalmente la mia vita e mi dava una strana forza interiore e una nuova tranquillità. Mi sedetti per terra, sul marciapiede,  osservando il passare della gente. Mi chiedevo cosa pensassero e cosa desiderassero veramente. Mi chiedevo cosa mi avrebbe riservato il futuro e per un attimo pensai  di chiedere a Francesca di lasciare insieme a me la città per andare a studiare  a Roma iniziando anche una nostra  possibile convivenza.
Ma di cosa avremmo vissuto?
No…., per il momento il nostro posto era qua! Dovevamo pazientare ancora , completare gli studi e cercarci un lavoro. Chissà se poi sarebbe venuta insieme  a me?!? 
Quanto tempo era passato!
Quante cose erano cambiate!
L’intera cultura , le speranze  di una generazione erano ormai  superate da una nuova fase storica in cui addirittura in quegli USA  che erano  stati la patria  degli Hippies  e della musica di Woodstock aveva trionfato un politico  come Donald Trump!
I ricordi  pian piano sparirono  e, con essi, i tanti anni trascorsi, riportandomi a Santa Clara , davanti alle foto che ritraevano “El Che”.
Guardandolo,  comprendevo  e condividevo quella sua giovinezza , quella voglia di vita e di cambiamento che leggevo nel suo volto.
Gli anni erano passati , le scelte oggi  erano diverse, ma la dedizione ed il mettersi in gioco per quello in cui si crede rimanevano un momento insostituibile della  vita.

sabato 7 aprile 2018

VERSO ORIENTE - terza e ultima parte



-          Please Mister! Help me! Aiutatemi vi prego!-
-          Quella voce  dolce e lamentosa allo stesso tempo  usciva  dall’angolo buio della notte,  lungo la stradina che stavano percorrendo, e si rivolgeva proprio a lui. Guardò meglio in mezzo al buio  e gli sembrò di vedere, raggomitolata a terra, una figura  avvolta in un grande velo  che teneva sulle gambe un altro fagotto più piccolo.
-          Chi sei? -rispose Mario- Com’è che parli la mia lingua?
-          Vi prego aiutatemi- rispose subito  quella stendendo la mano.
-          In quel mentre, forse disturbata dal movimento , la figura più piccola prese improvvisamente vita  scoppiando a piangere . Era un bimbo piccolo e singhiozzava invocando  la sua mamma.
-          Laura si avvicinò immediatamente cercando di aiutare  quelle due persone : la madre ed il bambino. Mentre Mario cercava di sorreggere la ragazza , Laura prese in braccio il bambino  che, nonostante  non venisse preso dalla madre , tuttavia sembrò calmarsi. La ragazza, dopo essersi alzata,  riprese il bambino dalle braccia di Laura e rivolta a Mario gli chiese:
-          - Siete italiani vero? Anch’io sono italiana   e sono disperata . Aiutatemi! Non so dove andare , non ho soldi e il mio bambino ha fame.
-          Hai un posto dove dormire? – le chiese Mario- vivi con qualcuno?
-          No stiamo sulla strada. Viviamo di elemosina e il bambino ha fame.
-          Va bene – disse Mario  senza pensarci due volte– vieni con noi! Stasera dormirete e mangerete : Poi, se vuoi ci racconterai di te . Andiamo.
-          Insieme a Laura  sorressero  la ragazza e il bambino, presero la piccola valigia che aveva con sé , si diressero verso una strada principale .Chiamarono un taxi e si fecero accompagnare all’albergo.  Arrivati nella Hall, Mario pagò una stanza anticipatamente per i due nuovi ospiti e chiese  che  portassero loro da mangiare in camera.

