martedì 31 maggio 2016

LA PAZZA GIOIA



Meno male che ci sei tu!
Dice una delle due protagoniste all'altra che, sorridendo, si schermisce dicendo:  'chi io? " .
Il tenero abbraccio che le unisce suggella la nascita di una bella amicizia.
Si, l'amicizia fra due o più persone , l'unica cosa bella che, come l'amore, ti può accompagnare nella vita per superare le difficoltà.
La cura dell'una per l'altra che, per la prima volta, regala ad ognuna di queste due giovani donne l'esperienza dell'attenzione di qualcuno nei loro confronti . 
Loro, la cui unica esperienza fino a quel momento è stata l'abbandono , l'utilizzo per interesse dei loro sentimenti, la privazione di ciò che c'è di più caro, la sofferenza sorda ed infinita dentro il cuore. Tutte cose che poi infieriscono ancora su di te, facendoti stare male,  deprimendoti ed, alla fine , facendoti diventare così debole ed incapace di controllare il tuo dolore, da renderti  socialmente inaffidabile . 
Si, la società le sta curando, fortunatamente, all'interno di strutture che non sono più solo gli OPG; ma, quanta difficoltà e quanta mancanza di mezzi mantengono  una sproporzione fra ciò che bisognerebbe fare e ciò che si fa!
Paolo Virzì ci regala con " La pazza gioia" uno dei suoi più bei film; anche se, per me, il più amato rimane "La prima cosa bella". 

Che dire delle due interpreti ? Magnifiche!
Micaela Ramazzotti è una delle attrici italiane che amo di più; ma, da oggi, assieme a lei aggiungo Valeria Bruni Tedeschi, che  avevamo già apprezzato nel " Capitale umano" dello stesso regista.
"La pazza gioia" è il titolo del film, ma è anche la frase di felicità e liberazione che esclamano le due protagoniste quando, dopo aver sottratto l'auto ad un squallido corteggiatore, capiscono di potersi muovere verso la gestione della propria vita, l'una insieme all'altra, verso la pazza gioia . 

Gioia per l'attesa di felicità, pazza perché solo vivendo la propria pazzia, conclamata dagli altri ma vissuta a modo proprio, c'è una speranza di libertà.
La società in cui viviamo, che è l'ambiente in cui è cresciuta e si è sviluppata la sofferenza delle due donne, non è certo molto equilibrata.

Di sicuro, potremo dire che le due donne non sono riuscite a crescere, assumendo dentro di se il principio di realtà. Potremo dire che la loro reazione alla sofferenza  è incontrollata , pericolosa per se e per gli altri. Potremo dire mille altre cose; ma, di certo, non  ci possiamo esimere dall'osservare lo squallore, l'interesse,la prepotenza,l'indifferenza che è presente in molti comportamenti normali e prevale all'interno di molte relazioni.
Un film importante, quindi , ben diretto, pensato e realizzato, con due attrici bravissime che rimangono nella nostra mente e nel nostro cuore.

sabato 21 maggio 2016

SOTTO LA ROSSA LUNA

SOTTO LA  ROSSA LUNA- quadro ad olio su tela cm 50 x 70 - ANNO 1978






Una coppia  accoccolata insieme sotto i raggi di una luna rossa, in parte nascosta dalle alture. Come se stessero in una conca, in una piccola casa.
Il nero ed il rosso sono quasi gli unici colori utilizzati, come a rappresentare la profondità ed il fuoco della vita. 
Avevo letto da poco " Il serpente  piumato" e qualcosa dell'importanza e del rapporto di quei colori, per il nostro animo, era presente anche in qualche riga di quel libro.

