giovedì 16 dicembre 2021

È stata la mano di Dio

 


“Napule è mille culure” canta Pino Daniele nei titoli di coda dell’ultimo film di Paolo Sorrentino “ E’ stata la mano di Dio”. “Napule” è nel cuore di Sorrentino, nonostante nelle ultime scene il protagonista “Fabietto “ la lasci per andare a Roma a costruire il suo futuro di regista cinematografico, e le prime immagini che ci regala sono proprio di Napoli, del suo splendido mare e del Vesuvio in una serena giornata luminosa di sole. 

Sorrentino, in questo film,  ha il coraggio di raccontarci della sua età giovanile, della sua famiglia, delle persone che le vivevano attorno. Quella vita del giovane Fabietto, piena di belle certezze, improvvisamente messa in discussione da quello che è il principale elemento di discontinuità e di contraddizione della nostra vita: la morte. Solamente quando veniamo colpiti direttamente da questa esperienza, quando questa colpisce i nostri cari ,come nel suo caso dei suoi genitori, scopriamo improvvisamente  la complessità di quella realtà che credevamo semplice. La morte, che a prima vista contraddice la vita, ne è in realtà una parte essenziale .

Allo stesso modo Fabietto , distrutto dal dolore , comincia a capire che quello stesso dolore non potrà essere negato, ma farà per sempre parte della sua esistenza . Comincerà a comprendere che ogni aspetto della realtà che conosce non è così lineare e semplice come credeva , ma estremamente contraddittorio e complesso . Solo un puro caso , anzi la mano di Dio  o meglio  la sua passione per il gioco di Maradona nella squadra del Napoli lo hanno salvato dalla morte insieme ai suoi genitori.

A partire da quel momento , rimasto solo, Fabietto, dovrà imparare ad andare avanti. Comincerà così a confrontarsi  con chi gli è più vicino. Cercherà di capire meglio le persone della sua famiglia e gli amici che la circondano per cercare conforto e comprendere come andare avanti.

Comincerà in questo modo a vederli per quello che sono, con i loro limiti e contraddizioni.

L’universo di Fabietto ( Paolo Sorrentino) in quel triste momento  si delinea nei suoi ricordi e diventa il centro della sua rappresentazione cinematografica . Se, ad esempio , nella prima parte  I suoi genitori erano visti come divertenti e innamorati ,successivamente  la sorella gli rivelerà la relazione del padre con una collega d’ufficio e la presenza di un figlio illegittimo. Quella stessa sorella che, dopo la morte dei genitori,  apparirà per la prima volta nel film con  le sue sembianze mentre prima era stata descritta sempre chiusa in bagno a curare il proprio corpo. Il fratello Mario, che desiderava fare l’attore e aveva tentato di fare un provino per un film di Fellini,  viene adesso visto  come chiuso nella sua provvisorietà  priva di perseveranza e determinazione. 

Fabietto nella sua solitudine scoprirà l’aiuto di un amico occasionale che . nonostante faccia parte del mondo della delinquenza di Napoli , gli sarà vicino e gli farà scoprire la bellezza del mare e delle isole attorno a Napoli. Il mondo delle donne e del sesso  scorrono nel cuore di Fabietto con l’affetto per la zia Patrizia, considerata  da tutti una pazza  per i suoi comportamenti liberi e poco conformi alla morale, la giovane attrice Julia  e l’anziana baronessa Focale.  Sarà con l’anziana baronessa che Fabietto avrà il suo primo rapporto sessuale  e ne sarà contento, nonostante la grande differenza d’età.

In ultimo, Sorrentino ci parla di come cresceva nel suo cuore la passione per l'arte ed il cinema  che permettono di superare una realtà “scadente”, come dice il grande regista Fellini, ma ,mantenendo dentro di se dolore e contraddizioni e dicendo qualcosa ,come gli ricorda in una scena  il regista  napoletano Capuano di cui Fabietto ha grande stima.  

 Non a caso in conferenza stampa Sorrentino ha dichiarato: “Non si deve abdicare mai a un’idea di futuro, anche differente a quella che si aveva. Quando si è adolescenti uno può non vedere un domani diverso. Questo film invece vuole dire che il futuro c’è sempre. Anche se è invisibile“.

“È stata la mano di Dio” è stato presentato in concorso alla 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, dove ha vinto il Leone d'argento - Gran premio della giuria. Il giovane protagonista Filippo Scotti, alla sua prima esperienza Cinematografica, ha ricevuto il premio Marcello Mastroianni. Il film è stato selezionato per rappresentare l'Italia agli Oscar 2022 nella sezione del miglior film internazionale. 

Sorrentino si è avvalso per la realizzazione di questo film di un ottimo cast di attori fra cui ricordiamo : Filippo Scotti( Fabietto Schisa), Toni Servillo( Saverio Schisa) Teresa Saponangelo( Maria Schisa) Luisa Ranieri( Patrizia) Betti Pedrazzi( Baronessa Focale) Massimiliano Gallo( Franco), Renato Carpentieri( Alfredo)Cristiana Dell'Anna( Sorella di Armando) Monica Nappo( Silvana),Enzo Decaro( San Gennaro).


mercoledì 8 dicembre 2021

CRY MACHO - Ritorno a casa

 



L’ultimo film di Clint Eastwood si basa sulla sceneggiatura intitolata “Macho” scritta agli inizi degli anni settanta da N. Richard Nash. Lo stesso la sottopose  alla  20th Century Fox  che tuttavia la rifiutò due volte. A quel punto Nash trasformò la sceneggiatura in un romanzo dal titolo Cry Macho che pubblicò nel corso del 1975 ricevendo delle critiche positive ed insistette fino alla sua morte , avvenuta  nel  2000 ,  per la sua realizzazione  senza tuttavia riuscire a concretizzarla. Negli anni successivi molti artisti si dimostrarono interessati al ruolo di protagonista della storia  ma bisognerà arrivare all’ottobre 2020  per l’annuncio di Clint Eastwood come regista, protagonista e produttore del film per la Warner Bros sulla  base della sceneggiatura originale di Nash, rivisitata da Nick Schenk.