Adesso, il viso della ragazza era disteso, quasi sereno,  e guardava il suo piccolo che sorrideva a Laura che lo solleticava. Avevano mangiato con calma e finalmente  stava seduta, riposando   comodamente su di una poltrona.
Come ti chiami ? – Le chiese Mario
Il mio nome  adesso è Fatima ma sono nata  Irene . Così mi hanno chiamata all’Istituto dove mi hanno cresciuta in Italia… a Roma. Non ho mai conosciuto i miei genitori . Non si sapeva chi fossero: Mi hanno trovata  abbandonata davanti alla porta dell’istituto e mi hanno presa, curata e cresciuta.
Com’è che ti trovi qui? – chiese Laura
Cinque anni fa  ho conosciuto  Salim, un ragazzo siriano, che era venuto in Italia  per ammirare le bellezze dell’antichità del nostro Paese. Era pazzo per il Colosseo….pensate un po'!
Ci siamo innamorati  e mi ha portato con sé nel suo Paese. Ci siamo sposati con il rito musulmano ed ho preso il nome di Fatima. Tre anni fa  è nato il piccolo  Abdul………… poi, c’è stato l’inferno.
Prima la protesta,  poi una vera e propria guerra civile  che non ha risparmiato nessuno. Mio marito è morto,   vittima di un attacco terroristico ed io sono rimasta sola  con Abdul.  A quel punto non sapevo cosa fare e  ho pensato di ritornare in Italia. Ho  ritirato tutti i soldi che avevo  , i documenti più importanti e mi sono unita ad una carovana di profughi che cercava di passare il confine  con la Turchia. Ci sono riuscita come vedi ….. ma siamo a terra!
-          Irene, tu e Abdul non siete più soli-  le disse Mario- verrai con noi in Italia, ma prima  dobbiamo fare in modo che non vi siano problemi per Abdul. Domani andiamo al Consolato italiano e cerchiamo di far convalidare i documenti che ne comprovano la tua maternità.
Irene era felice  e rideva e piangeva, stringendo a se il piccolo Abdul e ringraziando ora Laura ora Mario continuamente.
Scese la notte e, finalmente , la pace regnava nel suo cuore!
              …………………………………………………………………………………………….

I giorni seguenti furono densi e frenetici . Mario, grazie anche all’aiuto delle sue conoscenze con la funzionaria del ministero del commercio con l’estero italiano, che si era messa subito a disposizione intermediando con il console  di stanza ad Istanbul , aveva convalidato anche per l’Italia   l’atto di nascita di Abdul emesso dalle autorità siriane. In tal modo Irene , che aveva  conservato la cittadinanza italiana , ed Abdul potevano rientrare in Italia  insieme  a Mario e Laura.
Oltre a questi aspetti più formali ed importanti non erano mancati gli aspetti più piacevoli del giro dei negozi per ricostituire il guardaroba di Irene ed Abdul. In questo, Laura si era dimostrata molto brava accompagnandoli  e consigliandoli. Il risultato era ormai costituito da quella graziosa mamma con bambino al seguito che passeggiava elegante per le strade di Istanbul.
Dopo aver portato avanti  i diversi impegni di lavoro e salutato mr. Kaya, Mario era pronto per il rientro in Italia con il suo nuovo gruppo.
 Quel viaggio  gli aveva cambiato la vita! Non avrebbe mai pensato di tornare con tanti nuovi amori , ognuno di natura diversa ma di uguale importanza.
 Mentre l’aereo si alzava in volo verso l’Italia, il suo sguardo si volse verso Laura che  chiacchierava amabilmente con Irene , seduta serenamente  accanto ad Abdul che non smetteva mai di guardarsi attorno e di chiedere qualcosa.
 Si,  era stato veramente fortunato ad incontrarli!
Ora, erano passati alcuni mesi  dal loro rientro in Italia ed Irene  si era progressivamente ambientata a casa di Mario e ,quando Abdul la lasciava un attimo libera,  provava ad aiutarlo nel suo lavoro  dimostrando una rara attitudine.
Quella sera erano tutti insieme a cena insieme a Laura, la cui storia con Mario continuava ancora più intensamente.
-Bene – disse Mario . che bella tavolata! C’è un bel bambino che sta morendo di fame . E’ vero Abdul?
- si , nonno, ma non sto morendo ………… ho molta fame – rispose il bimbo-
Si …..è vero… è sorprendente sentirti chiamare nonno , ma quello era un vezzo che Abdul si era preso  pian piano e che era piaciuto a tutti . Non che significasse che Mario sembrasse un vecchio bacucco; ma, semplicemente, era chiaro al bambino che non fosse suo padre e che non poteva essere il compagno di sua madre . Abdul,  inoltre ,vedeva ai giardinetti  i nonni dei suoi piccoli amici che somigliavano molto nel comportamento e nell’età a Mario  . Così lo aveva cominciato a chiamare nonno . Dapprima Mario e tutti gli altri si erano messi a ridere; poi, la parola si era insinuata piano piano dentro al cuore.
Certo- rispose Mario- e vedo arrivare un bel piatto fumante di pasta . Che te ne pare?
Si…..Si  - cominciò a gridare Abdul impaziente- ….. buona ….buona….
Quando erano ormai alla fine,  Mario si rivolse a Laura e Irene dicendo:
-          Mie belle  ragazze  ho il desiderio di dirvi una cosa  a cui tengo molto e che spero vi faccia piacere.
-          Di che si tratta?- risposero in coro le due donne
-          Dobbiamo preoccuparci ? – aggiunse Laura
-          Penso proprio di si – rispose Mario.- Ho pensato molto a questa cosa e poi ho visto una bella villetta  con giardino  nella periferia dell’EUR che mi sembra perfetta per noi. Laura . Irene vi piacerebbe andare  a vivere insieme  in questa nuova casa  ed essere  un’unica famiglia?
-          Oh! Dio! -Esclamò Laura
-          Mamma mia  – aggiunse Irene- una famiglia!
-          Si – disse Mario – rivolto a Laura – vorrei che tu venissi a vivere con noi e che restassimo sempre insieme. Non è molto che ci conosciamo ma è speciale quello che è successo fra di noi e sono sicuro  di quello che provo per te. E tu?
-          Oh! Mario  anch’io! – rispose Laura – Vengo! Vengo!
-          Irene,  capisco che ti sembra forse avventato quello che ti dico, ma  sei entrata insieme ad Abdul nella mia vita  e non saprei più fare a meno di te. Abdul mi chiama nonno  ed io ti sento  come mia figlia e, se me lo permetti, ti vorrei adottare ed andare a vivere insieme,  tutti e quattro, nella nuova casa.
-          Posso chiamarti figlia mia?
-          Nessuno mi ha mai chiamata . figlia mia , papà – rispose Irene, commossa
-          Nessuno mi ha mai chiamato papà – disse Mario.
-           
-          FINE
-           
-        
-           



