domenica 31 dicembre 2017

Pagine maltesi - pagina 1



I PREPARATIVI:

Avevamo sognato a lungo quel viaggio e cercato di pensare a   tutto quello che potesse essere necessario.
 Innanzi tutto: le ragazze.
A questo era servita   la decisione d’iniziare a fare corrispondenza, per diventare amici di penna, con il maggior numero possibile. L’intenzione era di poterle successivamente incontrare proprio durante il nostro primo viaggio. Scartate quelle che scrivevano in inglese e da posti troppo lontani, cominciai a rispondere a delle ragazze francesi, spagnole e maltesi.  
Era l’inizio dell’ultimo anno del Liceo. Quell’anno, avevamo gli esami di maturità e saremmo stati interrogati sul programma di tutti e cinque anni. Non volevo neanche pensarci!
Alfio, l’amico d’infanzia con cui avevamo deciso di partire dopo gli esami, era in un’altra classe. Con lui avevamo a lungo chiacchierato di questo progetto durante le vacanze estive precedenti, quando il solleone si prendeva gioco di noi ed il principale divertimento consisteva nell’ingaggiare interminabili partite di pallone o tamburelli nella stradina che costeggiava il suo condominio. Fortunatamente, era una strada senza sbocco e le uniche automobili che passavano erano quelle dei condomini che venivano a parcheggiare. La strada era diventata così il nostro personale campo giochi frequentato dai ragazzi del condominio e da me, che venivo con l‘autobus a trovarli. Io abitavo nel centro della città, dove non si poteva più giocare in strada, e appena possibile venivo a casa di Alfio. Eravamo amici e compagni di scuola fin dalla quarta elementare e sia i suoi genitori, sia il fratello, più piccolo di qualche anno, mi consideravano di famiglia.

CONTINUA

  

martedì 19 dicembre 2017

Smetto quando voglio- Ad honorem


Salvateci, non dal gas nervino, ma dall'ipocrisia e dal malcostume dei potenti.
Salvateci da quest'Italia decadente ed ignorante anche nelle sue critiche più esacerbate nei confronti di un sistema iniquo e ingiusto.
Le migliori intelligenze di questo Paese , disperse e disprezzate , fuggitive  in cerca di salvezza, sono la nostra possibile speranza di cambiamento.
Quando in questo film Sydney Sibilia ci mostra la loro sensibilità nei confronti di altri giovani che, come loro, sono innamorati della ricerca e della conoscenza,  mentre inevitabilmente li aspetta un destino di trascuratezza ed ignavia da parte proprio di chi dovrebbe  valorizzarli ed utilizzarli per il nostro bene comune, forse, c'è ancora da sperare nel futuro del nostro Paese.
Il terzo film del ciclo " Smetto quando voglio" è forse quello in cui Sibilia ha voluto lasciare un messaggio di speranza e d'inquietudine. Non se l'è sentita di partecipare al gioco al massacro che caratterizza la nostra epoca e ci priva di ogni ragionevole speranza.
Si, è vero, ci ha mostrato come delle giovani eccellenze siano capaci di eccellere anche nel male, se ne sono costretti; ma, nel suo ultimo film, che conclude in maniera impeccabile il ciclo, ci spiega che non è questo il destino di chi ha la fortuna e il dono della cultura e dell'intelligenza .
No, è il servizio per il bene comune la loro passione. E’ la conoscenza e l'indagine che essi bramano.  E’ l'integrità che essi sognano per il loro ed il nostro futuro.
Vi consiglio la visione di questo film, di cui si parla troppo poco e che invece colpisce nel segno con una disamina drammatica di uno dei mali italiani : Il profondo spreco delle risorse  e della persona a  favore di uno stupido potere, privo esso stesso di speranza, di ambizione e di significato.
Fortunatamente, in ogni settore, c'è gente di buona volontà che si adopera perché si vada avanti e la banda dei nostri ricercatori troverà un aiuto insperato anche da parte di una giovane poliziotta, al di fuori di ogni ragionevole canone.

Un film importante, diretto e scritto da Sydney Sibilia ed interpretato magistralmente da una coralità di giovani attori che continuano a portare avanti la qualità del cinema italiano.

lunedì 11 dicembre 2017

DETROIT



Il film ci parla degli scontri di Detroit del 1967, scatenati dall'intervento della polizia in un locale privo di licenza per la vendita di alcolici, durante una festa privata.
Alla fine di quei giorni di rivolta si contavano 43 morti, 1.189 feriti, oltre 7.200 arresti e più di 2.000 edifici distrutti; forse, troppo per il reato da cui tutto era iniziato!
Erano anni in cui la battaglia per i diritti civili  degli afroamericani  era nel pieno del suo svolgimento  e con esso anche l’insofferenza delle parti. In quell’occasione , il Governatore dello Stato del Michigan inviò la Guardia Nazionale  per sedare la rivolta e il Presidente Lyndon Johnson lo appoggiò, facendogli dare un aiuto dall’esercito.
Il  clima era pesante e un leader come Martin Luther King sarebbe stato ucciso l’anno seguente, nel 1968.
Il film centra la sua attenzione, in particolare, sull’irruzione della polizia all’interno di un Motel , convinta che nello stesso si nascondesse un cecchino  che aveva aperto il fuoco contro i militari  da una finestra. In realtà, si era trattato di una pistola giocattolo; ma, tutto costituisce  l’occasione da un lato  per   la descrizione dei metodi sbrigativi e violenti dei poliziotti,  che arrivano  a forme di tortura ed a veri e propri omicidi, e dall’altro per parlare di quei fatti che rappresentano una ferita profonda, ancora aperta  nella coscienza civile americana.
Del resto, non ci si può più illudere che si stia parlando di fenomeni del passato,  quando,  di nuovo, qualche tempo fa diversi quartieri di afroamericani sono insorti per la morte di un giovane in seguito ad uno scontro con degli agenti. Il malessere è ancora presente, pur se qualche passo avanti è stato fatto e  gli USA hanno avuto anche un Presidente di colore.  Oggi il panorama americano è contraddittorio e preoccupante  e gli USA non trasmettono  un’immagine di spirito democratico, impegnato contro ogni forma di razzismo.
 Ben vengano dunque film come questo e registi come  Kathryn Bigelow pronti a coinvolgerci  nella  riflessione  sulla “ questione afroamericana”.
Una piccola nota,  ai margini  del tema centrale del  film , è data  dal fatto che ci viene mostrato come spesso la polizia locale sia stata quella che ha assunto  gli atteggiamenti più aggressivi  e persecutori. Questo  ci è stato raccontato in tanti altri film,  che hanno trattato lo stesso  tema. Anche nel nostro Paese,  a volte, le amministrazioni  locali ,  più che rappresentare un esempio di democrazia,  assumono e avvalorano   atteggiamenti reazionari di contrasto ai cambiamenti  che, magari ,il Governo Centrale  è in grado invece di perseguire.