La storia vede Clint Eastwood  nei panni di un anziano cowboy , allenatore di cavalli ed ex star di rodeo , che  essendo stato aiutato economicamente nei momenti difficili della sua vita , in particolar modo dopo la morte della moglie e del figlio a seguito di un incidente automobilistico, dal suo  capo e amico  Howard Polk,

decide di ricambiarlo aiutandolo a riportare in Texas  dal Messico  il figlio “ Rafo”. Questi vive  con la madre alcolizzata da cui Polk si è separato molti anni prima  e sembra essere  vittima di abusi e violenza.

“Mike “Milo ( Eastwood) decide pertanto di partire per il Messico e ,trovato “ Rafo”, lo convince a seguirlo nel Texas per ricongiungersi col padre. Ha inizio così la vera storia del film in cui attraverso la narrazione degli avvenimenti succeduti nel corso del viaggio di ritorno e l’analisi del rapporto fra il vecchio ed il nuovo potenziale cowboy si ha modo di riflettere sulla mentalità, sui valori e sulle loro scelte di vita .

Il mito dell’essere “ macho” che è stato la bandiera del vecchio “ Mike” e l’obiettivo  del giovane “ Rafo”  non viene distrutto ma ridimensionato ed in qualche modo s’impara a tener conto che la vita con le sue incertezze e delusioni  risulta più contradditoria che lineare e spesso  dobbiamo imparare  a superare l’atteggiamento “macho” per godere e rispettare quei rari momenti di serenità e di benevolenza gratuita che riusciamo a cogliere nei rapporti con gli altri.

E’ inevitabile nel corso della visione dell’opera  cinematografica tendere ad identificare il protagonista “Mike” Milo con l’anziano Clint Eastwood che abbiamo imparato ad apprezzare come giovane pistolero nei film di Sergio Leone, come ispettore Callaghan ed in seguito  come grande regista di ottimi film a cominciare da “ Gran Torino”. E’ inevitabile guardare con attenzione a come il grande vecchio si e ci proponga attraverso il suo personaggio  di vivere una vita fino in fondo aperta verso nuove esperienze  positive  ed in cui l’affettività verso gli altri , la natura ed il rispetto siano sempre occasioni di nuova vitalità e serenità.

Bella la canzone di Will Banister “ Find a New Home” che ci accompagna  all’inizio ed alla fine del film  ed altrettanto bella la colonna sonora  originale curata da Mike Mancina.

Oltre all’incredibile presenza scenica di Clint Eastwood non possiamo non citare la buona prova artistica degli altri principali protagonisti come Eduardo Minett( Rafael "Rafo" Polk) ,Natalia Traven ( Marta) e Dwight Yoakam( Howard Polk), Fernanda Urrejola ( Leta).


lunedì 22 novembre 2021

FREAKS OUT


 

Ci sono , ci sono stati e ci saranno sempre in mezzo a noi degli esseri speciali che si muovono spesso al di fuori della nostra immediata comprensione e sembrano dotati di poteri sovrannaturali capaci di sovvertire l’andamento della storia  umana. I potenti di turno sanno benissimo che la loro forza è grande e vorrebbero averli alleati per poter vincere le proprie  battaglie, spesso invece destinate alla sconfitta. Quello che ,tuttavia, caratterizza questi esseri, ed in particolare i nostri quattro Freaks individuati da Mainetti  e mostrati al grande pubblico mentre si esibiscono all’interno del modesto Circo Mezzapiotta , è la loro incontenibile umanità, lo spirito di fratellanza che li unisce , l’impossibilità congenita   di utilizzare i propri poteri contro l’umanità e men che mai per una violenza gratuita sugli altri al fine di dominarli. Gabriele Mainetti  e Nicola Guaglianone ( autore del soggetto e della sceneggiatura insieme a Mainetti ) ambientano la storia nel 1943 , alla fine della seconda guerra mondiale ,in una Roma occupata dai nazisti. Il circo Mezzapiotta a causa delle difficoltà legate ai bombardamenti e alla guerra rischia di chiudere la propria attività e pertanto Israel  , un ebreo , padrone del circo , che è stato quasi un padre per i nostri  quattro Freaks protagonisti della storia , propone loro di tentare la fuga  in America.

 Ma chi sono questi esseri diversi dotati di poteri speciali?

Matilde  è  una ragazza elettrica che  emana energia e fulmina chiunque la tocchi; Cencio è  un ragazzo albino che ha la capacità di controllare e dirigere  sciami di insetti, Fulvio è un "uomo bestia", con l’intero corpo ricoperto da una folta pelliccia  e  dotato di forza sovrumana; L’ultimo freak è  Mario, un nano con un leggero ritardo mentale, che come una calamita riesce ad attirare e manipolare a suo piacimento  tutti gli oggetti metallici . I nazisti  nella Roma occupata hanno anche un loro Circo : il Berlin Zircus   diretto da un personaggio inquietante :  “ Franz”, un eccezionale pianista, con sei dita per mano,  che possiede anche dei particolari poteri di premonizione del futuro. Egli vede così la prossima sconfitta del Terzo Reich e la morte di Hitler. L’unica possibilità di cambiare il corso della storia  e del futuro è quella di asservire alla causa nazista dei freaks dotati di superpoteri  di cui percepisce l’esistenza.

E’ su queste premesse che si sviluppa il magnifico racconto di Mainetti  che a tratti sembra  far rivivere quello spirito presente nella magia di alcuni film di Fellini , con personaggi diversi ma incantevoli come quelli di Gelsomina e Zampanò del film “La Strada”. Il tutto accompagnato  da una colonna sonora   bella e che ti coinvolge emotivamente  composta dallo stesso regista Mainetti insieme a Michele Braga. Per queste musiche  hanno ottenuto il premio Soundtrack Stars Award 2021 per la migliore colonna sonora tra i film in selezione ufficiale alla 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

La bellezza della storia e del film è tuttavia quella che  queste persone speciali , queste persone che regalano all’umanità i propri superpoteri, permettendoci  di avanzare nelle scoperte scientifiche così come nelle tappe di civiltà  , non sono disponibili e non possono proprio esercitarli in modo violento asserviti ai potenti di turno. La loro stessa natura non lo rende possibile e tutto questo,  di fatto, diventa la cartina di tornasole che rivela impietosamente la debolezza  ed il vuoto esistenziale di chi rincorre disperatamente, anche con l’utilizzo della violenza, il dominio sull’altro.

