I
ricordi estivi di Antonio erano disseminati fra quelle località dove era abitudine
quasi ogni sera, per i giovani catanesi, recarsi a cercare qualche locale dove
passare la serata o ritrovarsi insieme nella casa di villeggiatura di qualcuno
dei genitori. Quasi nessuno rimaneva la sera a Catania Centro perché offriva
poco per i giovani. A parte qualche
locale di livello elevato e qualche cinema, non c’erano situazioni attraenti
per passare la serata. Solo da qualche anno, grazie alla frequentazione dei
giovani studenti di sinistra alternativi, le antiche osterie si erano pian
piano trasformate in accoglienti trattorie dove, ad un prezzo contenuto, potevi
gustare le specialità della cucina tradizionale.
Antonio
ed i suoi amici avevano scoperto e fatto sviluppare una piccola osteria nel
quartiere Borgo che ormai era diventata un punto alla moda e ben frequentato.
In fondo, in giro trovavi sempre le stesse persone. Le trovavi nelle
manifestazioni politiche, in quelle sportive, al cinema, all’università, a passeggio
ecc. ecc.
Ad
Antonio piaceva andare anche a gustare le bistecche di carne di cavallo arrosto
cotta su piccoli bracieri piazzati sulla stessa strada accanto alle osterie ad
esempio di Via Plebiscito, vicino al quartiere popolare di San Cristoforo.
Lì,
ricordava Antonio, aveva vissuto una delle situazioni più comiche della sua
militanza politica. Insieme ad altri compagni di uno dei cosiddetti
“gruppuscoli extraparlamentari” doveva organizzare un comizio in una piazzetta
di quel quartiere. Erano arrivati con diverse auto piene di manifesti d’appendere
sui muri, con i megafoni e l’attrezzatura di legno per predisporre una specie
di piccolo palco.
Era ormai sera e ,qualche minuto dopo aver
cominciato ad affiggere i manifesti e disporre le barre di legno per il palco,
una piccola folla di persone del quartiere cominciò ad aggirarsi intorno,
curiosa ed infastidita della loro presenza, considerata sostanzialmente
estranea. Mentre cominciavano a formarsi dei piccoli capannelli di discussione
e di protesta, nel frattempo, erano arrivati un nugolo di bambini-ragazzi di
quell’età pericolosissima compresa fra gli otto e i dodici anni che, in men che
non si dica, cominciarono a distruggere tutto quello che i “compagni” avevano realizzato,
portandoselo via, fuggendo da tutti i lati e ritornando da mille altre parti
fra le risate degli abitanti del quartiere.
I “compagni” provarono inizialmente a protestare
ed anche a minacciare, ma furono letteralmente travolti dal combinato fra
adulti minacciosi e bambini/ragazzi velocissimi distruttori e rapinatori.
La
figuraccia era ormai consumata ed il comizio improponibile!
La
versione ufficiale fu di sconforto e di rabbia; ma, bisogna confessare che
Antonio ed i suoi più cari “compagni” non riuscivano a smettere di ridere,
commentando la serata all’interno dell’auto che li trasportava a casa.
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