giovedì 18 ottobre 2018

QUASI NEMICI - L'IMPORTANTE È AVERE RAGIONE (2017) Titolo orginale: Le brio



Non sempre,  essere portatori di idee o esigenze giuste  permette di avere ragione   in un confronto o addirittura di essere capaci di portare avanti  le proprie aspirazioni.
Il film, provocatoriamente ma con molta attenzione, ci fa riflettere su quello che è verificabile nell’esperienza di vita di ognuno di noi . Non basta essere nel giusto ; è altrettanto importante sapere portare avanti  le proprie idee e le proprie giuste esigenze in modo  da risultare vincenti ed accettati dagli altri .
Questo è doppiamente vero se si considera la consolidata abilità ad operare in tal senso da parte della classe dirigente rispetto ai ceti poveri e/o marginali. Risulta, a tal fine, particolarmente interessante la scelta del  film  di applicare questo principio proprio alla figura di una giovane studentessa di giurisprudenza  non solo di un ceto sociale modesto, ma anche appartenente ad una minoranza etnica. Proprio  “Lei “ capirà, a sue spese, come sia importante imparare  e seguire un percorso di formazione ( in questo caso di Retorica)  per fare in modo che  alla ragione di partenza si accoppi il risultato vincente  nel confronto con gli altri, facendo in modo che le sue posizioni risultino vincenti.
E’ questa una lezione importante soprattutto per i più giovani e per chi parte da condizioni disagiate. Devono imparare al più presto a saper portare avanti le proprie esigenze in maniera vincente.
Solo in tal modo potranno trasformare veramente la loro condizione ed ottenere i risultati che desiderano, rifuggendo da un possibile atteggiamento vittimista o, alternativamente,  eccessivamente estremista che li porterebbe verso pericolose posizioni devianti
 Al loro primo incontro, la studentessa  ed il professore di Retorica entreranno immediatamente in conflitto. Lui utilizzerà, per avere ragione nel loro confronto , la tecnica più spregiudicata e meno rispettosa dell’altro presente  all’interno delle sue regole dialettiche : l’insulto.
Quando non si hanno argomenti,  le spiegherà in seguito , l’insulto funziona sempre  e mette l’altro in condizioni di debolezza. A niente servirà l’indignazione o la rabbia se anzi, con il probabile  abbandono e rifiuto  dello scontro,  regaleranno la vittoria all’avversario. Sarà pertanto divertente vedere come nella scena finale del film i due protagonisti , ormai capaci  entrambi di gestire con successo le tecniche della retorica e della dialettica , si divertiranno ad insultarsi a vicenda rinsaldando nel mentre un possibile rapporto di stima e amicizia.
 Daniel Auteuil e Camelia Jordana,  sotto la regia di Yvan Attal , ci conducono piacevolmente per mano, durante tutto il film, facendoci gradualmente appassionare al percorso di formazione della giovane studentessa sulla base delle leggi della retorica   ed allo sviluppo del loro  confronto umano e dialettico.
Contemporaneamente, il percorso della giovane donna verso la professione di avvocato  e  l’affermazione sociale, grazie alle tecniche imparate, rappresenteranno anche una possibile strada di emancipazione  proposta al suo gruppo sociale ed etnico di riferimento, ben  rappresentato nella descrizione delle relazioni e del quartiere da cui proviene la ragazza.
 Abbiamo già apprezzato  la Jordana nel film “ Due sotto il burqa” ed adesso  la ritroviamo  nel ruolo di una studentessa di giurisprudenza dell’Università di Parigi 2 , Neila Salah.
Per questa interpretazione  ha vinto il premio César  come migliore promessa femminile del Cinema Francese. Convincente e bravo come sempre Daniel Auteuil nel ruolo del burbero professore di Retorica .
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mercoledì 17 ottobre 2018

A STAR IS BORN




Bradley Cooper, al suo esordio nella regia,  ci regala  “A star is born”, liberamente ispirato  al remake  del film “ E’ nata una stella “ del 1937; ma, soprattutto, a quello del 1954 diretto da  George Cukor ed interpretato da una grande Judy Garland.
Cooper ha collaborato, inoltre, alla sceneggiatura  ed ha partecipato alla produzione del film, oltre ad esserne il protagonista insieme ad una magnifica Lady Gaga  con cui , fra l’altro, è autore di tutte le canzoni del film.
La musica è la vera protagonista del film, attorno e dentro cui si sviluppa la storia.
Traspare, nella visione del film, una intensa passione per la musica che Cooper e Lady Gaga non mancano di trasmettere allo spettatore, grazie alla loro vissuta ed intensa  interpretazione delle  figure dei due artisti del mondo della musica rock.
Di Bradley Cooper  abbiamo potuto apprezzare da tempo la sua capacità recitativa, che lo colloca all’interno dei vertici mondiali; ma, grazie a questo film, dobbiamo apprezzare  anche la sua ottima regia e  sceneggiatura e ,soprattutto, il livello estremamente raffinato delle  canzoni e relativi  testi che ha saputo creare insieme a Lady Gaga.
 Quest’ultima ,poi , è una vera rivelazione!
 Interpreta il ruolo della protagonista con una sensibilità, priva di sbavature, e con una intensità emotiva da attrice consumata. Conoscevamo già le sue doti canore e di autrice; ma , le stesse  vengono confermate e ingigantite dalla sua bella interpretazione  del personaggio di “Ally”.
L’amore e la stima di Jack , già affermata rockstar, permetteranno ad Ally  di sbocciare come donna, come cantante ed autrice, fino a diventare un’ affermata star. Tutto questo, mentre contemporaneamente  assisteremo al declino di Jack, tormentato da un difficile passato familiare e dalla dipendenza da droghe ed alcool. Proprio l’amore, che permette il riscatto e l’esplodere di Ally, non riuscirà invece a salvare Jack che, forse proprio per amore, preferirà sacrificarsi per consentire ad Ally di continuare a vivere intensamente la sua vita di artista.
In quest’opera l’amore non riesce a svolgere in  pieno la sua azione salvifica e ci ricorda , come spesso accade nella vita, che il dolore  antico , presente e nuovo  sono spesso ineliminabili e forse insopportabili. Ci rimane il messaggio artistico che, comunque, consegna i due protagonisti all’eternità ,grazie alla nostra   fruizione della bellezza che hanno creato con le canzoni che hanno composto, frutto del loro amore reciproco e per la vita.

