martedì 28 febbraio 2017

MOONLIGHT



Chiron non ha avuto fortuna neanche nella notte forse socialmente più importante della sua vita : quella degli Oscar.
Il protagonista, il regista Barry Jenkins , produttori, attori e tutta l’equipe che ha collaborato alla realizzazione di “ Moonlight” hanno dovuto, infatti, aspettare che si facesse chiarezza sull’errore, che aveva portato ad una iniziale premiazione  di “ La la land” , per poter finalmente salire a loro volta sul palco e ricevere gli applausi e  l’Oscar per il miglior film dell’anno.
Moonlight ha potuto così aggiungere questo premio a quelli già ottenuti con la premiazione  di  Mahershala Ali  per miglior attore non protagonista  e di Barry Jenkins e Tarell Alvin McCraney per la migliore sceneggiatura non originale.
Basato sull'opera teatrale “ In Moonlight Black Boys Look Blue” dello stesso Tarell Alvin McCraney , il film ci parla delle difficoltà e della solitudine  che caratterizzano il percorso di una giovane vita  nei quartieri periferici americani. La narrazione è suddivisa in tre parti in cui il protagonista è ancora bambino , quindi adolescente ed infine giovane adulto.
Il “ piccoletto”, il bambino nero che osserviamo muoversi solo e spaventato nella prima parte del film non ha una casa,  né una famiglia che possano definirsi tali ed, alla fine, forse neanche un nome con cui essere chiamato (almeno un   riferimento ad una sua dignità identitaria). L’unica figura presente ,o per meglio dire assente, è quella femminile di una madre che si occupa di lui solo per manifestargli la terribile ambiguità dei propri sentimenti, divisi fra il fastidio e l’intralcio della presenza del figlio  nella sua vita e la coscienza di provare per lui un affetto materno insopprimibile.
La realtà vissuta dal  “ piccoletto “ sarà tuttavia quella di una madre da odiare.
Assente,  perché perennemente presa fra l’assunzione di droga e l’esercizio della prostituzione, e terribilmente presente quando lo scaccia di casa perché impegnata a  svolgere la “ professione”  o quando lo rimprovera per aver fatto tardi o non essere ancora andato a scuola.
 Per il resto, il “ piccoletto “ vive nella più completa solitudine,  in balia  della strada , dei suoi pericoli e delle sue difficoltà. La sua sostanziale diversità attirerà poi  i “bulli” , i cani da guardia del gregge che si sentono in dovere di punire e perseguitare  tutti coloro che con il loro atteggiamento e comportamento attirano la loro attenzione , rappresentando già questo un elemento di colpa.
 Sfuggendo ad una di queste persecuzioni “il piccoletto” incontrerà l’unica figura maschile adulta di riferimento della sua vita: Juan, lo spacciatore di origine cubana, che si prenderà cura di lui, insieme alla sua donna “Teresa”, anche se occasionalmente.
Sarà Juan ad insegnargli a rilassarsi nell’acqua ed imparare a nuotare e a  tentare di essere comunque se stesso. Sarà Juan a raccontargli che sotto i raggi della luna i piccoli bambini neri diventano “blu”: belli e magici, come gli aveva spiegato tanti anni prima una vecchia signora.
Il rapporto con l’acqua , con il mare sotto i raggi della luna saranno una delle aree di rifugio per il giovane “ Chiron”. Solo in quella situazione potrà sentirsi anche lui “ blu” e finalmente, senza paura né agitazione, potrà stare sdraiato nel silenzio , di fronte al  mare  ad ascoltare  i battiti del suo cuore.
Tutto intorno, tuttavia, la situazione è sempre più pesante. Morto Juan, l’unica figura di riferimento positivo rimane la sua donna Teresa, che tuttavia, per Chiron, non ha la stessa rilevanza di quella dello scomparso. La figura di Juan non doveva scontrarsi con quella di un padre mai conosciuto; mentre, Teresa si misura con quella reale di una madre sempre più pesante.  Le persecuzioni continuano e l’unico momento di vera serenità rimane quello  davanti al mare, sotto i raggi della luna.
Sarà proprio in quella situazione che dividerà   quel momento d’intimità e di verità  con l’unico amico presente nella sua adolescenza in un miscuglio di sensazioni  che avranno pure un risvolto sessuale. Un’amicizia contraddittoria e inaffidabile che dietro la pressione persecutoria del bullismo porterà proprio l’amico Kevin a massacrarlo di pugni lì per la strada, davanti ai suoi nemici. Ma la misura è colma, ed il giovane Chiron,  seguendo in cuor suo la figura di riferimento maschile adulta di Juan,  prima prenderà a sediate il capo dei “ Bulli”, lasciandolo a terra  e poi, dopo un periodo di galera , giovane e possente adulto   diventerà uno spacciatore di droga   rispettato e temuto dai suoi gregari.
Il simbolo del successo  sarà come per Juan la macchina  di lusso con cui si sposta per il quartiere ,  e poi  la pesante collana dorata  al collo  ed altro ancora.
E’ solo a questo punto che potrà forse fare i conti con il proprio passato.
Sarà disposto, quindi, a rivedere la madre, accettandone il tardivo pentimento e la manifestazione d’amore. Accetterà anche di rivedere l’amico inaffidabile e controverso della sua adolescenza, che ha rappresentato, comunque, l’unica sua esperienza affettiva.
I due  giovani adulti , reduci ognuno dalle proprie esperienze, si rincontreranno  riuscendo ad aprire ancora il loro cuore e forse tentando un futuro di amici , di amanti o chissà cosa?
Non  importa,  se ,comunque, riusciranno ad aiutarsi reciprocamente  ad essere se stessi e riscoprirsi “ blu” sotto i raggi della luna.