VERSO ORIENTE -Seconda parte



Le note del Sirtaki si diffondevano nella calda notte mentre  al centro della pista  la coppia degli sposi ballava insieme agli amici più cari.
Tutt’intorno,  i tavoli erano disposti su dei livelli man mano più rialzati ,come in una specie di anfiteatro. Gli invitati  offrivano,  di tanto in tanto, una bottiglia di spumante agli sposi che veniva portata  fino alla pista dove si trovavano su di un piccolo vassoio insieme a due calici da parte dei valenti ed equilibristi camerieri.  Lo sposo stappava la bottiglia , riempiva i due calici e ,dopo averne assaggiato il contenuto insieme alla sposa, gridava alto il suo ringraziamento. Dopo, la bottiglia veniva offerta,  insieme ad un giro di spumante, a tutti gli  invitati.
Questo rito si susseguiva  diverse volte nel corso della serata  e dava ulteriore “ carburante” alla festa.
Laura era contenta e commossa,  mentre osservava la gioia del figlio appena sposato,  e finalmente provava una sensazione di rilassamento. La serata trascorreva serenamente e anche Mario si sentiva del tutto a suo agio. Quell’isola gli stava entrando nel sangue e quella musica  lo trasportava  in un universo di sensualità e di bellezza.
Il residence dove si svolgeva la festa  sorgeva direttamente sul mare    e godeva dell’affaccio diretto su di una  spiaggia di sabbia fine .
Mario sentì il desiderio di dirigersi alla spiaggia e chiese la complicità di Laura . che fu d’accordo ad accompagnarlo.Si allontanarono  camminando lentamente sulla spiaggia e  si presero per mano. Il palmo tiepido di Laura  aderiva dolcemente a quello di Mario ed una corrente di tenero calore si riversava nei loro corpi.