IL TEMPO DEI RICORDI




Ad un tratto il sole era apparso timido fra le nubi grigie del cielo.
Io ero lì, appoggiato contro un palo, mentre intorno cadeva la pioggia.
Era come se tutte quelle gocce inzuppassero la mia anima di profondità, di sofferenza, di amarezza, di maturità.
Aspettavo l’autobus per ritornare a casa; ma, oggi, non ne avevo voglia. Oggi, avrei voluto far qualcosa di diverso. Non avrei voluto interrompere quel momento della mia vita per andare a casa!
Avrei voluto passeggiare sotto la pioggia; magari, insieme a Rosalba, che avevo visto poco prima all’altra fermata dell’autobus. L’avrei presa per mano e le avrei parlato a lungo. Le avrei raccontato qualcosa di me. Forse, le avrei parlato di Ketty oppure  le avrei raccontato  della festa  in cui avevo deciso di non andare.
Poi, avrei ascoltato quello che mi avrebbe detto , mentre la pioggia avrebbe  aumentato la mia percezione di tutto questo, scavando in  profondità  all’interno del mio animo.
Accesi una sigaretta e ,nel vederla ardere e consumare al fuoco, ripensai , come tante altre  volte, al tempo  che consumava allo stesso modo ,inesorabilmente, le nostre passioni,  tutte le cose più belle e più spiacevoli e ,intanto, smussava, nei ricordi,  gli spigoli degli avvenimenti che, altrimenti, avrebbero  rinnovato la nostra sofferenza.
Era tornato, dopo l’estate, quel  vago ed imprecisato  periodo dell’anno che poteva essere definito il tempo dei ricordi.
Il cielo, le cose, le persone, i fatti assumevano una capacità evocativa nei confronti del passato e nello stesso tempo, fondendosi fra di loro, perdevano i contorni e creavano le basi di quello strano  miracolo.
Potevo essere a Parigi o  a Vienna  o in uno dei posti più importanti della mia vita.
Si! Ricordo…… era un giorno come questo. Accompagnavo Chiara a casa. Aveva gli occhi grigi come il cielo su di noi. Mi ricordo delle poche parole scambiate mentre le prendevo le mani e la guardavo negli occhi . Poi, improvvisamente, tornavo al Convegno e alle parole di Don Ciccio, oppure mi tornava in mente il cielo dei film di Bergman. Quel cielo maestoso e terribile che governava sulle vicende umane.
Vidi l’autobus scendere  giù in lontananza e lo raggiunsi.
Avevo la sigaretta accesa e il bigliettaio m’invitò a spegnerla. Poi, mi sedetti mentre l’autobus si lanciava  con me in una folle corsa a ritroso, aggirando le curve della strada in cui rivedevo  i miei pensieri su Ketty e ritornavo a capire, come già ieri, la solitudine profonda e la dignitosa resistenza del mio essere.
Ora  , con più maturità, riuscivo a riflettere  con maggiore distacco e scoprire la profonda insicurezza dell’essere umano.
Ecco….ora, sotto il mio sguardo, era passata una coppia sorridente, felice di stare insieme.
Ed ecco che ritornavano  a passare davanti ai miei occhi  tutte le mie speranze e le sofferenze , le gioie e le delusioni mentre pensavo  a Romana, a Don Ciccio,  a Rosalba, a Ketty, ad Angelo e vedevo su tutti e dentro di noi il bisogno ed il senso dell’eterno. Tanta voglia di  amore e di  felicità!

domenica 14 ottobre 2018

UN MONDO NUOVO - Parte finale




 L’indomani Antonio aveva deciso di partire per Roma, mentre gli altri compagni del gruppo si sarebbero fermati ancora qualche giorno. In ogni caso molti amici di Eugenio vennero a trovarlo nel pomeriggio per salutarlo e come al solito si approfittò dell’occasione per discutere insieme.
-Come avete passato questi giorni a Firenze?  E’ stato interessante? -iniziò Eugenio rivolgendosi ad Antonio ed ai ragazzi del suo gruppo anche loro presenti quel pomeriggio.
-Sicuramente è stato bello vedere Firenze e stare con voi-rispose Pippo- Potersi  confrontare con chi sta cercando di riflettere,  come noi, sugli stessi problemi , personalmente mi ha molto stimolato, Dovremmo mantenere questi contatti e avviare delle iniziative che consentano di diffondere ulteriormente le nostre posizioni.
- Quali posizioni?- chiese  Marisa
- Il nostro modo di gestire le relazioni fra le persone, una riflessione su che tipo di lavoro  è accettabile per inserirsi  autonomamente nella società .Come considerare il concetto di autonomia personale, di proprietà e altro ancora.
- Pippo , forse non possiamo fare tutto questo- rispose Antonio-. In questi giorni ho capito che non ci serve stabilire delle regole da seguire  o da indicare agli altri  ma di recuperare il senso per cui fare le cose . Il valore profondo che diamo ai nostri sentimenti , alle cose in cui crediamo. Dopo,  forse la strada da percorrere è individuale e libera. Solo così, anche sbagliando, si può comprendere la propria vita. Mi sto convincendo che anche dal punto di vista sociale  è importante lasciare  una libera iniziativa alla persona . In questo modo, si può andare oltre quello che è comunemente accettato e realizzare  quella che chiamiamo innovazione.
-Antonio questo è molto pericoloso- disse Eugenio- stai di fatto giustificando  che ognuno faccia a modo proprio anche a discapito degli altri.
-Io non ho detto questo-aggiunse Antonio -Qualunque società ha il diritto/dovere di fare le sue scelte e limitare quei comportamenti che ritiene dannosi per il benessere sociale complessivo . Allo steso tempo, tuttavia, non  può esser tutto subordinato ad una organizzazione della vita centralizzata . Sarebbe il peggior totalitarismo . proprio quello che abbiamo sempre combattuto. Che sia una religione , un’ideologia o una setta  andiamo sempre a finire per ottenere dei risultati disastrosi. No , in questo periodo ho ritrovato , grazie a voi , una nuova serenità-Ho potuto guardare alle  cose che mi piacevano con un animo libero e desidero mantenerlo . Mi sento pronto per  scoprire il mondo che mi circonda . Voglio partire alla scoperta della vita e di quello che mi riserva come in un viaggio.
- da solo? – chiese Giorgio
-No… perché ? -rispose Antonio – non voglio essere senza amici . Quello che voglio dirti è che non ho più paura di vivere da solo la mia identità ,  il mio essere. Amo la mia solitudine  di un essere umano. Se ho degli amici , un amore non sarà per paura della solitudine , per la paura di vivere , ma per il desiderio di stare con i miei amici  di vivere il mio amore. E’ una cosa diversa
- E i nostri progetti? Chiese ancora Pippo
- Continueranno-rispose Antonio- Probabilmente  con una mia collaborazione saltuaria perché  starò molto più tempo a Roma dove sta pensando di trasferirsi definitivamente mia madre.
D’altra parte non c’era niente di concreto. Più che di progetti dovremmo parlare della nostra amicizia e quella per me ci sarà sempre
-Si rientra nella giungla? – chiese Eugenio-
- Dai,…  non è poi così tremendo e non è  una realtà univoca .Il “Sistema” come spesso sento  argomentare.  No, a me sembra che dobbiamo renderci conto che la realtà che abbiamo davanti è e sarà sempre complessa , piena di contraddizioni di male e di bene intrecciati insieme . Di cattiveria e generosità,  di sfruttamento e giustizia . Difficilmente potrà esistere un momento in cui tutto questo possa essere superato. Quello che penso invece è che gli equilibri tra queste forze sono sempre soggetti a mutamento e che questo dipenda dall’impegno di ognuno di noi . Questo ,a mio parere , costituisce la premessa per la qualità della società in cui vivremo e dipende da ciascuno di noi. Volevamo sapere come rientrare nel “ Sistema “ come mantenere le cose in cui crediamo e penso che la risposta sia semplice ed immediata . Impegniamoci in ogni aspetto della vita di cui saremo protagonisti con i valori in cui crediamo.
-Ci penserò sopra – rispose Eugenio assecondato da un mormorio d’intesa da parte degli altri-
Allora domani vai a Roma , se ho ben capito?
-Si- rispose Antonio – passo qualche giorno insieme a mio zio e mia madre.
Si era fatto tardi e  tutti gli amici cominciarono a salutare Antonio ed andare via. Il treno per Roma  partiva  presto  ed Antonio doveva ancora preparare la valigia.
La mattina dopo , il treno correva veloce lasciando alle spalle Firenze e quelle belle giornate vissute insieme ai suoi più cari amici.
Antonio era eccitato ed emozionato e si sentiva simile a  quel treno che  si spingeva avanti, in mezzo alla campagna, verso il futuro . Avrebbe rivisto la madre  e lo zio, sempre affettuoso. Poi, il suo pensiero   si rivolse a Conception  e al suo caldo e sensuale sorriso.
Qualche ora dopo ,ormai a casa dello zio , compose con calma il numero telefonico della ragazza.
-Pronto….Conception sei tu?..................Sono Antonio e sono a Roma!
- Ciao…Antonio – sorrise Conception.