giovedì 19 maggio 2016

AL DI LA’ DELLE MONTAGNE

















  
Il nuovo film di Jia Zhang-Ke ci parla di una donna contesa fra due amici innamorati e della sua vita; ma, in qualche modo, mi sembra, ci parli, per parafrasi, della stessa Cina.
La storia si svolge in un arco di tempo di ca. 25 anni, iniziando alla vigilia del nuovo secolo in corso e trovando la sua conclusione in un futuro in divenire nel 2025.
Il regista ci accompagna in quest’arco di tempo, facendoci immaginare, anche, l’utilizzo di una diversa tecnologia di ripresa.
 Dalla telecamera portatile delle prime scene fino alla possibile alta definizione delle ultime. La stessa dimensione dello schermo va progressivamente ampliandosi.
Tao, la protagonista, è una ragazza di Fenyang in una regione “Al di là delle montagne”. La prima scena la ritrae mentre balla, insieme con altri giovani, in attesa del nuovo anno. La stessa musica la raggiungerà di nuovo, insieme ad una ritrovata speranza di vita, in una giornata nevosa di venticinque anni dopo mentre, ballando in aperta campagna con accanto il suo cane, avrà il presentimento del prossimo ritorno del figlio.
Un figlio allontanatole dal marito, affascinato dal capitalismo e lui stesso imprenditore, da cui si è separata e che ha gestito la formazione del bambino, ormai divenuto giovane uomo.
Zhang, il marito, è stato un padre che ha gestito la crescita di suo figlio separandolo completamente   dalle sue radici, trasferendosi insieme a lui in Australia e facendogli frequentare una scuola d’elite che gli ha insegnato a pensare ed esprimersi in inglese creando paradossalmente una difficoltà di rapporto con lui stesso, che non ha mai imparato quella lingua.
Tao, 25 anni prima, era stata contesa da due amici innamorati.
Uno era Zhang proprietario di una stazione di servizio che desiderava diventare un ricco capitalista e le proponeva tutti i vantaggi e i miti del lusso, della ricchezza e del progresso.
L’altro Lianzi, umile minatore, semplice e legato ai valori della tradizione.
La stessa Cina si è trovata nel dilemma fra i valori tradizionali ed un progresso legato ai valori capitalisti ed a modelli di comportamento delle società occidentali.
Tao sceglie il futuro promesso da Zhang perdendo il rapporto con il fido Lianzi che disperato preferisce lasciare la casa e la città.
Ma la realtà non è quella che s’immaginava e Tao quindici anni dopo è sola e separata dal marito e dal figlio che ha avuto nel matrimonio. Zhang vive a Pechino con un’altra donna. Ricco e potente ha ottenuto l’affidamento del figlio che ha chiamato Dollar come la moneta americana. 
L’occasione per rivedere il figlio è costituita dalla morte del nonno, il padre di Tao. Il bambino sembra quasi un estraneo e stenta nel rapporto con la madre che resterà comunque un ricordo fondamentale nella sua crescita.Tao in quell’occasione, consegnerà al figlio piccolo una copia delle chiavi della sua casa, spiegandogli che sarà sempre disponibile per lui.
Crescendo, quel ragazzo, quando si ritroverà adulto ed incapace anche di un semplice dialogo con il padre, guardando quelle chiavi, capirà che il suo futuro non sarà possibile senza un ritorno alle sue radici ed al rapporto con la madre.
Qualcosa di simile è probabile che il regista immagini per il suo Paese: la Cina.
Il suo futuro, pur pieno di progresso e di contenuti appresi dalle società occidentali, non potrà ragionevolmente dispiegarsi in un progetto di vita pieno e soddisfacente senza un riferimento preciso alle origini ed alle radici della propria cultura.



martedì 17 maggio 2016

CANNOLI SICILIANI




La descrizione della preparazione è legata, per quanto riguarda l’utilizzo d’alcuni materiali come le cane di bambù e le quantità prodotte, alle   necessità ed al tempo in cui è stata scritta da mio nonno.
Ho preferito, comunque, mantenere la descrizione originale, lasciando al lettore la cura degli eventuali adattamenti.

Scorza dei cannoli

( dose per 50 scorze)
G. 500 farina 00
G. 50     zucchero
G. 30     strutto
2           tuorli d’uova
Vino per impastare

Mettete la farina sul tavolo e fate la fonte; aggiungete lo zucchero, lo strutto, i tuorli ed impastate con il vino.
Lavoratela moltissimo e, quando sarà pronta, formate con la pasta un cilindro lungo cm.50 circa e ricavatene 50 parti uguali.
Schiacciate le parti e stiratele con il rullo, formando delle sfoglie ovali lunghe non più di cm. 10 e larghe cm.8 e disponetele in fila l’una sul’altra, in modo che le estremità si distanzino di cm.2.
Quando saranno tutte stese, avvolgetele intorno alle canne che avrete preparato in precedenza (canne di bambù di media grossezza lunghe cm 12) dalla parte più corta, appiccicando l’estremità non troppo stette, (con la chiara d’uovo) in modo che, dopo fritte e gonfiate, sia possibile togliere la canna senza romperle.
Dopo averle avvolte, si fanno friggere in strutto abbondante molto caldo in una padella dai bordi rialzati, voltandole e rivoltandole sino a quando non avranno raggiunto un bel colore dorato e siano piene di bollicine.
Una volta finito di friggerle tutte, si sfilano le canne con molta attenzione.
Si possono poi conservare in una scatola di latta chiusa ermeticamente per non far loro prendere, in attesa di essere riempite di crema o ricotta e spolverizzate con zucchero a velo.

Per riempire i cannoli si utilizzano varie creme. Ne illustreremo alcune fra le principali.

Ricotta per cannoli

Ingredienti:
Kg 1 ricotta fresca
G.400 zucchero
Cioccolato fondente a piccoli pezzi
Zuccata
Essenza di vaniglia

Si mescolano la ricotta e lo zucchero e si lasciano riposare un’ora. Poi, si passa il composto a setaccio e vi si aggiungono i restanti ingredienti.