Forse le scene più belle del film sono legate al personaggio della giovane Matilda  che riuscirà a dominare ed utilizzare finalmente positivamente il proprio potere di donna elettrica battendosi e riunendosi alle persone che ama. Una piccola raccomandazione ai possibili spettatori del film: guardate con attenzione  i disegni che accompagnano i titoli di coda. Sempre accompagnati da una stupenda musica , possiamo vedere  delle scene dove sono rappresentati avvenimenti e personaggi che hanno avuto un ruolo importante nella storia dell’umanità  nei campi della  cultura , dello sport  , della politica ecc (  Rita Levi Montalcini, Nelson Mandela,Il muro di Berlino,La guerra in Vietnam,Lo Sputnik,Il disastro nucleare di Chernobyl,Le proteste di piazza Tien An Men,Il goal di Maradona "la mano di Dio",Papa Francesco in piazza Vaticano deserta durante il lockdown, Muhammad Ali ecc. ecc.)

Dopo oltre cinque anni dal suo precedente film “ Lo chiamavano Jeeg Robot”  Mainetti non ci delude con il suo nuovo film “ Freaks out”;ma, semmai, ci sorprende piacevolmente. E’ interessante ed originale sia   il racconto , sia la sua modalità realizzativa. Una citazione va fatta anche nei confronti della bella Scenografia  curata da Massimiliano Sturiale, dei  Costumi di Mary Montalto e del Trucco curato da           Federico Carretti, Davide De Luca, Emanuele De Luca, Marco Perna, Diego Prestopino e  Barbara Tovazzi.

 Mainetti ha potuto anche usufruire,  per la realizzazione del suo film, dell’ottima recitazione di Claudio Santamaria( Fulvio) Aurora Giovinazzo(Matilde) Pietro Castellitto( Cencio) Giancarlo Martini( Mario) Giorgio Tirabassi( Israel) Franz Rogowski (Franz) e Max Mazzotta( Il Gobbo).

Come accennato in precedenza, il film è stato presentato in concorso alla 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia l'8 settembre 2021 dove ha ottenuto  anche il Premio Pasinetti Speciale e il

Leoncino d'oro, assegnato dalla giuria dei giovani di Agiscuola.

 

 

 

 

 

 

 

THE FRENCH DISPATCH

 


Wes Anderson ha scritto, diretto e prodotto il film  " The French Dispatch" ( 2021) ispirandosi al suo amore per la rivista  "The New Yorker" , nata nel 1925 che pubblica saggi, narrativa , reportage e commenti su aspetti della vita politica e sociale.,poesia , vignette ed altro. Un amore quindi per un giornalismo di riflessione , una platea di autori che ci raccontano le loro riflessioni sugli argomenti che li interessano  e di cui sono partecipi.  La storia  ideata  dallo stesso Anderson con Roman Coppola , Hugo Guinness e Jason Schwartzman  ci narra  di una  rivista, il " French Dispatch" , creata dal suo direttore  Arthur Howitzer Jr.,( interpretato da Bill Murray), con sede in Francia e precisamente   a   Ennui-sur-Blasé, come supplemento settimanale del  giornale "The Evening Sun " di Liberty ( Kansas) di proprietà del padre. 

Arthur Howitzer Jr. riesce così a staccarsi da un possibile ruolo prefigurato all'interno del giornale per restare libero in Francia, dove si trovava in vacanza, e realizzare  questa rivista , avvalendosi della collaborazione dei migliori giornalisti stranieri del tempo , per parlare di politica mondiale, arti e varie storie di "umano interesse".

La narrazione del film si svolge contemporaneamente su due piani : da un lato ci mostra  la redazione della rivista intenta a preparare il suo ultimo numero contenente i migliori articoli  pubblicati nel corso della sua esistenza ed  un necrologio dopo la morte improvvisa del  fondatore Arthur Howitzer Jr.  , così come disposto dallo stesso nel testamento, dall'altro ci parla dei temi narrati  in quegli   articoli  e del modo in cui sono stati realizzati dagli stessi autori.  

Gli articoli realizzati e inseriti nell'ultimo numero della rivista  diventano in questo modo le storie narrate dal film nel corso della sua rappresentazione.

La prima è quella de "Il giornalista del ciclismo " dove  lo scrittore Herbsaint Sazerac ( interpretato da Owen Wilson) ci conduce in bicicletta in un giro della città di Ennui , soffermandosi sulle diverse strade e quartieri della città, cogliendone le particolarità e confrontando la loro evoluzione nel corso del tempo. La seconda storia, "Il capolavoro concreto" ,ci viene raccontata   dalla giornalista  JKL Berensen ( Tilda Swinton) che nel corso di una conferenza  presso una galleria d'arte  " Clampette" descrive la carriera artistica  di Moses Rosenthaler ( Benicio Del Toro) :un personaggio mentalmente disturbato e dal carattere violento   che esplode artisticamente come pittore moderno, dopo essere stato rinchiuso in carcere per omicidio, grazie alla relazione passionale con la bella Simone (Léa Seydoux)  , suo agente carcerario. La storia è in parte ispirata  da "The Days of Duveen", un film in sei parti del New Yorker sul mercante d'arte Lord Duveen .

La terza storia "Revisioni a un Manifesto" ci viene raccontata dalla giornalista  Lucinda Krementz ( Frances McDormand)  che ci parla di  una protesta studentesca scoppiata nelle strade di Ennui di cui il giovane Zeffirelli diventa il simbolo . Lo stesso ( interpretato da Timothée Chalamet),autore del manifesto della protesta, è un romantico giovane studente rivoluzionario  che  verrà ucciso mentre tentava di riparare una piccola torre radio che fungeva da stazione della  radio pirata degli studenti. Anche questa storia è ispirata da un articolo in due parti " Gli eventi di maggio: un taccuino di Parigi" apparso  su " The New Yorker"  a firma di  Mavis Gallant  ed  incentrato  sulle proteste studentesche  del maggio 68. 

