Dopo la vittoria della Palma d’oro al Festival di Cannes 2018 con il
film “ Un affare di famiglia”, il regista
giapponese Hirokazu Kore'eda si cimenta per la prima volta nel dirigere una storia non nella sua lingua madre. Nell’occasione, ha
scelto la Francia per ambientare una
storia , tratta da una sua pièce teatrale di diversi anni fa, che cerca di
scavare sempre nell’ambito dei rapporti familiari ed in particolar modo in
quelli fra una madre ed una figlia.
Nel corso di un intervista il
regista ha argomentato così il tema
trattato: “Se ho voluto affrontare la sfida di girare il primo film all’estero
– in una lingua che non è mia e con un cast tutto francese – è perché ho avuto
il privilegio di incontrare attori e collaboratori che volevano fare un film
con me……..La vérité è il risultato di questo atto di fiducia. Cos’è che rende
tale una famiglia? La verità o le bugie? E cosa scegliereste, tra una verità
crudele e una bugia a fin di bene? Queste sono le domande che non ho mai smesso
di pormi durante la realizzazione del film. Spero che gli spettatori
coglieranno l’opportunità per trovare le loro risposte.”
E ancora……………………
”Sicuramente in questo film, come negli altri miei, c'è una dimensione
di dramma famigliare - dice il regista - ma in questo caso quello che mi
interessava principalmente era il rapporto fra queste due donne, questa madre e
questa figlia che non arrivano ad una risposta sul loro rapporto, ma cercano di
andare avanti accettando la presenza una dell'altra. La magia e la bugia sono
gli elementi che contraddistinguono queste relazioni"
Effettivamente, Hirokazu non poteva avere delle interpreti migliori, per
raccontarci questa storia, di una sempre
splendida Catherine Deneuve, nel ruolo dell’'attrice Fabienne Daugeville, e
di Juliette Binoche in quello della figlia Lumir.
Personalmente, ho molto apprezzato anche la grazia ed efficacia dell’interpretazione
della giovane attrice Manon Clavel che,
all’interno della storia, ha il ruolo della protagonista di un film di
fantascienza. Quello di una madre che,
trascorrendo lunghi periodi nello spazio, rallenta il processo d’invecchiamento
e, in occasione dei suoi periodi di ritorno sulla terra, scopre, invece, il
progressivo invecchiamento della figlia che ,paradossalmente, nelle ultima
scene ha il volto di “ Fabienne”.
Questo rovesciamento dell’età fra madre e figlia è uno dei motivi d’interesse
di questo personaggio che diventa l’occasione per Fabienne di riflettere sul
rapporto con la figlia ; il secondo è la sua somiglianza con un ‘attrice amica/rivale
di Fabienne , molto amata dalla figlia Lumir
e scomparsa prematuramente.
Il film inizia con la pubblicazione da parte di Fabienne di un libro di
memorie . Quest’evento rappresenta l’occasione per la figlia Lumir, sceneggiatrice che vive a New York,
di ritornare in Francia per una visita alla madre accompagnata dal marito attore Hank e dalla
figlia Charlotte.
Da quel momento, prendendo spunto dalla lettura delle memorie e dal
commento di alcune scene del film in cui
la made sta recitando, inizierà un
vero e proprio confronto fra le due
donne. Ognuna è portatrice di una sua verità sul loro rapporto , sul senso del
passato e del loro futuro.
Hirokazu riesce a condurre la narrazione con un buon ritmo, mantenendo
vivo l’interesse dello spettatore. Gradevole la fotografia di Eric Gautier e le musiche di Aleksej Ajgi.
Il film è stato presentato in concorso alla 76ª Mostra internazionale
d'arte cinematografica di Venezia.
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