-E’ stato bello stasera….. ed anche tu sei bella- disse  Mario guardando Laura negli occhi
-Forse perché sono contenta  - rispose Laura- Mio figlio era felice ed io ho avvertito  dentro il desiderio di lasciarlo andare libero verso la sua felicità. Mi sono risentita donna ,oltre che madre,  e questa notte poi è splendida!
-Ed io non pensavo minimamente che questa sosta a Samos  sarebbe stata così importante!-Aggiunse Mario- Ti avevo detto che mi fermavo solo qualche giorno prima di andare ad Istanbul per una consulenza. Dopodomani parto;  ma, allo stesso tempo, voglio stare con te.
A quelle parole, Laura non riuscì a trattenere un sorriso e un’espressione di sensualità e di tenerezza si disegnò sul suo volto.
-Vieni con me – Disse Mario- andiamo insieme . Sarà bellissimo. Ho sempre sognato di vedere Istanbul e con te sarà ancora più affascinante. Andiamo insieme !
Si….- Rispose Laura-  E comincio a ridere piano per una felicità improvvisa che le sgorgava inarrestabile da tutto il corpo.
Si – aggiunse Mario – ed ascoltandola  ridere piano si estasiò a guardarla e la baciò .
Si persero l’uno nell’altra , soli sotto le stelle  e pian piano nudi si rotolarono,  con l’innocenza dei bambini , sulla sabbia  e fecero l’amore gemendo ed ansimando di piacere.
Dopo si tuffarono nel mare, continuando a cercarsi   fra le onde.




 Stavano seduti al tavolo  della colazione nella saletta dell’albergo che si trovava sulla sommità dell’edificio . Dalle vetrate, che limitavano l’ambiente, si ammirava uno scenario incantevole, con  in primo piano la cupola della Moschea Blu .Erano arrivati ad Istanbul la sera prima  e si erano sistemati in questo gradevole piccolo albergo posto direttamente sulla piazza dell’antico Ippodromo , nel  cuore del quartiere di  Sultanahmet , vero centro storico della città. Mario  versò dei cucchiaini di miele dentro la tazza di yogurth bianco. Dopo, aggiunse abbondanti pezzi di frutta secca  e cominciò a gustare il tutto con estremo piacere. Aveva imparato a preparare  lo yogurth in questo modo in Grecia  e ,quando si presentava l’occasione utile, quella era la colazione che preferiva. Laura  aveva preso invece il caffè lungo , alla turca, ed un piattino con dei dolci al miele.