L'ultima storia raccontata  è " La sala da pranzo privata del commissario di polizia" -In questa  il giornalista televisivo  Roebuck Wright   ( Jeffrey Wright ) racconta i fatti intervenuti durante la sua partecipazione ad una cena privata con il commissario delle forze di polizia di Ennui, preparata dal tenente di polizia- e grande slash-chef  Nescaffier. La cena viene interrotta dalla notizia del rapimento del figlio del commisario ed il giornalista descrive  la successiva evoluzione dei fatti .

Tutta la narrazione del film si avvale di una bella fotografia , curata da Robert D. Yeoman ,  che riesce  a trasportarci nella giusta ambientazione  delle scene .  Le riprese si sono svolte nella città di Angoulême, in Francia. Molto piacevole anche la colonna sonora curata e composta da Alexandre Desplat  e personalmente ho molto gradito  rivivere delle sensazioni giovanili, ascoltando fra i diversi brani proposti,  il vecchio successo "Aline" di Cristophe nella versione  di Jarvis Cocker.


Anderson si è avvalso per la realizzazione della sua opera di un cast di attori eccezionale. Oltre ai già citati  Benicio del Toro , Tilda Swinton , Léa Seydoux , Frances McDormand , Timothée Chalamet ,  Jeffrey Wright , Bill Murray e Owen Wilson  mi piace segnalare anche la presenza di altri grandi attori come  Adrien Brody ,  Lyna Khoudri , Edward Norton , Willem Dafoe ,Henry Winkler , Mathieu Amalric , Stephen Park  e Saoirse Ronan.

Wes Anderson ci ha regalato un altra gradevole  opera cinematografica di livello.


domenica 7 novembre 2021

MADRES PARALELAS

 



Janis ( Penelope Cruz)  è una fotografa madrilena  che è stata cresciuta dalla nonna e da sempre , insieme alla  sua famiglia, coltiva dentro di se la speranza di fare luce  sulla morte del suo bisnonno desaparecido durante la guerra civile spagnola.

 In realtà, il bisnonno ,insieme a molti altri uomini del suo villaggio, nella memoria collettiva risulta essere stato ucciso dalle milizie falangiste e sepolto in una fossa comune senza lasciare alcuna traccia per i familiari delle vittime. Neanche un luogo dove poterli piangere e ricordarli. Il villaggio ha identificato il luogo della possibile fossa comune e Janis, avendo conosciuto un famoso  antropologo forense , Arturo,  gli propone di scavare  in quel sito per ritrovare i resti del bisnonno e dare volto alla verità su quegli avvenimenti storici che avevano  toccato così profondamente quel villaggio e la sua personale famiglia. 

La verità sugli avvenimenti storici è importante e ci restituisce il senso del  nostro passato; tuttavia , a volte , quando guardiamo a questi fatti li sentiamo inevitabilmente lontani, mentre, invece, il problema  di assicurare la verità sui fatti che accadono nella nostra vita  è una questione sempre attuale ed importante .

 Almodovar,  nel suo film, ci spiega questo concetto sviluppando la questione all'interno della trama del suo racconto e unendo la tensione verso la ricostruzione dei fatti storici dei desaparecidos della guerra civile spagnola con le vicende personali della giovane Janis.

Lo fa, facendoci osservare come  il comportamento e la scelta di dire la verità siano cruciali per la vita personale di Janis  rispetto alle vicende legate alla sua maternità ed ai rapporti con la madre paralela Ana, conosciuta nella camera dell'ospedale che le ha viste insieme in attesa di dare alla luce le loro bambine. 

In questo modo Almodovar , ponendo la questione all'interno della vita più intima della protagonista, ce la  fa percepire con forza e coinvolgendoci emozionalmente.

 In prima battuta,  l'emozione legata alle vicende delle due "madres paralelas", Janis ed Ana,  è così forte da farci sentire quasi forzato il richiamo del film  alla storia dei desparecidos; ma , ripensandoci, è il modo con cui Almodovar ha voluto farci sentire viva ed  attuale  l'importanza storica della scelta della verità nella nostra vita.   

La morale del film è inoltre estremamente positiva e ci rassicura sul fatto che la menzogna ed il silenzio, alla fine, vengono inevitabilmente alla luce, inchiodandoci alle responsabilità storiche degli avvenimenti; mentre la capacità di confrontarsi con la realtà e la verità dei fatti , anche se dolorosa, è sempre foriera di risultati e conseguenze positive.

Pedro Almodovar  ha scritto e diretto questa storia, curandone anche la sceneggiatura  e assumendosi il peso economico della produzione  insieme al fratello minore Augustin, con cui ha fondato la casa di produzione  EL DESEO.  

Il film è stato presentato in anteprima il 1º settembre 2021 in concorso alla 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia come film d'apertura dell'edizione, ottenendo la Candidatura per il Leone d'oro al miglior film. Contemporaneamente, nella stessa edizione,  Penelope Cruz  ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile  nel ruolo della protagonista Janis.

Da sottolineare  anche la buona prova degli altri principali attori e attrici, in particolare di Milena Smit ( Ana)  Israel Elejalde( Arturo) Aitana Sánchez-Gijón( Teresa madre di Ana) e Rossy de Palma( Elena) vecchia conoscenza dei film  di Almodovar.  Come sempre di buon livello le musiche  di Alberto Iglesias, che ritroviamo come autore in quasi tutti i film di Almodovar, la Fotografia di José Luis Alcaine  ed il Montaggio di Teresa Font .



venerdì 29 ottobre 2021

THE LAST DUEL


 

Il duello di Dio, era una forma di ordalia (prevista nel  diritto germanico e diffusa  durante il medioevo in Europa) in cui una contesa giudiziaria veniva risolta in base all'esito del combattimento fisico fra i due contendenti.  Quello che si credeva è che l'esito del duello non potesse che premiare , secondo il giudizio di Dio, quello che era nel giusto. " The last duel" diretto da Ridley Scott  ci racconta la storia relativa all'ultimo duello giudiziario registratosi  sotto il dominio  di re Carlo VI di Francia nell'anno 1386, ispirandosi al libro di  Eric Jager ”L’ultimo duello: La storia vera di un crimine, uno scandalo e una prova per combattimento nella Francia medievale (The Last Duel: A True Story of Trial by Combat in Medieval France).

