mercoledì 14 dicembre 2016

La violetta



Ora andrò via.
Lontano, dove tu non possa vedermi.
Non vedrò più i tuoi occhi azzurri così dolci,
Il tuo sorriso così caldo,
Le tue labbra rosa pallido,
Il tuo viso che tante volte  ho sognato di baciare
Quando,sudato dopo una corsa,mi guardava sorridente.

Il tuo sorriso !… Perderò il tuo sorriso!
Perderò il tuo sguardo sbarazzino
Che mi seguiva mentre ti parlavo.

Li ho tutti in me, stasera, questi ricordi.
Stasera che ho deciso di andare via.

La tua mano che carezzava la mia,
La tua carne morbida,
I tuoi occhi pieni di lacrime, quella sera,
quando, seduta accanto a me,
mi guardavi ed io sentivo di amarti.
Quella sera, quando i miei occhi
Non riuscivano a staccarsi dai tuoi
Che lacrimavano.

Andare così… lontano….
Lontano da te che vorrei vicina
Sperando  di voltarmi  e vederti,
Nel tuo abito azzurro, corrermi incontro
Con quel caro sorriso e  dirmi che mi ami.

Ma tu non ci sei ed io cammino
Solo per la strada e sento nella mano
Un fiore, una piccola viola appassita.
Una viola che forse ci avrebbe uniti
Ma che è appassita.
Andrò via perché tu non sappia tutto questo,
perché tu non sappia che ti amo,
perché tu non mi ami.

mercoledì 30 novembre 2016

RAGAZZI















Cantano insieme una vecchia canzone
Complici  e amici d’amore e di pene

E lui le parla!… Le parla !… Le parla
Di tutto quello di cui ti parlavo.
E Lei lo ascolta !… Lo ascolta!…. Lo ascolta
Persa negli occhi della sua gioventù.

Sono ….ragazzi! .Bellissimi fiori
sbocciati  nel tempo dei teneri ardori.

venerdì 25 novembre 2016

STILL LIFE


Still Life è un film del 2013 prodotto da  Umberto Pasolini, che  ne ha anche scritto il soggetto e curato la regia e la sceneggiatura.
E' la seconda opera del regista  che, come produttore, ha invece al suo attivo il successo  del film  "Full Monty - Squattrinati organizzati",del 1997, diretto da Peter Cattaneo, campione d'incassi con oltre 250 milioni di dollari in tutto il mondo.
Still life  è stato presentato alla 70ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, dove ha vinto il premio per la miglior regia nella sezione "Orizzonti".
La storia, ambientata  in Inghilterra, segue il lavoro dell'impiegato comunale John May, interpretato da Eddie Marsan,  incaricato  di rintracciare i parenti  e gli amici più prossimi di persone morte sole e dimenticate. 
Il senso della solitudine  e la disattenzione di un mondo come il nostro, troppo pieno d'impegni, di scadenze e di una frenetica velocità sono forse il vero motivo conduttore del film .
Al contrario, l'impegno e l'attenzione del triste e solitario impiegato comunale  May verso la vita di questi sconosciuti sono forse l'indicazione ed il messaggio più forte di riscatto espresso da quest'opera cinematografica. 
Quando la solitudine di Jhon May  sarà squarciata dal sorriso e dall'invito della gentile figlia di Billy Stoke (l' alcolizzato  morto  in solitudine a pochi passi dalla sua casa di cui sta curando il funerale),la morte arriverà all'improvviso. Quasi  come una metafora della fine di un uomo solo e dimenticato e la nascita di una nuova vita.
Lo stesso funerale,  totalmente isolato e dimenticato, sarà magicamente affollato dai fantasmi di tutte le persone  morte di cui lui strenuamente si era occupato e di cui aveva ricostruito la vita e gli affetti più cari. 
A pochi passi da lui si svolge  il funerale di Billy Stoke  che,  grazie al suo interessamento, vedrà la presenza delle due figlie, del nipotino, dei suoi più vecchi e nuovi amici , della donna che lo aveva amato. 
L'ultimo sguardo di Kelly ( Joanne Froggat),la figlia di Billy Stoke sarà per lui, per quel funerale solitario che si svolge lì,  a pochi passi di distanza.
Tante , troppe persone vivono dimenticate anche dai parenti più stretti e dagli amici più cari. Vivono in una solitudine, fatta di piccoli gesti quotidiani  ripetitivi  e rituali,  molto più diffusa di quello che si pensi; in un mondo moderno che si vanta di essere  la società dell'informazione e della comunicazione.
 Il film ci indica la strada dell'impegno e dell'attenzione verso gli altri come  percorso per ritrovarci insieme fuori dalla solitudine.
 