-Che bello qui! – disse Laura- sorridendo a Mario.- sembra di essere all’interno delle mille e una notte. Questa moschea qui davanti è bellissima: Noi stiamo qui seduti comodamente a fare colazione , davanti a questo spettacolo!
- E’ vero , Istanbul è affascinante – rispose Mario-Pensa che da qui, spostandoci  a piedi, possiamo vedere tanti monumenti importanti e vivere l’atmosfera più antica della città . Oggi, dopo la riunione di lavoro con i miei clienti, potremo andare in giro tranquillamente. Poi ,stasera, prendiamo il battello e facciamo la gita sul Bosforo .Va bene?
- D’accordo – rispose Laura.
Si lasciarono e dopo Mario si diresse verso  Piazza Taxim dov’era la sede dell’incontro di lavoro. La zona brulicava di persone  e ci si trovava nel centro  vissuto della città. Tutti i partecipanti alla riunione della riunione arrivarono nei tempi previsti e si arrivò rapidamente a discutere dei punti più importanti. I clienti di Mario  desideravano poter espandere in Turchia  la propria attività di consulenza informatica  nei confronti del settore sanitario della pubblica amministrazione Turca ma soprattutto desideravano poter commercializzare un programma antivirus di produzione coreana di cui avevano ottenuto  l’esclusiva per l’area del Medio oriente  e nord Africa. Naturalmente, all’attività di vendita era collegata anche quella generale di consulenza. La Turchia era il paese ideale per avviare questa attività estera nell’area in quanto veniva considerata da tutti i paesi ,anche del Nord Africa, il veicolo ideale  per lo sviluppo dei contatti con L’Europa. La posizione , la storia , la presenza di una forte componente musulmana  rendevano affidabile questo paese agli occhi di quelli limitrofi e non. Per poter entrare in maniera importante nel mercato turco e dei paesi vicini era importante, tuttavia, capire che bisognava dare un  ruolo importante all’imprenditoria locale: Questo era stato abbondantemente spiegato dal  funzionario dell’Istituto del Commercio con L’estero  nel loro incontro a Roma  ed aveva lasciato capire che era quella una condizione pregiudizievole. In caso di uno sviluppo positivo dell’iniziativa  vi erano invece delle buone opportunità dal punto di vista finanziario in quanto esistevano dei forti aiuti per le aziende italiane  esportatrici per l’anticipazione dei loro crediti tramite il sistema bancario, con una garanzia parziale  dello Stato: Questo avrebbe permesso un avvio importante dell’attività. I rappresentanti del governo turco avevano portato alla riunione il capo di un’azienda che ritenevano potesse  partecipare con successo all’iniziativa e nel corso della riunione spiegarono che aveva senso continuare l’incontro solo se si pensava ad una partnership  di carattere sostanzialmente egualitario: 50 e 50. Se si era disponibili ad accettare questa precondizione, allora si poteva continuare a discutere con profitto e non vi sarebbero stati problemi. L’azienda turca presente era in grado di coprire l’intero territorio nazionale e fare da veicolo per ulteriori commerci nei paesi vicini: Mario , d’accordo con il suo cliente , propose a questo punto la costituzione di una nuova società paritaria con quote divise al 50% che gestisse l’affare sia in Turchia che nella restante area individuata ed ottenne così un entusiastico accordo da parte di tutti. La riunione non poteva concludersi meglio e a quel punto , per festeggiare la decisione comune, i rappresentanti dell’azienda turca invitarono  tutti i presenti  con le eventuali consorti o altre accompagnatrici a partecipare ad una cena con crociera lungo il Bosforo per la sera stessa.
Vedrete- disse Mister Kaya, il capo dell’azienda turca- sarà divertente e godrete di uno spettacolo unico e affascinante che vi farà amare Istanbul.
Si salutarono, dandosi appuntamento per la sera sul pontile vicino al ponte di Galata. Mario rimase a parlare con il rappresentante del Ministero italiano e con il suo cliente. Erano ampiamente soddisfatti di come si era svolta la riunione e del tempismo con cui Mario era intervenuto chiudendola positivamente. Dopo qualche minuto, presi ulteriori accordi per le varie incombenze operative dei prossimi giorni, Mario chiese se poteva portare Laura con sé  quella sera e, rassicurato su questo punto, salutò tutti e  si allontanò.
 Quel pomeriggio , insieme a Laura,  avevano visitato la torre di Galata  all’interno dell’antico quartiere  edificato dai Genovesi : Avevano ammirato il panorama della città , le sue moschee , la parte occidentale e quella asiatica , il ponte che le unisce  e la bellezza del Bosforo. Poi si erano addentrati lentamente fino al ponte di Galata scoprendo nel suo  spazio sottostante  i vari ristorantini e bancarelle di pesce. Era  un susseguirsi di piccole botteghe  e di   tavoli all’aperto  che ricordavano tanto  alcuni posti dei paesi a mare del Sud d’Italia. Pian piano si fece sera  e si diressero all’appuntamento  davanti all’imbarcadero per il  battello della gita serale sul Bosforo.Erano circa le nove di sera quando  insieme agli altri salirono sul battello. C’era  Mister  Kaya insieme alla moglie, in abito tradizionale, ma con il volto scoperto, il rappresentante  italiano  del ministero per il commercio con l’estero , una signora  elegante  probabilmente coetanea di laura , il cliente di Mario, e il rappresentante del governo turco con la moglie , vestita all’occidentale. Oltre a loro c’erano diversi turisti   e tutti furono fatti accomodare nei tavoli preparati  in un’area del ponte dove fu servito uno spumante  italiano come segno di  benvenuto. C’era un tavolo già preparato per  Mister Kaya ed i suoi ospiti che furono subito intrattenuti dallo chef e serviti con precedenza rispetto a tutti gli altri .Mentre   gustavano i piatti tradizionali della cucina turca  e godevano dello spettacolo  della costa e di alcuni  splendidi palazzi storici  illuminati,  venivano intrattenuti anche da un piccolo gruppo di musicisti . La serata  fu molto gradevole. Finita la cena,  passarono ad esplorare il battello soffermandosi sulle gallerie laterali  dove ognuno ritrovava la sua intimità  con il partner  o con gli amici più stretti. Quando passarono sotto il lungo ponte illuminato, Mario e Laura  erano sulla parte posteriore del battello e così poterono  osservare il ponte nella sua interezza mentre si allontanava lentamente. Dopo circa due ore dalla  partenza , il battello rientrò  al molo e, dopo essersi salutati con tutti gli altri, Mario e  Laura si avviarono verso l’albergo.         


