mercoledì 28 febbraio 2018

FIGLIA MIA





Chiunque abbia la fortuna di poter esprimere le parole “figlia mia”, non dovrebbe mai cercare d’impedirne la possibilità ad un altro genitore, sia che si tratti del padre o della madre naturale nei confronti di quelli adottivi o viceversa; men che mai, inoltre, nei confronti dell’altro membro della coppia che ha dato la vita a quel figlio.
Eppure, troppe volte assistiamo alla guerra dell’odio e della paura per il controllo dei figli e/o per accaparrarsene totalmente la gestione, come se l’amore potesse avere un limite ed avesse un senso privarne un altro per riuscire a goderne.
Come se l’amore del proprio figlio potesse essere ottenuto attraverso il suo possesso e la proibizione  dei  rapporti con l’altro, negandogli la possibilità della compagnia , della confidenza , dell’esempio, dell’amore dell’altro genitore.
E’ la paura che domina, a quel punto, l’azione della persona, cercando di troncare quel rapporto d’amore che, in realtà, ha permesso lo stesso concepimento di quella creatura “ figlia mia”.
Amore e paura si mescolano nel rapporto fra le persone e diventano i motori del loro stesso comportamento.
E’ di questo argomento  che desidera parlarci Laura Bispuri  nel suo nuovo film “ Figlia mia”,  recentemente presentato  al 68º festival internazionale di Berlino. Dopo la sua opera precedente “ Vergine giurata” ,affiancata nuovamente  nella sceneggiatura da Francesca Manieri, si addentra  con un punto di vista femminile nell’intreccio dei rapporti fra tre donne: Angelica, madre naturale di Vittoria , una ragazza che vive  in una situazione marginale e di degrado, spesso ubriaca  e facilmente disponibile a rapporti saltuari con gli uomini  alla ricerca disperata di affetto e denaro; Vittoria, una bambina di dieci anni dai capelli rossi e dai lineamenti particolari, poco comuni in Sardegna, che l’avvicinano naturalmente ad Angelica; Tina , la madre adottiva , che ha aiutato Angelica  a partorire sua figlia , dopo averla trovata sofferente ai margini di un sentiero, e che poi si è presa cura da quel momento di Vittoria, crescendola come la sua unica e vera figlia.
Tre grandi attrici ci conducono per mano nell’esplorazione delle emozioni e dei pensieri dei loro personaggi. Dico tre perché anche la piccola  Sara Casu, nella parte di Vittoria, riesce ad appassionarci al suo personaggio, mostrandoci con vera bravura la sua naturale evoluzione. Le altre due sono Valeria Golino e Alba Rohrwacher, rispettivamente  Tina e Angelica, la madre adottiva e quella naturale di Vittoria, che ci regalano due belle interpretazioni dei loro personaggi: dense e piene di  sfaccettature.
Amore e paura sono i protagonisti del film, articolandosi nell’intreccio della, vicenda.La ricerca dell’amore filiale e materno ed il modo particolare in cui  questo si manifesta; ma, nello stesso tempo , la paura di non averlo , di perderlo, di non mantenerlo.
La paura che ognuno di noi vive in ogni momento della sua vita  può essere paralizzante e fonte di avversione e di odio; oppure, può e deve essere naturale strumento di osservazione dei problemi e dei limiti  con cui ci rapportiamo. La paura dovrebbe essere uno dei migliori strumenti di prevenzione e di analisi dei rischi e delle difficoltà a cui andiamo incontro, per poterle superare e vivere con maggiore pienezza la nostra vita.
Può essere, tuttavia, la causa della nostra rinuncia a vivere un’esistenza pienamente soddisfacente, la fonte di sentimenti di odio e rivalsa nei confronti di chi riteniamo colpevole delle nostre difficoltà. Può portarci ad impedirci ed impedire di vivere.
Il superamento, da parte di Vittoria, della paura di calarsi in un cunicolo , stretto e buio , dove forse solo lei può entrare,  alla ricerca di un improbabile tesoro, della cui esistenza la madre naturale è convinta, rappresenta  la scoperta di un reale grande tesoro per la sua vita: la capacità del coraggio, di andare a vedere la realtà e di trovare se stessi in fondo al cunicolo, la capacità di andare avanti per sè e per le persone che ami.
Laura Bispuri ci conduce con il suo film nel dedalo del rapporto fra questi sentimenti , con mano delicata e senza aprioristici giudizi di valore,  mostrando sempre una   grande attenzione e solidarietà per i problemi espressi dai  suoi personaggi.
La vicenda ha come sfondo ed ambientazione gli splendidi paesaggi naturali della Sardegna, valorizzati dalla bella fotografia di  Vladan Radovic. Completano il cast  il montaggio di Carlotta Cristiani, le musiche originali di Nando Di Cosimo, i costumi di Antonella Cannarozzi, la scenografia di Ilaria Sadun