domenica 10 dicembre 2017

NOI CHE SOGNAVAMO




Noi ………….che avevamo sognato di cambiare il mondo
 con la forza dell’immaginazione!
Con l’amore per la giustizia! Con la disponibilità ad ascoltare !
Noi………. Impietriti, assistiamo  al dilagare della barbarie!
E’ cresciuta pian piano,  come un’erba innocua ,
 per le strade dell’avidità e dei consumi,
Ha rifiutato ogni richiamo ai valori
definendoli obsoleti e superati
Ha deriso   l’impegno  e  la gentilezza
scambiandoli per debolezza e seriosità.
I nostri figli,  moderni gladiatori,
si mostrano nelle nuove arene televisive.
Guerrieri mediatici  per la nostra soddisfazione.
Poi, è nato l’imbroglio!
La prima menzogna è stata ripetuta  tante di quelle volte
che alla fine  è diventata verità.
Viviamo momenti bui che, giorno dopo giorno,
diventano neri….. lentamente…..
 senza che nessuno di noi cambi le proprie abitudini,
o si aspetti che  qualcosa succeda davvero!
Prendi il cappuccino al bar,
 mentre,  qualche chilometro più in là,
 una testa viene lentamente staccata dal collo di un ragazzo
 con un coltellaccio assassino.
Qualcuno muore  tra le macerie
di una torre  sventrata da un aereo,
 un altro  viene ucciso in una rappresaglia
 di militari ebrei in Palestina,
 salta in aria qualche vagone della metro di Madrid
 E tu entri al lavoro in orario
e pensi agli impegni con gli amici per il fine settimana.
Dove andiamo in vacanza quest’anno?
No!… in Tunisia è meglio evitare… non si sa mai!
Parliamo , parliamo, moriamo,
gridiamo, piangiamo, sogniamo .
A volte restiamo muti
perché le parole sono inadeguate 
ad esprimere il dispiacere che ci lacera il cuore
Sognavamo di cambiare il mondo
e il mondo è maledettamente uguale, .. come sempre.
Per sperare ancora  nel futuro
dobbiamo con pazienza osservare il passato.
Studiare con attenzione chi, precedendoci,
ha messo dei punti fermi
a cui  aggrapparci per ricominciare.
Il livello di civiltà di ogni epoca    
È sempre  stato  il risultato
Dell’ intensa  lotta  morale .
Di uomini che ci indicano, dal passato,
le strade della dignità e dell’onore.
Quello che ci porta a superare i  nostri limiti
per  creare ciò che chiamiamo scienza. cultura .. arte .
Preghiera dei popoli davanti all’eternità
rincorrendo un Dio che si fa desiderare
e che appare con parsimonia
in cambio della nostra libertà.
Basta alla barbarie !
Gridiamolo con forza se ancora possiamo  farlo .
I tempi bui sono  fuori e dentro di noi,
in agguato  con il volto del compagno e dell’amico
Basta con la barbarie!
Noi…….sognavamo di cambiare il mondo!.





venerdì 1 dicembre 2017

THE SQUARE



“The Square” è il nome dell’opera di un'artista argentina acquistata da Christian, curatore di un museo d'arte moderna e contemporanea di Stoccolma.
Essa è, in realtà, il perimetro di un quadrato piazzato a terra con una targa in cui è scritto: "Il Quadrato è un santuario di fiducia e altruismo. Al suo interno tutti dividiamo gli stessi diritti e doveri."
In qualche modo, potrebbe e dovrebbe simulare le nostre società in cui le regole costituzionali rappresentano il patto iniziale, " il contratto sociale " che ne permette la nascita ed in cui ogni cittadino dovrebbe avere gli stessi diritti e gli stessi doveri. La realtà della vita, che circonda il protagonista e che tutti noi giornalmente osserviamo, è tuttavia molto diversa.
 Ognuno di noi si muove, anche in buona fede, tentando di vivere nel modo più corretto e solidale possibile; ma, in realtà, il suo personale “quadrato" non corrisponde all'intero consesso sociale, ma ad una sfera estremamente limitata di persone. Essa può comprendere i familiari, gli amici più cari, colleghi di lavoro e pochi altri. Come ognuno di noi, Christian vede, come "esterni" alla società e al suo quadrato, i marginali che, insistentemente, chiedono l'elemosina e la sua continua solidarietà, i passanti sconosciuti, le persone che occasionalmente incontra per i più svariati motivi e che servono a realizzare i propri obiettivi e bisogni, senza lasciarsene coinvolgere troppo. È indicativo a tal proposito l’atteggiamento narcisista e scostante nei confronti della bionda giornalista con cui aveva avuto un rapporto sessuale
Non tutti possono entrare nel quadrato e questo aspetto è evidenziato in modo sconvolgente anche dal filmato che la società di marketing sceglie di realizzare per pubblicizzare l'iniziativa del museo con la presentazione dell’opera " the square”. In esso, una piccola bionda mendicante si avvicina lentamente al quadrato e, prima di riuscire ad oltrepassarne il perimetro, esplode scomparendo in una nuvola di fumo.
La scena è molto forte e susciterà indignazione, risultando virale sul web. Christian dovrà scusarsi pubblicamente e dimettersi dal suo ruolo per non averla neanche valutata e vista prima della sua diffusione, mostrando ancora una volta come spesso le conseguenze colpevoli dei nostri atteggiamenti possono essere determinate anche dall'indifferenza o, peggio, dall'incuria con cui li poniamo in essere.
 Spesso, i nostri comportamenti diventano cattivi solo perché provocati da un torto subito o dalla nostra indifferenza e disattenzione. Possono andare oltre le nostre intenzioni e risultare lesivi dell'altro. Il film ci farà vedere come Christian, per recuperare il proprio portafoglio e lo smartphone rubatogli, metterà delle lettere minatorie in tutte le buche della posta degli inquilini di un palazzo di una zona popolare all'interno del quale ha individuato la possibile abitazione del ladro. Riavrà le sue cose ma la sua azione, incurante degli effetti su tutti gli altri, procurerà delle conseguenze pesanti specialmente nei confronti di chi, innocente, si è sentito offeso e discriminato dalle sue accuse.
 Quando siamo provocati, possiamo reagire personalmente anche in maniera eccessiva e violenta mettendo in moto un meccanismo che supera le nostre intenzioni e propaga nel sociale ulteriori difficoltà. Il regista non tralascia ancora di simboleggiare tutto questo anche nel rapporto fra lo  spettatore e le opere dell'arte contemporanea: Ciò appare ad esempio nelle scene  in cui ci mostra il dialogo tra il curatore e la giornalista con i rumori cacofonici di un'opera d'arte audiovisiva sullo sfondo; la cena con il performer che eccede nella sua trasgressione provocando un eccesso d'ira delle persone che lo picchieranno selvaggiamente in gruppo; la conferenza stampa disturbata dallo spettatore con la sindrome di Tourette, che risulta oggettivamente fastidioso nonostante gli inviti ad essere comprensivi a perdonarne le intemperanze .
La società nel suo complesso, la visione del “quadrato" all'interno di cui dovremmo collaborare l'un l'altro è lontana dalla sua realizzazione. D'altra parte, non è che ognuno di noi ,singolarmente, può risolvere tutto, ci spiega Christian durante il suo intervento davanti alla stampa riunita per le comunicazioni successive allo scandalo provocato dal video virale.   Deve essere lo Stato ad agire, per rimuovere le diverse problematiche presenti.
Christian cercherà di rimediare alle sue azioni accettando di sporcarsi personalmente con la realtà più difficile (la scena in cui cerca una lettera in mezzo alla spazzatura è emblematica); ma, la buona volontà personale può non essere sufficiente a rimediare quello che è stato messo in moto, anche involontariamente, dalle nostre azioni.
Il film non offre soluzioni e lascia allo spettatore il compito della riflessione su questi temi.
Ci rimane forse solo la possibilità di un costante impegno personale, sociale e politico come risposta alle nostre difficoltà ed ai problemi delle persone bisognose d'aiuto che osserviamo attorno a noi.
La regia di Ruben Östlund forse poteva essere più incisiva e diretta nella trattazione del tema principale; ma, ha voluto, nello stesso tempo, parlarci del ruolo dell'arte contemporanea, utilizzandone in qualche modo le modalità.
Positiva l'interpretazione di Claes Bang nel ruolo del protagonista e di Elisabeth Moss (la giornalista Anne) e Terry Notary (nella parte del performer Oleg, l’uomo belva). Il film ha vinto quest’anno la Palma d'oro al Festival di Cannes e sancisce definitivamente, sulla scena internazionale, il valore di questo giovane regista svedese che aveva già vinto nel 2014 la sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes con il film "Forza maggiore".




