giovedì 26 marzo 2020

L'ULTIMO SPETTACOLO



Vedere insieme l’ultimo film prima che la sala  cinematografica  di Anarene ( cittadina immaginaria del Texas) chiuda per sempre e Duane parta  per la Corea  è il momento che sancisce per lo stesso Duane e per Sonny  la fine del periodo dell’adolescenza/giovinezza e l’ingresso nell’età adulta.
 Quell’età adulta che avevano osservato e giudicato da ragazzi, che stava accanto a loro  senza affascinarli, ma di cui  vedevano, anzi, tutti i limiti, le difficoltà e  le cocenti delusioni in ognuno dei suoi protagonisti. L’insoddisfazione della monotona vita quotidiana presente nell’età adulta, che aveva ormai rinunciato alle follie della gioventù che, tra l’altro, non tutti erano riusciti a vivere.
Seguendo le ultime immagini  del western “ Il fiume rosso”, Duane ( Jeff Bridges) e Sonny (Timothy Bottoms) saluteranno anche la loro amicizia, appena ritrovata giusto per compiere insieme quel rito di saluto reciproco, prima della partenza  per la guerra in Corea di Duane per il servizio militare. Un’amicizia che avevano quasi interrotto  litigando per amore della bella Jacy (Cybil Shepherd) che, alla fine, li aveva lasciati entrambi.
La vita dei giovani della cittadina di Anarene, descritta nel film in rigoroso bianco e nero (come era stato consigliato al regista Bogdanovich dal grande Orson Welles), ruotava attorno a poche e semplici punti di riunione, allo sport, alla scuola, alle vicende legate alla ricerca di una relazione amorosa .
Le loro gesta sono forse l’unico “ sale e pepe” osservabile da parte di una realtà adulta che ha vissuto  le stesse illusioni , passioni e sogni di quei giovani e che oggi vive ,nel migliore dei casi, nel ricordo di quei  momenti più belli.
La separazione fra mondo adulto e giovani viene infranta solo da alcuni personaggi che riescono ad avere empatia per quei giovani e ,in qualche modo, sono apprezzati dagli stessi. Fra tutti la figura  di maggior peso e riferimento è quella di Sam “ il leone” ( interpretato da Ben Johnson) titolare di un locale  di ritrovo e sala biliardo frequentato dai ragazzi della cittadina ,che mantiene un atteggiamento quasi paterno nei loro confronti e che nei momenti di maggiore confidenza confessa di aver vissuto anche lui, da giovane, momenti di straordinaria follia, ma di grande felicità.
Un aspetto interessante della narrazione è poi quello assegnato alle figure femminili all’interno della società provinciale americana. Sono descritte come afflitte da una perenne ambiguità fra il desiderio  di una realizzazione amorosa e quello di una sistemazione sociale.Questo aspetto è presente  sia fra le ragazze giovani ,sia fra le adulte. Sono loro che, più di tutte, mostrano il rimpianto per una passione amorosa rimasta spesso insoddisfatta  all’interno della scelta matrimoniale.
L’ultimo spettacolo (The Last Picture Show) (1971) diretto da Peter Bogdanovich, pur avendo ricevuto la nomination come miglior film  sia per l’Oscar, sia per il Golden Globe, sia per il premio  Bafta, non ha conseguito nessuno di questi premi. In compenso , nel 2007 è stato inserito dall’ American Film Institute  al novantacinquesimo  posto della classifica dei cento migliori film americani di tutti i tempi. Per la sua recitazione  nel ruolo di Sam “ il leone”,  Ben Johnson ha, invece, ottenuto l’Oscar, il Golden Globe e il premio Bafta come miglior attore non protagonista. L’Oscar  e il premio Bafta sono stati conseguiti anche  da Cloris Leachman come migliore attrice non protagonista.


