giovedì 11 ottobre 2018

UN MONDO NUOVO - Parte 12




Da quel giorno nulla fu più lo stesso.
Quello che era successo aveva colpito gli animi profondamente e rafforzato in molti la convinzione della necessità di prendere le distanze da un atteggiamento troppo disponibile nei confronti dell’utilizzo delle sostanze stupefacenti.
In quel momento, fu accolta con un certo sollievo la possibilità di accettare l’invito di Eugenio di passare il Capodanno a Firenze, realizzando in tal modo l’incontro con il suo gruppo. Eugenio aveva parlato con i suoi amici del gruppo di Antonio e tutti erano molto curiosi d’incontrarli. Per la maggior parte erano studenti; ma, qualcuno lavorava. Vi era la possibilità di essere ospitati, in qualche modo, a casa di qualcuno; mentre, per la notte di capodanno, c’era a disposizione la villa fuori città dei genitori di una delle componenti del gruppo. La casa disponeva di un salone molto grande e diverse camere da letto vuote.
Insieme ad Antonio arrivarono a Firenze altri sei amici, fra cui due ragazze. Le ragazze furono ospitate a casa della compagna di Eugenio e di una sua amica; mentre, Antonio e gli alti ragazzi si divisero fra la casa di Eugenio e quella di un suo amico. Questi  divideva l’appartamento con degli studenti fuori sede che, in quel momento, erano rientrati nella propria città.
Erano arrivati a Firenze la mattina del trentuno ,viaggiando in treno di notte, e già, in quelle prime ore del giorno, avevano avuto modo di presentarsi agli amici di Eugenio e discutere a lungo delle proprie esperienze e dei propri interessi.
Nel pomeriggio, si era andati poi in giro per Firenze. Passare sul Ponte Vecchio fu un’esperienza suggestiva. Camminare tra quella fila di piccole botteghe, ai due lati del ponte, intravedendo il fiume. Antonio si guardava intorno e fu impressionato dalla folta presenza di giovani. La percentuale di ragazzi era molto superiore di quella che era abituato a vedere, passeggiando per le strade della sua città. Gli spiegarono che la presenza di studenti fuori sede a Firenze era moto alta e questo spiegava questa alta percentuale di giovani per le strade. Passo dopo passo, si avviarono verso il centro, nella splendida piazza dominata dal campanile di Giotto e dalla basilica di Santa Maria del Fiore. Si diressero poi verso gli Uffizi e Piazza della Signoria dove era possibile ammirare una copia del David di Michelangelo e infine tornarono a casa per prepararsi   per la sera.
Quel pomeriggio, si era unito al gruppo di Antonio,  Eugenio e i suoi amici anche Aristide, un compagno di lotte e collega universitario. Era un ragazzo abbastanza socievole ed un po' timido; ma, allo stesso tempo, molto determinato nelle sue convinzioni. Sentiva con dispiacere il riflusso del movimento che si era ormai realizzato; ma, riteneva che tutto questo fosse accompagnato da una reazione forte e precisa dei ceti dominanti nei confronti della lotta dei movimenti giovanili ed operai.
-        Stanno cercando in tutti i modi di riconquistare gli spazi di autonomia, libertà e di coscienza che ci siamo guadagnati in questi anni. Aiutati anche da un colpevole distacco nei nostri confronti dei partiti revisionisti- diceva Aristide-
-        Pensavamo di poter cambiare le cose sollevando una grande partecipazione popolare, almeno operaia; ma, mi sembra che oggi siamo di fatto isolati e presi fra due alternative impraticabili. Fra le forze politiche tradizionali che hanno abbandonato il progetto socialista ed una radicalizzazione estremista armata, riservata a dei gruppi ristretti che mi sembrano al di fuori dalla realtà. – rispose Antonio-
-        Tenete presente che, comunque,  la vita va avanti. Noi abbiamo bisogno di lavorare e trovare una nostra collocazione nella società. Capire se potremo avere un rapporto con una donna talmente importante  da avere dei figli oppure no e vivere diversamente. Questi sono problemi nuovi che ci riguardano. - aggiunse Eugenio
