martedì 20 marzo 2018

MARIA MADDALENA




Dopo aver diretto con successo,  nel 2016, “ Lion- La strada verso casa”,  Garth Davis , giovane regista australiano , si cimenta  oggi,  con una minor riuscita, nella rivalutazione della figura di Maria di Magdala nell’omonimo film “Maria Maddalena”,  pur godendo della bella interpretazione di una sempre più convincente Rooney Mara,  ma non di un’adeguata sceneggiatura  affidata  a Helen Edmundson  e Philippa Goslett. La stessa interpretazione , del sempre bravo Joaquin Phoenix, ne viene sostanzialmente penalizzata.
Davis ci descrive  la vita di Maria  all’interno della famiglia di appartenenza. Ci parla  della sua capacità di essere vissuta come una figura di riferimento,   amata e rispettata  soprattutto dalla parte femminile, mentre con difficoltà riesce a sopportare  le pressioni e le aspettative formali che la parte maschile riversa su di lei. In qualche modo, questo aspetto “femminista” del film  è  forse quello  più particolare ed interessante; mentre , a mio parere, rimane deludente proprio la descrizione della fase dell’incontro , della conversione e  del  seguito del percorso di Cristo, che la portarono ad essere poi la prescelta per la prima  visione della sua resurrezione dalla morte.
Quella che  appare lenta , priva di una forte emozione  e di un importante approfondimento, è invece proprio tutta la rappresentazione  della figura del Cristo, del suo messaggio, dei suoi miracoli, sempre mostrati  e percepiti in un’ aura di dubbio fra la figura del guaritore, quella del profeta,  quella del Messia .
Se  questo può apparire  anche  ragionevole nella prima parte  del film, perde  gradatamente di senso e di forza nel corso del suo svolgimento.
 A tratti, il film scorre  con eccessiva lentezza e dando la sensazione di ritrarre situazioni molto marginali all’interno della società del tempo. I dialoghi  sono spesso decisamente non all’altezza del tema trattato. Il riferimento ad una tensione antagonista e a delle aspettative , concretamente politiche, di lotta al potere di Roma,  da parte del movimento che seguiva il Cristo,  caratterizzano troppo  lo sviluppo del film, senza quell’equilibrio  e quel successivo accantonamento del tema che trovammo invece a suo tempo in “ Jesus Christ Superstar”.
Curioso invece il fatto che  proprio la figura di Giuda, che in quel film era forse quella che esprimeva maggiormente  la  richiesta politica  antagonista al potere romano, in questo film ,invece, è animata da una problematica strettamente personalistica.
La storia e la rappresentazione  del momento della passione di Cristo appaiono troppo distanti  e non sembra  convincente pensare che ciò possa essere dovuto solo al punto di osservazione delle scene, rappresentato dagli occhi di Maria Maddalena.
Alla fine, Lei sembra l’unica ad avere  la piena consapevolezza del significato del messaggio di Cristo,  anche se mai fino in fondo si entra  veramente all’interno del suo merito.
Maria ci viene  descritta come una donna che riesce a seguire la propria voce interiore  e che, per far questo, si ribella  con coraggio alle aspettative di ruolo che la società di quel tempo riversava sulla figura femminile.
L’analisi e la descrizione del personaggio sarebbero state, a mio parere,  più convincenti  se si fosse riuscito a dare maggiore emozione ed articolazione ideale e spirituale al percorso ed al messaggio  del Cristo  da cui la stessa fu attratta, coinvolta e di cui scelse di testimoniare il “Credo” nel mondo  e nel tempo della sua vita.

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