mercoledì 25 marzo 2020

LA DOLCE VITA



Erano i primi anni ‘60 e Roma,  con gli studi di Cinecittà, era la capitale  del cinema italiano.
Per le strade di Via Veneto si vedevano sfilare registi, attori anche di fama internazionale, produttori  e  tutto un mondo di persone che gli girava attorno: dai giornalisti ai " paparazzi" , dalle attricette alle comparse ecc. ecc.
 La strada  divenne il salotto elegante  di quella mondanità, con i suoi bar dagli eleganti tavolini all’aperto  ed i locali notturni.
 A Via Veneto s'intrecciavano storie d'amore , scandali, tradimenti, affari ed idee. Il passaggio e le occasioni di quella che venne chiamata "la dolce vita".
Si era ormai in pieno miracolo economico ed il neorealismo venne in qualche modo messo da parte. la nuova società opulenta  guardava maggiormente all'individuo  ed ai suoi problemi psicologici in una dimensione che sarà sempre più avulsa  della sua collocazione sociale .
Questo aspetto è già presente nel film di Fellini e Marcello, il protagonista,   si distaccherà sempre più dalle sue origini e dalle sue passioni culturali per perdersi in un mondo superficiale, fortemente individualista, a tratti infelice, ma benestante. 
Una delle donne di Marcello,  la bella ed interessante Anouk Aimée,  ne ha forse la piena coscienza. Quando afferma di provare quasi il desiderio di un rapporto d'amore  intenso e duraturo con lui, allo stesso tempo,  è cosciente di non voler rinunciare all'ebrezza di una passione improvvisa e non programmata,  che metterebbe in crisi rapidamente qualunque rapporto.
 E' il primato della soddisfazione immediata rispetto alla costruzione  lenta ed impegnativa di qualcosa d’importante, che era forse il tesoro culturale della precedente generazione, pur con tutti i  limiti d'ipocrisia possibili e presenti.
 Il carrozzone degli avvenimenti,  come in un eterno circo , ci trasporterà così, da una scena all’altra, alla ricerca di un continuo divertimento, pieno in realtà di amarezza e solitudine.
La vita proporrà ancora un’immagine di tenerezza e di sincerità a Marcello, nella parte finale, con il volto di una giovanissima Valeria Ciangottini ; ma, lui andrà oltre, ormai disilluso e non più in grado di  vivere un’occasione come quella.
Ci sono scene de” La dolce vita “ che sono entrate di diritto nella storia del cinema come, ad esempio, quella in cui si esprime la piena bellezza e sensualità di Anita Ekberg, che invita Marcello a bagnarsi con lei all’interno della Fontana di Trevi. 
C’è la stupenda musica di Nino Rota che accompagna le immagini ed i nostri ricordi. 
C’è la scena di un clown che si esibisce, con un suo numero di musica e mimica,  nel locale notturno in cui Marcello ha portato il padre, di passaggio a Roma, che è da applauso a scena aperta per la sua delicatezza ed intrinseca magia
Fellini ci ha regalato un film che è storia del cinema. ed ha vinto  la  Palma d'oro al 13º Festival di Cannes e l'Oscar per i migliori costumi. Fellini ha anche ottenuto il David di Donatello per la migliore regia. Ancora una volta  soggetto e sceneggiatura  lo vedono insieme  con Ennio Flaiano e Tullio Pirelli. Alla sceneggiatura collabora anche Brunello Rondi.
Insieme al film sono entrati nella storia del cinema, per la loro interpretazione, anche i protagonisti . In particolare  Marcello Mastroianni ( Marcello Rubini) , Anita Ekberg ( Sylvia), Anouk Aimée ( Maddalena), Magali Noel (Fanny), Alain Cuny ( Enrico Steiner), Valeria Ciangottini ( Paola) .

sabato 21 marzo 2020

LE NOTTI DI CABIRIA




Maria Ceccarelli, in arte “ Cabiria” ( Giulietta Masina), dall’età di quindici  anni  è rimasta orfana di entrambi i genitori . Completamente sola e senza mezzi finanziari ha iniziato a prostituirsi per sopravvivere, rinunciando pure ai suoi bei capelli lunghi e neri, ma non perdendosi mai d’animo di fronte alle avversità ed alla cattiveria.
 Nel corso degli anni è pure riuscita a farsi una mini-casa abusiva,  tra Roma ed Ostia, da cui ogni giorno esce per andare al suo luogo di lavoro , nella “ passeggiata archeologica” romana.
Cabiria  è considerata un po' folle nel suo ambiente, ma nessuno può approfittare di lei. 
Quello che dentro di se Maria Ceccarelli non ha mai perso in questi anni è la coscienza del suo vero nome, la semplice purezza del suo animo ed il bisogno di essere amata.
E’ forse questo l’aspetto più interessante del  film. Fellini ci mostra le notti della vita di  Cabiria, i suoi incontri , il suo ambiente , i contatti e le amicizie ,la sua capacità di adattamento  e di sopravvivenza anche alla violenza; ma ,fin dall’inizio, ci fa notare come  quello da cui non sa difendersi è l’amore.
Come ognuno di noi, Cabiria desidera incontrare il rispetto, la tenerezza, una considerazione di sè. Di fronte a questo è disposta ad accordare la sua fiducia e rischiare la delusione.
Pagherà a caro prezzo tutto questo!
Fin dall’inizio del film verrà derubata  e rischierà l’annegamento nelle acque del Tevere proprio per mano del suo compagno  Giorgio (Franco Fabrizi). In seguito, dopo aver sperato che il suo desiderio di cambiare vita  espresso nel corso di una visita al santuario del Divino Amore potesse essere esaudito, verrà di nuovo profondamente delusa.
L’aspetto più importante del personaggio  che ci viene proposto è che comunque  , alla fine , nonostante tutte le difficoltà e le delusioni subite, Cabiria   continuerà  a sorridere alla vita.
La narrazione di Fellini ci mostra in maniera diretta e coinvolgente la vita di queste donne ed il mondo dei marginali che le ruota intorno . Vi è anche sottolineata la speranza  religiosa presente nella società del tempo  e che si esprime  con la presenza di religiosi e di luoghi di culto, con la commovente preghiera di Cabiria al santuario del Divino amore e con le sequenze che mostrano la generosa presenza caritatevole di un anziano volontario che presta aiuto ai senza tetto.
Ci  racconta  ancora i momenti occasionali di rapporto  con la vita delle persone agiate ed è interessante vedere già in questo film l’incontro con il mondo del cinema (che tanto sarà sviluppato successivamente in altri film da Fellini) nella persona del divo Alberto Lazzari ( Amedeo Nazzari) che dopo aver litigato con la sua compagna Jessy si farà accompagnare  da Cabiria per una parte della serata .
Le notti di Cabiria è un  film del 1957 diretto da Federico Fellini  e vincitore dell’Oscar come miglior film straniero. Il nome "Cabiria" viene dall'omonimo "colossal" italiano del 1914 ,mentre il personaggio stesso della protagonista appare già in una breve scena de“ lo sceicco bianco”, uno dei precedenti film di Fellini.
Per la sceneggiatura Fellini è stato coadiuvato  da Tullio Pinelli ed Ennio Flaiano. Figura anche ,come aiuto sceneggiatore, Pier Paolo Pasolini che, sembra, sia stato contattato dal regista  per ottenere una maggiore autenticità nei dialoghi e nel linguaggio del sottoproletariato romano .
Giulietta Masina interpreta Cabiria  con una grande prova di artista ed una naturalezza che le hanno valso il premio come migliore attrice protagonista al Festival di Cannes e di San Sebastian ,oltre che la vittoria del  Nastro d’argento.
Accanto a lei troviamo tra gli altri   François Périer nel ruolo di  Oscar D'Onofrio, Aldo Silvani( il mago Ipnotizzatore)  Franca Marzi( Wanda, amica di Cabiria ) e Dorian Gray( Jessy, fidanzata di Lazzari)
Per questo film Fellini ha ottenuto anche il David di Donatello e il  Nastro d’argento per la migliore regia.


