Questo breve racconto è stato scritto molti anni fa in
chiave di narrazione antropologica .Non prende pertanto le parti di nessuno dei
protagonisti : né del toro né del torero,né del pubblico. Buona lettura!
L’arena era piena di gente che aspettava l’imminente
corrida.
In Spagna, la corrida rappresenta la sfida di un uomo contro
il toro. Nel torero,la folla vuole vedere un uomo capace di combattere il
toro senza averne paura. Un uomo che faccia giostrare il toro attorno a sé,
beffandolo ad ogni carica.
Delle persone, vicino a me, discutevano sui tori. Nell’aria
tersa scoppiavano mortaretti ed il suono delle voci indistinte sembrava il
rombo di un ‘aeroplano.
Alcuni dicevano che i tori erano buoni. Che erano bassi e
tarchiati e con delle corna dure e
piccole; ma, altri diceva che , pur
potenti e veloci fossero, Paco, il torero, li avrebbe fatti giostrare ed uccisi
elegantemente.
Il sole scottava i volti della gente e splendeva alto nel
cielo azzurro. Alcuni avevano comprato delle noccioline, prima di entrare
nell’arena, ed ora le mangiavano in attesa dell’entrata dei toreri.
C’erano parecchi turisti
che scattavano fotografie. Faceva un gran caldo e molti si toglievano le
giacche; il venditore di cappelli, quel giorno, avrebbe fatto di certo affari.
Qui e là si accedevano delle controversie. I fortunati si erano scelti i posti più vicini all’arena
in modo da vivere lo spettacolo quasi direttamente.
Nell’aria c’era un senso d’attesa. Domandai ad un mio vicino chi fosse Paco ed egli mi
rispose che era un torero dallo stile
spavaldo e temerario; ma, nello stesso tempo, elegante .
Un idolo della folla!
Si udirono degli squilli di tromba. L’ingresso dell’arena si
aprì facendo entrare nello spazio sabbioso gli Alguaciles, che
conducevano solennemente i loro cavalli bardati. Ad un metro circa di distanza,
li seguiva la Cuadrilla con al centro ,
nel suo sfolgorante costume rosso, Paco, l’Espada, che si ergeva in tutta la sua elegante e slanciata figura.
La folla era impaziente. Osservai i miei vicini.
Avevano gli occhi fissi sull’arena ed i visi bruciati , storti in una smorfia
d’attesa e d’apprensione.
La Cuadrilla si era allontanata dal
centro dell’arena. La folla ammutolì di colpo. Tra poco il toro sarebbe entrato come una vaporiera
imbizzarrita.
Un grido percorse l’arena in tutta la sua ampiezza. Il toro
era entrato correndo.
Rapidi i Banderilleros entrarono in azione,
agitando i loro mantelli scarlatti davanti al muso della bestia per farla
innervosire. Subito dopo , fecero il loro ingresso nell’arena i Picadores , sui loro cavalli
bardati,reggendo in mano la lunga Pica. Uno dei Banderilleros agitò la
cappa dinanzi al toro…..Quello calò la
testa e caricò….Aveva il rosso negli occhi e vedeva sempre più vicina la
cappa agitata che lo innervosiva…Eccola!…Eccola!
Ad un tratto la
cappa sparì ed esso si trovò a tu per tu con i Picadores.
Pancho, il Picador, osservava il toro.Prese la
mira e calò la Pica sul dorso del toro, appoggiandovisi con tutte le sue
forze. La bestia , però, aveva ormai toccato il ventre del cavallo e l’aveva squarciato. Ora, le budella
dell’animale uscivano fuori dalla ferita. Era uno spettacolo rivoltante; ma ,
la folla vedeva solo il toro ed il Picador. Un cronista, vicino a
me, scriveva sul bloc notes che , finora,
lo spettacolo non aveva offerto niente d’eccezionale. Ora, il toro era stato lasciato solo , al centro dell’arena.
Dalle sue narici usciva il fiato , misto a polvere .