FINE

sabato 13 ottobre 2018

UN MONDO NUOVO -Parte 14







Ma allora non si canta più? – gridarono tutti ad Antonio che teneva ancora la chitarra in mano.
Certo -rispose- questa la conosciamo tutti ed attaccò la strofa della ballata del “ CHE GUEVARA”………………..Aprendimos a quererte……… desde la historica altura…………….
Suonava tamburellando contemporaneamente la chitarra con il dorso della mano   alla maniera spagnola o sudamericana ed il coro si levò forte nel salone della casa di Marisa. La figura del CHE era una di quelle che non si dimenticano ed era stata per tutti  romantica e allo stesso tempo sfidante. Continuarono così ancora per un po'. Poi, arrivarono le prime ore del mattino e uno alla volta si andò via non senza ringraziare Marisa per la sua ospitalità.
Antonio passò la notte a casa di Eugenio con altri quattro compagni del suo gruppo. Si accomodarono come capitava anche su materassi buttati a terra ma dotati tutti di calde coperte.
Si svegliò che era quasi mezzogiorno con una gran fame. Era troppo tardi per fare colazione e così insieme ad un Eugenio in stato di sonnambulismo decisero di passare direttamente a delle bistecche da fare arrosto sulla piastra. Antonio si offrì di prepararle mentre Eugenio si rifugiava in bagno per riprendere conoscenza. La cucina era di quelle antiche ma abbastanza grande per contenere un tavolo. Sulla sedia stava accoccolato il gatto di Eugenio che seguiva con interesse i movimenti di Antonio. Questi prese dal frigorifero due bistecche e le pose su di un piatto. Poi si mise a cercare la piastra e quando si voltò gli apparve una scena che non avrebbe mai dimenticato: la sua bistecca non era più sul piatto ad aspettarlo. Si trovava a penzolare dalla bocca del gatto che scappava via trionfante ed incredulo della sua preda che solo uno stolto poteva lasciare così incustodita. Antonio si affrettò così a prendere subito l’altra bistecca e metterla sul fuoco. Quando Eugenio fu di ritorno trovò una bella bistecca fumante sul suo piatto - Bravo Antonio e la tua? -chiese Eugenio_
-Scusa, sai avevo fame e non ho resistito a mangiarla subito. La frutta invece la mangiamo insieme. Ho visto che hai delle belle noci e poi ci mangiamo anche il panettone, che ne dici? -rispose Antonio.
Ma certo, -confermò Eugenio-
E fu così che il gatto fece un succulento pranzo di Capodanno e Antonio non dimenticò mai più quella lezione.
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venerdì 12 ottobre 2018

