Per la quinta volta il romanzo di Jack London “ Il richiamo della foresta” diventa oggetto di una trasposizione
cinematografica.
Tra le prove precedenti le più
celebri sono sicuramente quelle del 1935 e 1972 che vedevano nel primo caso la figura di John Thornton interpretata da Clark Gable
e nel secondo da Charlton Heston.
Questa volta ci prova
Chris Sanders, coadiuvato dalla sceneggiatura di Michael Green, che può
contare sull’ottima interpretazione del
cane Buck e di quella del grande Harrison Ford nel ruolo di Thornton..
In realtà, la bravura del cane
Buck, l’incrocio fra un San Bernardo ed un pastore scozzese, è aiutata dalla
tecnologia dell’animazione CGI.
Da questo momento, potremo affermare che la frase rivolta ad un attore: “ reciti come
un cane” , potrà essere considerata un complimento.
Nel complesso , personalmente,
trovo deludente il modo in cui si è voluto trasformare la storia raccontataci da
London , di fatto banalizzandola in un
vago buonismo e togliendole il fascino della
lotta per la vita e dell’immersione nella natura ,che pur con tutti i suoi
pericoli , affascina qualunque essere vivente.
London ,nello scrivere il suo romanzo, aveva
molto forte l’influenza della lezione di Darwin sulla lotta per la
sopravvivenza e l’affermazione nel gruppo attraverso la dura lotta. Il suo cane
Buck attraverserà un percorso di progressivo allontanamento dalla condizione
subalterna dell’animale domestico per ritornare
selvaggio, forte e libero come capo del branco in cui vivrà all’interno della
foresta.
Questi aspetti , pur presenti ,
nel film risultano più sfumati in cambio della prevalenza di una storia di amore
e rispetto tra due essere viventi: il cane Buck ed il suo ultimo padrone Thornton,
che lo incoraggerà a seguire il suo “richiamo
della foresta”.
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