Per realizzare il film, Ridley Scott  si è avvalso del lavoro di sceneggiatura di Ben Affleck, Matt Damon e Nicole Holofcener. I primi due insieme  ad Adam Driver ed alla bella e brava Jodie Corner rivestono anche il ruolo dei personaggi protagonisti del film .

Matt Damon  è Jean de Carrouges, un cavaliere per cui l’onore delle armi ed il suo relativo apprezzamento costituiscono il valore centrale della propria esistenza. Adam Driver impersona il ruolo di Jacques Le Gris , vecchio amico e compagno d’armi di Jean de Carrouges, che invece preferisce misurarsi soprattutto con intelligenza e furbizia  nello scenario della vita di corte , dei rapporti di potere,  ingraziandosi i favori del cugino del re  , il Conte Pierre D’alençon ( interpretato da Ben Afflleck). In questo modo, come premio per i servigi resi al Conte, si trova   di fatto a sottrarre al vecchio amico Jean, da cui si discosta progressivamente, sia una proprietà promessagli come dote per il matrimonio con la bella Marguerite sia il Capitanato di   ,tradizionalmente  gestito dalla sua famiglia da generazioni. Jodie Corner interpreta il ruolo della moglie di Jean de Carrouges: Marguerite, un personaggio che si rivela come centrale nella storia, rappresentandosi  come antesignana di una volontà di emancipazione femminile , con la ricerca del rispetto della propria persona, anche a rischio della vita.

Sicuramente di buon livello sia le Musiche di Harry Gregson-Williams, la Scenografia di Arthur Max ed i Costumi di Janty Yates.


La prima sensazione di fastidio o di critica  al film che sorge spontanea dopo aver visto le tre versioni dei fatti, raccontate secondo il punto di vista dei tre protagonisti della storia, nasce  soprattutto dalla sensazione che  la narrazione dell'accaduto sia in realtà molto simile l'una all'altra e che quindi non ci sia una sostanziale diversità dei punti di vista. Continuando a ragionarci sopra, invece, si comprende come questa sostanziale somiglianza delle tre versioni sia in realtà il pregio della storia raccontata dal film.

In ognuna di esse, infatti, nessuno nega lo stupro di Marguerite, come magari ci si poteva aspettare : è' questo l'elemento più interessante!

I due maschi duellanti si scontrano per difendere una loro verità che non ha niente a che vedere con la violenza subita dalla donna.

Jean de Carrouges crede che la moglie sia stata violentata ,ma non si batte per questo. Egli duella per difendere il proprio onore messo in discussione dall'avversario : lo scudiero Jacques Le Gris che, pur se era stato suo amico e compagno d'armi, si era rivelato nel tempo un opportunista traditore pronto sempre a sottrargli ciò che era legittimamente suo ( una terra promessagli in dote , il capitanato di ...... ecc. )  fino, addirittura, a violentargli la moglie.

Jacque le Gris,  a sua volta, non nega  lo stupro ma lo considera un atto di passione nei confronti di Marguerite e quindi pienamente legittimo anche perché , vincendo le sue resistenze, la liberava dalla soggezione verso un marito non degno di lei  e la rendeva libera di vivere una passione malcelata nei suoi confronti .Le Gris violentando Marguerite la rendeva libera!

In ogni caso, Marguerite è puro oggetto delle decisioni di vita dei due uomini.

Poi, c'è la terza  versione dei fatti : quella di Marguerite. Anche in questa lo stupro non è mai negato, ma, finalmente, si rivendica il diritto della donna di poter scegliere il proprio comportamento senza esserne costretta. La suocera l'aveva avvertita di restare in silenzio  per evitare gravi conseguenze, ma Marguerite non intende tacere e , antesignana rispetto ai tempi, pretende rispetto rischiando anche di essere bruciata, con l'accusa di falsa testimonianza, nel caso in cui l'esito del " Duello di DIo" le sia sfavorevole.

Un film che sembra raccontarci una storia d’azione , di battaglia e di duello ma che invece , alla fine , ci fa riflettere sui costumi e le relazioni presenti in quell’epoca storica, strizzando anche l’occhio ai nostri tempi.  

Ridley Scott riesce a raccontarci, come sempre nei suoi film , gli avvenimenti ed i sentimenti dei protagonisti alternandoli con scene di battaglia e di duello di bella intensità e spettacolo, regalandoci un prodotto  complessivo di buon livello, grazie anche all’ottima interpretazione di  tutti i protagonisti, capaci di calarsi con convinzione e credibilità nei propri ruoli.   

Il film è stato presentato  fuori  concorso al 78° festival del cinema di Venezia ed è finalmente visibile da ottobre 2021  nelle sale cinematografiche italiane.

 

domenica 19 settembre 2021

QUI RIDO IO

 


Eduardo Scarpetta è stato uno dei più grandi autori, attori e capocomici napoletani della fine dell’Ottocento  ed i i primi del Novecento .

Il personaggio da lui creato: “ Felice Sciosciammocca”, divenne così popolare ed acclamato ,nelle rappresentazioni teatrali, da diventare una vera icona che  soppiantò nei gusti della gente  addirittura il successo della maschera di Pulcinella.

Si passava dalla commedia dell’arte a una forma di teatro più moderna che ammiccava con simpatia alle nuove classi popolari della piccola e media borghesia che erano l’anima della nuova società.  Il 15 maggio 1889 ottenne un memorabile successo con 'Na Santarella” al Teatro Sannazaro di via Chiaia. La commedia ebbe tali incassi da permettergli di farsi costruire con il ricavato una villa sulla collina del Vomero  chiamata con lo stesso nome: ” Villa La Santarella”, sulla cui facciata principale  campeggiava  la scritta” Qui rido io” che il regista Mario Martone  ha utilizzato come titolo del suo film  dedicato al grande Scarpetta.