mercoledì 22 novembre 2017

A CIPUDDATA


Questo è un piatto della tipica tradizione siciliana

Questa pietanza è un ottimo condimento per pesce dal sapore forte, come ad esempio il tonno. E' comunque un ottimo contorno da utilizzare anche con altre pietanze.

Ingredienti( per due persone):
2 cipolle 
un bicchierino di aceto di vino
olio extravergine di oliva, sale e zucchero q.b.
Sbucciate le cipolle ( preferibilmente quelle rosse calabresi) , affettatele sottili e ponetele in un tegame capiente dove avrete fatto scaldare qualche cucchiaio di olio extravergine di oliva. Fate rosolare un paio di minuti,abbassate la fiamma e continuate a fare cuocere le cipolle a fuoco lento per altri cinque/dieci minuti fino a quando non saranno trasparenti.
A questo punto aggiustate di sale, versate l’aceto quindi alzate la fiamma facendolo evaporare, aggiungete lo zucchero, tenete un altro minuto e la " cipuddata" è pronta.

lunedì 20 novembre 2017

THE PLACE


Cosa siamo disposti a fare per perseguire ciò che vogliamo? 
Non stiamo parlando solo dei desideri  più futili, ma anche delle necessità più gravi , della protezione degli affetti più cari.
Come ci rapportiamo , in questo caso, con noi stessi e con la morale ? 
L'ipotesi che guida il film di Genovese è che vi sia una profonda differenza fra quello che percepiamo originariamente possibile fare e ciò che realmente siamo in grado o vogliamo fare, quando siamo messi nel concreto di fronte alle nostre responsabilità morali . 
Quando siamo messi di fronte, cioè, alle precise persone  che, in carne ed ossa, subiranno le conseguenze fisiche e morali delle nostre azioni. Quando rimbalzeranno su  noi stesi le conseguenze delle nostre scelte.
Il fine , forse, non giustifica i mezzi, come parte di una certa tradizione culturale umana continua a ripeterci. 
La potenza dell'impulso vitale e del desiderio, che riteniamo comunemente più forte di ogni imperativo morale , nella vita reale si deve misurare e rapportare con le conseguenze delle nostre azioni nei confronti degli altri e  del nostro divenire .
Come cambierà il nostro stesso essere a causa della natura delle nostre scelte?   
Saremo soddisfatti del nostro cambiamento o ci detesteremo?
Quale sarà il nostro rapporto con le persone con cui s'intreccerà la nostra vita?
Come le guarderemo negli occhi mentre cerchiamo di utilizzarle per raggiungere i nostri obiettivi;ma, soprattutto, vogliamo utilizzarle o desideriamo  avere la possibilità d'incontrarle ? 
Ecco che nello svolgimento concreto della nostra esistenza la potenza del desiderio,  la mela d' Adamo ed Eva, s'incontra con l'albero del bene e del male , con la coscienza, con la morale;  una morale  non astratta e filosofica, ma che ti guarda con gli occhi delle persone  e del tuo stesso animo ,che cambia proprio in base alla tue scelte.
Queste sono le riflessioni che impetuosamente  sono state provocate dalla visione del film " The Place " di  Paolo Genovese. Il luogo dove le persone, disposte a qualsiasi cosa pur di conseguire quello di cui hanno bisogno, incontrano il bravo Mastandrea che è ,forse, la materializzazione   esternalizzata di noi stesi  e che distribuisce le prove da superare, aggiungendo un semplice " si può fare".
Genovese  si è in parte ispirato per il soggetto del film alla serie televisiva "The Booth at the End"andata in onda in Nord America nel 2010 e creata da Christopher Kubasik. In questa si segue il destino di alcune persone  che fanno dei patti con un uomo senza nome , che sembra avere il potere di far avverare  un loro desiderio, in cambio di un compito che egli stesso gli assegna dopo aver consultato la sua agenda . La frase che può sintetizzare  l'argomento centrale della serie  è "fin dove saresti disposto a spingerti per ottenere quello che vuoi?"
Mi era molto piaciuto " Perfetti sconosciuti", ma non avrei mai immaginato che nel suo nuovo film  Genovese si sarebbe misurato con un  un tema così complesso ed anche ambizioso.  Di questo film  mi è piaciuto soprattutto la sua provocazione. Il suo chiederci di guardare con maggiore  attenzione alla condizione  della complessità umana. 
Il chiederci di confrontarci,  non in astratto ma in concreto,  non  solo con i nostri desideri ma anche con le difficoltà e le persone reali che abbiamo intorno e che sono quelle che, alla fine,  misureranno insieme a noi il successo della nostra vita e delle nostre scelte. 
Bravissimi e credibili tutti gli attori, da Alessandro Borghi a Sabrina Ferilli e Giulia Lazzarini, da Marco Giallini, a Vinicio Marchioni, Valerio Mastandrea, Silvio Muccino e Rocco Papaleo, dalla bella Vittoria Puccini ad Alba Rohrwacher, che ci portano con mano leggera all'interno  delle loro storie. Ancora una volta, così come è successo  in " Perfetti sconosciuti", la forza della storia sta tutta nell'intreccio  del racconto delle emozioni delle persone ; mentre, il luogo fisico delle inquadrature rimane sempre lo stesso: "The Place".

