Da
quel giorno nulla fu più lo stesso.
Quello
che era successo aveva colpito gli animi profondamente e rafforzato in molti la
convinzione della necessità di prendere le distanze da un atteggiamento troppo
disponibile nei confronti dell’utilizzo delle sostanze stupefacenti.
In
quel momento, fu accolta con un certo sollievo la possibilità di accettare
l’invito di Eugenio di passare il Capodanno a Firenze, realizzando in tal modo
l’incontro con il suo gruppo. Eugenio aveva parlato con i suoi amici del gruppo
di Antonio e tutti erano molto curiosi d’incontrarli. Per la maggior parte erano
studenti; ma, qualcuno lavorava. Vi era la possibilità di essere ospitati, in
qualche modo, a casa di qualcuno; mentre, per la notte di capodanno, c’era a
disposizione la villa fuori città dei genitori di una delle componenti del
gruppo. La casa disponeva di un salone molto grande e diverse camere da letto
vuote.
Insieme
ad Antonio arrivarono a Firenze altri sei amici, fra cui due ragazze. Le
ragazze furono ospitate a casa della compagna di Eugenio e di una sua amica;
mentre, Antonio e gli alti ragazzi si divisero fra la casa di Eugenio e quella
di un suo amico. Questi divideva l’appartamento
con degli studenti fuori sede che, in quel momento, erano rientrati nella
propria città.
Erano
arrivati a Firenze la mattina del trentuno ,viaggiando in treno di notte, e già,
in quelle prime ore del giorno, avevano avuto modo di presentarsi agli amici di
Eugenio e discutere a lungo delle proprie esperienze e dei propri interessi.
Nel
pomeriggio, si era andati poi in giro per Firenze. Passare sul Ponte Vecchio fu
un’esperienza suggestiva. Camminare tra quella fila di piccole botteghe, ai due
lati del ponte, intravedendo il fiume. Antonio si guardava intorno e fu
impressionato dalla folta presenza di giovani. La percentuale di ragazzi era
molto superiore di quella che era abituato a vedere, passeggiando per le strade
della sua città. Gli spiegarono che la presenza di studenti fuori sede a
Firenze era moto alta e questo spiegava questa alta percentuale di giovani per
le strade. Passo dopo passo, si avviarono verso il centro, nella splendida
piazza dominata dal campanile di Giotto e dalla basilica di Santa Maria del
Fiore. Si diressero poi verso gli Uffizi e Piazza della Signoria dove era
possibile ammirare una copia del David di Michelangelo e infine tornarono a
casa per prepararsi per la sera.
Quel
pomeriggio, si era unito al gruppo di Antonio,
Eugenio e i suoi amici anche Aristide, un compagno di lotte e collega
universitario. Era un ragazzo abbastanza socievole ed un po' timido; ma, allo
stesso tempo, molto determinato nelle sue convinzioni. Sentiva con dispiacere
il riflusso del movimento che si era ormai realizzato; ma, riteneva che tutto
questo fosse accompagnato da una reazione forte e precisa dei ceti dominanti
nei confronti della lotta dei movimenti giovanili ed operai.
-
Stanno
cercando in tutti i modi di riconquistare gli spazi di autonomia, libertà e di
coscienza che ci siamo guadagnati in questi anni. Aiutati anche da un colpevole
distacco nei nostri confronti dei partiti revisionisti- diceva Aristide-
-
Pensavamo di
poter cambiare le cose sollevando una grande partecipazione popolare, almeno
operaia; ma, mi sembra che oggi siamo di fatto isolati e presi fra due
alternative impraticabili. Fra le forze politiche tradizionali che hanno
abbandonato il progetto socialista ed una radicalizzazione estremista armata, riservata
a dei gruppi ristretti che mi sembrano al di fuori dalla realtà. – rispose
Antonio-
-
Tenete
presente che, comunque, la vita va
avanti. Noi abbiamo bisogno di lavorare e trovare una nostra collocazione nella
società. Capire se potremo avere un rapporto con una donna talmente importante da avere dei figli oppure no e vivere
diversamente. Questi sono problemi nuovi che ci riguardano. - aggiunse Eugenio
-
Ma non capite
che non c’è spazio per noi se non facciamo i conti con chi ci comanda? Sembra
che gli estremisti siano i gruppi armati che si stanno organizzando per
resistere. E come la vogliamo chiamare la violenza silenziosa e perbene che
strazia la povera gente? Abbiamo visto le cariche della polizia alle
manifestazioni studentesche e anche nei confronti degli scioperi operai.