mercoledì 16 novembre 2016

IO, DANIEL BLAKE



Io sono solo un uomo!
Sono queste le parole conclusive  di una breve memoria, scritta a matita  da Daniel Blake ,  per un ricorso agli uffici che gli avevano tolto l’indenntà di malattia, nonostante il suo recente infarto.
La morte, tuttavia,  lo coglierà proprio nel bagno di quell’ufficio  e solo ai funerali le sue parole potranno essere lette dai suoi più cari amici  forse proprio a noi spettatori di  questo profondo ed inquietante film che denuncia il profondo malessere degli “ultimi”.
Alla fine, forse, ci chiederemo insieme al regista Ken Loach ed all’autore Paul Laverty:
- C’è ancora posto per un essere umano nelle nostre società moderne?
- C’è ancora posto per la comprensione e la cura dell’altro , esercitata, per tutta la durata del film,  solo dai poveri verso gli altri poveri e marginali?
Nonostante fosse un uomo solo e colpito da un grave infarto, Daniel Blake aveva una sua professionalità. Era un bravo carpentiere, ascoltava gli altri e cercava di aiutarli ogni volta che poteva , con una disponibilità sconosciuta alla logica ed all’organizzazione delle istituzioni.
 Era apprezzato  da tutti quelli che lo conoscevano, anche se non sapeva utilizzare un computer e non possedeva uno smartphone.
Oggi, tuttavia, nella nostra società il lavoro è un bene raro e prezioso e , come ci spiega in una scena del film il docente di un corso per la preparazione dei curricula,  non basta essere bravi e seguire il criterio della meritorazia. Bisogna anche essere furbi e saper comunicare  bene .
Tutto vero e forse anche giusto, a patto di non dimenticare che  tutto questo deve comunque permettere di mantenere la dignità di ogni cittadino.
Tutto giusto purché non si dimentichi che la mobilità del lavoro ed il suo orientamento verso l’impiego più produttivo non deve essere pagata dall’incertezza e dalla marginalità del singolo lavoratore che, perduto per qualsiasi motivo il posto di lavoro,  deve invece esser seguito ed assistito con cura dalle istituzioni fino al suo pieno reinserimento. .
Le nostre società si fondano ed amano la libertà , ma questa deve essere possibile per tutti i cittadini così come il rispetto e la dignità della persona.
 Bisogna pertanto  fare in modo che Daniel Blake non abbia più bisogno di ricordarci che è un essere umano ed ha diritto di cittadinanza.
Non mi sento di dire altro se non  ringraziare Ken Loach per questo film, Palma d’oro 2016 al Festival di Cannes e per la sensibilità e l’impegno civile  che hanno caratterizzato  tutte le sue opere.
Molto bravo il protagonista Dave Johns ( Daniel Blake) e la sua sperduta, ma coraggiosa  e tenera amica Katie,  interpretata da Hayley Squires.



martedì 15 novembre 2016

SILENZIO



Silenzio!

Non svegliare i fiori che stanno dormendo!
Perché i fiori ( le persone che ami) soffrirebbero per il tuo dolore e potrebbero morirne!

Silenzio!

Perché tu possa dimenticare il tuo dolore amandoli e, prendendoti cura di loro, gioire dentro il tuo cuore!

Silenzio!

Perché l’amore è il più grande dono che ci è stato dato , per accarezzare il buio.
     

venerdì 11 novembre 2016

PIPARELLI ( PEPATELLE) MESSINESI

Ingredienti:
Kg.      1 farina 00
g.500   mandorle
g.500   miele
g.25     lievito in polvere
g.25     pepe
scorza tritata finissima di 2 arance

Impastate tutti gli ingredienti e disponete la pasta ben lavorata  nelle teglie unte a strisce piuttosto grosse ma piatte.
Infornate  a 180° fino alla loro doratura. Dopo ca 15 –20 minuti sfornate e quando le strisce saranno fredde , tagliatele a fette piuttosto larghe.
Rimettetele nelle teglie adagiate sula parte tagliata .Infornate nuovamente  e dopo cotte da entrambi i lati, lasciatele nel forno caldo ad asciugare per tutta la notte.
Si otterranno biscotti dal gusto molto gradevole e pepati



lunedì 7 novembre 2016

Mamma Roma





Mamma Roma ci parla del desiderio di riscatto sociale di una povera donna di una borgata romana che finisce invece nella più profonda disperazione.
Pasolini, che non era romano e che giunge nella città eterna solo nei primi anni 50, è stato forse uno dei più grandi cantori di questa città e soprattutto degli abitanti delle sue borgate. Sono loro, infatti, i protagonisti e gli eroi delle sue opere forse più belle come il romanzo “ i ragazzi di vita” e i primi film come “Accattone” e proprio “Mamma Roma”.
Le borgate romane sono anch’esse protagoniste del film offrendo la loro ambientazione allo svolgimento della storia. Gli interni e gli esterni della casa dove vive Mamma Roma, all'inizio del film sono girati al "Palazzo dei Ferrovieri" di Casal Bertone. Quando, in seguito, cambia casa, questa si trova al villaggio INA CASA del quartiere popolare del Quadraro.
Gli esterni poi dove s’incontrano i ragazzi del quartiere sono girati nell'adiacente Parco degli Acquedotti.
 Il film è del 1962 . Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini è il secondo film del regista dopo Accattone e la sceneggiatura, scritta insieme al suo amico Sergio Citti , trae spunto da un evento realmente accaduto: la tragica morte di un giovane detenuto nel carcere di Regina Coeli, legato al letto di contenzione.