giovedì 23 febbraio 2017

ARRIVAL


La capacità di gestire in modo nuovo e potente le categorie del tempo e dello spazio.
È questa la suggestione suggerita da "Arrival", un film del regista canadese Denis Villeneuve, con Amy Adams e Jeremy Renner, , basato sul racconto Storia della tua vita di Ted Chiang, presentato il 2 settembre 2016 in concorso alla 73ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia,  che ha ottenuto 8 candidature ai Premi Oscar.
È questo forse il dono che, attraverso l’accostamento e la comprensione del loro linguaggio, gli "alieni" desiderano comunicare al genere umano.
È la protagonista Louise Banks, linguista di fama mondiale, che riuscirà, proprio grazie a questo regalo ed alla comprensione dei messaggi linguistici dei due extraterrestri con cui cerca un contatto (ridefiniti scherzosamente "Tom" e Jerry"), ad evitare una guerra fra il pianeta terra e gli alieni, arrivati con ben dodici strane astronavi sparse a toccare le diverse aree geografiche del nostro mondo.
Louise ci spiega, infatti, che esiste una teoria, l’ipotesi Sapir-Whorf, secondo la quale il linguaggio è in grado di influenzare i nostri pensieri, "riprogrammando" la mente. In questo modo, grazie all'apprendimento della lingua degli alieni, riuscirà in qualche modo ad avere visioni del futuro che le permetteranno di interagire diversamente con il presente, valorizzandone gli aspetti o cercando di modificarlo positivamente grazie all’utilizzo delle informazioni acquisite.
Indubbiamente, la capacità di attraversare lo spazio e gli anni luce, da parte di qualunque astronave o mezzo di trasporto non meglio identificato che arrivi sul nostro pianeta, pone in discussione le nostre concezioni delle categorie del tempo e dello spazio.
La suggestione, che personalmente non mi convince, è che questo possa accadere alla stessa singola unità di percezione umana. Vale a dire, è difficile immaginare che per la percezione della singola persona possa variare il concetto di prima e dopo e dell'avanti e indietro, pena la difficoltà di comprensione della stessa realtà. Lo stesso regista ci mostra la difficoltà e diversità emotiva di vivere le conseguenze di questa percezione da parte dei due protagonisti.
Villeneuve prova a ad immaginare esempi di questa possibilità nel film che ci propone, specialmente per quanto riguarda la dimensione temporale. Questa dimensione dell'eternità della vita, la possibilità di vederla in un attimo dall'inizio alla fine da un altro punto di vista più lontano, somiglia molto al concetto di onniscienza dell'eternità divina che faticosamente cercavano di spiegarci i religiosi quando ci raccontavano che Dio conosce già il nostro futuro perché Egli esiste in una dimensione eterna al di fuori, appunto, delle categorie di tempo e di spazio puramente umane.
Pensare che tutto questo possa essere gestito con maggiori poteri da altre forme viventi e che possa essere oggetto di comunicazione nei nostri confronti può risultare suggestivo, ma, alla fine, poco capace di trasmettere una vera emozione.
È di questi giorni la notizia della scoperta di un sistema solare molto simile al nostro alla distanza di circa quarant'anni luce e con almeno tre pianeti con possibili condizioni di vita simili alle nostre, che ruotano attorno ad una stella simile al nostro sole.
Guardando il film non è stato possibile non pensarci e non immaginare la possibilità che esistano altre forme di vita.

 Quali saranno le loro caratteristiche? Quali i contenuti della loro cultura?