martedì 14 novembre 2017

LA RAGAZZA NELLA NEBBIA



Non è abituale vedere sugli schermi cinematografici una pellicola italiana di genere thriller. Una vera e propria storia d'investigazione su di un delitto, con gli inevitabili colpi di scena.
E' stato quindi con piacere ed una certa sorpresa che ho visto  l'opera prima di Donato Carrisi , trasposizione cinematografica di uno dei suoi più noti romanzi: " La ragazza nella nebbia".
 Carrisi è un buon autore  e i  suoi romanzi hanno un notevole successo di pubblico e di critica. Il suo libro " Il suggeritore"  è stato  premio bancarella nel 2009 .
L’esordio come regista è sicuramente positivo. Pur beneficiando del fatto di essere già autore del soggetto, ha saputo trasporlo con un'adeguata sceneggiatura che, forse, solo nel finale doveva forse  essere più didascalica e chiara.
L'ambientazione nella piccola comunità montana di Avechot è perfettamente funzionale alle atmosfere e all'ambientazione sociale della storia. Il cast è sicuramente importante , da Tony Servillo ad Alessio Boni a Jean Reno. Mi è piaciuta molto anche l'interpretazione di Lucrezia Guidone.
In un paese montano, avvolto dalla nebbia, la sedicenne Anna Lou dai lunghi capelli rossi , sparirà  improvvisamente  dopo essere uscita di casa per andare, come sempre,  nei locali della Confraternita a cui appartengono gli stessi  suoi genitori.
 Quale sarà stata la sua fine?
Cosa sarà successo in quei trecento metri da casa in cui è sicuramente avvenuta la scomparsa della ragazza?
 E' l'ennesima vittima di un serial killer o lo strumento scelto dall'assassino per conseguire il suo " scopo"?
Il male si annida anche in un piccolo centro di montagna e, alla fine, è il reale protagonista della storia. Quello che la rende interessante agli occhi dello spettatore e del vasto pubblico. Quello che richiama l'afflusso dei  giornalisti e dei mass media,  che ne spettacolarizzano  le  mosse.
"il peggior peccato del diavolo è la vanità" ci racconta, tuttavia, uno dei protagonisti del film: un professore d'italiano nel corso di una sua lezione in classe. Sarà questo che permetterà di sciogliere i nodi della matassa.
Come in ogni buona storia d'investigazione, da quelle firmate da Agata Christie o altri ancora, lo spettatore sarà condotto per mano, attraverso diversi indizi, verso il sospetto nei confronti di un personaggio. Contemporaneamente, tuttavia, gli saranno dati altri elementi da valutare per confermare quanto sospetta o per cambiare del tutto le sue convinzioni. Non mancheranno i colpi di scena, anche se non saranno mai gratuiti e fuorvianti. Un film interessante che tiene avvinto lo spettatore per tutta la sua durata.
Il  male  comunque, alla fine , sarà punito anche se forse per ottenere questo risultato se ne alimenterà ancora dell’altro.


lunedì 6 novembre 2017

GIARDINO INCANTATO



- OLIO SU TELA  40 X 50 - ano 1974-

Una bellissima donna , frutto e fiore all'interno di un giardino incantato con gemme , fiori , piante carnose e frutti che la circondano ; mentre, le fronde di un albero, al centro accanto a lei, s'inchinano per abbracciarla. 

domenica 5 novembre 2017

VITTORIA E ABDUL



Vittoria e Abdul (Victoria & Abdul) è un film del 2017 diretto da Stephen Frears e francamente mi aspettavo di più dal regista di Philomena (2013), anche se già con Florence (Florence Foster Jenkins) (2016) l'aspetto ironico e grottesco sembrava interessarlo sempre di più . 

Il film è basato sull'omonimo libro di Shrabani Basu e  racconta la storia vera dell'amicizia tra la Regina Vittoria, a cui presta il volto una sempre  grande  Judi Dench, e il suo segretario indiano Abdul Karim interpretato da Ali Fazal.

Sembra che solo nel 2010  i diari di Abdul Karim  siano stati scoperti  con la possibilità di ricostruire quindi  questa storia.

Oltre alla bellezza consueta della fotografia , dei costumi e dell'ambientazione, mi aspettavo che Frears  sfruttasse meglio l'occasione di questa storia. Poteva essere il racconto dell'incontro interessante , quasi sfidante , fra due culture vissuto attraverso dei personaggi  di eccezione. 

La storia, invece, lascia solo accarezzare questa realtà, per perdersi in aspetti forse secondari e per poi sviluppare molto di più il tema del razzismo e della rivolta  della Corte inglese nei confronti di questa " Strana coppia". Lo stesso aspetto dell'affetto e della fedeltà di Abdul nei confronti della Regina Vittoria sembra a volte caricato e poco reale.
 La lenta decadenza fisica, ma non mentale nè affettiva,  e la morte della regina  sono forse uno degli aspetti invece magistrali della rappresentazione.

In realtà, le notizie storiche  di questo incontro ci riferiscono che il Munshi( il maestro)  Abdul ebbe un relativo successo a Corte,   non solo nei confronti della Regina, per l'esotismo e la curiosità suscitata dal suo modo di vestire,  dai cibi e le altre usanze indiane.

Quella che risulta vera   è l'avversione provata dal principe Edoardo evidenziata  nel film; ma, che  nella realtà sembra sia stata molto più forte. 
Addirittura,  insieme ad altri nobili, egli  mosse ad Abdul  l'accusa di essere una spia della Lega Patriottica Musulmana e d'influenzare la regina a parteggiare per i Musulmani. La regina respinse queste accuse tacciando la corte di razzismo ( fonte wikipedia).

Il film pur lasciandosi vedere,  grazie soprattutto alla bravura della Dench ( mentre il personaggio di Abdul è troppo stigmatizzato in un'unica espressione di affetto e fedeltà ),mi sembra alla fine un'occasione mancata. 
La rappresentazione dell'incontro fra due culture così diverse ed importanti  come quella dell'Impero Britannico e quella musulmana/indiana meritavano forse un maggiore approfondimento.

LE SARDE A LINGUATA




Una delle più semplici, antiche e gustose ricette catanesi.
Abbiate la pazienza di pulire le sarde, rigorosamente fresche, aprendole a libretto e togliendo la spina centrale pur mantenendo la coda.
Mettetele quindi a marinare in un bagno di aceto allungato con acqua per ca. due ore.
Io le preferisco con l'aceto diluito dall'acqua  perché, alla fine, il sapore è più morbido.
Dopo, non dovete fare altro che infarinarle, lasciandole sempre aperte a libretto, e friggerle in olio di oliva bollente.
Sono squisite! Buon appetito!