giovedì 22 febbraio 2018

THE SHAPE OF WATER



Un film , una favola garbata e niente affatto banale sulla realtà della solitudine e della poca attenzione per la dignità dell'uomo presente nelle nostre società.
 E' anche, tuttavia, un racconto dell'apertura , della solidarietà e della decisione di non accettare con rassegnazione tutto questo. Come in ogni favola , poi, si racconta che chi scelse questa strada alla fine visse felice e contento .
Bella l'ambientazione negli USA anni cinquanta , la musica e le canzoni che ci accompagnano durante la visione.
 Bravi tutti gli attori. e bravo Guillermo del Toro, già premiato a Venezia ed in corsa per l'Oscar.
Desidero aggiungere una seconda osservazione, legata proprio all'ambientazione del film nell'America degli anni '50. In ogni favola un elemento importante è costituito dall'individuazione del cattivo . In " the shape of water" mi sembra che , non a caso , si sia identificata questa figura nell'apparato militare  ed istituzionale degli  USA di quell'epoca e, per analogia, anche del suo equivalente sovietico, in piena guerra fredda. Sono loro che si muovono senza alcun interesse reale per le persone o per l'entità che stanno studiando. Sono loro che svolgono la funzione del " cattivo ".
La domanda che nasce spontanea, a questo punto, è perché Del Toro abbia scelto quest' ambientazione e quel periodo  per raccontarci la sua favola. A pensar male  spesso s'indovina ed una spiegazione potrebbe essere data proprio dal cambiamento recente  avvenuto nella società americana con l'elezione di Trump alla sua guida.
 Se ci pensiamo bene, il valore della persona , la sua liberazione,  la sua importanza anche nei confronti dell'establishment era sta rivendicata con forza dai movimenti  dei diritti civili , studenteschi e d'opinione degli anni '60,  che avevano radicalmente contestato proprio quel modo di vivere e di ragionare dell'America che ci viene presentata dal film. . I presidenti democratici e repubblicani che si sono succeduti alla guida degli USA ne sono stati  in qualche modo influenzati e/condizionati.
 Oggi, sembra invece che quella generazione abbia esaurito il suo compito e che  quell'America voglia ritornare, prendendosi una rivincita storica. Questo film in qualche modo  la combatte mostrandoci la bellezza dell'incontro tra anime diverse.
Tornando alla bravura degli attori,  non possiamo non sottolineare quella di Sally Hawkins che nel film è  Elisa Esposito,  candidata all'Oscar per la migliore attrice protagonista,  e che avevamo già ammirato nel film "Blue Jasmine" di Woody Allen , per il quale ha ricevuto la sua prima candidatura agli Oscar nella sezione miglior attrice non protagonista. Accanto a lei  c'è Octavia Spencer ( Zelda Delilah Fuller)  che ricordiamo nel  film The Help (2011), per il quale ha vinto l'Oscar alla miglior attrice non protagonista oltre che per la  sua interpretazione di Dorothy Vaughan ne "Il diritto di contare (2016)".Tra le figure maschili  è sembrato particolarmente convincente Michael Shannon  nel ruolo del   col. Richard Strickland . L'attore è stato candidato in passato per l'Oscar  come miglior attore non protagonista  per il film " Revolutionary Road" e  nel 2010  ha preso  parte alla serie televisiva " Boardwalk Empire - L'impero del crimine". 
Un bel film  candidato a  complessivi 13 Oscar. 