Mamma Roma è il nome che il personaggio, interpretato da un’incredibile Anna Magnani, porta su di se rappresentando quasi tutta la Roma dolente. Quella che per sopravvivere si dibatte giornalmente in uno spazio angusto e miserabile pieno di violenza ma anche di una triste solidarietà tra gli ultimi ;come quella espressa dalla collega “ di vita” Biancofiore, che cerca di alleviare gli sproloqui deliranti serali di Mamma Roma offrendole un sorso della sua fiaschetta di liquore o quella del vicino del banco frutta al mercato che cerca di rassicurarla quando apprende che il figlio Ettore è stato messo “ al gabbio”.
Ettore , l’unica sua gioia e speranza. L’unico motivo per lottare ed ingoiare ogni giorno il boccone amaro dell’umiliazione e della violenza nella speranza di procurarsi i mezzi per cambiare vita e dare a lui le possibilità che lei non ha avuto. Ettore cresciuto solo a Guidonia mentre la madre continuava a “battere” per riuscire un giorno a dargli un futuro diverso.
 Ora finalmente sembrava esserci riuscita. I suo pappone :Carmine (Franco Citti) si era sposato e l’aveva lasciata libera. Lei , adesso, aveva un banco di frutta al mercato e poteva riprendersi il figlio e cambiare quartiere.
Quel figlio che le era cresciuto lontano e che ora poteva finalmente stringere al petto, mentre gli insegnava a ballare nel soggiorno di casa sua. Quel figlio che era già un giovanotto e che doveva stare attenta a non fare perdere dietro le cattive compagnie o le gonne di qualche smorfiosetta.
Certo, era difficile tenerlo a bada : Non aveva studiato , non faceva niente tutto il giorno mentre l’aspettava ed era facile che si perdesse. Doveva trovargli un lavoro e c’era riuscita ,inventandosi un trabocchetto per convincere il proprietario di un ristorante ad assumerlo come cameriere.
I singhiozzi sono irrefrenabili quando da lontano lo guarda servire ai tavoli, bello come il sole
Ma la vita è dura e il passato ti segna inesorabilmente!
Carmine , il suo giovane amante pappone, che l’aveva lasciata libera sposandosi, si è stancato di lavorare e di condurre una vita regolare . Torna a cercarla e le chiede, con le buone e con le cattive, di tornare a battere per lui …..altrimenti……….. Altrimenti racconterà al figlio la verità su sua madre .
Quale verità? ………… Che è…. na mignotta.       
E così, per continuare il sogno della redenzione, bisognerà mischiare il sacro col profano e Mamma Roma, finito di lavorare al banco della frutta, la sera ritorna a battere per le strade ritrovando la sua amica Biancofiore e tornando ad ubriacarsi per alleviare i suoi deliri.
Questa triste e dolente umanità non si libera da sola !
E’ questa forse l’amara lezione sociale che Pasolini cerca di raccontarci.
Anche se qualcuno può farcela, ci sarà sempre una Mamma Roma i cui sforzi sono destinati a concludersi nella sconfitta, perché una classe sociale non si elimina da sola senza una profonda rivoluzione collettiva dell’intera società.
Ettore verrà comunque a sapere la verità su sua madre a causa della confidenza della ragazza con cui si vede al Parco degli acquedotti dove passa gran parte del suo tempo con gli amici: Bruna , la sua ragazza, gli racconta tutto e così Ettore non avrà più voglia né di lavorare , né di sperare in un miglioramento sociale per far contenta sua madre
 Che gliene importa a lui di sua madre ?
La vita è dura e spietata . Gli altri ragazzi del quartiere si danno da fare e rimediano qualche soldo anche rubando qualcosa. Perché non provarci?
Ma le cose non vanno bene . Ettore finisce in carcere. Malato si ribella e viene messo in detenzione isolata e morirà tra i deliri della febbre legato ad un letto di contenzione, invocando la madre.
Tutto è finito!
Mamma Roma, informata della sorte del figlio, corre a casa seguita da un gruppetto di gente del mercato. Arrivata, si getta in preda alla disperazione sul letto di Ettore, abbracciando i suoi vestiti. Tenta poi il suicidio gettandosi dalla finestra, ma viene fermata in tempo dal gruppetto che l'ha seguita.
Nell’ultima scena, Mamma Roma è lì , alla finestra della camera del figlio , trattenuta dalla gente del mercato che l’ha voluta seguire e non la lascia sola, impedendole di morire.
Sembra desistere dal suo intento trovando una misera rassegnazione mentre guarda in lontananza la cupola della basilica di San Giovanni Bosco.

Forse la fede e la carnosa , umana, solidarietà popolare l’aiuteranno a vivere.

