giovedì 12 marzo 2020

IL RICHIAMO DELLA FORESTA




Per la quinta volta  il romanzo di Jack London  “ Il richiamo della foresta”  diventa oggetto di una trasposizione cinematografica.
Tra le prove precedenti le più celebri sono sicuramente quelle del   1935 e 1972 che  vedevano nel primo caso la figura di  John Thornton interpretata da Clark Gable e nel secondo da Charlton Heston.
Questa volta  ci prova  Chris Sanders, coadiuvato dalla sceneggiatura di Michael Green, che può contare sull’ottima interpretazione  del cane Buck e di quella del grande Harrison Ford nel ruolo di Thornton..
In realtà, la bravura del cane Buck, l’incrocio fra un San Bernardo ed un pastore scozzese, è aiutata dalla tecnologia dell’animazione CGI.
Da questo momento,  potremo affermare che  la frase rivolta ad un attore: “ reciti come un cane” , potrà essere considerata un complimento.
Nel complesso , personalmente, trovo deludente il modo in cui  si è  voluto trasformare la storia raccontataci da London , di fatto banalizzandola  in un vago  buonismo e togliendole il fascino della lotta per la vita e dell’immersione nella natura ,che pur con tutti i suoi pericoli , affascina qualunque essere vivente.
 London ,nello scrivere il suo romanzo, aveva molto forte l’influenza della lezione di Darwin sulla lotta per la sopravvivenza e l’affermazione nel gruppo attraverso la dura lotta. Il suo cane Buck attraverserà un percorso di progressivo allontanamento dalla condizione subalterna  dell’animale domestico per ritornare selvaggio, forte e libero come capo del branco in cui vivrà all’interno della foresta.
Questi aspetti , pur presenti , nel film risultano più sfumati in cambio della prevalenza di una storia di amore e rispetto tra due essere viventi: il cane Buck ed il suo ultimo padrone Thornton, che lo incoraggerà  a seguire il suo “richiamo della foresta”.

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