UN MONDO NUOVO Parte 13




La villa era fuori città. Aveva un giardino attorno e si entrava in casa salendo una piccola scalinata. C’erano almeno quaranta persone fra i componenti del gruppo di Antonio, quello di Eugenio ed altri amici di Marisa. La villa aveva un salone immenso che sarebbe stato il cuore della festa; ma, anche altre stanze erano disponibili. La casa era completamente a disposizione. Marisa volle subito accompagnare gli ospiti a conoscere una delle meraviglie di quella struttura. Passando attraverso la cantina e scendendo da una piccola scala, si arrivava in un’autentica tomba etrusca. Antonio non aveva mai visto nessun reperto archeologico di quel popolo, che con la sua cultura aveva dominato l’Italia centrale prima dell’affermazione di Roma, e ne rimase affascinato. Tra la meraviglia di tutti, Marisa descrisse brevemente le caratteristiche del monumento ed i dettagli del suo ritrovamento. Era stata una esperienza importante e tutti risalirono nei piani superiori della casa, pensando in cuor proprio di essere stati fruitori di un grande privilegio. Ci si riuniva in piccoli gruppi per discutere e conoscersi meglio mentre, nel frattempo, le ragazze avevano preparato un ampio buffet da cui si attingeva per trovare da mangiare e da bere. Il vino toscano scendeva giù proprio bene. Tutti erano contenti e l’atmosfera era calda. Le risate risuonavano insieme alle note della musica immancabile di sottofondo dietro le cui note ritmate alcuni ballavano. Francesca, una ragazza del gruppo di Antonio, lo invitò a ballare. Era molto tempo che mostrava interesse nei suoi confronti ma, da quel punto di vista, Antonio non si era mostrato disponibile. Approfittò del contatto fisico per baciarlo ma, con un sorriso, Antonio, finito il ballo, si allontanò, cercando di non ferirla. Scoccò la mezzanotte e fra brindisi ed abbracci fu salutato l’anno nuovo; quindi, si sedettero tutti per terra nel grande salone e spuntarono le chitarre. Cominciarono a cantare e suonare per un po’. A questo punto, Antonio prese coraggio e chiese di poter suonare delle canzoni popolari. Gli fu data la chitarra e attaccò un suo cavallo di battaglia: “Sento il fischio del vapore”.
-        Ascoltate tutti! Prima canto solo io la frase musicale e dopo la ripetiamo tutti in coro. Ci state?
-        Siiii! – risposero tutti in coro.
E così Antonio cominciò:
- Sento il fischio del vapore è il mio amore che va vi..iaaaa! – ripetuto subito dopo da tutti     insieme in coro.
- Ed è partito per l’Albania, chissà quando ritornerà………………………………………………………………………………………………………………………………………………………cantò ancora Antonio
La seconda canzone fu “Nina, ti te ricordi “ed Antonio ebbe la sorpresa di essere accompagnato dalla stupenda voce di Conception.
-sai, io sono assistente all’Università della Sapienza a Roma nella cattedra di Economia del sottosviluppo - gli disse la ragazza mentre parlavano dopo essersi scambiati i complimenti per come avevano interpretato quella canzone.
- Io invece mi debbo ancora laureare e spero di farlo al più presto. Dobbiamo avere la stessa età perché io ho perso qualche anno alle elementari prima di essere adottato.
- non so quanti anni hai tu, ma io ne ho ventisei
- vedi che avevo ragione?  Abbiamo la stessa età e siamo entrambi di colore anche se probabilmente di origini diverse. Il tuo nome mi sembra di lingua spagnola. Di dove sei?
- Sono nata in Brasile e poi la mia famiglia è venuta, tanti anni fa in Italia insieme ad un sacerdote che li aveva conosciuti a Rio. Io potevo avere cinque anni ma ricordo tutto. Padre Giovanni ha trovato un lavoro ai miei genitori presso una famiglia agiata che conosceva e ci siamo sistemati bene. Io ho potuto completare gli studi e sono riuscita a rimanere a lavorare all’Università.
- A me piacerebbe, ma capisco che è difficile e sono disposto a fare qualsiasi lavoro: Mio padre adottivo è morto da qualche mese: Mia madre è anziana e in questo periodo è proprio a Roma a casa di suo fratello.
- che bello! Allora possiamo rivederci a Roma-disse Conception- Io parto domani mattina presto e tu?
- No io mi fermo un altro giorno e poi vengo proprio a Roma a salutare mia madre e mio zio.
- Dai, allora scambiamoci  i telefoni.
Così fecero e dopo altri minuti passati piacevolmente insieme  ,,,,,,
-Adesso vado perché è tardi e devo preparare ancora la valigia…. Ciao! - gli disse sorridendo Conception
- Ciao- rispose Antonio
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giovedì 11 ottobre 2018

UN MONDO NUOVO - Parte 12




Da quel giorno nulla fu più lo stesso.
Quello che era successo aveva colpito gli animi profondamente e rafforzato in molti la convinzione della necessità di prendere le distanze da un atteggiamento troppo disponibile nei confronti dell’utilizzo delle sostanze stupefacenti.
In quel momento, fu accolta con un certo sollievo la possibilità di accettare l’invito di Eugenio di passare il Capodanno a Firenze, realizzando in tal modo l’incontro con il suo gruppo. Eugenio aveva parlato con i suoi amici del gruppo di Antonio e tutti erano molto curiosi d’incontrarli. Per la maggior parte erano studenti; ma, qualcuno lavorava. Vi era la possibilità di essere ospitati, in qualche modo, a casa di qualcuno; mentre, per la notte di capodanno, c’era a disposizione la villa fuori città dei genitori di una delle componenti del gruppo. La casa disponeva di un salone molto grande e diverse camere da letto vuote.
Insieme ad Antonio arrivarono a Firenze altri sei amici, fra cui due ragazze. Le ragazze furono ospitate a casa della compagna di Eugenio e di una sua amica; mentre, Antonio e gli alti ragazzi si divisero fra la casa di Eugenio e quella di un suo amico. Questi  divideva l’appartamento con degli studenti fuori sede che, in quel momento, erano rientrati nella propria città.
Erano arrivati a Firenze la mattina del trentuno ,viaggiando in treno di notte, e già, in quelle prime ore del giorno, avevano avuto modo di presentarsi agli amici di Eugenio e discutere a lungo delle proprie esperienze e dei propri interessi.
Nel pomeriggio, si era andati poi in giro per Firenze. Passare sul Ponte Vecchio fu un’esperienza suggestiva. Camminare tra quella fila di piccole botteghe, ai due lati del ponte, intravedendo il fiume. Antonio si guardava intorno e fu impressionato dalla folta presenza di giovani. La percentuale di ragazzi era molto superiore di quella che era abituato a vedere, passeggiando per le strade della sua città. Gli spiegarono che la presenza di studenti fuori sede a Firenze era moto alta e questo spiegava questa alta percentuale di giovani per le strade. Passo dopo passo, si avviarono verso il centro, nella splendida piazza dominata dal campanile di Giotto e dalla basilica di Santa Maria del Fiore. Si diressero poi verso gli Uffizi e Piazza della Signoria dove era possibile ammirare una copia del David di Michelangelo e infine tornarono a casa per prepararsi   per la sera.
Quel pomeriggio, si era unito al gruppo di Antonio,  Eugenio e i suoi amici anche Aristide, un compagno di lotte e collega universitario. Era un ragazzo abbastanza socievole ed un po' timido; ma, allo stesso tempo, molto determinato nelle sue convinzioni. Sentiva con dispiacere il riflusso del movimento che si era ormai realizzato; ma, riteneva che tutto questo fosse accompagnato da una reazione forte e precisa dei ceti dominanti nei confronti della lotta dei movimenti giovanili ed operai.
-        Stanno cercando in tutti i modi di riconquistare gli spazi di autonomia, libertà e di coscienza che ci siamo guadagnati in questi anni. Aiutati anche da un colpevole distacco nei nostri confronti dei partiti revisionisti- diceva Aristide-
-        Pensavamo di poter cambiare le cose sollevando una grande partecipazione popolare, almeno operaia; ma, mi sembra che oggi siamo di fatto isolati e presi fra due alternative impraticabili. Fra le forze politiche tradizionali che hanno abbandonato il progetto socialista ed una radicalizzazione estremista armata, riservata a dei gruppi ristretti che mi sembrano al di fuori dalla realtà. – rispose Antonio-
-        Tenete presente che, comunque,  la vita va avanti. Noi abbiamo bisogno di lavorare e trovare una nostra collocazione nella società. Capire se potremo avere un rapporto con una donna talmente importante  da avere dei figli oppure no e vivere diversamente. Questi sono problemi nuovi che ci riguardano. - aggiunse Eugenio
-        Ma non capite che non c’è spazio per noi se non facciamo i conti con chi ci comanda? Sembra che gli estremisti siano i gruppi armati che si stanno organizzando per resistere. E come la vogliamo chiamare la violenza silenziosa e perbene che strazia la povera gente? Abbiamo visto le cariche della polizia alle manifestazioni studentesche e anche nei confronti degli scioperi operai. Abbiamo visto “compagni “chiusi in galera per resistenza, dopo essere stati picchiati dai poliziotti. Quella non è violenza? Come chiamare i signori delle industrie che tengono bassi i salari operai, aumentano i ritmi di lavoro e guadagnano soldi a palate sulle loro spalle? Vogliamo parlare poi delle condizioni della povera gente nei paesi sottosviluppati? Spogliati e rapinati delle loro materie prime dalle multinazionali?
-        Aristide, le cose che dici le vediamo tutti ma non sono evitabili   o risolvibili con un atto di forza di poche persone. È necessario che la gente prenda coscienza dell’importanza di modificare gli equilibri della società. È un processo lungo di trasformazione che deve coinvolgere le persone, la loro mentalità i valori in cui credono. Solo così si possono spostare veramente i rapporti di forza e perseguire gli obiettivi di equità sociale e di giustizia che desideriamo. Dobbiamo ottenere il consenso delle persone. Proporre nuove esperienze, modelli culturali, obiettivi immediati. – rispose Antonio
-        No Antonio- rispose Aristide- Le strutture di potere non cambiano da sole né si faranno cambiare da una popolazione che controllano e manipolano come vogliono. Bisogna rompere il “gioco” e c’è chi si sta preparando a farlo.
-        Che vuoi dire? - chiese Eugenio-
-        Non lo so – rispose in maniera elusiva Aristide- lasciamo stare questi discorsi. Piuttosto, a che ora ci vediamo stasera per festeggiare il nuovo anno?
-        Ci vediamo tutti nella villa in campagna di Marisa verso le undici di sera. Ognuno porta qualcosa da mangiare e da bere e così ci divertiamo e stiamo insieme. Saremo una trentina di persone e per una buona parte c’è la possibilità di restare a dormire. - disse Eugenio
A quel punto si salutarono e ognuno si diresse a casa per prepararsi.
Durante la strada per il ritorno, Antonio ed Eugenio procedevano silenziosi, chiusi nei loro pensieri. Le frasi dette da Aristide erano state pesanti. Antonio non avrebbe mai pensato che una persona così mite e gentile potesse giustificare delle posizioni così estreme. Gli faceva male tutto questo e si sentiva in dovere di riflettere su quello che poteva significare per la vita di molte persone. Ripensò anche alla recente scomparsa di Massimo che, per certi versi, gli sembrava simile a quello che poteva comportare una scelta estrema di lotta armata.
La realtà era che per molti giovani di quella generazione era estremamente difficile trovare una strada praticabile e degna d’inserimento in una società di cui non  condividevano le forme e le espressioni. Troppe cose erano state dissacrate e viste nella loro incoerenza ed ipocrisia rispetto a quanto veniva ufficialmente dichiarato, per poterci ancora credere. D’altra parte, ognuno di quei ragazzi desiderava in ogni modo di poter vivere con entusiasmo la propria vita. Ognuno sperava di poter trovare  una strada praticabile per il  cambiamento ed il progresso di una società di cui aveva visto e provato le contraddizioni. La stessa attività politica dei cosiddetti gruppuscoli “extraparlamentari” sembrava ad Antonio priva di reali prospettive sia teoriche che pratiche. Sarebbe stata auspicabile una grande capacità di trasformazione dei partiti popolari ed un ricambio della classe dirigente con l’inserimento di quella che si era formata nel corso delle lotte studentesche ed operaie. Sarebbe avvenuto? Era troppo presto per saperlo. Nel frattempo, la situazione era quanto mai complicata. In fondo, anche il progetto del gruppo di Antonio aveva a che fare con queste problematiche. In qualche modo si cercava di capire come relazionarsi in un modo diverso con la necessità di inserirsi nel mondo sociale adulto  senza rinunciare ai propri valori ed alle cose che si erano comprese.
Qual era lo spazio per il cambiamento? In che direzione doveva andare?
Capodanno era alle porte e tutti i ragazzi erano arrivati alla villa di Marisa