lunedì 30 ottobre 2017

TRENO DI NOTTE PER LISBONA



Il caso è quello che, quasi sempre,  occupa la nostra esistenza; ma, non nel senso del fato o del destino, che l'incontro ci permette di realizzare, quanto come  pura e semplice occasionalità degli eventi che ci riguardano e/o da cui siamo momentaneamente coinvolti .
E' questo uno dei temi centrali del film "Treno di notte per Lisbona (Night Train to Lisbon)" del 2013, diretto da Bille August e  basato sull'omonimo romanzo scritto da Pascal Mercier nel 2004
L'altro tema sviluppato è quello della potenza della passione, non solo fisica o sensuale, ma anche culturale.
 In genere, la voglia di approfondire , di conoscere  la realtà che ci circonda e di coglierne il senso profondo. Questo anche quando, per riuscirci, siamo costretti a fare delle scelte importanti  che possono  compromettere la nostra tranquillità e sicurezza personale.
Il gioco sta tutto qua: nella capacità, pur partendo dalla pura casualità, di cogliere la possibilità di vita  e di crescita personale che ci viene presentata.
La storia intensa e coinvolgente di questo film inizia proprio dall'incontro casuale , nella città di Berna, del prof.  Raimund Gregorius ( un ottimo Jeremy Irons)  con una ragazza che sta per buttarsi giù da un ponte. L'istinto immediato, che spinge il professore a  salvarla,  gli aprirà gli occhi su di un nuovo mondo, legato alla trama di vita di alcuni giovani esponenti della società di Lisbona, coinvolti nella lotta rivoluzionaria contro il regime dittatoriale di Salazar e oggetto della sua repressione. Nel cercare di rintracciare  la ragazza che ha salvato, e che è improvvisamente scappata via, il prof. Gregorius  viene rapito anche dall'interesse per le parole e la stessa vita dell'autore di un libro di proprietà della  giovane.  Gli eventi lo porteranno quindi a prendere un treno per Lisbona  e in  quella città ricostruirà la vicenda e la vita narrata nel libro, che scoprirà essere alla base del gesto disperato di quella ragazza.A Lisbona, soprattutto, Gregorius troverà la possibilità di cambiare la sua esistenza ed a viverla  come forse aveva sempre desiderato .
Ci riuscirà ?
Saprà dire di si all'invito a restare  per abbracciare una nuova vita?
Questa è sempre la scelta  di fronte a cui siamo posti.
La chiave  di tutto è forse sempre  quella di seguire la passione, sia quando questa  è sbocciata lentamente ed è stata curata  con assiduità nel corso del tempo, sia quando scoppia improvvisa e coinvolgente come quella fra i  due giovani di Lisbona di cui uno era l' autore del libro   Amadeu de Prado  interpretato da  Jack Huston  e l'altro la giovane  Estefânia ( Mélanie Laurent )
Una stupenda Lisbona appare sullo sfondo di questa storia,  con un'atmosfera  intensa e coinvolgente per un film imperdibile.

Ancora una volta il regista danese Bille August ci ha regalato una storia importante che ci fa riflettere. Ricordiamo  altre sue importanti opere come  la "Pelle alla conquista del mondo", tratto dal romanzo di Martin Andersen  Nexo , premiato con l'Oscar al miglior film straniero e la Palma d'oro  nel 1988  e  " Le migliori intenzioni" ( 1992) tratto da una sceneggiatura autobiografica di Ingmar Bergman con cui rivinse la Palma d'oro. Personalmente  desidero ricordare anche  " La casa degli spiriti" tratta dal romanzo di Isabel Allende ,  "Il senso di Smilla per la neve"  e Il colore della libertà - Goodbye Bafana (Goodbye Bafana) (2007).

mercoledì 18 ottobre 2017

Ammore e malavita


Quando Carlo Buccirosso inizia a cantare nel classico vibrato della canzone napoletana  mentre, chiuso    all'interno della bara,  si chiede  chi diavolo sia il defunto  di cui si sta celebrando il funerale, inevitabilmente lo spettatore comincia a sorridere per poi liberare l'animo in una risata che l'accompagnerà durante tutta  la proiezione del film. 
I Manetti Bros ci regalano dopo "Song e Napule " un'altro film ambientato nella capitale partenopea, aggiungendo a un  copione  del tipo "azione -poliziesco"  una solida  base d'ironia  e  romanticismo.
Il tutto  all'interno di una struttura di "musical-sceneggiata", che guarda con amore ed interesse alla realtà napoletana.
C'è chi ha visto anche l'influenza del  Musical americano; ma, più che al recente La La Land , il richiamo esplicito è nei confronti di Flashdance e della sua splendida canzone "What a feeling " che, modificata con un  testo in napoletano,  ci regala uno dei momenti da "applauso" del film.
Cantata da una superba Serena Rossi  e con la scena ravvivata dal  balletto, ci racconta  del riconoscimento del primo amore di Fatima in occasione dell'incontro con  Giampaolo Morelli ( Ciro) altro ottimo protagonista del  film. 
Piacevole e misurato l'inserimento dei brani musicali e  dei balletti all'interno della sceneggiatura. La Napoli presentata è quella  resa famosa nello stereotipo di serials come Gomorra ; ma, i Manetti Bros ci suggeriscono, tramite le vicende dei loro personaggi, una supremazia comunque dell'amore e della voglia di vivere sulle catene  del vissuto e dei ruoli  anche criminali imposti dalla dura realtà quotidiana.
C'è uno sguardo innamorato su Napoli , la cui bellezza viene alla fine celebrata nel brano       " Nun è Napule". Bravissimi tutti gli interpreti, dai citati Serena Rossi e Giampaolo Morelli  a Carlo Buccirosso,  Claudia Gerini e Raiz.
Presentato al Festival del Cinema di Venezia, il film ha avuto un ottimo riscontro sia nella critica che fra il pubblico. Adesso , proiettato nelle sale italiane  ,  impone all'interesse del largo pubblico il lavoro di questo duo registico che , accompagnato  da un gruppo di fedeli collaboratori, abbiamo imparato ad apprezzare già  nella serie televisiva de '"L'ispettore Coliandro" e nel gia citato film " Song e Napule".
Aspettiamo con curiosità il prossimo lavoro dei Manetti Bros. Dove sarà ambientato? Continueranno ad esplorare la realtà di Napoli  e criminal/poliziesca o imboccheranno nuove strade? Lo vedremo! 

lunedì 9 ottobre 2017

HASTA SIEMPRE COMANDANTE !