giovedì 2 febbraio 2017

LA LA LAND



Damien Chazelle, dopo averci regalato Whiplash (2014),   ritorna con la sua terza regia cinematografica a parlarci di noi, dei nostri sogni e dell’amore con il film La La land.
Per questo film   ha già ottenuto diversi Golden Globe e ben 14 nomination ai premi Oscar 2017, tra i quali quello per miglior film, migliore regia e migliore sceneggiatura originale; mentre. al suo compagno di studi di Harvard, Justin Hurwitz, si devono quelli per le due canzoni originali “City of stars” e “Audition”, oltre alla migliore colonna sonora.
Chazelle ci parla dei nostri sogni, oltre che della difficoltà della loro realizzazione, all’interno delle stagioni di un’importante storia d’amore fra i due protagonisti; due stupendi attori come Ryan Gosling e Emma Stone, che possiamo ammirare nella loro completezza d’interpreti anche nel ballo e nel canto.
L’avvio del film, in Cinemascope, ci apre la visione alla bellezza e grandezza dell’immagine e del suono. Splendida la scena del balletto iniziale. La stagione della “primavera”ci presenta i due protagonisti e ci racconta di come i nostri sogni, le nostre passioni si siano formate lentamente attraverso l’amore per le cose e le persone del nostro passato. Sono quelle che fanno parte della nostra formazione personale e culturale ispirando i sogni che desideriamo realizzare per dare senso alla nostra vita.
In questa prima parte della narrazione,  i nostri protagonisti ci raccontano quelle che sono le loro passioni. Per Sebastian è il jazz classico. Quello dove, attraverso la creatività e lo scontro fra melodie e strumenti, si realizzava l’incontro fra persone diverse. Il suo sogno è di riuscire a ricreare quelle atmosfere in un proprio locale dove poter suonare quella musica con il suo strumento, il pianoforte, privo di condizionamenti.
Per Mia è la magia del teatro, del cinema, della narrazione e recitazione quella che fin da piccola è stata instillata nella sua mente e nel suo cuore dalla presenza vitale della zia.
Per Chazelle è forse il mondo del cinema e del musical quello che lo affascina e che gli fa utilizzare volutamente, in tutta la fase della primavera e dell’estate, delle scene che richiamano alla mente quelle dei films di Fred Astaire o dei musicals di quegli  anni .
L’amore di Mia e Sebastian diventa la forza per ottenere il coraggio di credere fino in fondo nella possibilità di riuscire a raggiungere i propri sogni e di vivere le proprie passioni. Tutto questo anche se, nella fase della loro realizzazione,  potrà comportare la necessità di adeguarsi gradualmente ad una realtà concreta e diversa da quella che si pensava e anche se il loro amore e la possibilità di continuarlo a vivere sarà messa a dura prova dalla lontananza e dagli impegni di lavoro.
Potrebbe essere visto come la descrizione di quello che ognuno di noi ha vissuto con il passaggio all’età adulta. L’accettazione del principio di realtà che, senza impedirci di provare a realizzare i nostri sogni e le nostre passioni, ci costringe ,tuttavia, a cercare di portarli avanti tenendo conto delle difficoltà reali e concrete che incontriamo.
In questa prima fase è stupenda la presentazione della canzone “City of stars”.
In particolare, mi colpisce il momento in cui il protagonista la canta al tramonto su di un pontile che per un momento mi fa pensare a quello di “Ostia lido” e mi vede magicamente camminare, al suo posto, ascoltando le note magiche della chitarra di un anziano suonatore di strada.



Altrettanto bello ed affascinante  appare il ballo fra le stelle dei due protagonisti in visita al Planetarium, in cui spiccano il volo sulle ali del loro amore e della loro fantasia, come può capitare a qualunque coppia in amore.
È in “Autunno” che si pongono le basi della propria futura realizzazione  e contemporaneamente della difficoltà di continuare a vivere il loro amore, proprio quando si dichiarano l’un l’altra che si ameranno “per sempre”.
È in “Autunno” che il film raggiunge toni di commozione quando, durante l’audizione per il ruolo di protagonista in un film sperimentale, Mia racconta della zia e , insieme al regista, invita a brindare a chiunque nella vita provi a seguire i propri sogni.
A tutti gli artisti di qualunque disciplina che, con le loro opere, ci permettono di ascoltare le nostre emozioni e nello stesso tempo di riviverle.
 A tutti noi che amiamo e sogniamo ed a tutti i disastri inevitabili che combiniamo vivendo.
Nell’ultima stagione “Inverno” assisteremo poi alla dicotomia fra l’amore dei due protagonisti, che ormai vivono una vita separata e diversa, e la realizzazione completa delle  proprie ambizioni.
Ognuno ha realizzato ciò che desiderava; ma, come spesso accade anche ad ognuno di noi, non sempre il sentiero della realizzazione di se stessi e la soddisfazione della propria vita si sposano con la felicità.
La serenità, a volte, prende il suo posto; ma l’immagine della felicità, dell’amore che poteva essere vissuto fino in fondo e che doveva essere vissuto ritorna improvviso per via dell’incontro casuale dei protagonisti all’interno del locale jazz che Sebastian ha finalmente realizzato e sulle note della loro musica.
Il sorriso rassicurante di Sebastian a Mia, alla fine dell’esecuzione del brano al pianoforte, le farà capire che il lor sentimento è e sarà comunque importante ed incancellabile; ma, che è giusto che ognuno continui ormai per la sua strada.
L’applauso spontaneo in sala alla fine del film, in un mercoledì pomeriggio frequentato da anziani spettatori, mi fa pensare che “La la land” ci ha parlato in qualche modo di noi stessi, delle nostre emozioni e dei nostri sogni e che probabilmente vincerà l’Oscar 2017 per miglior film