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mercoledì 10 ottobre 2018

UN MONDO NUOVO - Parte 11




Nei giorni seguenti Antonio ebbe modo di parlare con Giorgio di quella sera e così scambiarono le loro opinioni sul “ fumo” . Giorgio  gli raccontò che la sua esperienza era stata molto gradevole e che sicuramente l’avrebbe ripetuta . Anche Paolo e molti altri erano d’accordo su questo punto . Paolo poi era una persona intelligente e molto curiosa . Diventato più intimo di Fabrizio , questi gli aveva fatto provare l’acido e Giorgio era un po' preoccupato  per Paolo che, spinto dalla curiosità, era pronto a superare ogni limite  e provare qualunque cosa.  Antonio venne poi a sapere che il “ fumo” era la parte minima del problema. Vi erano diverse persone nuove che facevano uso di eroina e Giorgio aveva trovato una siringa  nello scantinato. Questo poneva dei problemi seri ed Antonio decise di discuterne  in  una riunione riservata solo ai fondatori del gruppo.
-Ragazzi , premetto che non faccio un discorso di ordine morale _ esordì Antonio- anche se personalmente ritengo che l’uso della droga pesante sia dannoso per la salute fisica e mentale. Non mi venite  a dire che un percorso di riscatto personale e di libertà passino attraverso la  dipendenza da sostanze . Questo è il contrario esatto e penso che tutto quello che volevamo fare, da quando ci siamo impegnati anche politicamente,  era l’opposto .
- Si ma non starei a giudicare – rispose Paolo- ognuno segue un percorso originale e deve essere libero anche di sbagliare, se vuole farlo. Se non si prova , se non si hanno esperienze  nuove, non si cresce.
- Ho capito – rispose Antonio- ma non si deve provare per forza tutto  per crescere . Se sai che qualcosa ti fa male ti fermi;
-E chi lo dice che fa male se non lo provi? – disse Paolo
- Ragazzi non fermiamoci su questo punto- disse Giorgio-Il motivo della riunione  non è se sia giusto o meno drogarsi. Questo lo discuteremo  dopo. Intanto, dobbiamo capire come comportarci. Non possiamo permettere che venga usato lo scantinato per drogarsi in santa pace. Possiamo essere oggetto di perquisizione da parte della polizia  e finire tutti in grosse difficoltà .Dobbiamo stare attenti ed evitare di trovarci in una situazione non gestibile.
- Io sono d’accordo - disse Antonio- dobbiamo garantire che il progetto vada avanti e così mettiamo tutti in pericolo .
-Che dobbiamo fare  secondo voi?- Chiese Paolo
-Posso dire la mia ? chiese Pippo, che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio.
-Certo – dissero tutti
-Bene! Propongo che le chiavi d’ingresso siano affidate solo a poche persone-disse Pippo-   che garantiscono l’apertura del locale in determinate ore e giorni assicurando un controllo su quanto avviene, grazie alla loro presenza. Capisco che comporterà un impegno  gravoso e quindi dobbiamo immaginare di ridurre la possibilità di utilizzo di questi locali; ma , per il momento, farei in questo modo
- Io direi anche di parlarne alla prima occasione -aggiunse Antonio- anche a costo di sollevare malumori e obiezioni . È meglio chiarirsi le idee ed affrontare il problema.
Decisero di procedere in questo modo . Ognuno dei quattro  si assunse il compito di custodire una copia delle chiavi e di gestire un giorno a turno la settimana sotto la propria responsabilità. Tre giorni restavano non coperti  e lasciati all’iniziativa libera  di ciascuno. Avevano lasciato non coperti proprio  il fine settimana  e cioè venerdì , sabato e domenica , quando  era facile che potessero essere presenti in più di una persona.
Decisero di parlarne con gli altri proprio  quel sabato  quando, verso sera, sapevano che sarebbero stati tutti insieme .
Avevano organizzato un incontro in cui ognuno avrebbe portato qualcosa da mangiare e da bere,  per passare insieme la serata. Quando l’atmosfera era già rilassata  e tutti stavano a proprio agio, seduti a piccoli gruppi chiacchierando fra di loro , Giorgio chiese un attimo d’attenzione  e provò a spiegare le ragioni della loro decisione, pregando tutti di astenersi dall’utilizzare  droga in quei locali . Inevitabilmente,  pur accettando quella decisione, molti ne criticarono il significato implicito.
-Questo è un modo di dirci che non siamo graditi – disse Margherita, una delle ragazze  che erano entrate  nel gruppo di recente e che era una delle “alternative “ che occupavano “ i gradini della scalinata di Villa  Bellini.- vi spacciate per progressisti , dite di voler essere aperti e che desiderate un mondo nuovo ma siete vecchi dentro.
- Margherita – rispose Pippo-  questo luogo , il nostro gruppo può essere sorvegliato dalla polizia . Gran parte di noi è schedata dalla polizia politica che controlla le attività giovanili in città e può guardare  con attenzione al nostro gruppo. Dobbiamo stare attenti ed evitare che possano trovare sostanze in questo scantinato o persone in stato  tossico. Lo  capisci?
- Si ma Margherita pone un problema più grosso – intervenne  Fabrizio-  Voi non tollerate  chi di noi fa uso di droghe. Ho paura che non solo siate contrari    all’eroina o all’acido, ma anche all’erba, che fa solo che bene! Ti rilassa, ti fa stare bene con te e con gli altri.
-È vero -confermò Margherita seguita da  tanti altri.
-Ragazzi   io , personalmente sono contrario all’uso di droghe -disse Antonio – ma qui non stiamo parlando di questo; ma, di non usarle in questi locali. Poi , fuori di qui, ognuno è libero di fare quello che vuole. Io non lo condivido;  ma, questo non significa che non voglio che stiate nel gruppo, esattamente come gli altri.