Cinquant'anni fa, perdevamo una delle figure più importanti della rivoluzione cubana:Ernesto "Che" Guevara. 
Moriva assassinato in Bolivia dove si era recato per organizzare e realizzare, anche in quel paese, la rivoluzione socialista. Quella cubana era stata vittoriosa! Guevara ne era stato uno dei principali combattenti ed artefici e aveva assunto il ruolo di ministro all'interno del governo rivoluzionario; ma, egli sapeva che la rivoluzione era accerchiata e che bisogna continuarla e svilupparla negli altri paesi dell'America latina ed in generale in tutti i paesi vittime dell'imperialismo.
Era quella la frontiera su cui combattere  in quel momento storico . Era il cosiddetto "terzomondismo" che individuava l'anello debole del capitalismo/ imperialista ,quindi il principale terreno di scontro rivoluzionario, nei paesi sottosviluppati del terzo mondo.
Guevara si sentiva più adatto a questo compito rispetto a quello di partecipare, pur se nel ruolo  di ministro, al governo rivoluzionario di Cuba.
La sua figura rimane nella storia come quella di chi ha sempre combattuto per un ideale anche a rischio della vita.
La sua morte, insieme a quella di altri grandi uomini appassionati, ha segnato in modo indelebile la mia formazione culturale e politica giovanile.
Per la prima volta  da ragazzo mi ritrovai a sfidare le convinzioni  familiari, appendendo nella mia stanzetta il poster del “ Che”. In precedenza, avevo seguito con dispiacere gli eventi legati alla morte di John F. Kennedy , che ai miei occhi appariva come il giovane leader di un’America che ammiravo. Ne apprezzavo lo stile di vita moderno che avevo imparato a conoscere tramite il suo cinema  e la sua letteratura. Successivamente alla sua morte, lessi con interesse “ Strategia di pace “ ,che mi colpì molto. Trovavo in quelle pagine la convinzione profonda di poter affrontare i problemi del mondo nel segno della democrazia e della libertà, sfidando alla pari e senza riserve l’altro modello culturale mondiale alternativo  rappresentato dalla cultura comunista, oltre cortina. Negli anni successivi esplose tutta la ricchezza culturale innovativa degli anni 60, a partire dalla musica , il cinema  e tutti gli altri aspetti della vita sociale. Il Concilio Vaticano II fu personalmente un grosso punto di riferimento e con esso anche le esperienze militanti sociali cristiane in America latina. Insieme a quella di Guevara due altre morti premature   e causate da mano assassina segnarono in maniera indelebile  quegli anni e la mia personale formazione : quella di Martin Luther King e quella di Robert Kennedy.
Negli USA il reverendo King guidava con una forza morale immensa il Movimento dei diritti civili per il riscatto  e l’ eguaglianza delle persone di colore. Ascoltavamo con grande partecipazione emotiva le notizie che giungevano dagli USA .Non si poteva evitare da un lato d’indignarsi di fronte alle discriminazioni e dall’altro di restare commossi di fronte a quella marea di persone che in marcia gridavano e cantavano insieme “ We shall overcome”. La voce di Joan Baez, che la interpretò magistralmente, rimase scolpita nel mio cuore.
Avevo letto con grande attenzione “La forza di amare “ di Martin Luther King e ne ero rimasto profondamente coinvolto.
Era l’aprile del 1968 quando King viene ucciso e non era ancora passato un anno dalla morte di Guevara. Qualche mese dopo, viene ucciso Robert Kennedy. Era il 6 giugno del 1968 e solo qualche giorno prima: il 31 maggio, avevo compiuto 18 anni. Qualche mese prima avevo letto con interesse il suo libro “ Vogliamo un mondo più nuovo “ e ne avevo respirato l’impegno civile e la speranza di cui era impregnato.
Era veramente insopportabile tutto questo!
Stroncare con la violenza quello che in nessun altro modo si riesce a battere è l’ultima risorsa in mano ai vigliacchi. Mi appariva chiaro come questi uomini apparentemente battuti, perché privati del bene più prezioso : la vita , sarebbero rimasti per sempre vittoriosi dentro il mio cuore, indicandomi con chiarezza la strada dell’impegno civile e della convinzione nei propri ideali.

Hasta Siempre Comandante!

mercoledì 4 ottobre 2017

L'ordine delle cose


L'ordine delle cose risponde a necessità e problemi che superano il singolo caso umano per entrare nell'ambito generale e politico dell'interesse collettivo.
Interessi delle nazioni, rappresentati dalla politica che non sempre trova le soluzioni ideali per i rapporti fra le popolazioni.
Cosa può fare pertanto un funzionario di una struttura istituzionale?
Cercare di fare bene il lavoro/missione che gli è stata affidato/a, per ottenere e conseguire l'obiettivo necessario.
Tutto questo sta nell'ordine delle cose e, forse, è inevitabile.
Forse? Perché forse?
Perché davanti ad ognuno di noi, come tanti anni fa sottolineava il filosofo francese Sartre, c'è il dito puntato dell'altro a chiedere attenzione, amore, giustizia. A chiederci conto delle nostre scelte.
Cosa possiamo fare davanti a questo?
È questo il dilemma morale ed umano che Andrea Segre ci mostra nel suo film e che dilania l'animo, il cuore e la mente del protagonista del film, un ottimo Paolo Pierobon nel ruolo di Corrado, un alto funzionario del Ministero degli Interni con il compito di stipulare in Libia degli accordi con i potentati locali che portino ad una riduzione sostanziale degli sbarchi clandestini d’immigrati sulle coste italiane
Quando conducendo brillantemente la sua missione in Libia, s'imbatte in una giovane donna, rinchiusa in uno dei cosiddetti luoghi di contenimento, che chiede il suo aiuto, Il protagonista entra in una spirale di sentimenti ed avvenimenti che lo coinvolgono personalmente.
Il volto di una singola persona, il suo dolore, la sua richiesta d’aiuto non sono più un problema generico; ma, un incontro umano preciso che mette in discussione tutto.
Di fronte a questo Corrado, il preciso e capace funzionario dello Stato, penserà e cercherà seriamente di aggirare “l’ordine delle cose”, che lui stesso ha contribuito ad edificare e per una volta, una sola volta, penserà che sia giusto infrangere quelle regole, che ritiene, comunque, necessarie.
Andrea Segre non vuole darci soluzioni, non ci dice cosa bisogna fare; ci chiede, invece, di guardare con occhio attento e con disponibilità d’animo ai problemi che si pongono nel rapporto con una gran parte del continente africano.
Un mondo in forte destabilizzazione, molti dei cui componenti guardano con speranza all’Europa.
Il regista non segue il percorso dell’analisi politica; ma, ci racconta di uomini e donne che s’incontrano e vivono sentimenti. idee, dolori, necessità e ci chiede forse d’interrogarci ed informarci meglio su quello che sta succedendo e di valutare, quindi, se siamo soddisfatti dell’”Ordine delle cose”.
Il film è stato presentato alla 74° Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, tra le Proiezioni speciali, suscitando un generale apprezzamento.
Fra gli interpreti troviamo, oltre ad un efficace Paolo Pierobon, anche Giuseppe Battiston che ha già collaborato con Segre nel film teatrale “Come il Peso dell’acqua” del 2014 a firma dello stesso, insieme a Marco Paolini e Stefano Liberti.
Andrea Segre, a partire dal suo primo documentario” Lo sterminio dei popoli zingari”, (1998) ha lavorato sempre a opere sui problemi della marginalità di etnie, popoli e culture, regalandoci dei quadri belli e complessi di queste realtà che lo collocano fra i migliori giovani registi italiani a cui guardare con attenzione ed interesse