-        Ma non capite che non c’è spazio per noi se non facciamo i conti con chi ci comanda? Sembra che gli estremisti siano i gruppi armati che si stanno organizzando per resistere. E come la vogliamo chiamare la violenza silenziosa e perbene che strazia la povera gente? Abbiamo visto le cariche della polizia alle manifestazioni studentesche e anche nei confronti degli scioperi operai. Abbiamo visto “compagni “chiusi in galera per resistenza, dopo essere stati picchiati dai poliziotti. Quella non è violenza? Come chiamare i signori delle industrie che tengono bassi i salari operai, aumentano i ritmi di lavoro e guadagnano soldi a palate sulle loro spalle? Vogliamo parlare poi delle condizioni della povera gente nei paesi sottosviluppati? Spogliati e rapinati delle loro materie prime dalle multinazionali?
-        Aristide, le cose che dici le vediamo tutti ma non sono evitabili   o risolvibili con un atto di forza di poche persone. È necessario che la gente prenda coscienza dell’importanza di modificare gli equilibri della società. È un processo lungo di trasformazione che deve coinvolgere le persone, la loro mentalità i valori in cui credono. Solo così si possono spostare veramente i rapporti di forza e perseguire gli obiettivi di equità sociale e di giustizia che desideriamo. Dobbiamo ottenere il consenso delle persone. Proporre nuove esperienze, modelli culturali, obiettivi immediati. – rispose Antonio
-        No Antonio- rispose Aristide- Le strutture di potere non cambiano da sole né si faranno cambiare da una popolazione che controllano e manipolano come vogliono. Bisogna rompere il “gioco” e c’è chi si sta preparando a farlo.
-        Che vuoi dire? - chiese Eugenio-
-        Non lo so – rispose in maniera elusiva Aristide- lasciamo stare questi discorsi. Piuttosto, a che ora ci vediamo stasera per festeggiare il nuovo anno?
-        Ci vediamo tutti nella villa in campagna di Marisa verso le undici di sera. Ognuno porta qualcosa da mangiare e da bere e così ci divertiamo e stiamo insieme. Saremo una trentina di persone e per una buona parte c’è la possibilità di restare a dormire. - disse Eugenio
A quel punto si salutarono e ognuno si diresse a casa per prepararsi.
Durante la strada per il ritorno, Antonio ed Eugenio procedevano silenziosi, chiusi nei loro pensieri. Le frasi dette da Aristide erano state pesanti. Antonio non avrebbe mai pensato che una persona così mite e gentile potesse giustificare delle posizioni così estreme. Gli faceva male tutto questo e si sentiva in dovere di riflettere su quello che poteva significare per la vita di molte persone. Ripensò anche alla recente scomparsa di Massimo che, per certi versi, gli sembrava simile a quello che poteva comportare una scelta estrema di lotta armata.
La realtà era che per molti giovani di quella generazione era estremamente difficile trovare una strada praticabile e degna d’inserimento in una società di cui non  condividevano le forme e le espressioni. Troppe cose erano state dissacrate e viste nella loro incoerenza ed ipocrisia rispetto a quanto veniva ufficialmente dichiarato, per poterci ancora credere. D’altra parte, ognuno di quei ragazzi desiderava in ogni modo di poter vivere con entusiasmo la propria vita. Ognuno sperava di poter trovare  una strada praticabile per il  cambiamento ed il progresso di una società di cui aveva visto e provato le contraddizioni. La stessa attività politica dei cosiddetti gruppuscoli “extraparlamentari” sembrava ad Antonio priva di reali prospettive sia teoriche che pratiche. Sarebbe stata auspicabile una grande capacità di trasformazione dei partiti popolari ed un ricambio della classe dirigente con l’inserimento di quella che si era formata nel corso delle lotte studentesche ed operaie. Sarebbe avvenuto? Era troppo presto per saperlo. Nel frattempo, la situazione era quanto mai complicata. In fondo, anche il progetto del gruppo di Antonio aveva a che fare con queste problematiche. In qualche modo si cercava di capire come relazionarsi in un modo diverso con la necessità di inserirsi nel mondo sociale adulto  senza rinunciare ai propri valori ed alle cose che si erano comprese.
Qual era lo spazio per il cambiamento? In che direzione doveva andare?
Capodanno era alle porte e tutti i ragazzi erano arrivati alla villa di Marisa

..................................................CONTINUA....................................................................................

Nessun commento:

Posta un commento