lunedì 31 ottobre 2016

In guerra per amore



A volte si va in guerra per amore di una donna; ma, altre volte, si va in guerra per amore di un ideale, di qualcosa in cui si crede e per cui ci si sente in dovere di combattere.
E‘ questo che vediamo spesso attorno a noi ed è grazie a questo che la vita va avanti, nonostante le difficoltà e l’evidente senso di solitudine, di minoranza e d’indifferenza altrui che spesso accompagna questa lotta.
 A volte, accade poi che, portando avanti il nostro amore personale per la donna che amiamo o per la passione che abbiamo, prendiamo coscienza di qualcosa d’ancora più grande e socialmente complesso come i valori in cui crediamo. Accade quindi che, in qualche modo, ci ricollochiamo diversamente all’interno della società in cui viviamo.
Pierfrancesco Diliberto, in arte PIF, descrive, magistralmente e con grande leggerezza, questo percorso di presa di coscienza del protagonista di “ In guerra per amore” che, partendo dall’esigenza di difendere l’amore per Flora (una sempre più bella e brava Miriam Leone che abbiamo recentemente ammirato anche nel serial televisivo “ I Medici”) messo in pericolo dalle avances di un giovane mafioso americano, si arruola nell’esercito americano, pronto per lo sbarco in Sicilia nella seconda guerra mondiale, per ottenere dal padre della ragazza, rimasto in quella terra, il consenso al matrimonio.
Durante questo tentativo, il giovane conosce tuttavia un tenente americano anche lui partito per amore, ma di un tipo forse più importante: quello per la democrazia, la giustizia e la libertà che il Presidente Roosevelt aveva indicato come valori per i quali l’America era entrata in guerra.
Grazie a quell’incontro, la vita del giovane cambierà e, insieme all’amore per la sua donna, diventerà irrinunciabile raccogliere il testimone dell’amico ormai ucciso e portarlo avanti per sempre, in attesa di una risposta chiara ed impegnativa da parte di qualsiasi classe dirigente di qualsiasi paese.
Questa è la parte più intima e personale del film, che può riguardare il percorso di crescita ideale di ognuno di noi; ma, PIF ci regala un’altra parte altrettanto importante del discorso: la divulgazione verso il grande pubblico di una parte della storia poco conosciuta del nostro paese e che riguarda la presenza della Mafia in Sicilia.
In particolare, ci racconta del patto stabilito fra il capo di Cosa Nostra  (insieme alla Mafia siciliana) ed il Governo americano per consentire una rapida e vittoriosa offensiva delle forse armate “ alleate” in Sicilia durante la seconda guerra mondiale.
Quello che ci spiega, inoltre, d’ancora più importante è come, dopo lo sbarco, la Mafia fu anche utilizzata per gestire il territorio in quella fase d’estrema incertezza e confusione in accordo e a sostegno delle forze politiche nascenti e di quelle d’occupazione.
La Mafia, in quel momento, ha subito una sorta di legittimazione, riconoscendole un ruolo di controllo effettivo del territorio e ponendola, di fatto, con un evidente compromesso al servizio delle nuove nascenti istituzioni statali.
Le conseguenze sono state pesanti ed hanno condizionato tutto il dopoguerra e la storia di una parte importante del nostro Paese.
PIF appartiene a quella generazione di palermitani che aveva vent’anni quando Falcone e Borsellino cadevano sotto i colpi degli agguati mafiosi, ma rinascevano nella determinazione alla lotta contro la Mafia di questi ragazzi e nelle lenzuola bianche appese sui balconi dalla gente di Palermo.
Come sempre, quasi con indifferenza, leggerezza ed ironia, PIF ci racconta tutto questo nel suo film, lasciandoci a riflettere.
Usciamo dalla sala cinematografica con l’amara sensazione di aver ricevuto un pesante pugno nello stomaco.




giovedì 27 ottobre 2016

BRUNA ROMA DI SERA



Bruna Roma di sera
Come i capelli di una ragazza
Dalle gote tinte e dalle labbra rosse

Bruna Roma di sera
Brulicante di luci nel Tevere
Come gli occhi infuocati di una donna

Bruna Roma di sera
Colta e stravagante, serena e abbuffona,
Che lanci in cielo risate odorose di vino
E copri col tuo velo gli amanti nella notte

Bruna Roma di sera
Sdraiata nel buio ad ascoltare il tempo
Che scorre negli occhi dell’amato

venerdì 21 ottobre 2016

COME IN UN CERCHIO




 


Chissà se il tempo riuscirà a fermarci
Rendendoci  disposti ad ascoltare.

Chissà se potrò rivederti ancora
Dopo tutti questi anni.

Mi piacerebbe sapere
cosa resta di me dentro il tuo cuore
E come è stato il tempo che è passato.

Abbiamo vissuto la gioventù 
come un fuoco da consumare
e noi tutti  eravamo legna da ardere
…l’uno per l’altro.

E poi.…. c’era il profumo della primavera
quando ti baciavo e l’amore brillava sul tuo viso .
Le risate argentine risuonavano sotto le stelle,
nelle sere d’agosto in riva al mare,
ed io cantavo e suonavo per farti innamorare.

Oltre l’orizzonte, fra le flebili luci del golfo,
cercavamo il nostro avvenire
e, come in un cerchio  infinito,
ci ritroviamo adesso ad osservare
il nostro passato che si perde in lontananza.

Ciao amore… Ciao !

