Nei
giorni seguenti Antonio ebbe modo di parlare con Giorgio di quella sera e così
scambiarono le loro opinioni sul “ fumo” . Giorgio gli raccontò che la sua esperienza era stata
molto gradevole e che sicuramente l’avrebbe ripetuta . Anche Paolo e molti
altri erano d’accordo su questo punto . Paolo poi era una persona intelligente
e molto curiosa . Diventato più intimo di Fabrizio , questi gli aveva fatto
provare l’acido e Giorgio era un po' preoccupato per Paolo che, spinto dalla curiosità, era
pronto a superare ogni limite e provare
qualunque cosa. Antonio venne poi a
sapere che il “ fumo” era la parte minima del problema. Vi erano diverse
persone nuove che facevano uso di eroina e Giorgio aveva trovato una
siringa nello scantinato. Questo poneva
dei problemi seri ed Antonio decise di discuterne in una
riunione riservata solo ai fondatori del gruppo.
-Ragazzi
, premetto che non faccio un discorso di ordine morale _ esordì Antonio- anche
se personalmente ritengo che l’uso della droga pesante sia dannoso per la
salute fisica e mentale. Non mi venite a
dire che un percorso di riscatto personale e di libertà passino attraverso la dipendenza da sostanze . Questo è il
contrario esatto e penso che tutto quello che volevamo fare, da quando ci siamo
impegnati anche politicamente, era
l’opposto .
-
Si ma non starei a giudicare – rispose Paolo- ognuno segue un percorso
originale e deve essere libero anche di sbagliare, se vuole farlo. Se non si
prova , se non si hanno esperienze nuove,
non si cresce.
-
Ho capito – rispose Antonio- ma non si deve provare per forza tutto per crescere . Se sai che qualcosa ti fa male
ti fermi;
-E
chi lo dice che fa male se non lo provi? – disse Paolo
- Ragazzi
non fermiamoci su questo punto- disse Giorgio-Il motivo della riunione non è se sia giusto o meno drogarsi. Questo
lo discuteremo dopo. Intanto, dobbiamo
capire come comportarci. Non possiamo permettere che venga usato lo scantinato
per drogarsi in santa pace. Possiamo essere oggetto di perquisizione da parte
della polizia e finire tutti in grosse
difficoltà .Dobbiamo stare attenti ed evitare di trovarci in una situazione non
gestibile.
-
Io sono d’accordo - disse Antonio- dobbiamo garantire che il progetto vada
avanti e così mettiamo tutti in pericolo .
-Che
dobbiamo fare secondo voi?- Chiese Paolo
-Posso
dire la mia ? chiese Pippo, che fino a quel momento aveva ascoltato in
silenzio.
-Certo
– dissero tutti
-Bene!
Propongo che le chiavi d’ingresso siano affidate solo a poche persone-disse
Pippo- che garantiscono l’apertura del
locale in determinate ore e giorni assicurando un controllo su quanto avviene,
grazie alla loro presenza. Capisco che comporterà un impegno gravoso e quindi dobbiamo immaginare di
ridurre la possibilità di utilizzo di questi locali; ma , per il momento, farei
in questo modo
-
Io direi anche di parlarne alla prima occasione -aggiunse Antonio- anche a
costo di sollevare malumori e obiezioni . È meglio chiarirsi le idee ed affrontare
il problema.
Decisero
di procedere in questo modo . Ognuno dei quattro si assunse il compito di custodire una copia
delle chiavi e di gestire un giorno a turno la settimana sotto la propria
responsabilità. Tre giorni restavano non coperti e lasciati all’iniziativa libera di ciascuno. Avevano lasciato non coperti
proprio il fine settimana e cioè venerdì , sabato e domenica , quando era facile che potessero essere presenti in
più di una persona.
Decisero
di parlarne con gli altri proprio quel
sabato quando, verso sera, sapevano che
sarebbero stati tutti insieme .
Avevano
organizzato un incontro in cui ognuno avrebbe portato qualcosa da mangiare e da
bere, per passare insieme la serata.
Quando l’atmosfera era già rilassata e
tutti stavano a proprio agio, seduti a piccoli gruppi chiacchierando fra di
loro , Giorgio chiese un attimo d’attenzione
e provò a spiegare le ragioni della loro decisione, pregando tutti di
astenersi dall’utilizzare droga in quei
locali . Inevitabilmente, pur accettando
quella decisione, molti ne criticarono il significato implicito.
-Questo
è un modo di dirci che non siamo graditi – disse Margherita, una delle
ragazze che erano entrate nel gruppo di recente e che era una delle
“alternative “ che occupavano “ i gradini della scalinata di Villa Bellini.- vi spacciate per progressisti ,
dite di voler essere aperti e che desiderate un mondo nuovo ma siete vecchi
dentro.