CONTINUA

venerdì 6 aprile 2018

VERSO ORIENTE - prima parte




Mario sorseggiava una gradevole Metaxa, seduto ad un tavolo, nella galleria di legno esterna al bar cafè posto alla fine della striscia di spiaggia di sabbia di Psili Ammos ,il cui none tradotto è appunto “sabbia fine”. Il mare di fronte si confondeva scuro con il cielo trapunto di stelle. La notte era limpida e serena. Il tranquillo silenzio era interrotto solo dallo sciabordio della risacca delle onde sulla riva mentre, guardando in mare, passavano lentamente alcune piccole barche da pesca con la lampara accesa. Mario aspirò una boccata del suo sigarillo cubano e, quindi, bevve un altro sorso del liquore. Era il più famoso brandy di produzione greca, dal colore ambrato e con un leggero retrogusto di miele e di frutta passita, dato forse dalla presenza nella lavorazione proprio del vino moscato dell’isola in cui si trovava: Samos.
Ritornò ad osservare il buio della notte, punteggiato dalla luce delle stelle e delle lampare in mare, e non poté non notare, ancora una volta, come quegli elementi così diversi si armonizzassero insieme in un connubio magico.  Il nero ed il bagliore della luce. Lo stesso contrasto che si può osservare in altre situazioni fra l’oscurità del profondo ed il rosso del magma che ne fuoriesce. Due aspetti così diversi, ma così contraddittoriamente uniti, della stessa madre natura, della vita. Quello stesso intreccio di passione e di passività, d’amore e di morte, di debolezza e di forza che ritroviamo in ogni momento, anche dentro noi stessi.
Mario non riusciva a smettere di guardare affascinato quelle luci e quelle attività, rese ancora più magiche dal buio della notte. Finì il suo bicchiere di Metaxa, pagò il conto e ,con il sigaro in mano, si avviò lungo la stradina che    costeggiava la spiaggia verso il villaggio residence dove alloggiava per quel suo breve soggiorno nell’isola.
Usciti dal borgo, la strada s’inerpicava per una collina alberata sulla cui sinistra si scorgeva il mare  e da cui, a circa un miglio di distanza, si profilava la costa turca.
 Era quasi un promontorio  e una zona militare sorvegliata.
Mario si avviò  lungo la strada tranquilla nel buio della notte e scorse non molto lontano un gruppo di giovani: ragazzi e ragazze   che cantavano . Inframezzavano il canto con scrosci di risa e di tanto in tanto , quando la strada andava in leggera discesa, si lanciavano insieme correndo in avanti, tenendosi per mano.
Ad una certa distanza,  li seguiva una donna  che si trovò, dopo qualche minuto, affiancata a Mario. Per lui fu quasi inevitabile  guardarla e ,sorridendole, chiederle se quel gruppo di giovani era con lei.
Scoprì con piacere che era italiana e  madre di uno di quei ragazzi .
-          Domani , mio figlio si sposa con una ragazza greca e questi sono i suoi amici , venuti dall’Italia per festeggiarlo -disse la signora il cui nome era Laura
-          Tanti cari auguri allora e complimenti ! - aggiunse Mario- Deve essere un momento importante anche per lei! Ha altri figli?  E’ il primo che si sposa?
-          Si è il primo e l’unico perché non ho altri figli. Per me è un cambiamento importante  perché vivevo sola con lui  che ha ancora venticinque anni , mentre adesso verrà a vivere n Grecia , proprio qui a Samos. La famiglia della futura moglie è la proprietaria del grande albergo residence  sulla spiaggia di Posidonio  e lui lavorerà qui insieme a loro.
-          Non ha un marito, un compagno? – le chiese Mario