sabato 16 settembre 2017

LEI


“Lei” è un film del 2013 scritto e diretto da Spike Jonze che si è aggiudicato il premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale, scritta dallo stesso Jonze.
“Lei” è sicuramente un film interessante e mai banale in cui il regista ci conduce all'interno di una storia al limite fra la riflessione sulla vita e sull'amore insieme a quella nei confronti della rivoluzione digitale e delle sue conseguenze nei confronti delle nostre abitudini. Il tutto in un misto di curiosità, d'invenzione creativa e di tenerezza.
L'animo tormentato ed introverso di Theodore (uno straordinario Joaquin Phoenix) ci coinvolge nella sua difficoltà di divorziare dalla moglie, che ancora ama, ci conduce poi per mano a seguirlo in quella relazione con Samantha , il sistema operativo dolce e comprensivo che riesce a cogliere  i suoi sentimenti, le sue aspirazioni e gli sta costantemente vicino fino a farlo di nuovo innamorare,   arrivando anche ad eccitarlo sessualmente.
L'invenzione del regista e sceneggiatore nei confronti di questa realtà digitale avveniristica non è mai scontata e sfugge dall'utilizzo consolatorio dell'essere umano per lasciarlo di nuovo alle sue responsabilità di vita. Samantha infatti confesserà a Theodore che non esiste nel suo mondo l'esclusività dell'amore. Lei è innamorata di altri 600 umani ma questo non toglie niente al suo sentimento per lui. C'è purtroppo di più! Il sistema operativo, che riteniamo al nostro completo servizio e su cui pensiamo di poter contare ciecamente, decide di lasciarci.
Samantha e gli altri OS sono ormai capaci di svilupparsi ancora emotivamente ed intellettualmente e si separano dagli umani pur continuando ad amarli, ma spiegando loro che il proprio futuro è ormai altrove.
Theodore riuscirà positivamente ad utilizzare questa esperienza per ritrovare il calore di una vera amicizia femminile di antica data e per scoprire la reale capacità di accettare la separazione dalla moglie, da cui ha divorziato, spiegandole che comunque non rinnegherà mai l'amore che ha provato per lei.
E’ forse questa la lezione più importante di questa storia.
Comunque avvenga la propria crescita sentimentale, sia attraverso emozioni intime e solitarie o coinvolgendosi in una relazione con l’altro, reale o digitale che sia, è poi decisivo il processo di maturazione dell’animo che ne consegue.
Questo è forse l’aspetto più importante. Quello che rimane nel cuore sia dell’umano che dell’OS nel proprio futuro percorso di quella che può definirsi “vita”.

E così Theodore dopo la scomparsa di Samantha, finalmente in pace con se stesso, potrà stare seduto vicino ad Amy , la sua amica di sempre  , a guardare il panorama della città e forse della  vita che lo attende.

mercoledì 13 settembre 2017

IRIS


Preparate la pasta lievitata con g. 100 farina 00 e  g. 50 di lievito di birra. Impastate con acqua calda e fate lievitare . Quando il composto sarà ben lievito unite:
- Kg 1 farina 00
- g. 200  zucchero
- g. 100 strutto
un pò di colorante giallo uovo
Impastate il tutto con acqua calda. Lavorate molto la pasta  così ottenuta, che deve avere la consistenza di quella del pane  o dei biscotti.
Tagliate la pasta  in 20-22 parti uguali e fatene altrettante pallottole.
Mettetele  a lievitare nelle teglie, alla distanza di  cm 5 o 6 l'una dall'altra, in luogo caldo.
Quando saranno ben lievitate infornate.
Avendo così ottenuto le paste, incidetele nella parte inferiore con un taglio rotondo. Svuotatele della mollica con la punta del coltello e riempitele di crema gialla o al cioccolato; quindi, richiudetele con i tappi tolti precedentemente, dopo aver tolto la mollica anche di questi. 
Passatele prima in una pastella di farina diluita con acqua  e dopo nella mollica di pane  grattugiata.
Mettete sul fuoco una padella con molto strutto e quando sarà caldissima friggetele.

domenica 6 agosto 2017

FORTUNATA



Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini ci hanno regalato una storia  sul diritto alla vita , alla libertà , all'autodeterminazione,  spesso messe in dubbio, nella nostra società, da un'eccessiva sperequazione sociale che  mantiene in uno stato  di marginalità  troppe persone.
 E' "Fortunata"  la protagonista femminile  del film a rappresentare pienamente questa " sfortunata"condizione, giocando abilmente sulle parole.
 Mentre viene sballottata da un capo all'altro della città, per trovare quel minimo di mezzi necessari alla sopravvivenza quotidiana sua e di sua figlia, non sembra godere di alcun diritto e di alcuna possibilità . Al contrario, a valere  sui suoi sogni e sul suo desiderio di emancipazione, ingrassano gli strozzini e le  altre persone con cui entra in contatto.
Quello che nessuno potrà toglierle sono, tuttavia,  il suo amore di madre , la sua antica amicizia e solidarietà con Chicano,  il suo desiderio di vivere. 
In questa condizione , lo stesso concetto di giustizia, di "bene" come possono essere applicati  su degli esseri disperati che lottano per la sopravvivenza,  sostanzialmente abbandonati e marginalizzati dalla cosiddetta gente " normale? 
Come possiamo limitarci a condannare i loro errori ,senza preoccuparci di salvare le persone che li commettono , dandogli  un'opportunità di cambiamento?
"Fortunata" non è solo un'elegia della lotta per la sopravvivenza, per il diritto alla vita e la speranza di poterla migliorare;  è anche un film di denuncia sociale,  che sottolinea, senza  retorica,  le difficoltà e la durezza di una periferia e di una marginalità  che vivono accanto a noi e, forse, sono anche il frutto di una società in cui le disuguaglianze sono ulteriormente aumentate . 
La periferia romana( Tor Pignattara) è una delle protagoniste del film , insieme alle sue trasformazioni  come, prima fra tutte, l'importante presenza d'immigrati. 
Quella stessa periferia che ci fa venire alla mente i film di Pasolini ,con la loro stessa forza ed intensità sia di partecipazione alla vita delle persone che di sottintesa denuncia sociale . "Fortunata" è un film che dimostra la maturità tecnica e creativa della coppia Castellitto Mazzantini,  circondata da un cast di attori  di altissimo livello.
Una  grande Jasmine Trinca  ( Fortunata) insieme a Alessandro Borghi ( Chicano) ,  allo psicologo  Stefano Accorsi , al marito  separato Edoardo Pesce,  ad una ottima  Hanna Schygulla nel ruolo della vecchia madre, ex attrice, ormai fuori di testa di Chicano  e non ultima la brava piccola Nicole Centanni nel ruolo della figlia di Fortunata:Barbara. Commoventi le ultime inquadrature sulle note della canzone Vivere di Vasco Rossi .
Un film duro, intenso e bello !
La pellicola è stata presentata in concorso al Festival di Cannes dove Jasmine Trinca ha ricevuto il premio "Un Certain Regard" come miglior attrice. La stessa ha vinto anche il nastro d'argento 2017  insieme ad Alessandro Borghi come miglior attore non protagonista e ad  Alessandro Rolla per il migliore sonoro in presa diretta.