Crema al cioccolato

Ingredienti:
G.200 farina 00
G.400 zucchero
G.50 cacao
Lt.1 acqua
G.5   cannella in polvere

Mettere in un recipiente (possibilmente d’alluminio) la farina, lo zucchero e il cacao.
Quindi, aggiungete, poco alla volta, l’acqua, mescolando con il cucchiaio di legno.Quando gli ingredienti saranno ben amalgamati, mettete il composto sul fuoco mescolando senza mai smettere, fino a che raggiunge il bollore.
Fatelo bollire per dieci secondi, toglietelo dal fuoco e versatelo in una terrina pulita. Aggiungete la cannella, mescolate e lasciate raffreddare.
Una volta fredda, questa crema si potrà utilizzare per riempire i cannoli.

Crema gialla

Ingredienti:
G.200 farina 00
G.400 zucchero
6          tuorli d’uovo
Lt 1      latte

Ponete a fontana la farina e lo zucchero e mettete in questa i tuorli. Mescolate, aggiungendo a poco a poco il latte e mettete sul fuoco.
(N.B. questa crema non deve essere cotta in recipienti di rame)
Vi si aggiunge essenza di limone e cedro.
Vi si può aggiungere inoltre zuccata, cedro in sciroppo e scorza d’arancia sciroppata

Crema di pistacchio

Per prima cosa bisogna preparare il latte di pistacchio.
Sbollentate g.100 di pistacchi, sgusciateli e pestateli molto fini nel mortaio. Sciogliete in ½ Lt d’acqua la pasta così ottenuta e passatela al setaccio molto fine (crivello di seta) facendo passare per il setaccio quanto più è possibile di detta pasta.
Quindi, mescolate a parte g. 200 farina 00, e g. 400 di zucchero, fate la fonte e aggiungete 6 tuorli d’uovo.
Mescolate, aggiungendo il latte di pistacchio e ½ Lt di latte e quando il tutto sarà ben amalgamato potete aggiungere facoltativamente un pochino di colorante verde per dolci per ottenere un colore verde chiaro pistacchio. Mettete sul fuoco e dopo la leggera bollitura mettete a raffreddare.
Prima di adoperarla, aggiungete alla crema, zuccata ed essenza di cedro fresco.
N.B. per tutte le creme a base di latte non si devono utilizzare recipienti di rame.





domenica 8 maggio 2016

CARTOCCIATE CATANESI ….A MODO MIO

Ingredienti per 6 cartocciate

400 g farina 0
35 g zucchero
50 g burro
12 sale
una bustina di lievito
200 g di latte
1 uovo 
12 olive nere
3 mozzarelle
60 g di prosciutto cotto
salsa di pomodoro





 Procedimento:

Impastare questi ingredienti: la farina con il lievito, il latte tiepido il burro sciolto  lo zucchero  il sale fino a formare un impasto morbido.

Fare lievitare per 2 ore.

Stendere la pasta con il mattarello e formare dei cerchi.
In ogni cerchio mettere salsa di pomodoro, mozzarella, prosciutto cotto e olive nere; chiudete a mezza luna,   spennellate con parte dell’uovo sbattuto  e mettere in forno, dopo aver punzecchiato la superficie  delle cartocciate due volte con una forchetta .
Tenete in forno per ca 35 minuti  e ….Buon appetito!

L'attesa

Potrei essere felice qui
Seduto accanto a te, 
Potrei guardare  sereno   attorno
Ma   ho sempre una tristezza in fondo al cuore
Mentre guardo la bellezza del tramonto
E mi perdo nelle calde sfumature
di rosso e di azzurro.

Potrei cercare nella saggezza  degli anni
Il senso della mia vita
E assaporare il gusto di tutto quello che amo,
Ma mentre rido e  ballo,
E  stanco e soddisfatto stramazzo al suolo
allargando le braccia
Per stringere al petto il cielo di stelle che
Mi circonda
Un sentimento di compassione.
Mi riempie l’anima.

E mi struggo di nostalgia per qualcosa
Che non conosco
Ma che amo profondamente .
La cerco negli occhi  che brillano
Di avidità per il domani,
in quelli dolci che sanno d’acqua
e che ti cullano  con amore,
in quelli duri e temerari
colorati di nero e di fuoco.

La cerco  nella bellezza
La cerco nella paura
La cerco nella memoria e nella speranza
nella fine e nel principio  delle cose
nell’armonia e nel caos del divenire.