martedì 17 marzo 2020

LO SCEICCO BIANCO




“ Lo sceicco bianco” è il personaggio di un fotoromanzo segretamente amato da Wanda ,la giovane sposa  Cavalli in viaggio a Roma insieme al marito Ivan.
Wanda, ogni volta, si perde nelle pagine di quelle storie dove finalmente ha modo di liberare la sua fantasia , i suoi sogni di felicità, le sue speranze. Chiusi quei fogli , ritorna alla vita di ogni giorno.
Una vita reale ….con i lati brutti e quelli belli .
In fondo, si è appena sposata e ne è contenta; anche se il rapporto è formalmente guidato dal marito, la luna di miele a Roma sembra già una visita programmata insieme ai parenti dello stesso e lei non sente molto spazio per la sua persona.
 Certo, l’occasione di venire a Roma potrebbe essere anche quella di conoscere personalmente l’eroe delle storie che legge.
Quale magnifica occasione! Solo un momento, senza che nessuno se ne accorga!
Invece, le cose non vanno per il verso giusto! I contrattempi si moltiplicano e Wanda e Ivan , loro malgrado,  si trovano nel pieno dell’imbarazzo   e nella totale frantumazione di ciò che era stabilmente programmato .  La vita dei nostri protagonisti abbandona una realtà  ben lontana da una vera autenticità per proiettarsi nel contrattempo, nel sogno , nelle delusioni, nel banale della vita autentica e solo attraverso  l’accettazione di tutto questo, alla fine,  Wanda potrà dire a Ivan che per lei ,adesso, “ Lo sceicco bianco “ è lui , il suo sposo, mentre, di nuovo sottobraccio, si dirigeranno, insieme ai parenti, alla visita programmata con il Papa al Vaticano.
Il film “ Lo sceicco Bianco “ del 1952 è scritto e diretto da Federico Fellini ,coadiuvato per il soggetto da Tullio Pinelli e Michelangelo Antonioni  e per la sceneggiatura dallo stesso Pinelli e da Ennio Flaiano. Un’incredibile insieme di personaggi della storia della cultura italiana!
 Le musiche, sempre belle e particolari, sono di Nino Rota, che tante continuerà a regalarcene nel corso del tempo.
Fellini ci racconta questa storia calandola in mezzo alle atmosfere popolari di una Roma “ verace” ed ironica. Piena di sentimenti e che si esprime ,quasi con  una coralità partecipata, agli avvenimenti dei nostri protagonisti.
 Gli attori principali sono :Alberto Sordi ( lo sceicco bianco ) , Brunella Bovo ( una delicata  Wanda Cavalli) e Leopoldo Trieste ( Ivan Cavalli) . Appare anche Giulietta Masina nel ruolo di Cabiria (una prostituta) che con lo stesso nome apparirà  come protagonista nel film del 1957 ”le notti di Cabiria”  con cui Fellini vincerà l’Oscar per i miglior film straniero.