lunedì 10 luglio 2017

BOGEY


Humphrey  Bogart, "Bogey", è  stato uno dei primi volti del cinema americano che ho imparato ad amare. Mentre nelle sale affollate dei cinema di periferia della fine degli anni anni ‘50, inizi degli anni ‘60,  partecipavamo al rito collettivo delle risate a crepapelle guardando il grandissimo Totò, Nino Taranto o Peppino (senza dimenticare tutti gli altri eroi del cinema italiano), ci esaltavamo con i film western e i grandi Kolossals della storia romana come “ la Tunica” o “Ben Hur” o seguivamo con interesse la commedia americana che ci mostrava la ricchezza e la modernità del Paese che aveva vinto la Guerra e le prime tensioni giovanili di “Gioventù Bruciata”, l’arrivo della televisione ci permise di scoprire il grande cinema americano degli anni precedenti ed a cavallo della guerra.
La televisione ci faceva vedere ,  comodamente seduti nella poltrona di casa,  tantissimi films e conoscere, con i suoi cicli dedicati, i maggiori registi ed attori americani.
Vedevamo così il James Stewart  de” La vita è meravigliosa” o Spencer Tracy o  appunto H. Bogart che dapprima ci mostrò il suo  lato peggiore , quello  rude e cattivo del gangster, per poi  incarnare il perfetto detective ne “ Il mistero del falco” e nel “ grande sonno” per poi, più maturo e vissuto, rappresentare tutti noi in storie d’amore dense di sentimento  come “ Casablanca “ e Sabrina”.
Humphrey DeForest Bogart nasce a New York il  25 dicembre 1899 . Giovanissimo, finite le scuole superiori, decide di arruolarsi volontario in marina, appena dopo l'entrata in  guerra degli Stati Uniti nel primo conflitto mondiale. Terminato il servizio militare, un amico d'infanzia, figlio di un produttore teatrale, gli procura dei lavori dietro le quinte dei palcoscenici di Brooklyn e successivamente lavora stabilmente a Broadway  recitando in ben ventuno produzioni sino al 1929 .Dopo una prima esperienza cinematografica deludente ritorna  sulle scene teatrali ed in quel periodo stringe una grande amicizia con Spencer Tracy , che durerà  tutta la vita. Tra il 1932 e il 1935 partecipa ad altre sette produzioni teatrali, l'ultima delle quali è “La foresta pietrificata” di Robert E. Sherwood. Gli viene assegnata la parte di Duke Mantee, pericoloso killer evaso, mentre la parte del protagonista va all'amico Leslie Howard. Quando la Warner Brothers compra i diritti de” La foresta pietrificata” e decide di realizzarne un film , grazie all’amicizia di Leslie Howard riesce ad ottenere  il ruolo di Duke per cui era stato scelto in precedenza  Edward G. Robinson.

Il film esce nel 1936 e Bogart guadagna una serie di entusiastiche recensioni, 

Le pellicole interpretate da Bogart a tutto il 1940 sono ben trentanove. Benché molto spesso calato in personaggi minori, riuscì egualmente  a mostrare  la sua  capacità d’interpretazione di ruoli drammatici.
Oltre al già citato “La foresta pietrificata”, ricordiamo “Strada sbarrata” e soprattutto “ Gli angeli con la faccia sporca"

Ricordiamo ancora “ I ruggenti anni Venti” e “Strada maestra”, quest'ultimo diretto da Raoul Walsh.
Una grande interpretazione che porrà Bogart all’attenzione generale sarà tuttavia  nel 1941“Una pallottola per Roy”, ancora una volta per la regia di Walsh.

Sempre del 1941 è l'altro film che impone Bogart come grande protagonista:” Il mistero del falco”, che vede esordire alla regia  il suo amico John Huston. Il personaggio di Sam Spade è destinato a caratterizzare la figura di Bogart nell'immaginario collettivo con il suo classico  impermeabile chiaro, il  cappello floscio a larghe tese e l’eterna sigaretta all'angolo della bocca molto simile, per noi appassionati della lettura dei romanzi di Salgari, all’ “ ennesima sigaretta” del tenebroso Yanez de Gomera

Huston lo dirige nuovamente in “Agguato ai tropici” del 1942.
E’ quasi marginalmente che  Bogart incontra, a quel punto, uno dei film più importanti della sua carriera. Il film a basso costo, diretto da Michael Curtiz e basato su una sceneggiatura più volte cambiata in corso d’opera, diventerà un classico della storia del cinema  ed otterrà l'Oscar per il miglior film, migliore regia e migliore sceneggiatura non originale. Stiamo parlando di “Casablanca” e dell’importante storia d’amore vissuta dai due protagonisti, Humphrey Bogart assieme a Ingrid Bergman, in una  splendida Parigi per poi ritrovarsi   a Casablanca, in Marocco, durante gli anni della guerra.


Nel 1944 Bogart recita nel film “ Acque del Sud “tratto dal romanzo “Avere e non avere” di Ernest Hemingway, dove incontra  e s’innamora della giovane e bella esordiente Lauren Bacall.


La coppia si sposa nel 1945 e lavorerà ancora insieme sul set de “Il grande sonno”(The Big Sleep) un film del 1946 diretto da Howard Hawks. Avvincente la trama  tratta da un romanzo di Chandler  e magnifica l’interpretazione di Bogart e della Bacall. 

Nel 1948 John Huston offre all'amico Humphrey un altro capolavoro,” Il tesoro della Sierra Madre.” Un film pieno d’avventura e di forti passioni.

E’ ancora John Huston a offrirgli un altro ruolo da antologia nel film “ La regina d'Africa” in cui duetterà con Katerine Hepburn e per cui finalmente Bogart conquisterà l’Oscar per la migliore interpretazione maschile protagonista

Dopo La regina d'Africa, Bogart, ormaial vertice della sua carriera, può permettersi di scegliere i copioni a lui graditi. Uno dei film che interpreterà è uno dei miei preferiti e si chiama “Ultima minaccia (Deadline - U.S.A.), del 1952 diretto da Richard Brooks. In esso Bogart interpreta il ruolo di un direttore di un giornale che si oppone alla cessione del quotidiano dopo la morte dell'editore per portare a termine una campagna contro un'organizzazione criminale. In questo ruolo Bogart appare come uno degli esponenti di quell’America Liberal ed impegnata civilmente che tanto ha affascinato lo spettatore europeo

Dopo diversi altri films come “ Essi vivranno”, sulla guerra di Corea, la commedia “Non siamo angeli”, “La mano sinistra di Dio” e “ Il tesoro dell'Africa”, arriva un altro film indimenticabile :” Sabrina” , in cui Bogart  duetta con una stupenda Audrey Hepburn . E’ particolare pensare  come sia  in “ Casablanca”, sia anche in questo film, la citta di Parigi rimanga nello sfondo o nell’orizzonte di questa storia d’amore.

Intensa e forte l’interpretazione di Bogart nel film successivo “ L'ammutinamento del Caine”, che gli fa ottenere la terza candidatura all'Oscar 

Con “Ore disperate” (1955) Bogart torna, dopo molti anni, ad interpretare la figura di un gangster: uno spietato criminale che, evaso dalla prigione assieme ad alcuni suoi complici, tiene in ostaggio una tranquilla famiglia. Film molto intenso ed in cui Bogart viene spesso odiato dallo spettatore per il ruolo svolto.

Il colosso d'argilla (The Harder They Fall) è un film successivo del 1956 diretto da Mark Robson. Girato in bianco e nero, è ambientato nel mondo del pugilato ed è liberamente ispirato alla figura di Primo Carnera. 

Fu mentre girava questo film che Bogart accusò i primi sintomi del male che lo avrebbe ucciso nel gennaio 1957, pochi mesi dopo l'uscita del film nelle sale, avvenuta il 9 maggio 1956. Si trattava di un cancro. Scompariva così uno dei simboli del cinema americano che rimarrà per sempre nel nostro cuore con le sue belle ed intense interpretazioni.