La discussione andò avanti così senza una reale intesa; ma, per lo meno, passò il principio di come dovevano essere utilizzati  quei locali.
Uscendo,  Antonio si trovo a fare un pezzo di strada con  Massimo , un ragazzone di quasi un metro e novanta, amico di Giorgio e di ca. due anni più piccolo di Antonio. Aveva frequentato   il Liceo Scientifico ed ora la sua stessa università.
- Insomma,  non lo sopporti proprio chi si droga? – cominciò Massimo
- No, non è vero- rispose  Antonio- non lo condivido ed in alcuni casi mi dispiace per chi lo fa , specialmente quando è una persona a cui tengo.
Seguì un momento di silenzio. Poi , Antonio continuò dicendo
-Massimo  , ancora, ancora riesco a capire l’uso dell’erba quando è saltuario; ma, ho dei dubbi che presto o tardi non si crei dipendenza e, a quel punto, diventa una schiavitù che ti cambia e ti rende diverso. Non mi piacerebbe caderci dentro. Ma , lasciamo perdere l’erba! Quello che non posso  accettare è che un amico cada nella spirale della droga pesante. A quel punto per me è come se si ammalasse. Come fai a dire  che è positivo, che ti allarga  la mente , che ti rende più libero?
- Antonio, fortunato tu che non ne hai bisogno!-rispose Massimo _ ogni vita è però diversa. Ognuno di noi può avere dentro un dolore insopportabile da cui riesce ad uscire solo in quel modo. Finalmente stai bene , sei in pace  ! Non soffri più! Ti pare niente?
- Massimo io non sto a giudicare nessuno. Mi dispiace invece, profondamente, che per uscire dalla sofferenza si debba farlo in questo modo. Hai tanti amici che ti vogliono bene e ti stimano . Non ti sentire solo. Tu poi credi in cose belle,  che illuminano la vita. Perché devi lasciarti andare  a questa nebbia? A questa visione nera della vita?
-Antonio sei fortunato , te l’ho detto. Non sempre è così! A volte, ti porti dentro dolori antichi che non se ne vanno e ti tormentano ad ogni passo. Poi, l’importante è riuscirne a fare a meno delle sostanze, se lo vuoi . Non diventarne schiavo sempre. Darti delle regole  e  cercare di controllarti, per non aumentarne troppo la necessità.
- Ma tu ci riesci?- gli chiese Antonio-
- Ci provo -rispose Massimo.- Ciao , io vado da questa parte
- Ed io per di qua – disse Antonio scherzando- le nostre strade si dividono!
- Hai visto? Te lo dicevo io! -rispose Massimo e si allontanò a grandi falcate nella notte.
Antonio non avrebbe mai pensato in cuor suo che quella era l’ultima volta che lo vedeva e che gli parlava.
Massimo, da quel giorno  non si vide più nello scantinato perché aveva ottenuto un lavoro temporaneo come venditore di una collana di libri e girava tutto il giorno per la città .
La sera, era stanco morto e rimaneva a casa.
Tutto normale , tutto regolare ! Passato quel periodo, si sarebbe rifatto vivo, pensarono tutti, ricordando la simpatia di quel ragazzone.
Ma la vita è particolare – come ripeteva spesso Massimo – e quel ragazzone non tornò più nei locali di quello scantinato affittato dai componenti di un gruppo di ragazzi che volevano  contribuire a realizzare un mondo nuovo.
Quel mondo, per Massimo, non c’era più o forse l’aveva già raggiunto in anticipo, giovane  vittima di una dose eccessiva o mal tagliata o chissà che cosa.
Tutto il gruppo  partecipò in profondo silenzio ai funerali di quel  “compagno” andato via troppo, troppo presto.
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lunedì 8 ottobre 2018