Entrarono quindi i Banderilleros,
ciascuno con due aste di legno, le banderillas, munite di fiocchi e rivestite di carta colorata ma con la
punta in acciaio.Si fece avanti il primo e corse incontro al toro. Questo caricò e, quando sembrava che l’animale stesse per colpirlo, il banderillero piantò nel dorso del toro le aste e , facendo leva
su di esse, si sollevò e scartò di
lato. Gli altri fecero la stessa cosa.
Alla fine , la bestia si trovò con le banderillas piantate nel dorso. Cercò
di smuoverle, ma le punte d’acciaio erano entrate a fondo nella sua carne. .La
cosa lo innervosì ancora di più. Ora, il cronista scriveva che i banderilleros erano stati molto bravi e avevano svolto il loro compito
con maestria.
Il toro era fermo ed ansava.
Le trombe squillarono e Paco, l’Espada, entrò nell’arena
tenendo in mano la muleta e lo stocco e fu
salutato da un lungo e consistente applauso. La sabbia si alzava in nuvolette giallastre dietro i
suoi passi.Egli guardava ai lati della pista. Dietro le staccionate robuste,
Paco intravedeva gli altri toreri pronti ad ogni evenienza. Osservò la folla che lo acclamava e
pensò che essa voleva da lui uno spettacolo senza risparmio di energia e
d’audacia. Voleva provare il brivido
per il rischio continuo della vita che lui avrebbe corso e pensò ancora che ,
se egli non l’avesse accontentata, gli stessi che ora l’acclamavano lo
avrebbero , in seguito , deriso e criticato.
Ora , il toro era fermo dinanzi a lui. Dal collo gli
colava il sangue vermiglio che, cadendo
sulla sabbia, si mescolava ad essa macchiandola di un colore bruno. Gli occhi
bovini lo fissavano; erano rossi dalla rabbia.La bocca era piena di bava
schiumosa.
Ora era lì davanti a lui. Era una sfida, una sfida a morte.
Paco lo sapeva, si ripeteva ogni domenica. I
muscoli dell’animale affioravano sotto la pelle e sembrava volessero schizzar
fuori. Il suo corpo era pervaso da un tremito di collera. Era massiccio sulle
zampe.
La folla , adesso , stava silenziosa e aspettava.
Paco si mosse. Il suo passo era lento e deciso. Sollevò
la muleta che , piegata in alcuni
punti, assumeva un colore violaceo.
Incitò il
toro…………incitò ancora.
Quello abbassò la testa e caricò. Caricava diritto al corpo
di Paco. Ora egli lo vedeva sempre più vicino avvolto in una nuvola di polvere
gialla.
Paco si mosse lentamente di lato ed il suo fianco sfiorò le corna del toro nella sua corsa , mentre la muleta si drizzava tesa
sul corpo dell’animale.
La folla gridò ……Ooolé!
Ed ogni volta il toro caricava e si lanciava nel vuoto
accompagnato da un sonoro ….Ooolé!
Sembrava quasi che il toro fosse fuori posto nell’arena.
Paco lo trattava come se non avesse
nessuna importanza e lo evitava quasi con insofferenza.
La sua condotta, così temeraria e spavalda, faceva impazzire
la folla!
Il cronista , vicino a me, scriveva emozionato :” non si era mai visto uno spettacolo
simile dai tempi di Belmonte e Manolete”.
Ora, Paco aveva
impugnato lo stocco. Era l’ultimo passaggio del toro. Il silenzio entrò
nell’arena e ammutolì la folla. Gli occhi di tutti fissavano l’uomo e la bestia
. Uno davanti all’altra su quella terra giallastra. Paco agitò la muleta.
Il toro caricò ancora……………….Uno……due passi…….un passo indietro……..e alzò la
muleta mentre la bestia passava. Ora era lì sotto il suo sguardo e per un attimo era lui , Paco, ad averla lì
tutta per sé… Mirò ….. e subito dopo lo stocco era entrato completamente nellla
carne del toro , fra la collottola e la spalla……………………………………
Il toro rimase fermo….., istupidito.
La folla esplose in un boato e ,come se fosse stato ucciso
da quel suono, la bestia piegò le ginocchia e cadde al suolo, mentre Paco
alzava il braccio destro al cielo ,in
segno di vittoria , fra le grida e gli applausi della folla.
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