C’era una volta, e ancora c’è, una terra cinta dal mare.
Arsa dal sole e con dentro un monte che sbotta e sprizza
sassi di fuoco!
In un tempo che c’era e or non c’è più, accadde una storia
che forse è vera !
Così la ricordano e così era, e se così non sarà, in altro modo sarà!
* * *
Chi la racconta era una nonna, col viso schiarito da un lume a petrolio,
Quando non c’era la televisione e neanche la radio
d’ascoltare.
Si stava seduti accanto alla “conca” ,cercando il calore per riscaldare,
mentre le braci e le parole creavano un mondo tutto da
immaginare.
* * *
In un paese che non so, viveva un bravo calzolaio che tutti conoscevano come” Mastru Cifulianu “.
Stava al lavoro tutto il giorno e spesso non aveva neanche il tempo per andare
a casa a mangiare, nonostante la sua
abitazione fosse solo ad un isolato di
distanza dalla bottega.
Così stando le cose, la moglie, che sapeva quanto gli
piacessero i legumi, verso metà mattinata, metteva a sobbollire dei fagioli in una pentola di coccio con un rametto di
salvia e uno spicchio d’aglio e quando erano quasi pronti , per l’ora di
pranzo, toglieva la pentola dal fuoco , aggiungeva dell’olio d’oliva a crudo e
di corsa usciva da casa per portare il tutto alla bottega .
Quando Mastru Cifuliano vedeva arrivare la moglie, le faceva
mettere la pentola su di un tavolino accanto, nell’attesa di mangiare quei
benedetti fagioli. La pentola, che era di coccio, manteneva nel frattempo il
suo calore e i fagioli continuavano a
sobbollire insieme all’olio d’oliva, che era stato aggiunto, espandendo per
tutto il vicinato un profumino da leccarsi i baffi.
Attratti da quell’odore, si presentarono alla porta di
Mastru Cifulianu dei briganti!
Erano brutti ceffi, con la barba ispida e non rasata e gli
occhi cattivi che, al solo guardarli,
sentivi che quel giorno non avrebbe portato niente di buono:
-
Mastru Cifuliano ……….
vi trattate bene!!! Il profumo dei vostri fagioli si sente per tutto il
paese e voi non vi degnate di dividerli con i vostri ospiti. L’ospite è
sacro!…….. e non accontentarlo…… è una grave offesa!
-
Così dicendo, il capo dei briganti si avvicinò alla pentola e la scoperchiò:
-
Ma che meraviglia è questa? Com’è che i fagioli stanno
bollendo senza fuoco?
Mastru Cifulianu sapeva di non poter combattere contro
i briganti usando la forza. Questi
erano in maggior numero ed armati;
inoltre, erano balordi disposti a
tutto, avvezzi ad una vita di violenza
. Così, pensò che se non poteva liberarsi di loro con la forza doveva
provare ad usare l’astuzia e disse:
-
Ah! …. se
sapeste! ….. Io sono un uomo fortunato! Questa che vedete è una pentola magica! Quando ho fame la riempio d’acqua e quando non c’è nessun altro attorno le dico
“Pentola lavora, io sono il tuo padrone” e come per miracolo essa si riempie
del cibo che desidero e lo cucina senza bisogno della brace.
-
Ma…..
attenzione! … Basta che ci sia qualche
altro presente o che cerchi di costringermi ad usarla con
la forza, la pentola non funziona più. Si ribella e non lavora!
Ah!
Ah! Ah! .... - rise divertito – ma i fagioli sono
pronti e vi invito a mangiare.
* * *
I briganti non si fecero pregare
due volte e cominciarono a mangiare con avidità, condendo il tutto con sonori
rutti. Quando ebbero finito, il loro capo si rivolse a Mastru Cifuliano dicendogli:
-Bravo!…Bravo! …e volevate tenere
questo ben di Dio tutto per Voi, quando, come avete visto, abbiamo tante bocche
da sfamare? Non pensate alle nostre mogli ed ai nostri figli? Noi abbiamo
bisogno! Non è per cattiveria, ma questa pentola ce la dovete dare.