Martone riesce a condurci all’interno di una storia che viene rappresentata come un susseguirsi di scene teatrali con una cura ricercata per i costumi curati da Ursula Patzak e la perfetta ricostruzione degli ambienti d’epoca con la scenografia di  Giancarlo Muselli e  Carlo Rescigno.

 Molto bella è anche la scelta di utilizzare come colonna sonora un susseguirsi delle più belle canzoni napoletane  in armonia con i sentimenti espressi dai personaggi nelle varie scene.

Scarpetta era un grande autore , un grande attore e il grande capocomico di una vasta compagnia all’interno della quale aveva inserito gran parte della sua famiglia e soprattutto gli innumerevoli figli legittimi e illegittimi nati dalle sue diverse relazioni con le donne della famiglia De Filippo :la moglie ufficiale Rosa , la sua sorellastra Anna  e la più giovane nipote Luisa, da cui ebbe quelli che sarebbero diventati tra i più  grandi attori ed autori del novecento napoletano: Titina , Eduardo e Peppino De Filippo.

Martone ci racconta, grazie alla splendida recitazione di Toni Servillo,  la grande immediatezza comica  di Scarpetta, capace di catturare l’animo popolare con  la sua forza istrionica e  la sua capacità di essere un capofamiglia atipico, ma riverito e dominante, attorno a cui ruotavano tutti gli altri componenti.

La vita dell’artista subisce però una grande battuta d’arresto  quando decide di scrivere e rappresentare una sua parodia dell’opera “ La figlia di Iorio “ di Gabriele D’Annunzio. Questa operazione teatrale segna una fase difficile nella vita personale ed artistica di Scarpetta che viene citato in tribunale, accusato di plagio  per la sua commedia “ il figlio di Iorio” dopo che la sua  rappresentazione era stata interrotta dalle grida e schiamazzi di alcuni suoi oppositori.

Martone ci mostra questa difficile fase vissuta da Scarpetta che lo porterà, pur dopo la vittoria in tribunale, a decidere progressivamente l’uscita di scena  a favore del figlio Vincenzo da lui destinato a prendere  il suo posto  nell’interpretazione del personaggio   di Sciosciammocca.

Una nota interessante del film  è  data anche dall’attenzione per i momenti  della crescita artistica del giovane Eduardo De Filippo, forse il più portato dei figli a seguire la vena artistica del padre come autore. Martone ci ha regalato un film bello formalmente ed intenso nella rappresentazione dei sentimenti e della vita del capostipite di una famiglia che ha segnato la storia del teatro napoletano.


sabato 31 luglio 2021

COMEDIANS

 



Con il suo nuovo film “ Comedians”, Gabriele Salvatores torna, invece, al passato ,riproponendo il testo dell’omonimo dramma di Trevor Griffiths , già portato in scena a teatro nel 1985  con protagonisti dei giovani attori ancora poco conosciuti che sarebbero poi diventati delle vere e proprie celebrità  come Paolo Rossi, Claudio Bisio  e Silvio Orlando .

Il film è, tra l’altro, un parziale remake anche  del primo lungometraggio dello stesso  regista : “ Kamikazen -Ultima notte a Milano”, che aveva come soggetto ancora una volta il dramma di Griffiths.

Il periodo di pandemia, che stiamo affrontando, ha in qualche modo favorito la riflessione su noi stessi , sul nostro lavoro , sulle cose che riteniamo importanti e non c’è da stupirsi se Salvatores desideri ritornare di nuovo, utilizzando il testo del dramma di Griffiths, a porre alcune domande che sono centrali nel lavoro di un artista .

La commedia , la rappresentazione è un modo   per consentire allo spettatore di prendere una pausa dai problemi della sua vita, distraendolo e facendolo sorridere, o è invece importante, partendo proprio con sincerità da quei problemi, cercare di osservarli e discuterli trovando un modo per comprenderli e superarli verso una nuova prospettiva di vita più soddisfacente ?

Ed ancora: quanto l’artista deve restare rigidamente fedele ai suoi principi e quanto può essere duttile e disponibile per ottenere un maggiore successo di pubblico e quindi anche economico?

Attorno a questi temi si era rotta tanti anni fa la collaborazione artistica fa i due “comedians” più anziani rappresentati da Eddie Barni ( Natalino Balasso ) che oggi  tiene un corso di stand-up comedy a sei aspiranti attori ed il grande comico televisivo Bernardo Celli (Christian De Sica). A distanza di anni  le loro posizioni ed i temi proposti hanno ancora modo di confrontarsi nei confronti dello spettacolo che i sei aspiranti attori comici porranno in scena in un club famoso a conclusione del loro percorso formativo. Quella sera , tuttavia, a giudicarli sarà proprio Bernardo Celli che ,inoltre ,offrirà al vincente un ingaggio nel suo celebre programma televisivo.

I sei aspiranti comici sono persone animate da un  lato  da una grande passione  artistica e dall’altro letteralmente stufi del loro attuale lavoro.

I temi e le differenze di visione del dramma di Griffiths, per quelle persone, sono alternative da considerare e vivere  drammaticamente in una serata in cui è in gioco il futuro della loro vita, che ognuno affronterà con le proprie caratteristiche caratteriali, le proprie convinzioni  il proprio coraggio e la propria debolezza .

Fra di essi vi sono i fratelli Marri ( Ale e Franz), Samuele Verona ( Marco Bonadei), Giò Di Meo( Walter Leonardi), il giovane Giulio Zappa ( Giulio Pranno)  e Michele Cacace ( Vincenzo Zampa), tutti molto bravi.

Un film che Salvatores ha mantenuto all’interno di un’ambientazione del tutto teatrale, circondato all’esterno da una pioggia scrosciante e torrenziale, quasi a raccontarci la difficoltà e la malinconia dell’esistere in cui i protagonisti sono immersi.

Ottima la qualità del suono e delle immagini.


LUCA (2021)

 



E’ bello gustare la visione di un film animato della Disney ambientato nella nostra Italia ed in una delle più belle zone che si affacciano sul mare Nostrum : quelle cinque terre della Liguria che , per l’occasione, sono diventate sei con l’acquisizione della nuova località immaginaria  di Portorosso.

