Sono passati molti anni dalla
fine della guerra civile in Libano, combattuta
in tutto il paese fra il 1975 ed il 1990; ma, i motivi di contrasto ed i rancori accumulati fra le diverse etnie e
parti sociali non si sono ancora spenti.
D’altra parte, quel conflitto
nato dal contrasto tra la componente cristiana ,
preoccupata ed infastidita dal massiccio arrivo nel territorio dei profughi palestinesi, e la componente
musulmana aveva sconvolto la vita del
Libano per anni ed era cessato solo in
seguito ad una occupazione dell’esercito siriano, la cui presenza fu successivamente definita “ fraterna” dall’accordo
“d’intesa nazionale” firmato Il 22
ottobre 1989 dai deputati libanesi riunitisi a Ta’if in Arabia
Saudita.
Bisognerà aspettare il
2005 perché I Siriani lascino il paese sotto la spinta delle manifestazioni popolari
conosciute come “ la rivoluzione dei cedri”.
La
guerra civile ha segnato la vita di tante persone e vi sono stati episodi di
vera crudeltà sia dall’una che dall’altra parte.
La prima strage più importante fu quella di
Qarantina, nel gennaio del 1976, in cui
furono uccise circa 1000/1500 persone di
una baraccopoli prevalentemente musulmana posta nel quartiere cristiano di
Beirut, controllata da forze della OLP e abitata da curdi ,siriani e
palestinesi. La risposta della controparte non si fece attendere e pochi giorni dopo ebbe luogo il massacro di Damur, una città
cristiana a sud di Beirut, in cui ca.
500 persone furono uccise ed il
rimanente fu costretto a fuggire.
La
strage di Damur è alla base della rabbia e dei ricordi di Tony
Hanna uno dei protagonisti de “L’insulto “ un film del 2017 diretto da Ziad Doueiri.
Tony ci viene presentato fin dalle prime scene come
un appassionato seguace del partito d’ispirazione
cristiano/patriottica di Bashir Gemayel,
il leader politico assassinato nel 1982, figlio di Pierre Gemayel, fondatore delle
Falangi libanesi. Il suo odio antico verso la presenza palestinese in
Libano avrà modo di uscire fuori in tutta la sua pienezza grazie ad un banale
contrasto , un piccolo litigio seguito da un insulto da parte di Yasser
Abdallah Salameh, un capo operaio
palestinese.
Il
pretesto banale innesca un contrasto pesante
tra le persone e serve al regista per un’escalation
della trama e della narrazione filmica che coinvolge l’intera società
Libanese. Una collettività che porta ancora vive le ferite mai rimarginate
degli antichi contrasti e che mal sopporta
la forzata convivenza fra etnie e
religioni diverse.
Eppure,
il rispetto fra le persone è possibile se solo si avesse l’occasione o la
consapevolezza di guardarsi con un occhio libero dal pregiudizio e dall’odio
politico e di parte. Nessuno è in fondo innocente! I diversi comportamenti sono
tutti potenzialmente lesivi dell’integrità dell’altro e se solo riuscissimo ad
andare oltre il nostro primitivo risentimento,
potremmo scorgere la strada del rispetto per chi, ai nostri stessi occhi,
forse ne è meritevole, iniziando la
strada difficile e mai scontata della riconciliazione.
Tutto
questo non è facile e per nulla scontato se lo stesso regista Ziad
Doueiri, tornato dalla mostra di Venezia dove aveva presentato il film, è stato arrestato, processato e prosciolto da
un tribunale militare, dopo essere stato accusato di aver "cospirato con il nemico" per aver girato il film “ Attak”
in Israele cinque anni fa. Ai cittadini libanesi è infatti proibito visitare un
paese con cui il Libano è ufficialmente in guerra. Il cineasta 54enne, che ha
studiato in America (era l'operatore di Quentin Tarantino in Le iene, Pulp
Fiction e Jackie Brown), era stato arrestato domenica sera subito dopo
l'atterraggio a Beirut.
“L’Insulto” è un film è intenso e coinvolgente, interpretato magistralmente
da tutti gli attori fra cui spiccano in particolar modo i due litiganti : Adel Karam nel ruolo di Tony Anna e
Kamel El Basha ( Yasser Abdallah Salameh) che ha vinto la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile alla
74ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
Mi
sono piaciute molto anche le principali interpreti femminili: Diamand Bou Abboud nel ruolo della giovane avvocatessa Nadine Wehbe e Rita
Hayek nel ruolo di Shirine , moglie
di Tony Anna .
Il film, la cui sceneggiatura è stata curata dallo
stesso Ziad Doueiri e dalla sua compagna
Joelle Touma, è stato selezionato per rappresentare il Libano ai premi
Oscar 2018 nella categoria per il
miglior film in lingua straniera e, personalmente, ritengo sia tra i favoriti.
Ziad Doueiri, che ha studiato negli USA (era l'operatore di
Quentin Tarantino in Le iene, Pulp Fiction e Jackie Brown), in precedenza ha firmato
la regia di West
Beyrouth (1998), Lila dice ( 2004) e The Attak ( 2012).
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