E Mastro Cifuliano , di rimando
-Ma
prendetela pure! Solo che non v’aspettate che funzioni. Ve l’ho detto, è una
pentola capricciosa e non sente ragioni. Con la forza non funziona. Non dite
che non vi ho avvisato!
Bene, bene, non preoccupatevi.
-rispose il capo dei briganti-Ci penseranno le nostre mogli a farla funzionare.
Tenete! - e, buttando due soldi sul tavolo, aggiunse- questi sono per la pentola. Non andate a dire che ve l’ho presa
senza pagarla. -
Così dicendo, si alzò dalla sedia
e rivolto ai suoi compari, gridò: Andiamo.
-Lasciando il povero Mastru Cifuliano più confuso che persuaso.
Ma guarda che confusione per una pentola di fagioli!
Non aveva più voglia di restare in bottega. Si era fatto anche
tardi e gli venne voglia di tornare a casa. Chiuse i battenti di legno spesso
della porta e si avviò. Era ormai giunto l’imbrunire, quando il sole, al
tramonto, lascia gli ultimi fuochi di colore al buio delle tenebre. La campagna
intorno perdeva già la definizione dei suoi particolari per lasciarsi andare ad
un gioco di sagome di alberi e cespugli, che si stagliavano sullo sfondo di un
cielo, ancora chiaro, che perdeva colore.
La casa non era lontana e vi
arrivò presto. La moglie lo
accolse sull’uscio e lui, rapidamente,
le raccontò tutto, suscitando esclamazioni di sorpresa e di spavento.
Poi, pian piano, la calma ritornò
nella casa e marito e moglie si sedettero fuori, davanti all’uscio, ad aspettare
il sonno della notte. In lontananza, qualche cane abbaiava rompendo quel
silenzio di pace, che li circondava. La notte era calda e limpida. La luna,
alta nel cielo, porgeva la gobba a ponente con accanto due stelle luminose. Una era più piccola, ma l’altra sembrava una
candela accesa nel cielo. Il sonno non tardò ad arrivare e marito e moglie si
alzarono ed andarono a dormire.
·
* *
L’indomani , tutto soddisfatto,
il capo dei briganti invitò a casa
tutta la sua ciurmaglia, comprensiva di mogli e figli per far ammirare a tutti i poteri della
nuova pentola. L’allegria si trasformò, tuttavia presto in rabbia. Le urla e le
maledizioni si unirono ai bisticci ed ai rimproveri della moglie che gli
rinfacciava di essersi fatto prender per il naso da un semplice artigiano. Gli altri componenti della banda giurarono e
spergiurarono di aver visto con i loro occhi la pentola fare il suo dovere,
tanto che avevano “sbafato fagioli a sazietà”, ma il gruppo delle mogli non ne
volle sapere gridandogli in faccia che erano
sicuramente ubriachi e si erano fatti fregare come degli “scunchiuruti”
privi di senno.
La vedremo! Vi farò vedere io
chi è “scunchiurutu” e chi ,
alla fine, rimane fregato! Mastru Cifuliano siete morto-gridò il capo, sbattendo con forza il pugno sul tavolo e
facendo sobbalzare tutti attorno dallo spavento.- Tutti con me! Andiamo a
prendere quel cane morto!
Furono fuori in un attimo, come una folata di vento rabbioso, decisi a
vendicarsi . Arrivarono subito alla bottega
di Mastru Cifuliano e, senza dargli il tempo di spiegarsi o di reagire,
lo picchiarono e ,ormai privo di sensi, lo misero legato in un sacco per
portarselo dietro e buttarlo dalla scogliera.
·
* *
Mastru Cifuliano si sveglio, in
preda agli scossoni, in piena oscurità. Sentiva le ossa rotte ma era ancora
vivo ! Era legato mani e piedi e rinchiuso dentro un sacco, ma riusciva a
respirare. Lo stavano tasportando sicuramente con un carro e sentiva tutte le
scosse del terreno accidentato.
Ad un tratto, il carro si fermò e sentì i briganti
scendere.
Mastru Cifulianu mi sentite? –
gridò il capo dei briganti- Vi sento ,
vi sento- rispose lui.
