mercoledì 10 ottobre 2018

UN MONDO NUOVO - Parte 11




Nei giorni seguenti Antonio ebbe modo di parlare con Giorgio di quella sera e così scambiarono le loro opinioni sul “ fumo” . Giorgio  gli raccontò che la sua esperienza era stata molto gradevole e che sicuramente l’avrebbe ripetuta . Anche Paolo e molti altri erano d’accordo su questo punto . Paolo poi era una persona intelligente e molto curiosa . Diventato più intimo di Fabrizio , questi gli aveva fatto provare l’acido e Giorgio era un po' preoccupato  per Paolo che, spinto dalla curiosità, era pronto a superare ogni limite  e provare qualunque cosa.  Antonio venne poi a sapere che il “ fumo” era la parte minima del problema. Vi erano diverse persone nuove che facevano uso di eroina e Giorgio aveva trovato una siringa  nello scantinato. Questo poneva dei problemi seri ed Antonio decise di discuterne  in  una riunione riservata solo ai fondatori del gruppo.
-Ragazzi , premetto che non faccio un discorso di ordine morale _ esordì Antonio- anche se personalmente ritengo che l’uso della droga pesante sia dannoso per la salute fisica e mentale. Non mi venite  a dire che un percorso di riscatto personale e di libertà passino attraverso la  dipendenza da sostanze . Questo è il contrario esatto e penso che tutto quello che volevamo fare, da quando ci siamo impegnati anche politicamente,  era l’opposto .
- Si ma non starei a giudicare – rispose Paolo- ognuno segue un percorso originale e deve essere libero anche di sbagliare, se vuole farlo. Se non si prova , se non si hanno esperienze  nuove, non si cresce.
- Ho capito – rispose Antonio- ma non si deve provare per forza tutto  per crescere . Se sai che qualcosa ti fa male ti fermi;
-E chi lo dice che fa male se non lo provi? – disse Paolo
- Ragazzi non fermiamoci su questo punto- disse Giorgio-Il motivo della riunione  non è se sia giusto o meno drogarsi. Questo lo discuteremo  dopo. Intanto, dobbiamo capire come comportarci. Non possiamo permettere che venga usato lo scantinato per drogarsi in santa pace. Possiamo essere oggetto di perquisizione da parte della polizia  e finire tutti in grosse difficoltà .Dobbiamo stare attenti ed evitare di trovarci in una situazione non gestibile.
- Io sono d’accordo - disse Antonio- dobbiamo garantire che il progetto vada avanti e così mettiamo tutti in pericolo .
-Che dobbiamo fare  secondo voi?- Chiese Paolo
-Posso dire la mia ? chiese Pippo, che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio.
-Certo – dissero tutti
-Bene! Propongo che le chiavi d’ingresso siano affidate solo a poche persone-disse Pippo-   che garantiscono l’apertura del locale in determinate ore e giorni assicurando un controllo su quanto avviene, grazie alla loro presenza. Capisco che comporterà un impegno  gravoso e quindi dobbiamo immaginare di ridurre la possibilità di utilizzo di questi locali; ma , per il momento, farei in questo modo
- Io direi anche di parlarne alla prima occasione -aggiunse Antonio- anche a costo di sollevare malumori e obiezioni . È meglio chiarirsi le idee ed affrontare il problema.
Decisero di procedere in questo modo . Ognuno dei quattro  si assunse il compito di custodire una copia delle chiavi e di gestire un giorno a turno la settimana sotto la propria responsabilità. Tre giorni restavano non coperti  e lasciati all’iniziativa libera  di ciascuno. Avevano lasciato non coperti proprio  il fine settimana  e cioè venerdì , sabato e domenica , quando  era facile che potessero essere presenti in più di una persona.
Decisero di parlarne con gli altri proprio  quel sabato  quando, verso sera, sapevano che sarebbero stati tutti insieme .
Avevano organizzato un incontro in cui ognuno avrebbe portato qualcosa da mangiare e da bere,  per passare insieme la serata. Quando l’atmosfera era già rilassata  e tutti stavano a proprio agio, seduti a piccoli gruppi chiacchierando fra di loro , Giorgio chiese un attimo d’attenzione  e provò a spiegare le ragioni della loro decisione, pregando tutti di astenersi dall’utilizzare  droga in quei locali . Inevitabilmente,  pur accettando quella decisione, molti ne criticarono il significato implicito.
-Questo è un modo di dirci che non siamo graditi – disse Margherita, una delle ragazze  che erano entrate  nel gruppo di recente e che era una delle “alternative “ che occupavano “ i gradini della scalinata di Villa  Bellini.- vi spacciate per progressisti , dite di voler essere aperti e che desiderate un mondo nuovo ma siete vecchi dentro.
- Margherita – rispose Pippo-  questo luogo , il nostro gruppo può essere sorvegliato dalla polizia . Gran parte di noi è schedata dalla polizia politica che controlla le attività giovanili in città e può guardare  con attenzione al nostro gruppo. Dobbiamo stare attenti ed evitare che possano trovare sostanze in questo scantinato o persone in stato  tossico. Lo  capisci?
- Si ma Margherita pone un problema più grosso – intervenne  Fabrizio-  Voi non tollerate  chi di noi fa uso di droghe. Ho paura che non solo siate contrari    all’eroina o all’acido, ma anche all’erba, che fa solo che bene! Ti rilassa, ti fa stare bene con te e con gli altri.
-È vero -confermò Margherita seguita da  tanti altri.
-Ragazzi   io , personalmente sono contrario all’uso di droghe -disse Antonio – ma qui non stiamo parlando di questo; ma, di non usarle in questi locali. Poi , fuori di qui, ognuno è libero di fare quello che vuole. Io non lo condivido;  ma, questo non significa che non voglio che stiate nel gruppo, esattamente come gli altri.

