Oltre il canneto Andrea cerca la
sua autenticità, la sua identità.
Può provare a sperimentare il percorso personale che ha
deciso d’intraprendere in contrasto con quelle che sono le aspettative dei “
grandi” su di lei.
Lei ama la madre, la sua naturale vitalità ed
allegria; ma, non sopporta di vederla soffrire
e disperarsi imprigionata nel suo
ruolo di donna. , la cui vita è determinata dalla volontà maschile.
Adriana non vuole essere , non
tollera la sofferenza della madre e non vuole cadere anche lei in quella
trappola, in quella sorte, riservata alla donna.
Adriana ha deciso pertanto di
essere Andrea, un maschio, per potere amare
e proteggere le donne come sua madre e
vederle vivere libere di esprimere la loro allegria e sensibilità.
Adriana, oltrepassando il canneto, può
incontrare un mondo che la conoscerà ed apprezzerà come Andrea, quello che
vuole essere.
Descrivendo le fasi di vita della
famiglia di Adriana il regista Crialese
ci parla di un mondo
dell’infanzia in cui i figli di questa
famiglia, formalmente unita ma finta, soffrono le conseguenze di un rapporto di
amore e di rispetto fra i coniugi ormai finito.
Il padre Felice Borghetti vive una seconda vita fuori di casa; mentre,
all’interno della stessa, impone delle rigide regole formali .
La madre Clara, di origine
spagnola, pur disperata e sottomessa, desidera di non far patire ai propri figli le
conseguenze di questa situazione e s’inventa dalla prima scena del film delle
vere e proprie esplosioni di allegria e vitalità che ci portano fuori dagli
schemi di quella realtà e regalano a quei bambini e a lei stessa la sensazione
della possibilità di essere felici.
Una stupenda Penelope Cruz ( la madre Clara)
regala allo spettatore del film ed ai suoi figli dei momenti coinvolgenti che
spesso, grazie alla complicità dei brani musicali degli anni settanta ed alla loro esecuzione, creano un piccolo
mondo segreto in cui rifugiarsi insieme : madre e figli, dimenticando per un
attimo le brutture della vita.
Clara è capace di nascondersi con la figlia Adriana
sotto la tavola da pranzo, imbandita e con tanti ospiti attorno, per rinsaldare ancora la forza del loro
rapporto o di correre insieme a lei per la strada gridando per tutto il tempo.
Il regista Crialese ha avuto il coraggio , con questa
rappresentazione , di condividere
momenti importanti della sua vita e della sua persona chiedendoci
probabilmente di fermarci un attimo ad osservare e capire il percorso di quello
che ci sembra “diverso”. Lo fa
regalandoci un susseguirsi di scene che
ci permettono di cogliere i sentimenti dei protagonisti e la loro evoluzione.
Molto brava la giovane Luana
Giuliani a rappresentare la dodicenne
Adriana con toni misurati ed allo stesso tempo intensi ed emozionali.
“L'immensità “
è diretto da Emanuele Crialese che ne ha curato anche la sceneggiatura
insieme a Francesca Manieri e Vittorio Moroni. Il film è stato presentato alla
79° Mostra internazionale d’arte
cinematografica di Venezia, in
concorso al Leone d’oro per il miglior
film.