martedì 18 ottobre 2016

IL BAMBINO E IL PESCIOLINO -FAVOLA COMPLETA



 … C'era una  volta, tanti anni fa,   un piccolo borgo di pescatori in riva al mare.
In una delle sue minuscole case abitava un uomo con la sua famiglia, composta dalla moglie e dal figlio di cinque anni.
Quando il padre andava a pesca e la madre si occupava delle faccende domestiche, il bambino correva subito verso la spiaggia di sabbia vicina per raccogliere conchiglie, giocare con le orme che i suoi piedi lasciavano nella sabbia, tirare calci alle onde, sollevando dei begli spruzzi d’acqua e tante altre cose ancora.
La vita trascorreva serena nel borgo, anche se la maggior parte delle famiglie presenti viveva in condizioni al limite della povertà.
 Fortunatamente, questa situazione creava una strana solidarietà fra tutti. Si prestavano volentieri le cose e gli attrezzi di cui avevano bisogno e ,soprattutto, non disdegnavano il piacere di sedersi davanti all’uscio di casa la sera, dopo aver finito il lavoro ed aver cenato, per chiacchierare del più e del meno con i vicini o intrattenersi piacevolmente con i passanti. Intanto, i bambini giocavano fra di loro sotto gli occhi vigili e benevoli dei genitori.
Domani si torna ad uscire in mare. Ci si rivede all’alba al molo per la pesca e speriamo che sia buona ed il tempo non ci faccia brutti scherzi! Il vento sembra lieve e la giornata dovrebbe essere calma domani. Speriamo!
Presto sarebbero andati tutti a letto. Grandi e piccoli! Giovani e vecchi! Tutti a pensare a quello che li attendeva con le prime luci del nuovo giorno.
Quella notte si alzò il mare ed il frastuono delle onde arrivava fino alle orecchie di chi cercava di prendere sonno ed il sibilo del vento risuonava tutt’intorno. Finalmente, il vento si placò ed il frastuono s’interruppe, lasciando il posto ad un’improvvisa calma.
Il bambino non era riuscito ad addormentarsi e quell’improvviso silenzio lo incuriosì. Provò a sbirciare fuori dalla finestra socchiusa e restò sbalordito dalla limpidezza del cielo e dal chiarore magico della luna. Fu irresistibilmente attratto da quell’atmosfera surreale e ,facendo attenzione a non far rumore ed a non svegliare i genitori,  aprì l’uscio di casa e si ritrovò fuori, libero e felice. 
Il cielo era di un colore nero reso brillante dalle innumerevoli stelle che s’inseguivano l’un l’altra a perdita d’occhio, mentre la luce di una splendida luna piena illuminava tutto intorno.
Si diresse verso il mare dove la luce si rifletteva sulle onde  in uno splendore argenteo che non si può immaginare se non si è visto con i propri occhi,  guardando le coste di uno dei paesi che si affacciano nel Mediterraneo.
Ebbe voglia di camminare sulla spiaggia, guardando la luna alta nel cielo e beandosi dei riflessi di luce che brillavano sul mare, quando, ad un tratto, la sua attenzione fu richiamata da un movimento davanti a se, sulla sabbia.
Fece quasi un balzo all’indietro quando quella piccola cosa che si muoveva davanti a lui,   e che scoprì essere un pesciolino d’argento, lo apostrofò dicendo:
-         Oh! Piccolo uomo aiutami! Aiutami per favore! Se non mi butti subito in acqua non riuscirò  a vivere! Aiutami ti prego!
-         Che devo fare ?- dimmelo- rispose il bambino
-         Prendimi in mano e buttami in acqua, ti prego! Sto soffocando!
Il bambino non esitò più. Pur temendo di fargli male, prendendolo in mano, raccolse il pesciolino dalla sabbia e lo lanciò in mare.
Dopo un attimo, il pesciolino d’argento riemerse dalle acque, brillando sotto la luce della luna  e, rivolgendosi al bambino, gli disse:
-         Oh! Grazie, piccolo uomo! Mi hai salvato la vita e ti sarò per sempre riconoscente!
-         Come hai fatto a finire sulla sabbia ?– gli chiese il bambino
-         E’ stata la forza delle onde a trascinarmi e ,quando l’ultima onda mi ha spinto forte sulla sabbia, il riflusso non è stato sufficiente a riportarmi in mare. Così sono rimasto lì a soffocare. Se non fossi passato tu, sarei morto.
-         Allora sono contento  di essere passato. Siamo amici quindi?-disse il bambino sorridendo-
-         Certo- rispose il pesciolino d’argento- saremo amici per sempre e per suggellare la nostra amicizia mi potrai chiedere due regali. Due cose che desideri più d’ogni altra ed io ti esaudirò.
-         E’ bellissimo- rispose il bambino- posso veramente?
-         Certo! Dimmi cosa desideri e sarà fatto immediatamente.
-         C’è una cosa che vorrei- disse il bambino – vedo i miei genitori sempre preoccupati di trovare i soldi per andare avanti. Lavorano tutto il giorno e non si lamentano mai; ma, spesso la pesca non va bene ed i soldi non bastano. Allora, qualche volta, mio padre va a letto prima di cena e dice che non ha fame; ma, io so che è perché  il cibo non basta per tutti e lo lascia per me e la mamma. Io vorrei aiutarli! Vorrei che potessero vivere e lavorare senza  la paura del domani. Vorrei  che potessero stare senza la preoccupazione di non  avere quello che è necessario per me. Vorrei che la nostra casa fosse bella e non cadesse a pezzi! Mi puoi aiutare tu, pesciolino d’argento?
-         Sì piccolo uomo. Io posso aiutarti. In nome della nostra amicizia,  ti dico che  puoi tornare a casa e tutto quello che mi hai chiesto è diventato realtà. I tuoi genitori non avranno più preoccupazioni per il futuro e troverai la tua casa rimessa a nuovo e tinteggiata di fresco.
Ma hai ancora un desiderio da esprimere. Che cosa desideri?
-         Per adesso mi interessa solo vedere la casa nuova ed i miei genitori.-rispose il bambino- 
-         Scappo via subito! Ma come faccio a rivederti?
-         Basta che aspetti una sera di luna piena    e vieni in spiaggia. Se mi chiami verrò a risponderti- e dopo aver detto questo si tuffò fra le onde lasciando solo il bambino nella spiaggia.
A quel punto il bambino, ancora incredulo, di tutto quanto era avvenuto, non stava più nella pelle  e non vedeva l’ora di tornare a casa. Si mosse di corsa ed in un baleno arrivò.
Quale fu la sua sorpresa nel vedere la sua casetta tutta rimessa a nuovo e tinteggiata di fresco, con i suoi genitori ad aspettarlo sull’uscio. 