domenica 15 marzo 2020

IL SUO ULTIMO DESIDERIO







"Il suo ultimo desiderio" ( (The Last Thing He Wanted)  diretto da Deen Ross, con la sceneggiatura della stessa  insieme  a   Marco Villalobo, s'ispira e traduce sul set cinematografico l'omonimo romanzo di Joan Didion.
L'operazione, pur potendo contare su di un cast  notevole, composto da Anne Hathaway (nel ruolo della protagonista  giornalista reporter Elena McMahon), Ben Affleck, Rosie Perez, Wille Dafoe e Toby Jones,  lascia lo spettatore in qualche modo  confuso e "in"-felice.
La sceneggiatura, infatti,  alternando  momenti d'intimità personale , questioni politiche e governative , flash back e tanto, tanto altro , non aiutata dalle azioni della protagonista spesso  prive di una precisa consequenzialità, ci presenta una storia a tratti non abbastanza comprensibile e facile da seguire.
Quello che rimane nella mente dello spettatore è, comunque,  il quadro dell'azione imperialista americana del periodo  Reganiano, in cui  gli Stati Uniti  trasferivano ingenti somme di denaro  a gruppi di guerriglieri: "i Contras" (contrarrevolucionarios) da utilizzare per il loro armamento e addestramento nella lotta contro i Sandinisti del FSLN al potere in Nicaragua.
Quando  nel 1982, con l'emendamento Boland, la Camera dei Rappresentanti USA proibì al Pentagono e alla CIA di addestrare o armare gli antisandinisti, l'amministrazione Reagan,   come emerso dalla ricerca "Dark Alliance" del giornalista statunitense Gary Webb, continuò ad aiutare ambiguamente  i Contras  grazie all'appoggio della CIA  che sembra girasse agli stessi i proventi  derivanti  da traffico di armi perché essi li utilizzassero per  un traffico di droga con cui si autofinanziavano. In qualche modo la trama del film cerca di raccontarci questo  modo di procedere del governo americano; ma, lo fa in maniera talmente frammentaria ed involuta da risultare poco chiara.
La seconda cosa che rimane apprezzabile del film  è la bella prova d'attrice della Hathaway che ci parla della complessa  personalità di una donna giornalista,   piena di passione per la sua professione e d'impegno contro le palesi ingiustizie a cui assiste nel corso dei suoi reportage .
La giornalista si rende conto che, spesso, l'azione pratica dei Contras è quella di attaccare  strutture civili indifese quali fattorie, ospedali, chiese e effettuare  massacri indiscriminati contro civili, donne e bambini; pertanto, vede  nella pubblicazione dei suoi articoli l'unica arma a  disposizione per sentirsi in qualche modo utile a chi è vittima sacrificale degli interessi dei potenti. Lei stessa ne sarà un esempio vivente. L'altro aspetto del personaggio, messo opportunamente in evidenza, è il travaglio personale  che ha dovuto affrontare nel corso della sua vita e che ancora la tiene appesa ad un filo estremamente labile : figlia di un padre spesso assente e che ritrova ormai malato e alla fine della sua vita ,affranta dalla recente perdita della madre reduce da   un divorzio, di  un tumore al seno  e del difficile rapporto con la figlia adolescente.
Tutti gli altri personaggi  rimangono, alla fine, solo accennati e privi di un serio approfondimento sia della loro personalità, sia di un ruolo preciso all'interno della  trama del racconto. 
Il film è stato presentato in anteprima il 27 gennaio al Sundance Film Festival 2020 e, successivamente, è stato  distribuito sulla piattaforma Netflix.

giovedì 12 marzo 2020

IL RICHIAMO DELLA FORESTA




Per la quinta volta  il romanzo di Jack London  “ Il richiamo della foresta”  diventa oggetto di una trasposizione cinematografica.
Tra le prove precedenti le più celebri sono sicuramente quelle del   1935 e 1972 che  vedevano nel primo caso la figura di  John Thornton interpretata da Clark Gable e nel secondo da Charlton Heston.
Questa volta  ci prova  Chris Sanders, coadiuvato dalla sceneggiatura di Michael Green, che può contare sull’ottima interpretazione  del cane Buck e di quella del grande Harrison Ford nel ruolo di Thornton..
In realtà, la bravura del cane Buck, l’incrocio fra un San Bernardo ed un pastore scozzese, è aiutata dalla tecnologia dell’animazione CGI.
Da questo momento,  potremo affermare che  la frase rivolta ad un attore: “ reciti come un cane” , potrà essere considerata un complimento.
Nel complesso , personalmente, trovo deludente il modo in cui  si è  voluto trasformare la storia raccontataci da London , di fatto banalizzandola  in un vago  buonismo e togliendole il fascino della lotta per la vita e dell’immersione nella natura ,che pur con tutti i suoi pericoli , affascina qualunque essere vivente.
 London ,nello scrivere il suo romanzo, aveva molto forte l’influenza della lezione di Darwin sulla lotta per la sopravvivenza e l’affermazione nel gruppo attraverso la dura lotta. Il suo cane Buck attraverserà un percorso di progressivo allontanamento dalla condizione subalterna  dell’animale domestico per ritornare selvaggio, forte e libero come capo del branco in cui vivrà all’interno della foresta.
Questi aspetti , pur presenti , nel film risultano più sfumati in cambio della prevalenza di una storia di amore e rispetto tra due essere viventi: il cane Buck ed il suo ultimo padrone Thornton, che lo incoraggerà  a seguire il suo “richiamo della foresta”.

lunedì 9 marzo 2020

LE VERITA'




