Gaetano
si era rifugiato fuori Asmara , nella campagna di suoi amici di origine
italiana. Aveva ottenuto dei documenti nuovi grazie all’amicizia con i
dipendenti dell’anagrafe locale che
preparavano le carte d’identità e aveva
preso il nome di Fortunato Speranza. Avevano
timbrato il documento con un colpo di
martello su di una moneta riscaldata sul
fuoco che aveva dato un risultato simile a quello di un timbro a secco.
“Fortunato” del resto era conosciuto e voluto bene da tutta la comunità
italiana, dai colleghi carabinieri
rimasti in servizio e dagli impiegati dell’amministrazione di governo
che aveva conosciuto negli anni di servizio. Quel documento era abbastanza
sufficiente per garantirgli una relativa agibilità anche nei confronti dei
controlli occasionali delle truppe inglesi
. “Fortunato” lavorava insieme a
molti braccianti di colore ed altri italiani
nelle campagne dell’Eritrea vicino ad Asmara ed otteneva il necessario per vivere . I pasti erano
garantiti e per dormire vi era un grande
capannone di legno coperto da grandi foglie di palma , adibito a dormitorio
comune. La sera ormai stanchi si crollava sui mucchi di fieno preparati per il
giaciglio e si perdevano completamente i sensi in un profondo sonno
ristoratore.
Quella
sera , tuttavia , appena preso sonno , Fortunato fu improvvisamente svegliato
insieme a tutti gli altri da un
frastuono che veniva dal tetto. Nel buio della notte si vedevano le
foglie di palma tutte smosse come se vi stesse passando in mezzo un treno. Era
impressionante! Qualcosa stava strisciando
sul tetto del capannone ed era enorme! Subito tutti si alzarono dal
giaciglio spaventati. Alcuni scapparono
di corsa fuori , altri si raggrupparono
in un angolo del capannone armandosi di bastoni , coltelli ed attrezzi da
lavoro .
Era un
animale ed era grosso! Strisciava sopra il tetto scompigliando tutto e facendo un rumore
sordo: Doveva essere molto lungo perché sembrava arrivare da un lato all’altro del tetto.
Ad un
tratto sembrò che scendesse lungo la parte esterna. Fuori
le grida di molti indigeni, accorsi a vedere che cosa stesse succedendo,
risuonarono forte nel buio.
Un
serpente ! Un serpente ! – gridavano- E’ un Pitone enorme . Attenti! Attenti!
Sparategli!
Fortunatamente
per tutti, ed anche per lui stesso, il Pitone, tuttavia, se ne andò così come
era venuto salendo su di un grosso albero prospiciente al capannone e sparendo
dopo pochi minuti dalla vista di tutti.
Non ho
mai visto un animale simile! – disse Fortunato – Doveva essere lungo quattro o cinque metri!
-E’ un
animale formidabile e pericoloso anche se non è velenoso- gli rispose Amir – un
compagno di lavoro eritreo. Ha una forza tremenda con le sue spire riesce a stritolare le sue
prede e addirittura ad ingoiarle intere.
-Meno
male che non aveva fame! –disse “
Fortunato” sorridendo-
-Meno
male! – rispose Amir
Dopo
quella bella notte in campagna “
Fortunato” pensò bene di cercare qualche
altro sbocco professionale rispetto a quel duro lavoro manuale. Sempre aiutato dai
suoi amici italiani, si procurò un
calesse /carretto tirato da un cavallo con cui
iniziò un servizio di trasporto di persone o di merci .Metà dei soldi
guadagnati andavano ai proprietari del calesse e con l’altra metà Fortunato
riusciva a vivere dignitosamente e pagarsi un letto in un ammezzato /cantina di altri conoscenti.
Il
tempo passava e arrivò anche ad Asmara
la notizia dell’armistizio firmato da
Badoglio fra l’Italia e le forze alleate. Fortunato poteva riacquistare la sua
identità presentandosi al Comando dei
carabinieri ed alle forze alleate. Tutto procedette abbastanza bene ma alla
fine Fortunato venne tuttavia
considerato, a causa delle sue precedenti azioni . equiparato agli altri
prigionieri di guerra ma con la
possibilità di un inquadramento in un campo di lavoro nei campi petroliferi
sulla costa Araba dirimpettaia.
“Fortunato”
ritornato Gaetano si ritrovò così per la
prima volta nella sua vita seduto in
fila con alti compagni all’interno di un aereo militare adibito al trasporto di
uomini verso i campi petroliferi arabi. Non aveva mai preso l’aereo ed era
comprensibilmente emozionato . Quando si
ritrovò in aria , la tensione , piano
piano si allentò e tutti cominciarono a prendersi in giro l’un l’altro e
trasformare l’iniziale paura in riso.Il viaggio durò meno di quanto si
aspettavano e presto dopo aver di nuovo sospeso il fiato durante la manovra di
atterraggio si ritrovarono in Asia , fra le sabbie arabe e vicino al mare.
Gaetano
imparò a lavorare nei campi di petrolio e a nuotare nelle acque dell’oceano
indiano, poi finalmente la guerra finì e si cominciò a predisporre il rientro in
Italia. Passò ancora qualche mese e finalmente Gaetano potette prendere posto
nell’aereo militare che lo avrebbe sbarcato all’aeroporto di Fiumicino a Roma .
Ormai era un veterano del volo , diceva a se stesso, e in ogni caso non vedeva l’ora di rientrare in Italia e riprendere il suo posto fra i
carabinieri.
Gaetano
fu reintegrato nell’Arma e mandato a
prendere servizio a Ventimiglia promettendogli
che appena possibile sarebbe
stato trasferito in Sicilia con la
possibilità finalmente di riprendere meglio i contatti familiari. Prima di
andare a Ventimiglia aveva avuto comunque una licenza di un mese per andare in
Sicilia . Era stato incredibile rivedere
il suo paese e i suoi fratelli e sorelle ,anche se aveva appreso la
notizia che nel frattempo il padre era morto . Adesso doveva riprendere una
nuova vita. La guerra era finita e bisognava ricominciare. Gaetano era giovane
e desiderava una donna sua , una
famiglia dei figli: Voleva una della sua terra
e trovò la possibilità di scambiare una corrispondenza con una ragazza di Caltanissetta . La
preferiva alle ragazze che aveva conosciuto a Ventimiglia. La sentiva più
vicina alle cose più intime in cui credeva e che sentiva essere la sua più
profonda natura: Passò il tempo e Gaetano ritornò in Sicilia ,sposò quella ragazza e si stabilì a
Caltanissetta . Un giorno, la sua figlia minore avrebbe incontrato il figlio di Turiddu.
CONTINUA