Bene, allora, alla faccia vostra,
prima di buttarvi nel mare dalla scogliera e fare piazza pulita della vostra
persona, noi ce ne andiamo a mangiare!
Se avete fame ,vi possiamo dare
,qualche stronzo di cane! Lo volete? Aah.. lo volete?
Non voglio!...Non voglio!.. –
ripeteva, gridando disperato Mastru Cifuliano –
I briganti si allontanarono per
andare a mangiare e lasciarono così il povero Mastru Cifuliano solo sul carro, chiuso dentro un sacco a lamentarsi
gridando : Non voglio! Non voglio!
Non voleva morire e continuò a
gridare disperato “non voglio” per tanto tempo, quando, ad un certo punto,
sentì avvicinarsi qualcuno che, con
voce sconosciuta e timorosa, gli chiese:
-Cos’è che non volete? Che ci
fate chiuso in un sacco?
Mastru Cifuliano rispose :
-Non voglio la figlia del Re. Me
la vogliono fare sposare contro la mia volontà. Io sono sposato ed amo mia
moglie e loro per costringermi mi hanno messo nel sacco.
-Ma cosa dite? – rispose l’uomo-
io sono un povero pastore e sarei stato ben felice di sposare la figlia del
re e di avere una vita diversa e con
tante ricchezze!
- Allora prendete il mio posto- gli
disse subito Mastru Cifuliano-Mettetevi nel sacco al posto mio e nessuno se ne
accorgerà. Arriverete a corte , davanti alla figlia del re, e nessuno potrà impedirvi di sposarla.
- Dite che si può fare? –rispose
il pastore
- Certo, ma sbrighiamoci – disse
Mastru Cifuliano- i gendarmi stanno tornando.
In fretta e furia , il pastore
aiutò Mastru Cifulianu a liberarsi e questi, a sua volta, lo aiutò a mettersi
nel sacco , al suo posto, sopra il carro. Detto fatto, si allontanò rapidamente
portandosi con sé il gregge del pastore.
Dopo un po’ i briganti furono di
ritorno satolli ed ubriachi. Vedendo tutto a posto ed il sacco con dentro il
presunto Mastru Cifuliano esattamente dove era stato lasciato, senza sospettare
nulla, ripresero il viaggio verso la scogliera e ,appena arrivati, buttarono
dall’alto, nel mare, il malcapitato
pastore , interrompendo il suo sogno di nobiltà.
Quale fu la loro sorpresa quando
sulla strada del ritorno scorsero Mastru Cifuliano circondato dal suo nuovo
gregge di pecore!?!
Questa proprio non ci voleva,
pensò Mastru Cifulianu, scorgendo i briganti, Ed ora che gli dico? Cosa faccio?
Poi con un radioso sorriso andò loro
incontro dicendo:
-cari amici , finalmente vi ritrovo. Non sapevo proprio come
ringraziarvi!
I briganti non credevano ai loro
occhi.
-Capo, ma l’abbiamo appena
buttato giù dalla scogliera- dissero in molti- Questo qui è un fantasma!
-Ma quale fantasma e fantasma!
–rispose Mastru Cifuliano – mi volete far credere che non sapevate che quella
scogliera è miracolosa? Vi devo
ringraziare! Ogni persona che si butta in mare dalla scogliera ritorna a terra
come nuovo insieme ad un gregge di pecore. Gli sterminati campi del mare gli regalano un gregge di pecore tutto per
lui! Avete capito?
Grazie ! Grazie ! Sono per sempre obbligato ! Salutamu! S’abbenerica!
Così dicendo si allontanò, lasciando i briganti con la bocca aperta e
gli occhi sgranati.
-Ma se è così , diventiamo tutti
ricchi! – disse il capo- se ci buttiamo tutti noi , con le nostre mogli ed i
nostri figli dalla scogliera, avremo tante pecore e greggi che non le ha neanche il Re.
-Vero è- risposero in coro i
briganti- Di corsa,… andiamo!
E così, corsero felici verso la scogliera, portando con sé le famiglie, con gli occhi perduti in un
sogno di ricchezza, e non tornarono mai più.
-