UN MONDO NUOVO - Parte 10




Da quel giorno le adesioni al gruppo aumentavano sempre di più. L’interesse cresceva e un giorno c’era tanta di quella gente che la riunione fra amici diventò in realtà l’assemblea di un gruppo. Si erano aggiunte diverse persone e soprattutto un’area alternativa che fino a quel momento non aveva trovato contatti con il mondo della contestazione politica giovanile. Questi ragazzi avevano sviluppato parallelamente una rete di attività e di comportamenti alternativi più legati alla musica ed allo stile di vita. Molti frequentavano sempre gli stessi posti della città per ritrovarsi e conoscersi. Uno era tipicamente costituito dalla scalinata d’ingresso della Villa Bellini. A fare da tramite fra gli amici di Antonio e queste nuove persone erano state, in particolar modo, alcune ragazze simpatizzanti del Movimento Studentesco ma sempre rimaste sostanzialmente ai margini. Una sera, discutendo della situazione fra gli amici più stretti, sembrò opportuno cercare una sede dove incontrarsi perché ormai, considerato   il numero delle persone interessate all’iniziativa, sembrava impossibile riunirsi a turno a casa di qualcuno. Si trovò così a buon prezzo uno scantinato, in una zona abbastanza centrale. Si accedeva da un ingresso a livello stradale e subito dopo con una piccola scaletta si   entrava in un primo vano di disimpegno con bagno attiguo e subito dopo in una grande sala. Era uno spazio più che sufficiente. Ci si mise subito all’opera per pulirlo e ripitturarlo di bianco ed alla fine, almeno alla vista, l’aspetto era soddisfacente. Ognuno poi cercò di portare qualche pezzo di mobilio non più utile e destinato ad essere eliminato. Delle sedie, dei materassi vecchi dove sdraiarsi, un tavolo. Antonio portò anche dei quadri che aveva dipinto qualche tempo prima per colorare un po' l’aspetto delle pareti. A questi si aggiunsero diversi manifesti.
Era bello poter avere un luogo d’incontro dove sapevi che avresti trovato quasi sempre qualcuno intento a leggere o ad ascoltare la musica o a discutere con altri. L’allargamento del gruppo a nuove persone, con un vissuto diverso, poneva tuttavia non pochi problemi sia di ordine culturale ed ideale, che pratici. Per la prima volta, quella che era stata l’omogeneità culturale del gruppo veniva messa in discussione e questo creò non pochi problemi e divisioni. Molte delle nuove persone che si erano unite al gruppo non avevano un vissuto di militanza politica ed anzi lo rifiutavano. Sottolineavano, al contrario, l’importanza di comportamenti che fino a quel momento erano stati considerati da quasi tutti come sbagliati. In particolare, Antonio ed i suoi amici si trovarono a doversi confrontare e decidere come comportarsi di fronte persone che facevano uso di droghe e sostenevano l’idea di un comportamento sessuale totalmente libero. Una di quelle sere, mentre si ascoltava la musica seduti tutti insieme per terra su dei cuscini, Antonio vide che in una parte della stanza alcuni cominciavano a passarsi l’un l’altro una sigaretta accesa, aspirandola profondamente. Poi, dopo, avvertì un odore particolare ed intenso; mentre, qualcuno cominciava a gesticolare in maniera strana, come se si muovesse al rallentatore. Giorgio e Paolo, ragazzi più giovani   fra i militanti del Movimento Studentesco e che fin dall’inizio erano stati fra i protagonisti del gruppo, stavano partecipando anche loro a quel rito e dopo un po' cominciarono a ridere come se fossero ubriachi. Giorgio si alzò, un po' barcollando, e cominciò a muoversi cercando di danzare, seguendo la musica, ed aspirando contemporaneamente lunghe boccate di fumo. Si avvicinò e sorridendo con voce impastata offrì il “fumo” ad Antonio che tuttavia rifiutò. Quella era una delle cose da cui non era attirato. Non lo interessava completamente provare quella forma di rilassamento o di euforia (supponeva) prodotta da sostanze. In quel periodo, semmai, si era interessato a forme di meditazione orientale ed aveva sperimentato su di sé delle tecniche di respirazione e di meditazione. Più volte aveva provato la meditazione in assoluto silenzio, per molto tempo, in un ambiente naturale che a lui piaceva molto come davanti al mare al tramonto ed aveva provato quello che nei libri che aveva letto definivano come “compassione”. Un sentimento di appartenenza e di compenetrazione nella realtà naturale interna ed esterna al proprio corpo, accoppiato ad una sensazione di piacere e di emozione.
Giorgio lasciò Antonio e, danzando, si diresse verso Paolo che “fumava” seduto accanto ad un ragazzo nuovo, Fabrizio e a delle ragazze che non conosceva. Quel gruppetto si andava allargando e ben presto alcuni si trovarono a giacere per terra persi nelle loro emozioni, altri continuavano a ridere in maniera irrefrenabile, altri ancora cominciarono a toccarsi ed accarezzarsi. Antonio ebbe la sensazione che per lui la serata era finita e che desiderava uscire a prendere una boccata d’aria fresca. Si allontanò inosservato e si ritrovo per strada all’interno di una notte ormai silenziosa. Passeggiava tranquillo andando verso casa accompagnato saltuariamente dal passaggio di qualche auto. Quante volte era passato per quelle strade! Conosceva quasi la forma ed il disegno di ogni pietra. Da ragazzo, spesso, i suoi spostamenti avvenivano di corsa. Gli piaceva correre per la strada per raggiungere un appuntamento o spostandosi verso una meta. Adesso invece era bello camminare, solo nella notte, andando verso casa.

