Ho visto “ non essere cattivo” ,per puro
caso, in streaming sul mio computer. Ne avevo sentito parlare distrattamente e
avevo sentito dire che la storia, ambientata ad Ostia, parlava di aspetti della
marginalità e della delinquenza di borgata. Qualcosa di attuale sulla linea di
“Accattone” di Pasolini.
Curioso, ho voluto vederlo e, fin dalle
prime scene, ho riconosciuto con piacere la sabbia ,qualche bar del lungo mare
, aspetti di quel tratto di città fra Ostia e l’Idroscalo particolarmente
suggestivi per me, immigrato a Roma, proveniente da una città di mare.
Subito dopo, la forza della storia si è
impadronita con forza della mia attenzione, lasciandomi senza fiato , con un
amaro in bocca fino alla fine e con la sensazione di aver visto un buon film.
La storia di due giovani di borgata,
cresciuti come fratelli e divisi solo da scelte di vita diverse ma mai
dimentichi dell’affetto fraterno, ti porta per mano lungo tutto il racconto
fino alla dura, semplice, in fondo giusta, morte violenta di uno dei due protagonisti
e la fine dubbiosa e piena d’incertezze nell’animo dell’altro “ fratello” che,
ad un anno di distanza, incontra la compagna delle’amico morto e ne conosce il
figlio di cui non sapeva l’esistenza.
La parola fine arriva improvvisa e
violenta fra il pianto e l’ampio sorriso rivolto al piccolo bimbo in fasce da
parte di Vittorio sopravvissuto a Cesare.
Sono gli “ultimi” che gridano, parlano, si
sfogano , amano, ridono , piangono, si drogano , lavorano, sognano, uccidono e
chiedono forse di non essere cattivi i protagonisti del film. Ma è possibile?
Possono gli “ ultimi” , privati di una
vita dignitosa e posti ai margini della nostra società avere il coraggio e la
forza di non essere cattivi ? Innanzitutto per salvare se stessi e le persone
che amano, prima ancora che per diventare dei buoni cittadini?
C’è una qualsiasi speranza per loro? C’è
una qualsiasi speranza per noi, se non sapremo dare una risposta plausibile ,
convincente , praticabile a questa domanda?
Siamo certi che la distribuzione ineguale
delle ricchezze , il cui livello è ulteriormente aumentato nei nostri giorni,
sia compatibile con una società che abbia i minimi connotati delle pari
opportunità e dignità per ogni suo componente?
Il regista del film Claudio Caligari non
c’è più.
”Non essere cattivo” è uscito postumo dopo
la sua morte a completare la trilogia dedicata alla rappresentazione della
marginalità , della devianza e della sofferenza della vita degli “ultimi”
descritta in “ amore tossico” e “ L’odore della notte” .
Ha avuto l’opportunità di portare a
termine pochi films nell’arco della sua vita ma non certo per mancanza
d’ispirazione. Racconta Valerio Mastrandrea , suo amico che un giorno Caligari
gli disse:
“ 'Muoio come uno stronzo. E ho fatto solo due
film'. Se n'è uscito così, ad un semaforo rosso di viale dell'Oceano Atlantico
circa un anno fa. Stavamo andando insieme a parlare con un amico oncologo in
ospedale. La risposta ce l'avevo pronta ma l'ho lasciato godere di questa sua
epica attitudine alle frasi epiche che accompagneranno per sempre tutti quelli
che lo hanno conosciuto. Ho aspettato il verde in un altrettanto epico silenzio
. Ripartendo ho detto 'c'è gente che ne ha fatti trenta ed è molto più stronza
di te'. Il suono leggero della sua risata soffocata mi ha suggerito il suo
darmi ragione, confermato dall'annuire ripetuto della sua testa grande.”
Personalmente lo ringrazio per essere
riuscito a regalarci “ Non essere cattivo”.