giovedì 19 maggio 2016

AL DI LA’ DELLE MONTAGNE

















  
Il nuovo film di Jia Zhang-Ke ci parla di una donna contesa fra due amici innamorati e della sua vita; ma, in qualche modo, mi sembra, ci parli, per parafrasi, della stessa Cina.
La storia si svolge in un arco di tempo di ca. 25 anni, iniziando alla vigilia del nuovo secolo in corso e trovando la sua conclusione in un futuro in divenire nel 2025.
Il regista ci accompagna in quest’arco di tempo, facendoci immaginare, anche, l’utilizzo di una diversa tecnologia di ripresa.
 Dalla telecamera portatile delle prime scene fino alla possibile alta definizione delle ultime. La stessa dimensione dello schermo va progressivamente ampliandosi.
Tao, la protagonista, è una ragazza di Fenyang in una regione “Al di là delle montagne”. La prima scena la ritrae mentre balla, insieme con altri giovani, in attesa del nuovo anno. La stessa musica la raggiungerà di nuovo, insieme ad una ritrovata speranza di vita, in una giornata nevosa di venticinque anni dopo mentre, ballando in aperta campagna con accanto il suo cane, avrà il presentimento del prossimo ritorno del figlio.
Un figlio allontanatole dal marito, affascinato dal capitalismo e lui stesso imprenditore, da cui si è separata e che ha gestito la formazione del bambino, ormai divenuto giovane uomo.
Zhang, il marito, è stato un padre che ha gestito la crescita di suo figlio separandolo completamente   dalle sue radici, trasferendosi insieme a lui in Australia e facendogli frequentare una scuola d’elite che gli ha insegnato a pensare ed esprimersi in inglese creando paradossalmente una difficoltà di rapporto con lui stesso, che non ha mai imparato quella lingua.
Tao, 25 anni prima, era stata contesa da due amici innamorati.
Uno era Zhang proprietario di una stazione di servizio che desiderava diventare un ricco capitalista e le proponeva tutti i vantaggi e i miti del lusso, della ricchezza e del progresso.
L’altro Lianzi, umile minatore, semplice e legato ai valori della tradizione.
La stessa Cina si è trovata nel dilemma fra i valori tradizionali ed un progresso legato ai valori capitalisti ed a modelli di comportamento delle società occidentali.
Tao sceglie il futuro promesso da Zhang perdendo il rapporto con il fido Lianzi che disperato preferisce lasciare la casa e la città.
Ma la realtà non è quella che s’immaginava e Tao quindici anni dopo è sola e separata dal marito e dal figlio che ha avuto nel matrimonio. Zhang vive a Pechino con un’altra donna. Ricco e potente ha ottenuto l’affidamento del figlio che ha chiamato Dollar come la moneta americana. 
L’occasione per rivedere il figlio è costituita dalla morte del nonno, il padre di Tao. Il bambino sembra quasi un estraneo e stenta nel rapporto con la madre che resterà comunque un ricordo fondamentale nella sua crescita.Tao in quell’occasione, consegnerà al figlio piccolo una copia delle chiavi della sua casa, spiegandogli che sarà sempre disponibile per lui.
Crescendo, quel ragazzo, quando si ritroverà adulto ed incapace anche di un semplice dialogo con il padre, guardando quelle chiavi, capirà che il suo futuro non sarà possibile senza un ritorno alle sue radici ed al rapporto con la madre.
Qualcosa di simile è probabile che il regista immagini per il suo Paese: la Cina.
Il suo futuro, pur pieno di progresso e di contenuti appresi dalle società occidentali, non potrà ragionevolmente dispiegarsi in un progetto di vita pieno e soddisfacente senza un riferimento preciso alle origini ed alle radici della propria cultura.



Nessun commento:

Posta un commento