Mi ritrovai ad osservare una
fotografia che lo ritraeva da ragazzo e
notai che aveva la stessa espressione,
mista di stupore ed entusiasmo di fronte alla vita , di
determinazione che lo avrebbe sempre
caratterizzato anche nell’età adulta.
Più in là, c’era un’altra foto che lo ritraeva
insieme ai due fratelli Castro. In essa “
El Che” sorrideva insieme a Fidel che,
tuttavia, sembrava caratterizzato da una personalità più
complessa. In lui, vedevo l’aspetto che l’accomunava al “Che” : “la forza vitale della giovinezza e la
capacità di lotta e di amicizia”; ma, c’era anche un aspetto più riflessivo ,
peculiare di un uomo che si dedicherà con passione all’articolazione del pensiero ed
alla realizzazione concreta di un progetto di società e di governo. Accanto a
loro Raul, il più giovane dei fratelli Castro,
si perdeva in uno sguardo di
ammirazione e di dedizione nei confronti
di Fidel.
Pensavo ancora alla carica
rivoluzionaria di quelle persone ed anche all’allegria, inevitabilmente
connessa alla loro gioventù ,alla condivisione dell’amicizia , della passione e
degli obiettivi che desideravano realizzare insieme.
Poi, per un attimo,
improvvisamente, mi ritrovai immerso nella mia stessa gioventù e negli anni
dell’impegno e di lotta che l’avevano
segnata. Dimentico della stessa dimensione fisica e temporale, ripensavo a
quelle giornate vissute intensamente nei locali della Facoltà di Scienze
Politiche e ai temi del colloquio che un giorno avevo avuto con un giovane ricercatore tedesco titolare di
una borsa di studio presso la mia Facoltà..
Aveva quasi ventisei anni e mi raccontava che presto, al suo ritorno in
Germania , avrebbe provato ad accedere all’insegnamento universitario. Stupito,
gli chiesi se non era troppo giovane per
un incarico accademico e lui gentilmente mi spiegò che i tempi d’inserimento
nella professione universitaria in
Germania erano molto più rapidi che in Italia e molti diventavano professori
fra i venticinque e i trent’anni. Veniva da
Berlino ed aveva partecipato attivamente al movimento della “Università Critica”
il cui leader era stato Rudi Dutschke
e che aveva avuto una ribalta
mondiale sia per i contenuti espressi sia
per essere stato uno dei primi e principali movimenti radicali degli studenti.
Lo scambio di idee era intenso e puntuale e, dopo aver parlato della situazione del Movimento studentesco a
Scienze Politiche e nell’ambito
cittadino, ricordo che affermai con
decisione che la “ contestazione “ del sistema scolastico e sociale erano
strettamente legati e costituivano il punto centrale della nostra azione
politica.
Ero talmente certo di quell’affermazione che
fui letteralmente spiazzato dalla sua risposta. Hans ( era questo il nome del
giovane borsista tedesco) sottolineava
come la questione centrale non era per
niente costituita dalla “contestazione”
del sistema ma dall’urgenza di passare ad una fase rivoluzionaria che ne
cambiasse totalmente i termini.
- Non è sufficiente limitarsi ad
una critica! - disse
- E’ necessario cambiare
radicalmente il sistema sociale a cui è funzionale questa struttura selettiva dell’istruzione. E’ la classe
dominante ad imporre le sue logiche per perpetuare un sistema di oppressione e
di sfruttamento dell’individuo e solo una totale rivoluzione di questa logica
può portare ad una reale liberazione delle classi popolari e dello stesso
processo dell’istruzione e dello sviluppo culturale.
E continuando aggiunse:
-E tu….. sei disposto a
partecipare a questo processo?
Sei disposto a mettere in gioco
la tua vita per portare avanti questa lotta?-Mi disse –
Non risposi immediatamente e gli
dissi che era una questione che stavo valutando.
Ero disposto a rischiare la mia
vita per portare avanti il processo
rivoluzionario necessario a realizzare il mondo nuovo che desideravo? Il mondo
nuovo dove, finalmente, ogni persona ed io stesso potevamo sperare nella completa
realizzazione?
Furono giorni d’intensa
riflessione. Quella domanda era al centro dei miei pensieri e
inevitabilmente avvinceva la mia anima.
Si, la mia vita aveva senso solamente se ero disposto a dedicarla e rischiarla per quello che desideravo.
Passeggiavo
per le strade della città ormai incurante di tante cose di cui in
precedenza mi sarei in qualche modo preoccupato : il mio aspetto , i miei
vestiti, la direzione del mio cammino ecc. Non m’interessava altro che portare
avanti quell’esperienza che aveva cambiato totalmente la mia vita e mi dava una
strana forza interiore e una nuova tranquillità. Mi sedetti per terra, sul
marciapiede, osservando il passare della
gente. Mi chiedevo cosa pensassero e cosa desiderassero veramente. Mi chiedevo
cosa mi avrebbe riservato il futuro e per un attimo pensai di chiedere a Francesca di lasciare insieme a
me la città per andare a studiare a Roma
iniziando anche una nostra possibile convivenza.
Ma di cosa avremmo vissuto?
No…., per il momento il nostro
posto era qua! Dovevamo pazientare ancora , completare gli studi e cercarci un
lavoro. Chissà se poi sarebbe venuta insieme
a me?!?
Quanto tempo era passato!
Quante cose erano cambiate!
L’intera cultura , le
speranze di una generazione erano
ormai superate da una nuova fase storica
in cui addirittura in quegli USA che erano stati la patria degli Hippies
e della musica di Woodstock aveva trionfato un politico come Donald Trump!
I ricordi pian piano sparirono e, con essi, i tanti anni trascorsi,
riportandomi a Santa Clara , davanti alle foto che ritraevano “El Che”.
Guardandolo, comprendevo e condividevo quella sua giovinezza , quella
voglia di vita e di cambiamento che leggevo nel suo volto.
Gli anni erano passati , le
scelte oggi erano diverse, ma la
dedizione ed il mettersi in gioco per quello in cui si crede rimanevano un
momento insostituibile della vita.