Tonya (I, Tonya) è un film del 2017 diretto da
Craig Gillespie, con la sceneggiatura di
Steven Rogers, in
cui si racconta la vita personale e sportiva della pattinatrice su ghiaccio Tonya Harding, protagonista
nel 1994 di uno dei più grossi scandali sportivi degli Stati Uniti d'America.
Per questo
film Allison Janney nel ruolo della
durissima madre di Tonya ( Lavona Harding) ha vinto l’Oscar 2018 come miglior
attrice non protagonista; mentre, Margot
Robbie ( nel ruolo di Tonya) aveva ricevuto
la candidatura per la migliore attrice e Lee Haugen e John Axelrad quella per il miglior montaggio.
Non ha avuto mai
pace Tonya, anche se, solo grazie alla forza del suo carattere , è riuscita a
superare una dopo l’altra le tremende prove che la vita l’ha costretta ad
affrontare .
Il film ci racconta
di una persona che fin da bambina è stata costretta a correre e
sacrificarsi senza alcun compatimento
per le sue normali debolezze, incalzata
senza tregua da una madre dura e violenta.
La violenza è stata
sempre una costante della vita di Tonya con cui alla fine ha convissuto e a cui
in qualche modo si è pure abituata, entrando anche fra le caratteristiche della
sua personalità.
Le condizioni di
relativa povertà e l’abitudine ad un ambiente violento l’hanno accompagnata sin
da bambina. La violenza è stata presente
nei rapporti con la madre e con i
conoscenti, nell’adolescenza e nella giovinezza, all’interno del suo rapporto
affettivo con Jeff Gillooly ( interpretato da Sebastian
Stan) quello che
sarebbe diventato suo marito fino al divorzio nel 1993.
Fra le migliori
doti di Tonya non vi è stata certamente la
grazia, ma una forza esplosiva e vitale
ed una bellezza fisica e personale che
si esprimevano e si realizzavano in
tutta la loro pienezza nel corso
dell’impresa sportiva.
Tonya fu la seconda donna al mondo
, dopo la giapponese Midori Itō, ad eseguire un triplo axel in una competizione
ufficiale. Ciò accadde nel 1991 , ai campionati
nazionali statunitensi, dove Tonya eseguì
il suo primo triplo axel, e vinse il titolo grazie al 6.0 ottenuto nel punteggio tecnico.
Quell’anno e in tutta la sua carriera, eseguì altre tre volte quel
difficile salto: una volta ai Mondiali (dove arrivò seconda dietro a Kristi
Yamaguchi) e due volte allo Skate America, in ottobre.
Proprio quando il suo sogno sembrava realizzarsi , la vita continua a
metterla a dura prova.
La sua relazione matrimoniale, devastante e contraddittoriamente
infarcita di passione e violenza, la porterà verso una parabola personale e
sportiva discendente fino ad arrivare,
nel 1994, allo scandalo per il coinvolgimento nell’aggressione alla pattinatrice
Nancy Kerrigan, dopo una sessione di allenamento ai Campionati nazionali vinti
poi dalla Harding dopo l’abbandono della rivale ferita.
Il film cerca di descrivere come la Harding fosse in qualche modo
coinvolta senza essere a conoscenza
dell’intenzione di far aggredire fisicamente la Kerrigan . Quello che aveva
saputo dal marito divorziato, che
continuava a seguirla negli allenamenti e nella sua attività sportiva, era che
la Kerrigan sarebbe stata oggetto solo di minacce. Quasi una sorta di rivalsa, a seguito del fatto che Tonya stessa era
stata fatta oggetto di minacce di morte anonime.
Il film cerca di scagionare lo stesso
Jeff Gillooly, imputando l’aggressione fisica della Kerrigan alla
volontà dell’amico Shawn
Eckhardt a
cui Gillooly si era rivolto per attuare
le minacce.
Nonostante lo scandalo, la Harding partecipò alle olimpiadi invernali
classificandosi ottava mentre la Karrigan, ripresasi. vinse la medaglia
d’argento. Successivamente, il film ci mostra la triste conclusione della vita
sportiva della Harding come pattinatrice . che nel 1994 fu bandita a vita dalla Federazione americana di pattinaggio
così come anche dal circuito ISU, nonostante avesse continuato a dichiarare la
propria estraneità all'ideazione dell'aggressione.
La violenza, che era stata sempre presente nella sua vita, continuerà
a farle compagnia negli incontri di boxe professionistica femminile a
cui si dedicherà dopo la squalifica.
Nelle sue ultime immagini il film,
tuttavia, c’informerà del fatto che la Harding ha saputo reagire alle sue peripezie, risposandosi felicemente e diventando madre serena di una bambina che
ha ormai sette anni.
Pur affrontando situazioni a
tratti violente e difficili, il tono generale del racconto rimane positivo e
vitale; ben interpretato da tutti i bravissimi
attori, che riescono a non calcare mai troppo la mano sulla caratterizzazione
dei personaggi, ben diretti da Craig
Gillespie.
Ci auguriamo che esso possa aver
contribuito a migliorare l’opinione del pubblico sulla Harding.