Silence è
l'ultimo film di Scorsese, tratto dal romanzo Silenzio dello scrittore giapponese Shūsaku Endō . Il regista ha lavorato circa vent'anni per la sua
realizzazione . La sceneggiatura vede il ritorno alla collaborazione con
Scorsese di Jay
Cocks, che in passato aveva curato i testi di altre due opere di Scorsese come " Gangs of New
York" e "L’età
dell’innocenza". Il film è ambientato in Giappone nel XVII secolo durante il periodo Tokugawa, in cui i cristiani furono oggetto di una
pesante persecuzione.
Il periodo , noto
anche come Edo, dal nome della capitale
sede dello Shogun , ribattezzata Tokyo nel 1869, indica quella fase della storia del Giappone
in cui la famiglia Tokugawa detenne attraverso il Bakufu il massimo potere
politico e militare nel paese. In questa fase storica il Giappone ebbe una
politica di totale isolamento dal mondo
e tutto quello che poteva essere visto come destabilizzante per il
potere costituito o come un pericolo per la cultura dominante fu oggetto di una
dura persecuzione. Si assistette ad un a vero e proprio sterminio di cristiani soprattutto nell'area di Nagasaki, la principale
città che aveva contatto con gli
europei.
Il film narra della
persecuzione dei cristiani giapponesi e la crisi morale e d’identità di alcuni
missionari gesuiti posti di fronte al proprio ruolo di testimonianza
della nuova fede, ma anche di fronte a quello di poter essere responsabili dello
sterminio di masse innocenti di fedeli .
I kirishitan, i
«cristiani nascosti» durante le persecuzioni, tornarono “alla luce”, solo dopo
molti decenni, conservando la loro fede e
tramandandola da padre in figlio senza l’aiuto o la presenza di nessun personale
religioso.Durante le persecuzioni tutti i religiosi furono, infatti, costretti a
rinnegare pubblicamente la propria fede. Questo fu uno dei principali obiettivi
perseguiti dal sistema di potere per
sconfiggere la diffusione della religione cristiana nel Giappone.
All’interno
di questa narrazione storica il film ci mostra il dilemma morale dei sacerdoti
e la loro crisi spirituale.Il silenzio di
Dio, l’incertezza e la difficoltà di capire quale strada seguire per mantenere
viva la fede e, nello stesso tempo, servire il prossimo sono il tema centrale
del libro di Endo e del film di Scorsese.
È il gesuita
portoghese Sébastien Rodrigues il
personaggio principale che vivrà sulla sua carne e nel suo cuore questo
strazio. Lo stesso era entrato nel 1634 in Giappone insieme all’altro gesuita
Garrupe per cercare notizie su padre Ferreira, il gesuita loro vecchio maestro
di filosofia che, inviato missionario in Giappone, durante
le persecuzioni aveva abiurato la fede cristiana. Rodrigues vivrà personalmente
l’esperienza del dolore, del dubbio di fronte al quale si sentirà solo e rivivrà
lo stesso tormento del Cristo che aveva
gridato “ Padre perché mi hai abbandonato?”
Il potere pretende che sia proprio il padre gesuita a
dover abiurare pubblicamente la propria fede per consentire la salvezza dei
fedeli .
Cosa fare?
Continuare inflessibilmente la testimonianza o abiurare e salvare il proprio
prossimo? Coloro che credono nel messaggio di Cristo?
Il silenzio di
Dio accompagna il dramma di questo momento;
ma, la tesi del romanzo, ripresa anche nel film, è che l’immagine di Dio possa
essere quella di un Dio caritatevole che comprende e quasi giustifica il
tradimento, se questo può salvare delle vite umane. È esplicativa a questo proposito
una frase di Endo ( l’autore del libro) , riportata nella sua biografia dove dice:”«Il cristianesimo non è solo una
religione del Padre. È anche una religione della Madre (Dio compassionevole e
clemente)».
Due sono i
momenti in cui questa visione di Dio e della fede si mostrano pienamente .
La prima è quando
, Rodrigues si trova di fronte ai lamenti dei fedeli che, pur avendo già abiurato, sono costretti a rimanere sottoposti
a tortura e ad una lenta morte finché
lui non deciderà di calpestare l'immagine di Cristo. Solo quando deciderà di
salvarli, calpestando l’immagine sacra, solo allora sentirà di nuovo la voce di
Cristo parlargli, rompendo il silenzio ed il dubbio che lo avevano tormentato
fino a quel momento : "Calpesta! Calpesta! Io più di ogni altro so quale
dolore prova il tuo piede. Calpesta! Io sono venuto al mondo per essere
calpestato dagli uomini! Ho portato la croce per condividere il dolore degli
uomini”-
La seconda volta,
il riscatto delle fede sulla violenza ed il potere temporale avviene alla fine
del film, alla morte di Rodrigues, quando tra le mani del defunto , forse
lasciato da una moglie complice, lo spettatore potrà intravedere un piccolo
crocefisso.
Le ultime righe
del romanzo esprimono questa stessa visione quando dicono:…..” Persino ora che sono
l’ultimo prete su questa terra nostro Signore non ha taciuto. Anche se avesse
taciuto, la mia vita fino a questo giorno avrebbe parlato di Lui…”
Un film intenso e
concettualmente difficile su di un tema altrettanto complesso, inquadrato in un
periodo storico importante del Giappone. Buona l’interpretazione degli attori
di cui citiamo volentieri, nel ruolo del
gesuita padre Rodrigues, l’ottimo Andrew
Garfield.