Ma dove sei andato? Ci hai fatto preoccupare! – gli dissero- Ma è stata una notte fantastica! 
Quando ci siamo svegliati, non riuscivamo a credere ai nostri occhi! La casa era tutta nuova! Ti ricordi la finestra rotta? Era stata riparata. Le scale  che portano nell’abbaino erano tutte nuove. Le pareti tinteggiate di bianco immacolato ...E poi…….
- E poi--- chiese il bambino?
- E poi, mentre guardavamo tutto questo, sentiamo dei colpi alla porta.
- Dei colpi? – chiese il piccolo-
- Si, dei colpi. Qualcuno che bussava dicendo: aprite è un messaggero del Re.
-         E voi?
-         E noi abbiamo aperto ad un Cavaliere con tanto di piuma sul cappello, seguito da due guardie. Il Cavaliere aveva una pergamena in mano e a quel punto si è fatto strada in casa ed ha cominciato a leggere. Diceva che il Re, nella sua grande magnificenza, aveva deciso di premiare il nostro villaggio e di dare ad una famiglia dello stesso, che era stata sempre fedele ed industriosa, un premio. Una rendita vitalizia, modesta ma sufficiente per vivere!
      Un gesto  per mostrare al mondo la bontà del Re!
-         Sei contento? E così dicendo i  genitori lo presero per mano e cominciarono a ballare in tondo    ridendo fino alle lacrime.
Il bambino rideva anche ed, in cuor suo, sapeva che tutto quello era il regalo del pesciolino d’argento per la nuova amicizia ,che era nata quella notte.
Era inutile parlarne! Non lo avrebbero creduto  e sarebbe stato inutile insistere!
 Però…. Era stato bravo il pesciolino d’argento!
Passarono i giorni ed il bambino aspettava con ansia  che arrivasse la nuova luna piena per tornare a trovare il suo amico pesciolino, sulla spiaggia.
Aveva pensato, qualche volta, al nuovo regalo da chiedergli; ma, era già contento di tutto quello che era successo. Tutto procedeva a meraviglia! La casa era chiara e luminosa. Tutti erano sereni e contenti e non mancava mai niente.
Venne dunque la luna piena  ed il bambino, appena fatta notte, sgusciò in silenzio fuori di casa.
 In pochi secondi, di corsa, arrivò alla spiaggia e comincio a dire:
-         Oh Pesciolino! Pesciolino d’argento!
Fammi contento!  Fammi contento!

       Ed ancora:

-         Oh Pesciolino! Pesciolino d’argento!
Fammi contento!  Fammi contento!

Dopo pochi secondi, il pesciolino d’argento, rilucente sotto i riflessi della luna, apparve in mezzo alle onde del mare e disse:
-         Buona notte, piccolo uomo! Come stai? Ti è piaciuto il mio regalo?
-     Certo che mi è piaciuto!-rispose il bambino- E’ stato  tutto tanto bello! Sono contento di     vederti. Tu sei mio    amico, vero?
-         Hai ancora dei dubbi?
-         No, hai ragione- disse il bambino. E’ che mi sembra tutto meraviglioso! I miei genitori sono sereni e contenti! La casa è tutta nuova! Io ho un amico speciale! Mi sembra di sognare!
-         E tu, hai pensato al regalo che posso ancora  farti ? incalzò il pesciolino d’argento- Cosa desideri. Pensaci bene, è l’ultimo regalo che posso farti.
-         Di questo non devi preoccuparti.Hai già fatto molto.Una cosa c’è che mi diverto a pensare e mi piacerebbe tanto; ma, non so se posso chiederlo. Non so se è giusto!
-         Prova. Dimmelo e ti aiuterò- rispose il pesciolino
-         Ecco! Non prendermi in giro, ma io, a volte, penso a come sarebbe bello essere grande.
-         Che cosa vuoi essere? Un gigante?
-         No, grande in quel senso. Voglio essere, grande!Un uomo già cresciuto e adulto. Uno grande. Vorrei provare a vedere cosa c’è oltre il bosco attorno al villaggio. Viaggiare per il regno. Conoscere nuove persone. Pensa a quante cose potrei raccontarti!
-         Il pesciolino lo ascoltò pensieroso e disse.
-         Sei proprio certo del tuo desiderio? Non pensi ai tuoi genitori? Non vuoi più giocare con gli altri bambini?
-         I miei genitori sono contenti ed io poi tornerò a trovarli sempre. Invece di giocare potrò fare tutto davvero. Pensa che bello! E poi, non preoccuparti perché tornerò a trovarti e raccontarti tutto quello che ho visto. Ci pensi?
-         Certo!Ricordati che la vita di un adulto è piena di pericoli e di fatica. Non ci sono più i genitori a pensare per te. Dovrai fare da solo! Sei pronto per tutto questo?
-         Si, è vero! Ci ho pensato; ma, in compenso potrò andare dove voglio. Potrò fare tutto a modo mio. Non ho paura della fatica, del lavoro e dei pericoli. Li affronterò e se uno non fa male, non deve temere niente. Così dice sempre mio padre.
-         Va bene – disse il pesciolino- torna a casa e domani, quando ti sveglierai, sarai un  giovane adulto. Ricordati che qui hai un amico.Fatti vedere qualche volta.
-         Certo- rispose il bambino – e corse via emozionato e raggiante senza guardarsi indietro e vedere la preoccupazione disegnata sulle sembianze del pesciolino d’argento.