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UN MONDO NUOVO- Parte 9




Si cominciarono a trovare a casa di Antonio, perché la madre era ripartita per Roma e così si era tutti più liberi. Si vedevano dopo cena e la prima grande passione comune era rappresentata dalla musica e dal modo di viverla insieme. Ognuno portava dei “long playing” e si ascoltava la musica liberamente sdraiati sul pavimento del salone della casa di Antonio, utilizzando i cuscini del divano e di altre stanze, per stare più comodi. Si spegnevano le luci centrali, mantenendo solo quella della lampada ad angolo, e si ascoltava la musica in sottofondo, entrando contemporaneamente in una fase di rilassamento e di meditazione.
I dischi preferiti erano quelli dei Pink Floyd e specialmente  “Atom Earth Mother” èThe Dark Side of the Moon”.
Erano molto apprezzati anche i King Crimson ed i Genesis…Emerson, Lake e Palmer ma anche i cantori della West Coast a cominciare da Crosby, Still, Nash e Joung. Piacevano anche i Traffic ,i Jefferson Airplanes, gli Hot Tuna, gli Yes e Simon e Garfunkel , gli Eagles e tra gli italiani soprattutto la PFM ed il Banco del Mutuo Soccorso, di cui alcuni avevano ammirato il concerto tenuto all’interno del festival dell’Unità  a Roma.
Era stato definitivamente sdoganato Battisti, amato praticamente da tutti. Si fumava tanto e spesso. Quando qualcuno rimaneva senza sigarette, si fumava la stessa girandosela gli uni con gli altri. Poi, quasi inavvertitamente, cominciavano le discussioni. Prima interessavano magari i due più vicini. Dopo, qualcuno si avvicinava  seguito da un  altro ancora e così via.
In quella dimensione,  confidenziale e di amicizia personale, era più facile mostrare il proprio animo e parlare di sé stessi e dei propri problemi. Il gruppo iniziale, sempre presente in quelle serate, non superava le  tredici , quattordici persone fra ragazzi e ragazze. Si era valutata l’ipotesi di ripetere l’esperienza delle comunità Hippies americane; ma, alla fine,  si era stati tutti contrari.
Non c’erano le condizioni  per un’esperienza di quel tipo.  Nessuno aveva una particolare abilità artistica, artigianale o lavorativa che potesse dare vita immediatamente ad un percorso comune di lavoro autonomo, con degli introiti  da dividere, per tentare  l’avvio di una comunità. No, era meglio non porsi quell’obiettivo e limitarsi, per il momento, a discutere su come vivere, ad esempio, i sentimenti più intimi in maniera diversa dal passato. Senza sottomettersi all’idea di ripetere i ruoli  sociali prefigurati.
Le discussioni più sentite riguardavano  soprattutto i sentimenti , l’amicizia , il sesso , l’amore.
Se la proprietà privata era un furto come si poteva concepire che si avesse la proprietà di una persona ? L’amore doveva essere libero e seguire sempre il proprio libero impulso. Senza obblighi  e costrizioni. La fedeltà non aveva senso, se era un obbligo.
L’istituzione familiare aveva un senso? Forse, per garantire i figli, si poteva fare un compromesso; ma, solo dopo una normale convivenza e sempre che,  nel frattempo, non si avessero nuovi rapporti.
Antonio seguiva con attenzione questi discorsi e li condivideva;  ma, come tutti, poneva poi il problema di accettare l’evidenza dell’innamoramento.
Non c’era dubbio che  ci si innamorasse  ed allora che senso aveva parlare di libero amore?  Forse, si poteva dire che la libertà non poteva negare  il sentimento particolare nei confronti di una persona speciale. Così tutti accettarono il concetto  che si potesse avere un rapporto “privilegiato”. Un rapporto di coppia speciale che, comunque, doveva essere vissuto in piena libertà da parte dei componenti della coppia  e senza escludere le altre persone, isolandosi.
In quei giorni era  tornato  da Firenze Eugenio, un amico fraterno di Antonio , suo compagno di banco  al Liceo, che si era trasferito in quella città per iscriversi alla facoltà di Architettura.
A tempo perso s’interessava di yoga, meditazione e psicologia di gruppo. Con i suoi amici, a Firenze, aveva sviluppato discorsi molto simili a quelli del gruppo di Antonio. Avevano  vissuto un’esperienza interessante,  chiamata “ psicodramma”, di cui Eugenio era entusiasta, e subito propose ad Antonio di sperimentarla  insieme ai suoi amici.
La proposta fu subito accettata da tutti che, curiosi, aspettarono con impazienza la sera stabilita per provare questa nuova esperienza. Come sempre, l’appuntamento era a casa di Antonio, approfittando della lunga assenza della madre e del fatto che  l’appartamento aveva un ingresso  autonomo ed i vicini , anziani , non venivano disturbati più di tanto.
La musica di sottofondo era d’obbligo e come sempre la preferenza fu accordata ai Pink Floyd. In prima battuta, tuttavia , questa volta  Eugenio  diede disposizione di mantenere le luci centrali del salone tutte accese. Dovevano vedersi bene  e sentirsi. Dovevano, infatti,  lasciarsi andare al ritmo lento della musica  e ,dondolandosi  l’uno davanti all’altro, cominciare a toccarsi per conoscersi , scambiando poi il compagno o la compagna della coppia. Poteva dare l’impressione di un “ tuca tuca” di  Raffaelliana memoria;  ma, lo scopo era quello di superare la barriera del contatto fisico per creare un nuovo più alto livello di confidenza, che avesse anche una componente corporale. Quando l’ambiente si era disteso e ammorbidito. Eugenio fece stendere a turno delle persone per terra chiedendo poi a tutti di toccarle contemporaneamente. Di carezzarle per tutto il corpo , evitando solo le parti intime. Anche Antonio ebbe lo stesso trattamento di tutti e non poté negare la piacevolezza della cosa  unita, per certi versi, ad un certo imbarazzo. Non ebbe tuttavia il tempo di definire meglio le sue emozioni perché, a quel punto, Eugenio diede l’indicazione di separarsi tutti , di spegnere le luci e rimanere  al buio nel più totale silenzio.
Era una sensazione strana. Non c’era niente di cui preoccuparsi. Erano tutti amici ; tuttavia, si avvertiva un sentimento misto fra inquietudine ed empatia. Il tempo passava e l’emozione aumentava. Ad un certo punto, Antonio cominciò a star male e ,quando Eugenio chiese se c’era qualcuno che voleva parlare , non seppe trattenersi dall’esprimere il proprio malessere.
- Cosa senti? Cosa provi? - gli chiese Eugenio?
- Non so perché…. ma sto male. Ho una sensazione di fastidio e di oppressione, qui nel buio. Mi sento a disagio- rispose Antonio
- Cerca di parlare di questo disagio- insistette Eugenio- di che si tratta?
- Ho come la sensazione di sentirvi distanti. Di non essere capito. Come se mi sopportaste, ma  non vi trovaste bene insieme a me -continuò allora Antonio
- Pensi che non ti vogliamo bene? Che non ti consideriamo? - gli chiese Eugenio
- Si…. ho questa sensazione e mi fa stare male. Mi dispiace e mi sento solo.
A quel punto tutti cominciarono a parlare e spiegare ad Antonio che, in realtà, lo apprezzavano e gli volevano bene. Poi, anche altri vollero manifestare il proprio disagio   che fino a quel momento avevano taciuto. La discussione si trasformò così in una vera confessione   collettiva. Il risultato fu che, alla fine, si sentirono tutti molto più amici di prima e uniti da un vincolo quasi di fratellanza. La musica continuava a riscaldare l’atmosfera secondo uno stile “New Age”. Tuti si sentivano più rilassati e cominciarono ad alzarsi ed a ballare sia da soli che in gruppo, muovendosi liberamente. Le coppie si formavano e si alternavano con facilità. Antonio si trovò a ballare in gruppo con Alessandra, una ragazza amica di  Alberto con cui erano usciti alcune volte, con lo stesso Alberto e con  Carla , amica di Alessandra.  Antonio e Alessandra cominciarono a guardarsi più intensamente e rimasero a ballare da soli. Poi, senza neanche pensarci, Antonio baciò profondamente Alessandra che lo corrispose . Continuarono a ballare ancora un po' insieme,   ma dopo si staccarono per ballare autonomamente in mezzo al gruppo in una sinuosa danza  collettiva .
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