So che non posso comprendere
Quello che desidero,
Non posso  fare altro
Che aspettare  che la felicità arrivi
e mi trapassi il cuore come una scarica elettrica
Urlando e dimenandomi 
In attesa di appagamento.

mercoledì 4 maggio 2016

LE CHANT DES PARTISANS


Ascoltai per la prima volta quest’inno, questa canzone partigiana, dalle labbra di una ragazza belga ,d’origine italiana, che me la cantò durante una notte in treno.
Eravamo in uno scompartimento a cuccette, di seconda classe, di un treno, proveniente dalla Francia che arrivava fino in Calabria.  Io ero con un mio amico di ritorno da Montecarlo, dove eravamo stati qualche giorno, ed eravamo diretti a Roma, per assistere al Festival dell’Unità.
Erano i primi anni ’70.
In quello scompartimento, oltre a noi due, c’era quella ragazza, un giovane inglese ed una signora anziana.
Come succede sempre in quelle occasioni, non si aveva sonno e l’interesse a conoscere nuove persone era prevalente.
La ragazza era appassionata di teatro. Recitava con altri giovani in una piccola compagnia ed abitava, mi sembra, a Bruges. Era diretta a Sapri, bella località di mare della Calabria, dove sarebbe rimasta   per un periodo di vacanza a casa di lontani parenti.




 (nella fotografia  Nancy Wake eroina della resistenza francese)
Mentre aggiustavamo le cuccette, ci mettemmo a parlare ed aiutammo l’anziana signora  a sistemarsi in una cuccetta bassa, per lei più comoda, che le avevamo ceduta in cambio.
La signora era una donna veramente gradevole ed interessante. Era piena di curiosità e voleva sapere tutto di noi. Ci raccontò che, alla sua età, la più gran passione era viaggiare e tornava infatti da una crociera nel Mediterraneo a suo dire incantevole. Il giovane inglese parlava uno stentato italiano ma riusciva a farsi capire. Anche lui amava i viaggi  ed,  infatti, era diretto in Egitto per realizzare il suo sogno di vedere le piramidi e fare un giro a dorso di un cammello. In cuor nostro ognuno adottò quyesti strani ed interessanti compagni di viaggio e soprattutto ascoltavamo la cara nonnina da cui prendere insegnamento. Dopo un po’, il treno stava per arrivare a Genova, quando scoprimmo che nessuno dei nostri compagni di viaggio c’era mai stato. Il treno avrebbe fatto una fermata di quindici minuti e proponemmo ai nostri nuovi amici di approfittare di quel tempo, per scendere di corsa dal treno ed uscire almeno dalla stazione per mettere piede nella piazza antistante e poter affermare quindi che eravamo stati anche per un attimo a Genova.
Così fu deciso , mentre la signora anziana ci augurava una buona visita a Genova e c’informava che, nel frattempo, avrebbe cercato di prendere sonno.
Di corsa, ponemmo in atto il nostro piano e con una soddisfazione da bambini ci stringemmo le mani nella piazza antistante la stazione di Genova, felici del nostro successo.
Senza perdere un attimo, tornammo poi di corsa al treno e ansimanti, ma soddisfatti, salutammo l’anziana signora che, ad occhi chiusi, ci sorrise.
Ci mettemmo così nel piccolo corridoio della carrozza ,chiudendo la porta dello scompartimento per non disturbare il riposo della signora, e ,seduti per terra, cominciammo a raccontarci di noi. Scoprimmo le nostre comuni passioni politiche, il movimento studentesco, la tradizione popolare, le canzoni e gli spettacoli.
 Le raccontai che nelle riunioni fra amici, capitava spesso di cantare, accompagnati dalla chitarra, le canzoni popolari e di lotta e le chiedemmo se conosceva Bella Ciao.
Lei ci rispose di si, ma, a sua volta ci chiese se conoscevamo l’inno dei partigiani francesi e così lo cantò.

Ami, entends-tu le vol noir des corbeaux sur nos plaines
Ami, entends-tu les cris sourds du pays qu'on enchaîne
Ohé, partisans, ouvriers et paysans c'est l'alarme
Ce soir l'ennemi connaîtra le prix du sang et des larmes...
                                   2
Montez de la mine, descendez des collines, camarades,
Sortez de la paille les fusils, la mitraille, les grenades,
Ohé, les tueurs, à vos armes et vos couteaux, tirez vite,
Ohé, saboteurs, attention à ton fardeau, dynamite..
                                   3
C'est nous qui brisons les barreaux des prisons pour nos frères
La haine à nos trousses et la faim qui nous pousse, la misère
II y a des pays où les gens au creux des lits font des rêves
Ici, nous, vois-tu, nous on marche, nous on tue ou on crève.
                                   4
Ici, chacun sait ce qu'il veut, ce qu'il fait quand il passe
Ami, si tu tombes, un ami sort de l'ombre à ta place,
Demain du sang noir séchera au grand soleil sur nos routes
Chantez, compagnons, dans la nuit la liberté nous écoute...
                                   5
Ami, entends-tu les cris sourds du pays qu'on enchaîne
Ami, entends-tu le vol noir du corbeau sur la plaine