Dopo la vittoria della Palma d’oro al Festival di Cannes 2018 con il film “ Un affare di famiglia”, il regista  giapponese Hirokazu Kore'eda si cimenta per la prima volta  nel dirigere una storia  non nella sua lingua madre. Nell’occasione, ha scelto la Francia  per ambientare una storia , tratta da una sua pièce teatrale di diversi anni fa, che cerca di scavare sempre nell’ambito dei rapporti familiari ed in particolar modo in quelli fra una madre ed una figlia.
Nel corso di un intervista  il regista  ha argomentato così il tema trattato: “Se ho voluto affrontare la sfida di girare il primo film all’estero – in una lingua che non è mia e con un cast tutto francese – è perché ho avuto il privilegio di incontrare attori e collaboratori che volevano fare un film con me……..La vérité è il risultato di questo atto di fiducia. Cos’è che rende tale una famiglia? La verità o le bugie? E cosa scegliereste, tra una verità crudele e una bugia a fin di bene? Queste sono le domande che non ho mai smesso di pormi durante la realizzazione del film. Spero che gli spettatori coglieranno l’opportunità per trovare le loro risposte.”
E ancora……………………
”Sicuramente in questo film, come negli altri miei, c'è una dimensione di dramma famigliare - dice il regista - ma in questo caso quello che mi interessava principalmente era il rapporto fra queste due donne, questa madre e questa figlia che non arrivano ad una risposta sul loro rapporto, ma cercano di andare avanti accettando la presenza una dell'altra. La magia e la bugia sono gli elementi che contraddistinguono queste relazioni"
Effettivamente, Hirokazu non poteva avere delle interpreti migliori, per raccontarci questa storia, di una  sempre splendida  Catherine Deneuve, nel ruolo dell’'attrice Fabienne Daugeville, e di Juliette Binoche in quello della figlia Lumir.
Personalmente, ho molto apprezzato anche la grazia ed efficacia dell’interpretazione della giovane attrice  Manon Clavel che, all’interno della storia, ha il ruolo della protagonista di un film di fantascienza. Quello di  una madre che, trascorrendo lunghi periodi nello spazio, rallenta il processo d’invecchiamento e, in occasione dei suoi periodi di ritorno sulla terra, scopre, invece, il progressivo invecchiamento della figlia che ,paradossalmente, nelle ultima scene ha il volto di “ Fabienne”.
Questo rovesciamento dell’età fra madre e figlia è uno dei motivi d’interesse di questo personaggio che diventa l’occasione per Fabienne di riflettere sul rapporto con la figlia ; il secondo è la sua somiglianza con un ‘attrice amica/rivale di Fabienne , molto amata dalla figlia Lumir  e scomparsa prematuramente.
Il film inizia con la pubblicazione da parte di Fabienne di un libro di memorie . Quest’evento rappresenta l’occasione  per la figlia Lumir, sceneggiatrice che vive a New York, di ritornare in Francia per una visita alla madre  accompagnata dal marito attore Hank e dalla figlia Charlotte.
Da quel momento, prendendo spunto dalla lettura delle memorie e dal commento di alcune scene del film  in cui la made sta recitando,  inizierà un vero  e proprio confronto fra le due donne. Ognuna è portatrice di una sua verità sul loro rapporto , sul senso del passato e del loro futuro.
Hirokazu riesce a condurre la narrazione con un buon ritmo, mantenendo vivo l’interesse dello spettatore. Gradevole la fotografia di Eric  Gautier e le musiche di Aleksej Ajgi.
Il film è stato presentato in concorso alla 76ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.




sabato 7 marzo 2020

DUE FAMIGLIE - Parte Finale





Circa un mese dopo , la sera  a letto Turiddu e Maria parlavano insieme sulla  nuova situazione :
-          Beh! Ormai  si può pensare che la guerra  sta finendo. Con la firma dell’armistizio con gli alleati siamo ormai in territorio  protetto e libero.- disse Turiddu
-          Non ci posso ancora credere ! – rispose Maria –
Le bambine nell’altra stanza stavano riposando tranquille ed il silenzio regnava nella casa.
-          Sai  penso che ricomincerò a studiare  e completerò il mio percorso di laurea-aggiunse Turiddu
-          E come farai ? Ancora non ci sono servizi regolari per passare lo Stretto.- rispose Maria
-          No ti preoccupare . Mi hanno detto che si passa tranquillamente con delle barche di pescatori  da Messina; e poi, ci vuole ancora qualche mese per riprendere bene a studiare. Poi speriamo di fare qualche miglioramento di stipendio   avere una promozione e riuscire a riparare le case bombardate di mio papà.
-          C’è speranza? -Chiese Maria
-    Mah! Mi hanno detto che con l’esperienza che ho accumulato ai servizi annonari potrei assumere un  ruolo di Direzione ai Mercati Generali e mi darebbero anche un aumento di stipendio.  Tutto questo sempre  rimanendo nel corpo dei vigili urbani ma distaccato nel ruolo.
-          Magari!
-    Chissà? A questo punto potremmo anche ingrandire la famiglia!  Potrebbe finalmente arrivare un maschietto! Che ne dici?
-    Dico che per adesso non abbiamo occhi per piangere  e che bisogna aspettare – rispose Maria.
Aspettarono anni  e anni ma alla fine il maschietto arrivò  e quando si fece grande incontrò una ragazza : la figlia di Gaetano.
-           
FINE