Così fu. La mattina dopo il bambino era sparito ed i genitori videro che il loro piccolo era diventato “ grande” e si era trasformato in un bel giovanotto. Risero in cuor loro; ma, nello stesso tempo, gli dispiacque di non aver più quel piccolino, in giro per la casa.
Dopo qualche tempo, il giovane uomo spiegò ai genitori il suo desiderio di vedere il mondo.
Non abbiate paura-disse- tornerò presto   - ma, prima, voglio veder cosa c’è oltre il bosco  e nelle strade del Regno.
Così fece ed una mattina  saltò a cavallo per andare incontro al suo destino.
Tutto era nuovo attorno a se. Lui che aveva visto, attorno,sempre ampi spazi ed il mare, adesso, era passato attraverso boschi fitti, dove i raggi del sole filtravano a mala pena in mezzo al verde degli alberi. Eppure, era tutto meraviglioso! La vita, attorno a se, brulicava in tanti esseri viventi. Il silenzio  era in realtà uno stupendo sommesso rumore in mezzo al quale, se ascoltavi con attenzione, percepivi il cinguettio di un uccello, il sospiro del vento, lo scalpettio di un animale  il rumore di un ramo  abbattuto o di una pigna che cadeva.
Poi c’erano nuove città e paesi. Tante, tante persone, dai mestieri più diversi. Mercati pieni di prodotti. , le urla dei venditori  che presentavano le merci ed il lavoro paziente e misurato degli artigiani, nelle loro botteghe.
I sorrisi delle donne! I loro sguardi curiosi ed intriganti! Il loro portamento elegante e flessuoso!
Una lo aveva particolarmente colpito! L’aveva vista, dietro le sbarre della finestra, guardarlo mentre passava a cavallo appena fuori dalla città che stava visitando.
La seconda volta, guardandola, lei gli aveva fatto cenno di avvicinarsi e, contemporaneamente, lo aveva pregato di fare silenzio.
Messo sull’avviso di un possibile pericolo, il giovane uomo si avvicino alle sbarre della finestra con cautela e fu letteralmente abbagliato dalla bellezza della sua interlocutrice.
Aveva i capelli di un biondo cenere, legati dietro con una coda. I lineamenti era perfetti e gentili, con delle labbra rosa morbide e carnose disegnate perfettamente. Gli occhi …….Che occhi! Avevano un colore blu chiaro, come del mare  più profondo all’orizzonte,  in una giornata di sole.
- Che succede? Perché hai paura? Perché stai dietro una finestra con le sbarre?
Le domande si accavallavano sulla bocca del giovane uomo, fremente della risposta.
-Sono prigioniera in questa casa-rispose la ragazza- stai attento! Parla piano e non  farti vedere! Mi tiene rinchiusa un uomo grande e feroce. Un guerriero! Un Orco maligno, senza pietà che mi ha rapita  e mi vuole tutta per se.
-E tu come fai a sopportarlo? Perché non scappi? – le disse il giovane uomo-
-Non posso. Sono sempre chiusa in questa stanza ad aspettarlo. Quando ho bisogno di una qualsiasi cosa devo tirare  il cordone di una campanella  e lui mi apre armato e provvede ai miei bisogni. Non ce la faccio più! Io piango! Piango sempre, giorno e notte. La notte poi è il momento peggiore perché lui viene a trovarmi  e………………..
-         Zitta! Zitta! Non dire altro- aggiunse il giovane uomo e proseguì dicendo:
-         Ma, dimmi. E’ solo? Ci sono altre persone nella casa? La servitù? Dei guardiani?
-         Non lo so! Non vedo mai nessuno e non sento rumori. La casa però è grande e noi ci troviamo solo nella parte posteriore. Non so dirti altro.  Aiutami!- rispose la ragazza-
-         Bisogna affrontare l’Orco. Non c’è altro modo di liberarti.  – disse il giovane uomo
-         Ma come? Sei pazzo? Tu non l’hai visto. E’ una specie di gigante, alto e forte. Armato fino ai denti. Ti ucciderà ed io rimarrò  sempre più sola e abbandonata.
-         Vedrò io come fare – rispose il giovane uomo. Tu devi solo coltivare la speranza dentro il tuo cuore. Adesso devo andare ma tornerò presto e ti libererò. Mi credi? Hai fiducia in me?
-         La ragazza lo guardava teneramente ed il giovane uomo, con uno sforzo d’abilità, si sporse dal cavallo  su cui era in sella, per avvicinare il più possibile il volto alle sbarre della finestra. La sua bocca ed il suo respiro ora si fondevano quasi con quello della ragazza ed un lungo e tenero bacio li unì per sempre.
      Cercò in qualche modo di sfiorarle il volto in una carezza e si allontanò sussurrandole:
-          Torno presto, non piangere!



Il cavallo galoppava senza sosta  attraverso il bosco, verso casa, mentre un tumulto di pensieri si agitava nella mente del giovane uomo. Che fare? Come liberare la ragazza? Come uccidere l’Orco che la imprigionava? Se non era solo ?  Se aveva delle guardie con se?
Passò la notte nel bosco, dopo aver acceso un fuoco e cercato di magiare qualche cosa. Non aveva fame ed era in preda alla disperazione. Dormì agitato, con sogni di lotta e di terrore; ma, ad un tratto, la sua mente  si placò. Pensò di trovarsi in riva al mare e parlare con il suo amico: il pesciolino d’argento. Si, forse aveva bisogno di parlare di questa storia con un amico. Aveva bisogno del consiglio del pesciolino d’argento. Si avviò al galoppo verso il mare ed aspettò la notte di luna piena; quindi, cominciò a chiamare:

-         Oh Pesciolino! Pesciolino d’argento!
-         Fammi contento! Fammi contento!
E ancora e ancora
-         Oh Pesciolino! Pesciolino d’argento!
-         Fammi contento! Fammi contento!
Il mare  riluceva sotto i raggi della luna e, ad un tratto, più delle onde brillò, in mezzo ad esse, un pesciolino..... un pesciolino d’argento.
-Eccomi a te giovane uomo! Eccomi a te, amico mio! Cosa posso fare per te? – disse il pesciolino d’argento.
Il giovane uomo poté finalmente liberare il suo cuore e raccontò all’amico per filo e per segno tutto quello che era successo. La ragazza prigioniera, l’Orco, il suo amore ed il desiderio di liberarla.
Dovrai essere forte – gli disse il pesciolino d’argento – Nessuna impresa del genere è mai sicura e priva della possibilità dell’insuccesso, della sconfitta. Il male esiste davvero  ed è forte, è cattivo e punge e taglia come la lama di una spada. Come il suo nome dice, appunto, fa male!
Guarda accanto a te, per terra. Cosa vedi? – disse il pesciolino d’argento-
Il giovane uomo si voltò e guardò verso terrà dove vide stesa una bellissima spada luccicante sotto la luce della luna. La lama sembrava affilatissima e tagliente!
Prendila – disse il pesciolino d’argento- quella è la spada del coraggio e della giustizia  che nelle mani di chi ama diventa un’arma micidiale. La lotta fra l’amore ed il male è una lotta eterna ma tu puoi vincerla con la forza ed il coraggio che ti vengono dal tuo amore. Certo, vi saranno momenti in cui penserai di non farcela. Potrai anche pensare di esser stato un pazzo a sfidare il male; ma, se ci pensi bene,  a che vale la vita se non lotti per le persone e le cose che ami ed in cui credi?
Va dunque! Prendi la spada con te ed usala con coraggio! Uccidi l’orco, libera la ragazza e portala qui davanti al mare perché così io possa avere una nuova amica.
Il giovane uomo prese la spada e la alzò con la punta rivolta al cielo, sotto lo sguardo benevolo e amico del pesciolino d’argento.
Vado- disse- ma tornerò presto con una giovane donna al mio fianco.
Così facendo, pose la spada al suo fianco e si diresse  a passi decisi verso il cavallo. Vi montò sopra ed, al galoppo, sparì nella notte.

-    Apri! Ho detto apri! -gridò il giovane uomo bussando ferocemente alla porta della casa dove      stava rinchiusa la giovane donna.
-         Chi è che bussa a quest’ora? Chi sei? Che vuoi ? -gridò l’Orco , aprendo l’uscio e vedendo il giovane uomo con la spada  in pugno, la prese a sua volta  esplodendo in un ruggito bestiale.
Il giovane uomo si vide perduto e sentì il sangue gelarsi nelle vene. Le gambe quasi non lo reggevano; ma,  con la coda dell’occhio, si rese conto che l’Orco, nell’esprimere  la sua ferocia,  aveva commesso un errore, per eccesso di sicurezza, ed aveva allargato la sua guardia.
Spinto da una voglia insopprimibile di sopravvivenza, dalla disperazione e dal desiderio di abbattere quell’orribile animale affondò con tutto il coraggio che possedeva la spada dritta nel petto dell’Orco trafiggendogli il cuore.
Un’espressione, innanzi tutto di stupore si dipinse sul volto del bestione ferito a morte. Poi, la coscienza di quello che era successo lo spinse a raccogliere tutte le forze rimaste in un rigurgito di rabbia estrema  per scagliarsi contro il giovane uomo; ma, le forze lo abbandonarono  di colpo, cadde prima in ginocchio e quindi stramazzò al suolo.Subito il giovane uomo frugò nelle sue tasche e trovò una chiave, quella che avrebbe aperto la prigione della sua giovane donna.

I due giovani passeggiavano mano nella mano nella notte illuminata dalla luna piena, sulla spiaggia. I loro passi si susseguivano, l’uno dopo l’altro, incontro allo sciabordio delle onde sull’arena.
Dopo essere stata liberata la giovane donna era stata portata nel borgo dei pescatori  a conoscere i genitori  del suo nuovo compagno. La festa era stata grande e la mamma del giovane uomo l’aveva più volte abbracciata sotto lo sguardo benevolo del figlio e del marito.
Avevano deciso di sposarsi e di vivere  anche loro nella bella casa  del borgo. Ora, il giovane uomo desiderava presentare la sua compagna al suo amico più caro: il pesciolino d’argento.
Ecco perché erano lì adesso, sulle rive del mare, a guardarsi con affetto e sorridersi.
Poi, insieme, cominciarono a chiamare il loro amico dicendo:

-         Oh Pesciolino! Pesciolino d’argento!
-         Fammi contento! Fammi contento!

E ancora insieme.

-         Oh Pesciolino! Pesciolino d’argento!
-         Fammi contento! Fammi contento!
E il pesciolino apparve tra le onde,  rilucente d’argento, sotto i raggi della luna piena, alta nel cielo.
-         Chi si vede! – disse- Finalmente ti sei ricordato di me! E chi è quella bella, giovane donna che ti guarda con tanto amore?
Cominciarono così a parlare fitto fitto, raccontandosi tutto e più e più ancora, mentre la notte scorreva intorno  a loro,  riconoscendoli  per sempre amici.














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