Abbiamo visto “compagni “chiusi in galera per resistenza, dopo essere stati picchiati
dai poliziotti. Quella non è violenza? Come chiamare i signori delle industrie
che tengono bassi i salari operai, aumentano i ritmi di lavoro e guadagnano
soldi a palate sulle loro spalle? Vogliamo parlare poi delle condizioni della
povera gente nei paesi sottosviluppati? Spogliati e rapinati delle loro materie
prime dalle multinazionali?
-
Aristide, le
cose che dici le vediamo tutti ma non sono evitabili o risolvibili con un atto di forza di poche
persone. È necessario che la gente prenda coscienza dell’importanza di
modificare gli equilibri della società. È un processo lungo di trasformazione che
deve coinvolgere le persone, la loro mentalità i valori in cui credono. Solo
così si possono spostare veramente i rapporti di forza e perseguire gli
obiettivi di equità sociale e di giustizia che desideriamo. Dobbiamo ottenere
il consenso delle persone. Proporre nuove esperienze, modelli culturali, obiettivi
immediati. – rispose Antonio
-
No Antonio-
rispose Aristide- Le strutture di potere non cambiano da sole né si faranno
cambiare da una popolazione che controllano e manipolano come vogliono. Bisogna
rompere il “gioco” e c’è chi si sta preparando a farlo.
-
Che vuoi dire?
- chiese Eugenio-
-
Non lo so – rispose
in maniera elusiva Aristide- lasciamo stare questi discorsi. Piuttosto, a che
ora ci vediamo stasera per festeggiare il nuovo anno?
-
Ci vediamo
tutti nella villa in campagna di Marisa verso le undici di sera. Ognuno porta
qualcosa da mangiare e da bere e così ci divertiamo e stiamo insieme. Saremo
una trentina di persone e per una buona parte c’è la possibilità di restare a dormire.
- disse Eugenio
A quel punto si salutarono e ognuno si diresse a casa
per prepararsi.
Durante la strada per il ritorno, Antonio ed Eugenio
procedevano silenziosi, chiusi nei loro pensieri. Le frasi dette da Aristide
erano state pesanti. Antonio non avrebbe mai pensato che una persona così mite
e gentile potesse giustificare delle posizioni così estreme. Gli faceva male
tutto questo e si sentiva in dovere di riflettere su quello che poteva
significare per la vita di molte persone. Ripensò anche alla recente scomparsa
di Massimo che, per certi versi, gli sembrava simile a quello che poteva
comportare una scelta estrema di lotta armata.
La realtà era che per molti giovani di quella
generazione era estremamente difficile trovare una strada praticabile e degna
d’inserimento in una società di cui non
condividevano le forme e le espressioni. Troppe cose erano state
dissacrate e viste nella loro incoerenza ed ipocrisia rispetto a quanto veniva
ufficialmente dichiarato, per poterci ancora credere. D’altra parte, ognuno di
quei ragazzi desiderava in ogni modo di poter vivere con entusiasmo la propria
vita. Ognuno sperava di poter trovare una strada praticabile per il cambiamento ed il progresso di una società di
cui aveva visto e provato le contraddizioni. La stessa attività politica dei
cosiddetti gruppuscoli “extraparlamentari” sembrava ad Antonio priva di reali
prospettive sia teoriche che pratiche. Sarebbe stata auspicabile una grande capacità
di trasformazione dei partiti popolari ed un ricambio della classe dirigente
con l’inserimento di quella che si era formata nel corso delle lotte
studentesche ed operaie. Sarebbe avvenuto? Era troppo presto per saperlo. Nel
frattempo, la situazione era quanto mai complicata. In fondo, anche il progetto
del gruppo di Antonio aveva a che fare con queste problematiche. In qualche
modo si cercava di capire come relazionarsi in un modo diverso con la necessità
di inserirsi nel mondo sociale adulto
senza rinunciare ai propri valori ed alle cose che si erano comprese.
Qual era lo spazio per il cambiamento? In che
direzione doveva andare?
Capodanno era alle porte e tutti i ragazzi erano
arrivati alla villa di Marisa
..................................................CONTINUA....................................................................................
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