venerdì 6 marzo 2020

DUE FAMIGLIE-Trasporto valori- Parte 23




Trascorsa mezza giornata , verso le tre del pomeriggio , Turiddu stanco ed impaziente si accorse di un certo trambusto all’ingresso del giardino dove sostavano i colleghi vigili urbani: Chiese al Direttore  di potersi allontanare un attimo per vedere che succedeva  e si diresse verso i suoi colleghi. Arrivato si accorse che proprio davanti all’ingresso della villa lungo il viale Regina Margherita stavano sfilando delle camionette di truppe “alleate”. Si rivolse ai vigili suoi colleghi e gli chiese:
_-Sono arrivati gli americani?
-No!  Sono inglesi – rispose un collega-  Ce ne sono pure molti di colore. Truppe di africani delle colonie inglesi.
- Da quanto tempo li hai visti?
- E’ circa mezz’ora che stanno passando.
- Adesso ascoltami- disse Turiddu- ti do un incarico importante-
-Comandi sig. Tenente-rispose il vigile
-Devi andare al Municipio e chiedere ai superiori se il nuovo Comando Militare  ha preso in mano le redini dell’amministrazione locale . e dove ha stabilito i suoi locali. Dove si è insediato? Quindi ,appena hai questa informazione ,  torna qui ,subito.-disse Turiddu-
Il vigile parti immediatamente a svolgere l’importante incarico conferitogli da Turiddu e tornò trafelato dopo ca due ore.
Allora? – chiese Turiddu-
-Gli inglesi sono a Piazza Duomo . Hanno preso tutto un palazzo come sede del loro Comando e l’amministrazione della città fa riferimento a loro. 
-Bene – Disse Turiddu – Grazie – Adesso li andiamo a trovare.
Si diresse verso il pulmino portavalori , parlò con il Direttore delle Poste e convennero di recarsi subito in Piazza Duomo. Nonostante i bombardamenti la strada era resa praticabile e si poteva arrivare al Duomo percorrendo via Etnea. Così fecero  e finalmente dopo le opportune presentazioni e intercessioni dei suoi superiori  si poterono liberare del prezioso carico e scortati da militari inglesi consegnarlo ai responsabili locali della Banca d’Italia perché riponessero i depositi  valori in cassaforte in contropartita del credito a favore del conto di evidenza delle Poste Italiane.
Quella difficile giornata si stava concludendo onorevolmente. Turiddu ed il Direttore delle poste potevano finalmente tornare a casa, poveri come prima, ma con la coscienza pulita ed orgogliosi di aver fatto il proprio dovere.
 CONTINUA



giovedì 5 marzo 2020

DUE FAMIGLIE- Trasporto valori - parte 22





Dobbiamo essere certi di consegnare i depositi a chi ci garantisce il buon esito dell’operazione . A qualcuno con i poteri avallati dalla nuova amministrazione. Anzi, dovremmo aspettare l’entrata degli americani in città.-propose Turiddu .
-Oppure potremmo sparire con i soldi  e chi s’è visto, s’è visto- disse il Direttore.facendo  esplodere tutto il suo nervosismo in una risata .
Il ridere fu contagioso e Turiddu senza rendersene conto ne fu coinvolto senza volerlo:
-Complimenti Direttore- Rispose Turiddu ridendo. Dopo una vita integerrima finalmente avremmo un vero premio: Ah! Ah! Ah!
- Era ora che qualcuno si accorgesse di noi!!!- Aggiunse il Direttore ormai  fuori di se dalla risate
-Eh no! Speriamo che nessuno se ne accorga!  -Disse Turiddu-ridendo ancora più forte.
- Hoi ! Hoi Hoi! Basta non ne posso più-Rispose il Direttore-Ho le lacrime agli occhi !
Dopo , riprendendo il controllo disse : Che facciamo? Dobbiamo fare passare  almeno  la mattina e vedere che succede.
Dirigiamoci verso la Villa Bellini. Entriamo dentro : All’ingresso ci sono i vigili  miei colleghi e ci faranno passare : Aspettiamo li dentro, nelle strade della villa. Potremo anche avere delle informazioni su quello che succede dagli altri vigili urbani!
Va bene ! E … speriamo bene ! – Aggiunse il Direttore.
Tutto si svolse come Turiddu aveva previsto. All’ingresso c’erano due vigili che riconoscendo il tenente scattarono sull’attenti e senza discutere fecero passare il pulmino.  Dopo Turiddu e il Direttore posteggiarono il pulmino vicino ad  una fontana alla base della strada in salita dove stanno le varie panchine dette degli innamorati e che porta al piazzale dove si trova il Palco della musica.

CONTINUA



mercoledì 4 marzo 2020

DUE FAMIGLIE - Trasporto valori - Parte 21




Era il 4 di agosto 1943. Turiddu dovette salutare subito Maria e le bambine perché doveva presentarsi al Comando in Piazza Duomo.
Le voci della ritirata tedesca in corso erano ormai dilaganti . Tutti aspettavano quel cambiamento e non si parlava d’altro . Turiddu invece ebbe altro su cui concentrare la sua attenzione . Era stato comandato di presentarsi l’indomani mattina alla Direzione delle Poste per accompagnare il Direttore nel trasporto dei valori  in cassa presso la Banca  d’Italia.  La mattina successiva presto, insieme al Direttore,  montarono sul pulmino di trasporto valori .Erano  decisamente  guardinghi e preoccupati . Appena partiti, videro che tutti punti stradali normalmente sorvegliati dai soldati tedeschi erano vuoti.
-Che succede Tenente? -chiese il Direttore- la città sembra vuota . Non c’è nessuno in strada.
- Sembra proprio che i tedeschi siano andati via – rispose Turiddu--Sono giorni che si parla  che Kesserling aveva intenzione di far lasciare la città alle truppe tedesche. Penso che l’abbia fatto.
- Ed ora che facciamo? -disse il Direttore- In questo momento , prima che arrivino gli alleati  in città, chi comanda?  A chi portiamo i valori che stiamo trasportando? Chi mi garantisce che le varie amministrazioni siano ancora funzionanti e responsabili?
- Nessuno -ammise Turiddu- Siamo nella terra di nessuno. Tutta la precedente amministrazione deve essere convalidata dalle nuove autorità occupanti. Figuriamoci poi i valori che stiamo trasportando! Farli sparire, sarebbe questione di un attimo!  Non solo, ma potremmo anche essere accusati di averli trafugati.
Turiddu si fermo un attimo a riflettere. Il Direttore  , nel frattempo, dal canto suo stava in silenzio ma tradiva il suo nervosismo contorcendosi febbrilmente le mani in un continuo strofinio.

