Quello che colpisce in questo splendido racconto, illuminato dalle stupende immagini e dall'ottima fotografia di Paolo Carnera, è che la gioia di vivere di questi due ragazzi protagonisti e la forza del loro sogno riesce a sopravvivere alle prove più crude e massacranti della vita e contemporaneamente li aiuta d assumere sempre più importanti ed impegnative responsabilità.
E' questo un messaggio universale che riguarda tutti noi , il nostro passato e quello che cerchiamo di trasmettere ai nostri figli: Che solo la forza della passione in cui credi ti aiuterà a vivere bene le più grandi difficoltà e ti permetterà di sentirti soddisfatto della tua vita.
Il grido del protagonista, quando la nave da lui condotta arriva in Italia e che da il titolo al film: " io capitano", mostra l'incredulità e contemporaneamente la bellezza e la contentezza di essere riuscito a portare avanti un'impresa che a tratti sembrava impossibile ma che, completata, lo fa sentire l'eroe dei suoi sogni.
Matteo Garrone, con questo suo film sulla realtà della migrazione, ci regala il punto di vista di chi parte e lo fa senza drammatizzarne per forza la motivazione per cercare il nostro consenso. No , i due ragazzi che sfidano la vita per inseguire il loro sogno non sono dei perseguitati politici , delle persone che scappano da una guerra o altro ancora ed è facile identificarci in loro pensando a noi stessi alla loro età ed ai desideri e i sogni che desideravamo raggiungere.
Certo, siamo comunque in presenza di una realtà drammatica e Garrone non manca di mostrarcene i diversi aspetti che i due ragazzi incontreranno durante la loro esperienza. Vedranno la morte di alcuni loro compagni di viaggio nel deserto ed è bellissima la scena del protagonista che sogna di tornare indietro per riportare nel gruppo la donna morente rimasta indietro abbandonata nel deserto tirandola peril braccio mentre le lo segue librandosi nell'aria . Scena bella come un quadro di Chagall a cui assomiglia.
I due protagonisti patiranno la tortura nelle prigioni libiche , lo sfruttamento e le ruberie , la paura del mare ma troveranno anche tanta solidarietà ed aiuto da parte di altri migranti conosciuti durante il cammino.
L'improvvisato capitano griderà di gioia e di soddisfazione per essere riuscito ad attraversare il mare guidando quel barcone che ha portato tanti migranti fin sulle coste italiane senza farli morire ed ognuno degli spettatori, dopo queste ultime scene, si chiederà : e adesso noi cosa gli riserviamo ? Che risposta daremo alle loro richieste ? alle loro speranze? Potremo accoglierli o no?
Garrone giustamente non entra all'interno di questo argomento e ci lascia il compito di rispondere a questa domanda . Saranno le nostre posizioni umane , politiche, culturali , economiche a doversi assumere la responsabilità della risposta.
Il film presentato alla 80ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia ha vinto il Leone d'argento alla regia e il Premio Marcello Mastroianni all'attore protagonista Seydou Sarr.E' stato inoltre designato dall'Italia per concorrere all'Oscar per il miglior film internazionale.
"Io capitano" nasce da un'idea del regista Matteo Garrone, che ha scritto la sceneggiatura con Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini e Andrea Tagliaferri, basandosi sulle storie vere di emigrazione dal continente africano di alcuni giovani senegalesi .Molto belle le musiche del film curate da Andrea Farri che ha vinto il “Soundtrack Star Award 2023” per la composizione della Miglior Colonna Sonora tra i film della selezione ufficiale all’80a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.Tra le musiche vi sono anche quattro canzoni inedite cantate in lingua wolof da Seydou Sarr e Moustapha Fall, i due protagonisti del film .