mercoledì 4 ottobre 2017

L'ordine delle cose


L'ordine delle cose risponde a necessità e problemi che superano il singolo caso umano per entrare nell'ambito generale e politico dell'interesse collettivo.
Interessi delle nazioni, rappresentati dalla politica che non sempre trova le soluzioni ideali per i rapporti fra le popolazioni.
Cosa può fare pertanto un funzionario di una struttura istituzionale?
Cercare di fare bene il lavoro/missione che gli è stata affidato/a, per ottenere e conseguire l'obiettivo necessario.
Tutto questo sta nell'ordine delle cose e, forse, è inevitabile.
Forse? Perché forse?
Perché davanti ad ognuno di noi, come tanti anni fa sottolineava il filosofo francese Sartre, c'è il dito puntato dell'altro a chiedere attenzione, amore, giustizia. A chiederci conto delle nostre scelte.
Cosa possiamo fare davanti a questo?
È questo il dilemma morale ed umano che Andrea Segre ci mostra nel suo film e che dilania l'animo, il cuore e la mente del protagonista del film, un ottimo Paolo Pierobon nel ruolo di Corrado, un alto funzionario del Ministero degli Interni con il compito di stipulare in Libia degli accordi con i potentati locali che portino ad una riduzione sostanziale degli sbarchi clandestini d’immigrati sulle coste italiane
Quando conducendo brillantemente la sua missione in Libia, s'imbatte in una giovane donna, rinchiusa in uno dei cosiddetti luoghi di contenimento, che chiede il suo aiuto, Il protagonista entra in una spirale di sentimenti ed avvenimenti che lo coinvolgono personalmente.
Il volto di una singola persona, il suo dolore, la sua richiesta d’aiuto non sono più un problema generico; ma, un incontro umano preciso che mette in discussione tutto.
Di fronte a questo Corrado, il preciso e capace funzionario dello Stato, penserà e cercherà seriamente di aggirare “l’ordine delle cose”, che lui stesso ha contribuito ad edificare e per una volta, una sola volta, penserà che sia giusto infrangere quelle regole, che ritiene, comunque, necessarie.
Andrea Segre non vuole darci soluzioni, non ci dice cosa bisogna fare; ci chiede, invece, di guardare con occhio attento e con disponibilità d’animo ai problemi che si pongono nel rapporto con una gran parte del continente africano.
Un mondo in forte destabilizzazione, molti dei cui componenti guardano con speranza all’Europa.
Il regista non segue il percorso dell’analisi politica; ma, ci racconta di uomini e donne che s’incontrano e vivono sentimenti. idee, dolori, necessità e ci chiede forse d’interrogarci ed informarci meglio su quello che sta succedendo e di valutare, quindi, se siamo soddisfatti dell’”Ordine delle cose”.
Il film è stato presentato alla 74° Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, tra le Proiezioni speciali, suscitando un generale apprezzamento.
Fra gli interpreti troviamo, oltre ad un efficace Paolo Pierobon, anche Giuseppe Battiston che ha già collaborato con Segre nel film teatrale “Come il Peso dell’acqua” del 2014 a firma dello stesso, insieme a Marco Paolini e Stefano Liberti.
Andrea Segre, a partire dal suo primo documentario” Lo sterminio dei popoli zingari”, (1998) ha lavorato sempre a opere sui problemi della marginalità di etnie, popoli e culture, regalandoci dei quadri belli e complessi di queste realtà che lo collocano fra i migliori giovani registi italiani a cui guardare con attenzione ed interesse


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