Dopo aver diretto con successo, nel 2016, “ Lion- La strada verso casa”, Garth Davis , giovane regista australiano ,
si cimenta oggi, con una minor riuscita, nella rivalutazione
della figura di Maria di Magdala nell’omonimo film “Maria Maddalena”, pur godendo della bella interpretazione di una
sempre più convincente Rooney Mara, ma
non di un’adeguata sceneggiatura affidata
a Helen Edmundson e Philippa Goslett. La stessa interpretazione
, del sempre bravo Joaquin Phoenix, ne viene sostanzialmente penalizzata.
Davis ci descrive la vita di Maria all’interno della famiglia di appartenenza.
Ci parla della sua capacità di essere
vissuta come una figura di riferimento, amata e rispettata soprattutto dalla parte femminile, mentre con
difficoltà riesce a sopportare le
pressioni e le aspettative formali che la parte maschile riversa su di lei. In
qualche modo, questo aspetto “femminista” del film è forse quello più particolare ed interessante; mentre , a
mio parere, rimane deludente proprio la descrizione della fase dell’incontro , della
conversione e del seguito del percorso di Cristo, che la portarono
ad essere poi la prescelta per la prima
visione della sua resurrezione dalla morte.
Quella che appare lenta , priva di una forte emozione e di un importante approfondimento, è invece
proprio tutta la rappresentazione della
figura del Cristo, del suo messaggio, dei suoi miracoli, sempre mostrati e percepiti in un’ aura di dubbio fra la
figura del guaritore, quella del profeta,
quella del Messia .
Se questo può apparire anche ragionevole nella prima parte del film, perde gradatamente di senso e di forza nel corso
del suo svolgimento.
A tratti, il film scorre con eccessiva lentezza e dando la sensazione
di ritrarre situazioni molto marginali all’interno della società del tempo. I
dialoghi sono spesso decisamente non all’altezza
del tema trattato. Il riferimento ad una tensione antagonista e a delle
aspettative , concretamente politiche, di lotta al potere di Roma, da parte del movimento che seguiva il Cristo, caratterizzano troppo lo sviluppo del film, senza quell’equilibrio e quel successivo accantonamento del tema che
trovammo invece a suo tempo in “ Jesus Christ Superstar”.
Curioso invece il fatto che proprio la figura di Giuda, che in quel film
era forse quella che esprimeva maggiormente la
richiesta politica antagonista al
potere romano, in questo film ,invece, è animata da una problematica strettamente
personalistica.
La storia e la rappresentazione del momento della passione di Cristo appaiono
troppo distanti e non sembra convincente pensare che ciò possa essere
dovuto solo al punto di osservazione delle scene, rappresentato dagli occhi di
Maria Maddalena.
Alla fine, Lei sembra l’unica ad
avere la piena consapevolezza del significato
del messaggio di Cristo, anche se mai
fino in fondo si entra veramente all’interno
del suo merito.
Maria ci viene descritta come una donna che riesce a seguire
la propria voce interiore e che, per far
questo, si ribella con coraggio alle
aspettative di ruolo che la società di quel tempo riversava sulla figura
femminile.
L’analisi e la descrizione del personaggio
sarebbero state, a mio parere, più convincenti
se si fosse riuscito a dare maggiore
emozione ed articolazione ideale e spirituale al percorso ed al messaggio del Cristo da cui la stessa fu attratta, coinvolta e di
cui scelse di testimoniare il “Credo” nel mondo e nel tempo della sua vita.
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