La capacità di gestire in modo nuovo e potente le categorie del tempo e
dello spazio.
È questa la suggestione suggerita da "Arrival", un film del
regista canadese Denis Villeneuve, con Amy Adams e Jeremy Renner, , basato sul
racconto Storia della tua vita di Ted Chiang, presentato il 2 settembre 2016 in
concorso alla 73ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, che ha ottenuto 8 candidature ai Premi Oscar.
È questo forse il dono che, attraverso l’accostamento e la comprensione
del loro linguaggio, gli "alieni" desiderano comunicare al genere
umano.
È la protagonista Louise Banks, linguista di fama mondiale, che riuscirà,
proprio grazie a questo regalo ed alla comprensione dei messaggi linguistici
dei due extraterrestri con cui cerca un contatto (ridefiniti scherzosamente
"Tom" e Jerry"), ad evitare una guerra fra il pianeta terra e
gli alieni, arrivati con ben dodici strane astronavi sparse a toccare le
diverse aree geografiche del nostro mondo.
Louise ci spiega, infatti, che esiste una teoria, l’ipotesi Sapir-Whorf,
secondo la quale il linguaggio è in grado di influenzare i nostri pensieri,
"riprogrammando" la mente. In questo modo, grazie all'apprendimento
della lingua degli alieni, riuscirà in qualche modo ad avere visioni del futuro
che le permetteranno di interagire diversamente con il presente, valorizzandone
gli aspetti o cercando di modificarlo positivamente grazie all’utilizzo delle
informazioni acquisite.
Indubbiamente, la capacità di attraversare lo spazio e gli anni luce, da
parte di qualunque astronave o mezzo di trasporto non meglio identificato che
arrivi sul nostro pianeta, pone in discussione le nostre concezioni delle
categorie del tempo e dello spazio.
La suggestione, che personalmente non mi convince, è che questo possa
accadere alla stessa singola unità di percezione umana. Vale a dire, è
difficile immaginare che per la percezione della singola persona possa variare il
concetto di prima e dopo e dell'avanti e indietro, pena la difficoltà di
comprensione della stessa realtà. Lo stesso regista ci mostra la difficoltà e
diversità emotiva di vivere le conseguenze di questa percezione da parte dei
due protagonisti.
Villeneuve prova a ad immaginare esempi di questa possibilità nel film
che ci propone, specialmente per quanto riguarda la dimensione temporale. Questa
dimensione dell'eternità della vita, la possibilità di vederla in un attimo
dall'inizio alla fine da un altro punto di vista più lontano, somiglia molto al
concetto di onniscienza dell'eternità divina che faticosamente cercavano di
spiegarci i religiosi quando ci raccontavano che Dio conosce già il nostro
futuro perché Egli esiste in una dimensione eterna al di fuori, appunto, delle
categorie di tempo e di spazio puramente umane.
Pensare che tutto questo possa essere gestito con maggiori poteri
da altre forme viventi e che possa essere oggetto di comunicazione nei nostri
confronti può risultare suggestivo, ma, alla fine, poco capace di trasmettere
una vera emozione.
È di questi giorni la notizia della scoperta di un sistema solare molto
simile al nostro alla distanza di circa quarant'anni luce e con almeno tre
pianeti con possibili condizioni di vita simili alle nostre, che ruotano
attorno ad una stella simile al nostro sole.
Guardando il film non è stato possibile non pensarci e non immaginare la
possibilità che esistano altre forme di vita.
Quali saranno le loro
caratteristiche? Quali i contenuti della loro cultura?
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