mercoledì 30 gennaio 2019

DUE FAMIGLIE - Parte 5




Gaetano si era rifugiato fuori Asmara , nella campagna di suoi amici di origine italiana. Aveva ottenuto dei documenti nuovi grazie all’amicizia con i dipendenti dell’anagrafe  locale che preparavano le carte d’identità  e aveva preso il nome di  Fortunato Speranza. Avevano timbrato il documento  con un colpo di martello  su di una moneta riscaldata sul fuoco che aveva dato un risultato simile a quello di un timbro a secco. “Fortunato” del resto era conosciuto e voluto bene da tutta la comunità italiana, dai colleghi carabinieri  rimasti in servizio e dagli impiegati dell’amministrazione di governo che aveva conosciuto negli anni di servizio. Quel documento era abbastanza sufficiente per garantirgli una relativa agibilità anche nei confronti dei controlli occasionali delle truppe inglesi  . “Fortunato” lavorava  insieme a molti braccianti di colore ed altri italiani  nelle campagne dell’Eritrea vicino ad Asmara ed otteneva  il necessario per vivere . I pasti erano garantiti e per dormire  vi era un grande capannone di legno coperto da grandi foglie di palma , adibito a dormitorio comune. La sera ormai stanchi si crollava sui mucchi di fieno preparati per il giaciglio e si perdevano completamente i sensi in un profondo sonno ristoratore.
Quella sera , tuttavia , appena preso sonno , Fortunato fu improvvisamente svegliato insieme a tutti gli altri da un  frastuono che veniva dal tetto. Nel buio della notte si vedevano le foglie di palma tutte smosse come se vi stesse passando in mezzo un treno. Era impressionante! Qualcosa stava strisciando  sul tetto del capannone ed era enorme! Subito tutti si alzarono dal giaciglio   spaventati. Alcuni scapparono di corsa fuori , altri  si raggrupparono in un angolo del capannone armandosi di bastoni , coltelli ed attrezzi da lavoro .
Era un animale ed era grosso! Strisciava sopra il tetto  scompigliando tutto e facendo un rumore sordo: Doveva essere molto lungo perché sembrava  arrivare da un lato all’altro  del tetto.
Ad un tratto  sembrò  che scendesse lungo la parte esterna. Fuori le grida di molti indigeni, accorsi a vedere che cosa stesse succedendo, risuonarono forte nel buio.
Un serpente ! Un serpente ! – gridavano- E’ un Pitone enorme . Attenti! Attenti! Sparategli!
Fortunatamente per tutti, ed anche per lui stesso, il Pitone, tuttavia, se ne andò così come era venuto salendo su di un grosso albero prospiciente al capannone e sparendo dopo pochi minuti dalla vista di tutti.
Non ho mai visto un animale simile! – disse Fortunato – Doveva essere lungo  quattro o cinque metri!
-E’ un animale formidabile e pericoloso anche se non è velenoso- gli rispose Amir – un compagno di lavoro eritreo. Ha una forza tremenda  con le sue spire riesce a stritolare le sue prede e addirittura ad ingoiarle intere.
-Meno male che non aveva fame!  –disse “ Fortunato” sorridendo-
-Meno male! – rispose Amir
Dopo quella bella notte in campagna  “ Fortunato” pensò bene  di cercare qualche altro sbocco professionale rispetto a quel duro lavoro manuale. Sempre aiutato dai suoi amici italiani,  si procurò un calesse /carretto tirato da un cavallo con cui  iniziò un servizio di trasporto di persone o di merci .Metà dei soldi guadagnati andavano ai proprietari del calesse e con l’altra metà Fortunato riusciva a vivere dignitosamente e pagarsi un letto  in un ammezzato /cantina di altri conoscenti.
Il tempo passava  e arrivò anche ad Asmara la notizia  dell’armistizio firmato da Badoglio fra l’Italia e le forze alleate. Fortunato poteva riacquistare la sua identità  presentandosi al Comando dei carabinieri ed alle forze alleate. Tutto procedette abbastanza bene ma alla fine  Fortunato venne tuttavia considerato, a causa delle sue precedenti azioni . equiparato agli altri prigionieri di guerra   ma con la possibilità di un inquadramento in un campo di lavoro nei campi petroliferi sulla costa Araba dirimpettaia.
“Fortunato” ritornato Gaetano  si ritrovò così per la prima volta nella sua vita seduto  in fila con alti compagni all’interno di un aereo militare adibito al trasporto di uomini verso i campi petroliferi arabi. Non aveva mai preso l’aereo ed era comprensibilmente emozionato  . Quando si ritrovò in aria  , la tensione , piano piano si allentò e tutti cominciarono a prendersi in giro l’un l’altro e trasformare l’iniziale paura in riso.Il viaggio durò meno di quanto si aspettavano e presto dopo aver di nuovo sospeso il fiato durante la manovra di atterraggio si ritrovarono in Asia , fra le sabbie arabe e vicino al mare.
Gaetano imparò a lavorare nei campi di petrolio e a nuotare nelle acque dell’oceano indiano, poi finalmente la guerra finì   e si cominciò a predisporre il rientro in Italia. Passò ancora qualche mese e finalmente Gaetano potette prendere posto nell’aereo militare che lo avrebbe sbarcato all’aeroporto di Fiumicino a Roma . Ormai era un veterano del volo , diceva a se stesso, e in ogni caso  non vedeva l’ora di rientrare  in Italia e riprendere il suo posto fra i carabinieri.
Gaetano fu reintegrato nell’Arma  e mandato a prendere servizio a Ventimiglia promettendogli  che  appena possibile sarebbe stato trasferito in Sicilia  con la possibilità finalmente di riprendere meglio i contatti familiari. Prima di andare a Ventimiglia aveva avuto comunque una licenza di un mese per andare in Sicilia . Era stato incredibile rivedere  il suo paese e i suoi fratelli e sorelle ,anche se aveva appreso la notizia che nel frattempo il padre era morto . Adesso doveva riprendere una nuova vita. La guerra era finita e bisognava ricominciare. Gaetano era giovane e desiderava una donna  sua , una famiglia dei figli: Voleva una della sua terra  e trovò la possibilità di scambiare una corrispondenza  con una ragazza di Caltanissetta . La preferiva alle ragazze che aveva conosciuto a Ventimiglia. La sentiva più vicina alle cose più intime in cui credeva e che sentiva essere la sua più profonda natura: Passò il tempo e Gaetano ritornò in Sicilia  ,sposò quella ragazza e si stabilì a Caltanissetta . Un giorno, la sua figlia minore  avrebbe incontrato il figlio di Turiddu.
CONTINUA


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