 CONTINUA


martedì 3 marzo 2020

DUE FAMIGLIE- Fuggiasco - Parte 20





Il tempo passava  e arrivò anche ad Asmara la notizia  dell’armistizio firmato da Badoglio fra l’Italia e le forze alleate. Fortunato poteva riacquistare la sua identità  presentandosi al Comando dei carabinieri ed alle forze alleate. Tutto procedette abbastanza bene ma alla fine  Fortunato venne tuttavia considerato, a causa delle sue precedenti azioni . equiparato agli altri prigionieri di guerra   ma con la possibilità di un inquadramento in un campo di lavoro nei campi petroliferi sulla costa Araba dirimpettaia.
“Fortunato” ritornato Gaetano  si ritrovò così per la prima volta nella sua vita seduto  in fila con alti compagni all’interno di un aereo militare adibito al trasporto di uomini verso i campi petroliferi arabi. Non aveva mai preso l’aereo ed era comprensibilmente emozionato  . Quando si ritrovò in aria  , la tensione , piano piano si allentò e tutti cominciarono a prendersi in giro l’un l’altro e trasformare l’iniziale paura in riso.Il viaggio durò meno di quanto si aspettavano e presto dopo aver di nuovo sospeso il fiato durante la manovra di atterraggio si ritrovarono in Asia , fra le sabbie arabe e vicino al mare.
Gaetano imparò a lavorare nei campi di petrolio e a nuotare nelle acque dell’oceano indiano, poi finalmente la guerra finì   e si cominciò a predisporre il rientro in Italia. Passò ancora qualche mese e finalmente Gaetano potette prendere posto nell’aereo militare che lo avrebbe sbarcato all’aeroporto di Fiumicino a Roma . Ormai era un veterano del volo , diceva a se stesso, e in ogni caso  non vedeva l’ora di rientrare  in Italia e riprendere il suo posto fra i carabinieri.
Gaetano fu reintegrato nell’Arma  e mandato a prendere servizio a Ventimiglia promettendogli  che  appena possibile sarebbe stato trasferito in Sicilia  con la possibilità finalmente di riprendere meglio i contatti familiari. Prima di andare a Ventimiglia aveva avuto comunque una licenza di un mese per andare in Sicilia . Era stato incredibile rivedere  il suo paese e i suoi fratelli e sorelle ,anche se aveva appreso la notizia che nel frattempo il padre era morto . Adesso doveva riprendere una nuova vita. La guerra era finita e bisognava ricominciare. Gaetano era giovane e desiderava una donna  sua , una famiglia dei figli: Voleva una della sua terra  e trovò la possibilità di scambiare una corrispondenza  con una ragazza di Caltanissetta . La preferiva alle ragazze che aveva conosciuto a Ventimiglia. La sentiva più vicina alle cose più intime in cui credeva e che sentiva essere la sua più profonda natura: Passò il tempo e Gaetano ritornò in Sicilia  ,sposò quella ragazza e si stabilì a Caltanissetta . Un giorno, la sua figlia minore  avrebbe incontrato il figlio di Turiddu.
 CONTINUA

lunedì 2 marzo 2020

DUE FAMIGLIE- Fuggiasco- Parte 19



Quella sera , tuttavia , appena preso sonno , Fortunato fu improvvisamente svegliato insieme a tutti gli altri da un  frastuono che veniva dal tetto. Nel buio della notte si vedevano le foglie di palma tutte smosse come se vi stesse passando in mezzo un treno. Era impressionante! Qualcosa stava strisciando  sul tetto del capannone ed era enorme! Subito tutti si alzarono dal giaciglio   spaventati. Alcuni scapparono di corsa fuori , altri  si raggrupparono in un angolo del capannone armandosi di bastoni , coltelli ed attrezzi da lavoro .
Era un animale ed era grosso! Strisciava sopra il tetto  scompigliando tutto e facendo un rumore sordo: Doveva essere molto lungo perché sembrava  arrivare da un lato all’altro  del tetto.
Ad un tratto  sembrò  che scendesse lungo la parte esterna. Fuori le grida di molti indigeni, accorsi a vedere che cosa stesse succedendo, risuonarono forte nel buio.
Un serpente ! Un serpente ! – gridavano- E’ un Pitone enorme . Attenti! Attenti! Sparategli!
Fortunatamente per tutti, ed anche per lui stesso, il Pitone, tuttavia, se ne andò così come era venuto salendo su di un grosso albero prospiciente al capannone e sparendo dopo pochi minuti dalla vista di tutti.
Non ho mai visto un animale simile! – disse Fortunato – Doveva essere lungo  quattro o cinque metri!
-E’ un animale formidabile e pericoloso anche se non è velenoso- gli rispose Amir – un compagno di lavoro eritreo. Ha una forza tremenda  con le sue spire riesce a stritolare le sue prede e addirittura ad ingoiarle intere.
-Meno male che non aveva fame!  –disse “ Fortunato” sorridendo-
-Meno male! – rispose Amir
Dopo quella bella notte in campagna  “ Fortunato” pensò bene  di cercare qualche altro sbocco professionale rispetto a quel duro lavoro manuale. Sempre aiutato dai suoi amici italiani,  si procurò un calesse /carretto tirato da un cavallo con cui  iniziò un servizio di trasporto di persone o di merci .Metà dei soldi guadagnati andavano ai proprietari del calesse e con l’altra metà Fortunato riusciva a vivere dignitosamente e pagarsi un letto  in un ammezzato /cantina di altri conoscenti.
CONTINUA