La discussione andò avanti così senza una reale intesa; ma, per lo meno, passò il principio di come dovevano essere utilizzati  quei locali.
Uscendo,  Antonio si trovo a fare un pezzo di strada con  Massimo , un ragazzone di quasi un metro e novanta, amico di Giorgio e di ca. due anni più piccolo di Antonio. Aveva frequentato   il Liceo Scientifico ed ora la sua stessa università.
- Insomma,  non lo sopporti proprio chi si droga? – cominciò Massimo
- No, non è vero- rispose  Antonio- non lo condivido ed in alcuni casi mi dispiace per chi lo fa , specialmente quando è una persona a cui tengo.
Seguì un momento di silenzio. Poi , Antonio continuò dicendo
-Massimo  , ancora, ancora riesco a capire l’uso dell’erba quando è saltuario; ma, ho dei dubbi che presto o tardi non si crei dipendenza e, a quel punto, diventa una schiavitù che ti cambia e ti rende diverso. Non mi piacerebbe caderci dentro. Ma , lasciamo perdere l’erba! Quello che non posso  accettare è che un amico cada nella spirale della droga pesante. A quel punto per me è come se si ammalasse. Come fai a dire  che è positivo, che ti allarga  la mente , che ti rende più libero?
- Antonio, fortunato tu che non ne hai bisogno!-rispose Massimo _ ogni vita è però diversa. Ognuno di noi può avere dentro un dolore insopportabile da cui riesce ad uscire solo in quel modo. Finalmente stai bene , sei in pace  ! Non soffri più! Ti pare niente?
- Massimo io non sto a giudicare nessuno. Mi dispiace invece, profondamente, che per uscire dalla sofferenza si debba farlo in questo modo. Hai tanti amici che ti vogliono bene e ti stimano . Non ti sentire solo. Tu poi credi in cose belle,  che illuminano la vita. Perché devi lasciarti andare  a questa nebbia? A questa visione nera della vita?
-Antonio sei fortunato , te l’ho detto. Non sempre è così! A volte, ti porti dentro dolori antichi che non se ne vanno e ti tormentano ad ogni passo. Poi, l’importante è riuscirne a fare a meno delle sostanze, se lo vuoi . Non diventarne schiavo sempre. Darti delle regole  e  cercare di controllarti, per non aumentarne troppo la necessità.
- Ma tu ci riesci?- gli chiese Antonio-
- Ci provo -rispose Massimo.- Ciao , io vado da questa parte
- Ed io per di qua – disse Antonio scherzando- le nostre strade si dividono!
- Hai visto? Te lo dicevo io! -rispose Massimo e si allontanò a grandi falcate nella notte.
Antonio non avrebbe mai pensato in cuor suo che quella era l’ultima volta che lo vedeva e che gli parlava.
Massimo, da quel giorno  non si vide più nello scantinato perché aveva ottenuto un lavoro temporaneo come venditore di una collana di libri e girava tutto il giorno per la città .
La sera, era stanco morto e rimaneva a casa.
Tutto normale , tutto regolare ! Passato quel periodo, si sarebbe rifatto vivo, pensarono tutti, ricordando la simpatia di quel ragazzone.
Ma la vita è particolare – come ripeteva spesso Massimo – e quel ragazzone non tornò più nei locali di quello scantinato affittato dai componenti di un gruppo di ragazzi che volevano  contribuire a realizzare un mondo nuovo.
Quel mondo, per Massimo, non c’era più o forse l’aveva già raggiunto in anticipo, giovane  vittima di una dose eccessiva o mal tagliata o chissà che cosa.
Tutto il gruppo  partecipò in profondo silenzio ai funerali di quel  “compagno” andato via troppo, troppo presto.
.......................................CONTINUA......................................................................................

Nessun commento:

Posta un commento