-
Margherita – rispose Pippo- questo luogo
, il nostro gruppo può essere sorvegliato dalla polizia . Gran parte di noi è
schedata dalla polizia politica che controlla le attività giovanili in città e
può guardare con attenzione al nostro
gruppo. Dobbiamo stare attenti ed evitare che possano trovare sostanze in
questo scantinato o persone in stato
tossico. Lo capisci?
-
Si ma Margherita pone un problema più grosso – intervenne Fabrizio-
Voi non tollerate chi di noi fa
uso di droghe. Ho paura che non solo siate contrari all’eroina o all’acido, ma anche all’erba,
che fa solo che bene! Ti rilassa, ti fa stare bene con te e con gli altri.
-È
vero -confermò Margherita seguita da
tanti altri.
-Ragazzi io , personalmente sono contrario all’uso di
droghe -disse Antonio – ma qui non stiamo parlando di questo; ma, di non usarle
in questi locali. Poi , fuori di qui, ognuno è libero di fare quello che vuole.
Io non lo condivido; ma, questo non
significa che non voglio che stiate nel gruppo, esattamente come gli altri.
La
discussione andò avanti così senza una reale intesa; ma, per lo meno, passò il
principio di come dovevano essere utilizzati
quei locali.
Uscendo, Antonio si trovo a fare un pezzo di strada
con Massimo , un ragazzone di quasi un
metro e novanta, amico di Giorgio e di ca. due anni più piccolo di Antonio.
Aveva frequentato il Liceo Scientifico
ed ora la sua stessa università.
-
Insomma, non lo sopporti proprio chi si
droga? – cominciò Massimo
-
No, non è vero- rispose Antonio- non lo
condivido ed in alcuni casi mi dispiace per chi lo fa , specialmente quando è
una persona a cui tengo.
Seguì
un momento di silenzio. Poi , Antonio continuò dicendo
-Massimo , ancora, ancora riesco a capire l’uso
dell’erba quando è saltuario; ma, ho dei dubbi che presto o tardi non si crei
dipendenza e, a quel punto, diventa una schiavitù che ti cambia e ti rende
diverso. Non mi piacerebbe caderci dentro. Ma , lasciamo perdere l’erba! Quello
che non posso accettare è che un amico
cada nella spirale della droga pesante. A quel punto per me è come se si
ammalasse. Come fai a dire che è
positivo, che ti allarga la mente , che
ti rende più libero?
-
Antonio, fortunato tu che non ne hai bisogno!-rispose Massimo _ ogni vita è
però diversa. Ognuno di noi può avere dentro un dolore insopportabile da cui
riesce ad uscire solo in quel modo. Finalmente stai bene , sei in pace ! Non soffri più! Ti pare niente?
-
Massimo io non sto a giudicare nessuno. Mi dispiace invece, profondamente, che
per uscire dalla sofferenza si debba farlo in questo modo. Hai tanti amici che
ti vogliono bene e ti stimano . Non ti sentire solo. Tu poi credi in cose belle, che illuminano la vita. Perché devi lasciarti
andare a questa nebbia? A questa visione
nera della vita?
-Antonio
sei fortunato , te l’ho detto. Non sempre è così! A volte, ti porti dentro
dolori antichi che non se ne vanno e ti tormentano ad ogni passo. Poi,
l’importante è riuscirne a fare a meno delle sostanze, se lo vuoi . Non
diventarne schiavo sempre. Darti delle regole
e cercare di controllarti, per
non aumentarne troppo la necessità.
- Ma
tu ci riesci?- gli chiese Antonio-
-
Ci provo -rispose Massimo.- Ciao , io vado da questa parte
- Ed
io per di qua – disse Antonio scherzando- le nostre strade si dividono!
- Hai
visto? Te lo dicevo io! -rispose Massimo e si allontanò a grandi falcate nella
notte.
Antonio
non avrebbe mai pensato in cuor suo che quella era l’ultima volta che lo vedeva
e che gli parlava.
Massimo,
da quel giorno non si vide più nello
scantinato perché aveva ottenuto un lavoro temporaneo come venditore di una
collana di libri e girava tutto il giorno per la città .
La
sera, era stanco morto e rimaneva a casa.
Tutto
normale , tutto regolare ! Passato quel periodo, si sarebbe rifatto vivo,
pensarono tutti, ricordando la simpatia di quel ragazzone.
Ma
la vita è particolare – come ripeteva spesso Massimo – e quel ragazzone non
tornò più nei locali di quello scantinato affittato dai componenti di un gruppo
di ragazzi che volevano contribuire a
realizzare un mondo nuovo.
Quel
mondo, per Massimo, non c’era più o forse l’aveva già raggiunto in anticipo,
giovane vittima di una dose eccessiva o
mal tagliata o chissà che cosa.
Tutto
il gruppo partecipò in profondo silenzio
ai funerali di quel “compagno” andato
via troppo, troppo presto.
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