-          No. Con il padre di Francesco , è questo il nome di mio figlio, ci siamo lasciati molti anni fa e lui si è sempre visto poco. Non è nemmeno venuto qui  per il matrimonio! Ho avuto qualche storia ma adesso sono sola   ed alla mia età mi trovo improvvisamente in una situazione completamente nuova.
-          Perché quanti anni ha? – le chiese Mario- Mi scuso se glielo chiedo, ma mi sembra ancora giovane.
-          Ho quasi sessant’anni – gli rispose Laura- la ringrazio del complimento ma gli anni ci sono tutti. Tra l’altro, sono impegnata con il  lavoro e  ci vorrà ancora un bel po' per essere libera. Al momento, dovrò tornare da sola a Roma , organizzarmi  e pensare di vedere mio figlio solo nei periodi di ferie.
-          Ma, adesso, non pensiamoci. C’è il matrimonio di Francesco ed il resto non conta.
-          -Dove farete la festa  del matrimonio ? Nell’albergo sulla spiaggia a Posidonio? – chiese Mario-
-          Certo  - rispose Laura- Perché non vieni ? Posso darti del tu?
-          Con piacere- disse Mario-
-          Sai, la festa del matrimonio qui in Grecia è molto vivace. SI mangia e si balla tutta la notte: Ti divertiresti e poi mi faresti compagnia. – aggiunse Laura- Sei solo qui a Samos  o con altri, con la tua donna?
-          No, sono venuto solo . Mi sono fermato a  Samos prima di procedere per Istanbul dove ho un incontro d’affari con un mio cliente , dei rappresentanti dell’Istituto del Commercio con l’estero italiano, dei rappresentanti  del governo turco  e un imprenditore locale.
-          Waw! Interessante! Di che si tratta?
-          Ti spiegherò un’altra volta. Intanto, godiamoci la serata…. è magica! Poi , se mi confermi l’invito per la festa del matrimonio , ne sarei contento. Sarà sicuramente molto bella  e possiamo viverla al meglio insieme. 
-          Bene, allora   d’accordo! Sei ufficialmente invitato. Scambiamoci i telefoni per i futuri dettagli.
-          Così fecero. Nel frattempo, i ragazzi erano scomparsi quasi dalla vista e Laura chiese a Mario dove alloggiasse.
-          -Ho   preso in affitto per qualche giorno un appartamento , proprio vicino al residenze di Posidonio. C’è vicino anche qualche villetta e sono tutte dello stesso proprietario   che le usa come case vacanza. Penso che i genitori della fidanzata di tuo figlio lo conoscano perché ha una convenzione con loro che permette a noi affittuari di poter utilizzare le strutture del Residence alle stesse condizioni dei suoi clienti. Sia il   ristorante che   la spiaggia antistante  e tutti gli altri servizi.
-          Incredibile! Allora siamo vicini di casa… - sorrise Laura-
-          Certo  e quindi …….Posso permettermi di accompagnarla a casa , Signora? -le chiese Mario offrendole galantemente il braccio
-          E’ un vero piacere …Signore – rispose Laura sorridendo.
Si allontanarono lentamente, tenendosi a braccetto, in direzione di Posidonio. La notte era limpida , rischiarata dalla luna, ed i suoi riflessi tingevano d’argento il mare in lontananza.
Dopo aver lasciato  Laura al Residence , Mario attraversò i viali che lo portavano al suo appartamento che raggiunse rapidamente. Sdraiato a  letto, con la finestra interamente aperta, ripensava a quella particolare serata  ed  a Laura . Era una donna interessante! Anche se non era più nel fiore degli anni, conservava intera una serena  femminilità che risultava seducente. Perso in quei pensieri  ed immaginando la festa dell’indomani, Mario si ritrovò presto avvolto nelle nebbie del sonno.

CONTINUA