LONTANO LONTANO




Con “ Lontano lontano”  Gianni Di Gregorio ci porta all’interno  del cuore della  città eterna , nei vicoli di Trastevere, dove da sempre hanno abitato  i due vecchi amici  e protagonisti ormai giunti in età anziana Giorgetto ( Giorgio Colangeli) e il Professore ( Gianni Di Gregorio).
Tra un sorso e l’altro di vino , seduti  nel bar S.Calisto di Trastevere  o passeggiando per le strade del quartiere  discutendo animatamente della loro vita sempre più isolata e tormentata dallo spettro della povertà, i due amici ormai pensionati fantasticano  su mondi lontani dove  “ è risaputo”  che ,grazie ai vantaggi fiscali del trasferimento della pensione all’estero e il costo della vita molto più basso che in Italia, vivrebbero molto meglio.
Tra uno sguardo ad una donna ( la sempre bella e brava Galatea Ranzi) di media età , frequentatrice del bar, e una giocata al “ gratta e vinci” il pensiero di questo posto “ lontano” si farà sempre più avvincente  portandoli a conoscere il terzo  anziano protagonista : Attilio ( Il grande Ennio Fantastichini al suo ultimo film, alla fine del quale ci lascerà prematuramente) un robivecchi con un punto vendita nel mercato di Porta Portese .
I nostri eroi, decisi a lasciare il Bel paese , verranno consigliati dal Prof Federmann ( cliente di Attilio ed interpretato dal sempre  efficace Roberto  Herlitzka) di scegliere le isole Azzorre per vivere una nuova avventura nella fase matura della loro vita.
Clima invidiabile , massima sicurezza, regime fiscale agevolato per i pensionati che vi si trasferiscono  grazie agli accordi fra Italia e Portogallo, buon centro turistico internazionale. 
Che volete di più ?
Anche Attilio, che non ha la pensione, potrebbe tentare una nuova  attività  mettendo in piedi un piccolo alberghetto con qualche stanza.
Gianni De Gregorio,  che oltre a recitare e dirigere il film ne è anche soggettista e sceneggiatore,  nel corso del racconto ha  magistralmente descritto le insicurezze , i desideri e le abitudini dell’età matura, con una sapiente leggerezza e senza alcuna drammatizzazione.
 L’incontro con gli amici  “rimasti” al bar è spesso l’unico passatempo di una vita sostanzialmente  isolata. Lo stesso “Bar “ è forse l’ultima piccola comunità di riferimento sia nel rapporto con i gestori che con il resto della clientela  quando anche i rapporti amicali o familiari sono ormai un ricordo. Attilio è forse l’unico dei tre ad avere ancora un rapporto familiare valido  con la figlia ( la bravissima Daphne Scoccia) ed un ‘attività che, per quanto ormai alla fine, lo mantiene ancora attivo e propositivo.
Quello che De Gregorio ci suggerisce , nel corso dello scorrere delle immagini, è, tuttavia, che il più grande tesoro i nostri tre protagonisti l’hanno già trovato  quando  hanno avuto il coraggio di sognare ancora una nuova vita.
Questo li ha portati a ritrovarsi amici, ad uscire dal loro torpore quotidiano   ridando calore al rapporto con i familiari, a tentare persino la possibile nascita di un amore.
Il più bel messaggio è poi la loro naturale generosità  che li porterà insieme a proteggere qualcuno ( il giovane Abu  interpretato da Salih Saadin Khalid) conosciuto per caso, che riterranno meritevole di aiuto.
Tutto questo, saldato e rincuorato dalla loro amicizia e nonostante l’avanzare dell’età ,li può comunque portare “ Lontano lontano” nella vita.
Per esempio…… fino a Terracina !?!


domenica 1 marzo 2020

DUE FAMIGLIE - Fuggiasco - Parte 18



Gaetano si era rifugiato fuori Asmara , nella campagna di suoi amici di origine italiana. Aveva ottenuto dei documenti nuovi grazie all’amicizia con i dipendenti dell’anagrafe  locale che preparavano le carte d’identità  e aveva preso il nome di  Fortunato Speranza.
 Avevano timbrato il documento  con un colpo di martello  su di una moneta riscaldata sul fuoco che aveva dato un risultato simile a quello di un timbro a secco. “Fortunato” del resto era conosciuto e voluto bene da tutta la comunità italiana, dai colleghi carabinieri  rimasti in servizio e dagli impiegati dell’amministrazione di governo che aveva conosciuto negli anni di servizio. Quel documento era abbastanza sufficiente per garantirgli una relativa agibilità anche nei confronti dei controlli occasionali delle truppe inglesi  .
“Fortunato” lavorava  insieme a molti braccianti di colore ed altri italiani  nelle campagne dell’Eritrea vicino ad Asmara ed otteneva  il necessario per vivere .
 I pasti erano garantiti e per dormire  vi era un grande capannone di legno coperto da grandi foglie di palma , adibito a dormitorio comune. 
La sera, ormai stanchi, si crollava sui mucchi di fieno preparati per il giaciglio e si perdevano completamente i sensi in un profondo sonno ristoratore.


CONTINUA