E’ lungo i vicoli e le strade di questo piccolo centro marino che potremo osservare le scorribande di Luca e dei suoi giovani amici Alberto e Giulia a bordo di una  mitica Vespa degli anni cinquanta/sessanta  mentre inevitabilmente il nostro cuore rivede le immagini del film “ Vacanze romane”  e di un’analoga Vespa con a bordo Gregory Peck e Audrey Hepburn.

I paesaggi, le persone,  i brani della bella musica lirica italiana e  le canzoni degli anni sessanta  cantate da  Morandi, Mina, Bennato, la Pavone, il Quartetto Cetra completano poi , se ce n’era ancora bisogno, la bellezza ed il ricordo di quell’ambiente e di quegli anni, riportandoci idealmente alla nostra preadolescenza.

Enrico Casarosa, al suo esordio alla regia di un lungometraggio, prodotto dai Pixar Animation Studio, in co-produzione con  Walt Disney Pictures, e distribuito dai  Walt Disney Studios Motion  Pictures con il cartone animato “ Luca”, dal nome del ragazzo protagonista, ci regala uno spaccato dell’Italia di quegli anni e una bella storia di amicizia come quelle che molti di noi abbiamo avuto la fortuna di vivere proprio  negli anni della preadolescenza, quando insieme s’imparava a crescere raccontandosi nei minimi dettagli  tutte le esperienze , i sogni  e le difficoltà.

Quell’amicizia , prima fra Luca e Alberto e dopo insieme a Giulia, che permetterà ai ragazzini di provare  insieme  a scoprire la vita e a tentare di superarne i limiti, inseguendo i propri sogni.

Il secondo grande tema affrontato all’interno della storia è quello della diversità .

Luca e Alberto non sono degli esseri umani comuni ma dei “cangianti”. Vivono  dentro l’acqua del mare  in una loro comunità con sembianze che i terreni definiscono di “ mostri marini” e di cui hanno paura.

I “ cangianti” , invece,  nel momento in cui provano ad uscire  dal proprio mondo marino ed arrivano sulle  rive asciutte  hanno la proprietà di modificare il proprio aspetto in quello comune terreno.

E’ una grande metafora che, come in tutte le favole ,affronta un tema difficile e cattivo che ci fa paura, come  in questo caso la diversità, per insegnarci a cercare una soluzione possibile  e  comprendere che, in sostanza, tutti gli esseri viventi,  al di là della propria provenienza o aspetto, hanno una natura simile e possono  convivere rispettandosi ed amandosi.

Ancora una volta le produzioni Disney ci regalano film che fanno bene al nostro cuore e alla nostra mente e fa particolarmente piacere che il regista e la storia siano italiani.

Fra i doppiatori italiani troviamo diversi nomi dello spettacolo, che non  hanno  voluto mancare a questo appuntamento , come  Luca Argentero, Saverio Raimondo, Orietta Berti, Marina Massironi, Luciana Littizzetto e Fabio Fazio.

Il film è distribuito in tutto il mondo solo sulla piattaforma di streaming  Disney+. 

 

 


martedì 15 giugno 2021

LEI MI PARLA ANCORA- Un tenero film di Pupi Avati

 


Cesare Pavese scriveva : “L’uomo mortale ha solo una cosa d’immortale  : il ricordo che porta e il ricordo che lascia” . Questa frase permette  a Nino , il protagonista,   di chiudere in pace la propria esistenza e di riferirla al narratore che insieme a lui  aveva scritto la storia del suo amore per “ Rina” , sua moglie. Un matrimonio che era durato sessantacinque anni  e che prima di iniziare era stato suggellato da una lettera che Rina aveva scritto e consegnato al suo futuro marito in cui affermava che se il loro legame sarebbe stato forte così come il loro amore avrebbero avuto il dono dell’immortalità.

Quella lettera non era mai stato più ritrovata perché il protagonista l’ aveva messa nella tasca interna della giacca dell’abito con cui era stato vestito nel giorno del suo funerale.

La storia dell’amore fra Rina e Nino è una cosa forse d’altri tempi al punto da  far dire  allo scrittore che collabora con Nino per ricucire i suoi ricordi e narrare la storia di questo amore che ha una grossa difficoltà a scrivere perché mai si è trovato davanti ad una persona così diversa da lui. Come tanti , oggi , lo scrittore Amicangelo ( un convincente Fabrizio Gifuni) ha una vita sentimentale difficile , con un matrimonio interrotto che rende difficile il rapporto con la figlia  ed una nuova storia d’amore  che non sa quanto durerà . Vive una realtà ed un mondo profondamente diverso da quello di  Nino; ma, forse il rapporto con una esperienza così diversa lo spingeranno a cercare  qualcosa dentro di se e tentare un rapporto diverso con le persone che ama : a cominciare dalla figlia.

Pupi Avati, ancora una volta con i suoi film, ci porta nella vita della provincia della Bassa Padana  , con i suoi momenti di semplice socialità ed un’importanza  non irrilevante dell’ambiente naturale che fa parte della vita delle persone.

In questo film la storia  nasce dalla rappresentazione del romanzo  “Lei mi parla ancora - Memorie edite e inedite di un farmacista” scritto nel  2016 a 95 anni da  Giuseppe Sgarbi, padre del noto Vittorio Sgarbi e della sorella Elisabetta.

 Giuseppe “ Nino “ Sgarbi da giovane è interpretato da Lino Musella mentre la moglie Rina  da Isabella Ragonese , entrambi convincenti nella rappresentazione dei due personaggi. I ruoli della coppia ormai anziana sono poi ricoperti  da una magnifica Stefania Sandrelli e da Renato Pozzetto che continuano a farci vivere questo splendido legame,  presente all’interno della coppia, che la stessa morte non può separare. Chiuso nella sua stanza , quando pensa che nessuno lo senta , Nino infatti continua  parlare  con Rina senza la quale non riesce nemmeno ad immaginare la sua vita.

