Cesare Pavese scriveva : “L’uomo
mortale ha solo una cosa d’immortale :
il ricordo che porta e il ricordo che lascia” . Questa frase permette a Nino , il protagonista, di
chiudere in pace la propria esistenza e di riferirla al narratore che insieme a
lui aveva scritto la storia del suo
amore per “ Rina” , sua moglie. Un matrimonio che era durato sessantacinque
anni e che prima di iniziare era stato
suggellato da una lettera che Rina aveva scritto e consegnato al suo futuro
marito in cui affermava che se il loro legame sarebbe stato forte così come il
loro amore avrebbero avuto il dono dell’immortalità.
Quella lettera non era mai stato
più ritrovata perché il protagonista l’ aveva messa nella tasca interna della
giacca dell’abito con cui era stato vestito nel giorno del suo funerale.
La storia dell’amore fra Rina e
Nino è una cosa forse d’altri tempi al punto da
far dire allo scrittore che
collabora con Nino per ricucire i suoi ricordi e narrare la storia di questo
amore che ha una grossa difficoltà a scrivere perché mai si è trovato davanti
ad una persona così diversa da lui. Come tanti , oggi , lo scrittore Amicangelo
( un convincente Fabrizio Gifuni) ha una vita sentimentale difficile , con un
matrimonio interrotto che rende difficile il rapporto con la figlia ed una nuova storia d’amore che non sa quanto durerà . Vive una realtà ed
un mondo profondamente diverso da quello di
Nino; ma, forse il rapporto con una esperienza così diversa lo
spingeranno a cercare qualcosa dentro di
se e tentare un rapporto diverso con le persone che ama : a cominciare dalla
figlia.
Pupi Avati, ancora una volta con
i suoi film, ci porta nella vita della provincia della Bassa Padana , con i suoi momenti di semplice socialità ed
un’importanza non irrilevante
dell’ambiente naturale che fa parte della vita delle persone.
In questo film la storia nasce dalla rappresentazione del
romanzo “Lei mi parla ancora - Memorie edite e inedite di un
farmacista” scritto nel 2016 a 95 anni da Giuseppe
Sgarbi, padre del noto Vittorio Sgarbi e della sorella Elisabetta.
Giuseppe “ Nino “ Sgarbi da giovane è
interpretato da Lino Musella mentre la moglie Rina da Isabella Ragonese , entrambi convincenti
nella rappresentazione dei due personaggi. I ruoli della coppia ormai anziana
sono poi ricoperti da una magnifica
Stefania Sandrelli e da Renato Pozzetto che continuano a farci vivere questo
splendido legame, presente all’interno
della coppia, che la stessa morte non può separare. Chiuso nella sua stanza ,
quando pensa che nessuno lo senta , Nino infatti continua parlare
con Rina senza la quale non riesce nemmeno ad immaginare la sua vita.
E’ la forza del ricordo che ci
rende immortali. E’ questa la grande lezione che riceviamo dal film ma anche dalla
stessa storia dell’umanità .
Le persone a noi più care continuano a vivere nel nostro ricordo e ,se
ci pensiamo bene, noi stessi, la nostra
formazione culturale sono realizzate
grazie al ricordo di chi ci ha preceduto e ci ha lasciato le sue riflessioni e
le sue emozioni che risultano immortali
per sempre. La stessa perdita dei nostri
punti di riferimento diventa
sopportabile solo grazie al ricordo delle cose che hanno fatto o hanno detto .
Pupi Avati ha realizzato la
sceneggiatura di “ Lei mi parla ancora” con il figlio Antonio ed insieme hanno
ricevuto la candidatura al David di Donatello perla migliore sceneggiatura adattata. Un’ulteriore candidatura al David di
Donatello come miglior attore protagonista è andata a Renato Pozzetto. Tutti
bravi gli attori che hanno collaborato alla realizzazione del film fra cui
desidero sottolineare la prova di Isabella Ragonese , Lino Musella , Stefania
Sandrelli , Renato Pozzetto , Fabrizio Gifuni, Chiara Caselli e Alessandro Haber