lunedì 19 febbraio 2018

Ore 15:17 - Attacco al treno




Il film , diretto da Clint Eastwood, è basato sull'autobiografia "The 15:17 to Paris: The True Story of a Terrorist, a Train, and Three American Heroes" di Jeffrey E. Stern, Spencer Stone, Anthony Sadler e Alek Skarlatos e racconta del  tentato attacco terroristico del 21 agosto 2015 sul treno Thalys 9364 diretto da Amsterdam a Parigi, sventato da tre coraggiosi giovani soldati americani che erano in vacanza in giro per l'Europa.
Il loro gesto permise di salvare  la vita di oltre 500 passeggeri ed è stato premiato   con il conferimento  da parte del Presidente  Hollande della legione d'Onore , la più alta decorazione francese. E' importante sottolineare come nel film  Stone, Sadler e Skarlatos interpretino se stessi.
Eastwood ci parla  ancora una volta  dell'eroismo , della necessità di fare qualcosa nelle situazioni di crisi e di emergenza e di come  quest'azione salvi non solo chi viene aiutato ma anche chi la compie, sostenendolo nel suo percorso di vita  e nella sua crescita personale.
E' questo spesso un tema centrale del lavoro di questo regista, che abbiamo ammirato anche come attore nel ruolo di personaggi capaci di attuare questi comportamenti. Il massimo lo ha forse realizzato in   " Gran Torino" dove è stato allo stesso tempo regista e protagonista.
Quello che Eastwood non manca di sottolineare è anche come questa modalità d'intervento, l'azione eroica, può essere alla portata di tutti noi e spesso rappresenti lo sbocco naturale  di un percorso di vita, posto dinanzi ad una situazione eccezionale.
E' per questo che in questo film  il regista, dopo averci mostrato nelle immagini iniziali  le scene principali dell'assalto al treno, torna successivamente indietro nel tempo raccontandoci il percorso di formazione dei tre ragazzi protagonisti del film .Il loro incontrarsi da bambini ,lo sviluppo della loro amicizia, gli interessi e i valori con cui  sono cresciuti , gli obiettivi che hannno cercato di realizzare e che in  qualche modo li caratterizzeranno nelle loro azioni future e nel loro modo di reagire a degli eventi imprevisti ed eccezionali.
Si potrebbe obiettare ad Eastwood che la sua macchina da presa  tenda a sfumare la dimensione sociale, di cui comunque si occupa, per concentrarsi sull'azione eroica, sul gesto individuale. E' probabilmente una scelta! Eastwood non si occupa delle azioni  sociali collettive, dei sentimenti e delle scelte intelelttuali conseguenti o della fomazione e descrizione dei movimenti di opinione . No, la sua atenzione è rivolta all'aspetto strettamente personale  ed individuale, all'azione esemplare del singolo di fronte ad una situazione drammatica  e di emergenza,  anche se la stessa ha poi rilevanza sociale all'interno della comunità in cui vivono i suoi protagonisti.
A margine non possiamo che rallegrarci ed essere orgogliosi  per le splendide immagini delle bellezze artistiche  e monumentali delle città di Roma e Venezia mostrate nel film in relazione al viaggio in Europa dei tre giovani americani .
Ancora una volta Eastwood ha saputo interessare lo spettatore dalla prima all'ultima scena aiutato nella sceneggiatura dalla giovane trentacinquenne Dorothy Blyskal, alla prima scrittura per il cinema dopo alcune esperienze come segretaria di edizione e assistente di produzione in altri film  tra cui "Logan" e "Sully".

giovedì 15 febbraio 2018

A casa tutti bene




Il nuovo film di Muccino  " A casa tutti bene"  si addentra  all'interno di un'analisi disincantata dei rapporti familiari e di coppia .
L'occasione è data dal  festeggiamento delle nozze d'oro della coppia capostipite, che riunisce attorno a se  tutte le altre.  Quelle  di tutti i parenti riuniti nello splendido scenario di una villa  all'interno dell'isola  di Ischia . Vecchi e nuovi problemi  di relazione   avranno modo di svilupparsi attorno ai vari personaggi , in quasi tutte le tipologie possibili,  per poi spiegarci, con la voce di Stefania Sandrelli, che la problematicità è forse la normalità della vita di coppia.
Muccino riesce,  grazie anche alla bravura degli attori,  a coinvolgerci nella sua storia, aiutandosi poi con dei momenti musicali che  riuniscono l'intera famiglia attorno al pianoforte ,dove il bravo Gianmarco Tognazzi , forse il componente più " marginale" del gruppo, riesce, invece, ogni volta a coinvolgere tutti in rari momenti di unità affettiva. 
Per ognuno ,comunque,  vi sarà il compito di coniugare il proprio futuro ed il  desiderio di felicità ed autenticità con un bilancio della propria vita di relazione.
Non posso  chiudere questa breve riflessione senza citare  i principali  attori di questo film , i cui volti sono parte viva del panorama cinematografico italiano e che  hanno contribuito non poco  ad appassionarci alla vita dei loro personaggi : Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Tea Falco, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Gianfelice Imparato, Ivano Marescotti, Giulia Michelini, Sandra Milo, Giampaolo Morelli, Stefania Sandrelli, Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi


giovedì 1 febbraio 2018

L'INSULTO



Sono passati molti anni dalla fine della guerra civile in Libano,  combattuta in tutto il paese fra il 1975 ed il 1990; ma, i motivi di contrasto ed  i rancori accumulati fra le diverse etnie e parti sociali non si  sono ancora  spenti.
D’altra parte, quel conflitto nato  dal  contrasto tra la componente cristiana , preoccupata ed infastidita dal massiccio arrivo nel territorio dei  profughi palestinesi, e la componente musulmana  aveva sconvolto la vita del Libano per anni ed  era cessato solo in seguito ad una occupazione dell’esercito siriano, la cui presenza  fu successivamente definita “ fraterna” dall’accordo “d’intesa nazionale”  firmato Il 22 ottobre 1989 dai deputati libanesi riunitisi a  Ta’if in Arabia Saudita.
Bisognerà aspettare il 2005 perché I Siriani lascino il paese sotto la spinta delle manifestazioni popolari conosciute come “ la rivoluzione dei cedri”.
La guerra civile ha segnato la vita di tante persone e vi sono stati episodi di vera crudeltà sia dall’una che dall’altra parte.
La  prima strage più importante fu quella di Qarantina, nel gennaio del 1976,  in cui furono uccise circa 1000/1500 persone  di una baraccopoli prevalentemente musulmana posta nel quartiere cristiano di Beirut, controllata da forze della OLP e abitata da curdi ,siriani e palestinesi. La risposta della controparte non si fece attendere  e pochi giorni dopo  ebbe luogo il massacro di Damur, una città cristiana  a sud di Beirut, in cui ca. 500 persone  furono uccise ed il rimanente  fu costretto a fuggire.
La strage di Damur è alla base della rabbia e dei ricordi di  Tony Hanna   uno dei protagonisti de  “L’insulto “ un film del 2017 diretto da Ziad Doueiri.
Tony ci viene presentato fin dalle prime scene come un appassionato seguace del partito  d’ispirazione cristiano/patriottica di  Bashir Gemayel, il leader politico assassinato nel 1982,  figlio di Pierre Gemayel, fondatore delle Falangi libanesi. Il suo odio antico verso la presenza palestinese in Libano avrà modo di uscire fuori in tutta la sua pienezza grazie ad un banale contrasto , un piccolo litigio seguito da un insulto da parte di  Yasser Abdallah Salameh, un capo operaio  palestinese.
Il pretesto banale  innesca un contrasto pesante tra le persone  e serve al regista per un’escalation della trama  e della narrazione  filmica che coinvolge l’intera società Libanese. Una collettività che porta ancora vive le ferite mai rimarginate degli antichi contrasti e che mal  sopporta la forzata convivenza fra etnie  e religioni diverse.
Eppure, il rispetto fra le persone è possibile se solo si avesse l’occasione o la consapevolezza di guardarsi con un occhio libero dal pregiudizio e dall’odio politico e di parte. Nessuno è in fondo innocente! I diversi comportamenti sono tutti potenzialmente lesivi dell’integrità dell’altro e se solo riuscissimo ad andare oltre il nostro primitivo risentimento,  potremmo scorgere la strada del rispetto per chi, ai nostri stessi occhi, forse ne è meritevole,  iniziando la strada difficile e mai scontata della riconciliazione.
Tutto questo non è facile e per nulla scontato se lo stesso regista  Ziad Doueiri, tornato dalla mostra di  Venezia dove aveva presentato il film,  è stato arrestato, processato e prosciolto da un tribunale militare, dopo essere stato accusato di aver "cospirato con il nemico" per aver girato il film “ Attak” in Israele cinque anni fa. Ai cittadini libanesi è infatti proibito visitare un paese con cui il Libano è ufficialmente in guerra. Il cineasta 54enne, che ha studiato in America (era l'operatore di Quentin Tarantino in Le iene, Pulp Fiction e Jackie Brown), era stato arrestato domenica sera subito dopo l'atterraggio a Beirut.
“L’Insulto” è un  film è intenso e coinvolgente, interpretato magistralmente da tutti gli attori fra cui spiccano in particolar modo i due  litiganti : Adel Karam nel ruolo di  Tony Anna  e Kamel El Basha ( Yasser Abdallah Salameh) che  ha vinto la Coppa Volpi  per la miglior interpretazione maschile alla 74ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
Mi sono piaciute molto anche le principali interpreti femminili:  Diamand Bou Abboud  nel ruolo della giovane avvocatessa  Nadine Wehbe  e  Rita Hayek  nel ruolo di Shirine  , moglie  di Tony Anna .
Il film,  la cui sceneggiatura è stata curata dallo stesso  Ziad Doueiri e dalla sua compagna Joelle Touma, è stato selezionato per rappresentare il Libano ai premi Oscar 2018 nella categoria  per il miglior film in lingua straniera e, personalmente, ritengo sia tra i favoriti.

Ziad Doueiri, che  ha studiato negli USA (era l'operatore di Quentin Tarantino in Le iene, Pulp Fiction e Jackie Brown), in precedenza ha firmato la regia  di   West Beyrouth (1998), Lila dice ( 2004) e The Attak ( 2012).