E’ la forza del ricordo che ci rende immortali. E’ questa la grande lezione che riceviamo dal film ma anche dalla stessa storia dell’umanità .

 Le persone a noi più care  continuano a vivere nel nostro ricordo e ,se ci pensiamo bene, noi stessi, la  nostra formazione culturale sono  realizzate grazie al ricordo di chi ci ha preceduto e ci ha lasciato le sue riflessioni e le sue emozioni  che risultano immortali per sempre.  La stessa perdita dei nostri punti di riferimento  diventa sopportabile solo grazie al ricordo delle cose che hanno fatto  o hanno detto .

Pupi Avati ha realizzato la sceneggiatura di “ Lei mi parla ancora” con il figlio Antonio ed insieme hanno ricevuto la candidatura al David di Donatello perla migliore sceneggiatura  adattata. Un’ulteriore candidatura al David di Donatello come  miglior attore  protagonista è andata a Renato Pozzetto. Tutti bravi gli attori che hanno collaborato alla realizzazione del film fra cui desidero sottolineare la prova di Isabella Ragonese , Lino Musella , Stefania Sandrelli , Renato Pozzetto , Fabrizio Gifuni, Chiara Caselli  e Alessandro Haber

 

 


venerdì 28 maggio 2021

"I PREDATORI" (2020) – la decadenza della nostra società


 



Al suo  esordio nella regia,  Pietro Castellitto ci regala, con il film “I Predatori”(2020) , un’accorata riflessione sulla crisi latente in cui versa la nostra società. Lo fa ,in qualche modo, ispirandosi alla capacità di denuncia della commedia italiana; ma unendo al grottesco ed all’umorismo  una maggiore drammatizzazione, utile a mantenere viva la tensione  e la riflessione nello spettatore.

Con molta trasparenza intellettuale, Castellitto  non nasconde la profonda influenza  esercitata dal filosofo Nietzsche nei confronti della sua concezione della realtà e del comportamento umano al punto di citarlo espressamente nel film come uno dei principali interessi culturali del  giovane Federico ( interpretato dallo stesso Castellitto) e di assumerne quasi le sembianze  nelle scene finali, mostrandosi con dei grandi baffi spioventi sul viso che ricordano quelli del filosofo.   

La ricerca di Castellitto è legata principalmente alla volontà di denuncia di una società in cui l’individuo è letteralmente schiavo  di una cultura soffocante e condizionante sia quando  è espressione di una classe intellettuale dominante, “ radical chic” simboleggiata dalla famiglia Pavone sia quando  descrive la vita della famiglia Vismara, marginale, coatta e fascista.

 I componenti delle due famiglie, non riuscendo ad esprimere se stessi liberamente ed in maniera autentica, sono  condannati a diventare dei predatori  che pur di realizzare  ed ottenere almeno la propria soddisfazione materiale sono pronti  a “predare “ gli altri utilizzando tutti gli strumenti possibili a loro disposizione. Questi sono sicuramente più brutali  quando parliamo della famiglia  Vismara, che ha disposizione  principalmente la bassa violenza fisica, ma  risultano forse più efficaci  quelli utilizzati dalla famiglia Pavone  che preferisce il condizionamento culturale , il tradimento , la falsità ecc.ecc. 

In qualche modo, la rappresentazione scelta per parlarci della nostra società mi ricorda molto il geniale film “ I mostri” (1963) di Dino Risi, che denunciava la crisi sociale dei primi anni sessanta .Oggi come allora gli artisti più sensibili ci parlano dell’insostenibilità e decadenza della nostra società, lasciandoci dentro un profondo senso di disagio e l’esigenza di dover affrontare questi problemi.

Castellitto nella sua denuncia è ancora più critico nei confronti della società medio alto borghese, di cui non tollera l’intrinseca falsità di un messaggio culturale apparentemente più valido e accogliente , e non esita a metterla in discussione  ad esempio con la scena magistrale in cui durante una cena  una ragazza canta un brano da lei composto di totale condanna della famiglia.

In una conferenza stampa a Venezia  Castellitto ha detto con chiarezza che:  “Nella nostra epoca c’è una classe che per essere predatrice necessita delle armi, e un’altra che ne ha di più raffinate: per questo, il mio è un film anti borghese e non anti fascista”.

E paradossale pensare , in fondo , che la denuncia di questo giovane si rivolge in particolare proprio nei confronti di quei "Baby Boomers"  che nella loro maggioranza si erano rivoltati contro i comportamenti  dei “ Mostri “  (  del film di Risi) e le contraddizioni sociali della società degli anni sessanta rivendicando per tutti i cittadini e le persone il diritto alla libertà , alla felicità , all’eguaglianza . Qualcosa deve esser andato “ storto” se a distanza di anni nel film essi sono oggetto di una battuta rivolta da Federico  nei confronti dei genitori che dice: “siete la prima generazione che era stronza da ragazzi”.

Questo film come  anche tanti altri presenti nel panorama italiano ed internazionale ci segnala una decisa crisi di credibilità dei modelli culturali in essere ed il profondo malessere vissuto in particolare dalla nuove generazioni .

Per tutti questi motivi, pur con i possibili limiti presenti , il film risulta interessante e da vedere.

 Ottimo il cast degli attori  che hanno contribuito alla  sua realizzazione, da  Massimo Popolizio ( Pierpaolo Pavone)  a Giorgio Montanini( Claudio Vismara) . Insieme a loro il regista sceneggiatore e attore  del film Pietro Castellitto( Federico Pavone), Manuela Mandracchia ( Ludovica Pensa) Dario Cassini( Bruno Parise), Anita Caprioli( Gaia) Marzia Ubaldi( Ines) Nando Paone( Nicola Fiorillo) Antonio Gerardi ( Flavio Vismara) e Vinicio Marchioni ( Venditore di orologi  ed infine il sedicente principe).

I predatori ( 2020) diretto, sceneggiato e interpretato da Pietro Castellitto è stato presentato  in concorso alla 77° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia  dove ha ottenuto il  Premio nella sezione Orizzonti per la miglior sceneggiatura. Ha inoltre vinto il  David di Donatello 2021 per il miglior regista esordiente.