lunedì 9 marzo 2020

LE VERITA'




Dopo la vittoria della Palma d’oro al Festival di Cannes 2018 con il film “ Un affare di famiglia”, il regista  giapponese Hirokazu Kore'eda si cimenta per la prima volta  nel dirigere una storia  non nella sua lingua madre. Nell’occasione, ha scelto la Francia  per ambientare una storia , tratta da una sua pièce teatrale di diversi anni fa, che cerca di scavare sempre nell’ambito dei rapporti familiari ed in particolar modo in quelli fra una madre ed una figlia.
Nel corso di un intervista  il regista  ha argomentato così il tema trattato: “Se ho voluto affrontare la sfida di girare il primo film all’estero – in una lingua che non è mia e con un cast tutto francese – è perché ho avuto il privilegio di incontrare attori e collaboratori che volevano fare un film con me……..La vérité è il risultato di questo atto di fiducia. Cos’è che rende tale una famiglia? La verità o le bugie? E cosa scegliereste, tra una verità crudele e una bugia a fin di bene? Queste sono le domande che non ho mai smesso di pormi durante la realizzazione del film. Spero che gli spettatori coglieranno l’opportunità per trovare le loro risposte.”
E ancora……………………
”Sicuramente in questo film, come negli altri miei, c'è una dimensione di dramma famigliare - dice il regista - ma in questo caso quello che mi interessava principalmente era il rapporto fra queste due donne, questa madre e questa figlia che non arrivano ad una risposta sul loro rapporto, ma cercano di andare avanti accettando la presenza una dell'altra. La magia e la bugia sono gli elementi che contraddistinguono queste relazioni"
Effettivamente, Hirokazu non poteva avere delle interpreti migliori, per raccontarci questa storia, di una  sempre splendida  Catherine Deneuve, nel ruolo dell’'attrice Fabienne Daugeville, e di Juliette Binoche in quello della figlia Lumir.
Personalmente, ho molto apprezzato anche la grazia ed efficacia dell’interpretazione della giovane attrice  Manon Clavel che, all’interno della storia, ha il ruolo della protagonista di un film di fantascienza. Quello di  una madre che, trascorrendo lunghi periodi nello spazio, rallenta il processo d’invecchiamento e, in occasione dei suoi periodi di ritorno sulla terra, scopre, invece, il progressivo invecchiamento della figlia che ,paradossalmente, nelle ultima scene ha il volto di “ Fabienne”.
Questo rovesciamento dell’età fra madre e figlia è uno dei motivi d’interesse di questo personaggio che diventa l’occasione per Fabienne di riflettere sul rapporto con la figlia ; il secondo è la sua somiglianza con un ‘attrice amica/rivale di Fabienne , molto amata dalla figlia Lumir  e scomparsa prematuramente.
Il film inizia con la pubblicazione da parte di Fabienne di un libro di memorie . Quest’evento rappresenta l’occasione  per la figlia Lumir, sceneggiatrice che vive a New York, di ritornare in Francia per una visita alla madre  accompagnata dal marito attore Hank e dalla figlia Charlotte.
Da quel momento, prendendo spunto dalla lettura delle memorie e dal commento di alcune scene del film  in cui la made sta recitando,  inizierà un vero  e proprio confronto fra le due donne. Ognuna è portatrice di una sua verità sul loro rapporto , sul senso del passato e del loro futuro.
Hirokazu riesce a condurre la narrazione con un buon ritmo, mantenendo vivo l’interesse dello spettatore. Gradevole la fotografia di Eric  Gautier e le musiche di Aleksej Ajgi.
Il film è stato presentato in concorso alla 76ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.




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