Lina
giocava con Armando il piccolo zio , fratello della mamma, e Renza
nel terreno fuori dalla casa di
Mascalucia, dove la sua famiglia si
era rifugiata dopo che i bombardamenti su Catania si erano
fatti devastanti e continui e gli
alleati erano sbarcati in Sicilia. Adesso, il fronte si era attestato nella Piana di Catania. L’8° armata guidata da Montgomery era riuscita a superare il ponte Primosole
sul Simeto ma la forte resistenza dei paracadutisti tedeschi e degli uomini
della "Hermann Göring" sistemati in posizione difensiva, favoriti
dalle postazioni d'osservazione sopraelevate dell'Etna la bloccava a una decina
di chilometri dalla città. I combattimenti continuavano da una settimana quando
giunse notizia che era arrivata dal Nord Africa una divisione di fanteria per rafforzare le forze britanniche.
Erano
i primi giorni di agosto e rispetto alla
solita afa che colpiva Catania in quelle giornate estive a Mascalucia la sera
il tempo rinfrescava e si stava un po' meglio. La casa di Mascalucia era stata
affittata dai nonni materni. Fin dai primi bombardamenti su Catania avevano
deciso di “ sfollare” sull’Etna e avevano trovato la possibilità di affittare
questa casa ampia grazie ad una conoscenza comune. C’era stata po la
possibilità di ospitare anche la figlia con la sua famiglia e i genitori del
genero rimasti soli a Catania e bisognosi anche loro di scappare dai
bombardamenti. La convivenza non era stata molto semplice a causa del carattere forte delle due “ nonne” e dei rapporti non facili fra Maria e la suocera.
Quella
sera ,dopo cena, mentre i bambini giocavano i grandi si erano seduti fuori
all’aperto per discutere della situazione.
Quella
mattina era successo il finimondo ! C’era stata una vera e propria battaglia. Tutto
era cominciato quando dei soldati tedeschi, dopo avere sottratto la motocicletta
ad un miliare italiano portaordini e dopo aver tentato di rubare i quattro
cavalli ad un carrettiere , avevano riprovato a rubare i cavalli ad una famiglia catanese sfollata nel paese. I tedeschi avevano
sparato provocando un morto ed un
ferito. In un altro punto del paese, in un casolare, un tedesco ubriaco aveva
sparato ed ucciso un soldato italiano. Successivamente i tedeschi avevano
ucciso ancora un altro soldato italiano.
Non se ne poteva più.
In
paese c’era una famiglia di armieri che aveva un deposito .Distribuì le armi a molti
paesani e gli stessi risposero così a quelle prepotenze . Fu il “segnale” dell’inizio
della resistenza popolare.
Molti cittadini armati di fucili e pistole erano scesi per le strade, sparando ai soldati tedeschi. Molti sparavano dalle terrazze delle case e dal campanile della chiesa principale del paese. Gli abitanti di Mascalucia erano stati poi aiutati dai soldati italiani, carabinieri e Vigili del fuoco, sfollati da Catania.
Molti cittadini armati di fucili e pistole erano scesi per le strade, sparando ai soldati tedeschi. Molti sparavano dalle terrazze delle case e dal campanile della chiesa principale del paese. Gli abitanti di Mascalucia erano stati poi aiutati dai soldati italiani, carabinieri e Vigili del fuoco, sfollati da Catania.
La sparatoria durò circa quattro ore.
I
tedeschi, dopo avere lasciato diversi caduti sul campo, si erano ritirati quindi dal paese lasciandolo in mano agli insorti. .
Alcuni paesani avevano riferito a Turiddu che si muoveva qualcosa e che i
tedeschi si stavano preparando alla ritirata anche da Catania. Questa voce era
stata in qualche modo confermata dai suoi superiori d’ufficio che avevano detto
che nello spazio di pochi giorni Catania sarebbe stata liberata dagli alleati.
Era per questo che Turiddu insisteva con Maria e gli altri che era ormai il
caso di provare a ritornare in città.
-E’
necessario farlo adesso , prima che vi sia quel momento di vuoto di potere in cui i delinquenti possono tentare di
entrare nelle case vuote per rubare. Poi- disse Turiddu- io devo tornare in ufficio e quindi è il momento di tornare adesso insieme in città.
- Per
noi va bene – rispose la madre di Turiddu- Vero, Giuseppe?- aggiunse
rivolgendosi al marito.
-Si ,
certo – rispose lui- Bisogna andare via di mattino presto – Dopo la prima
scarica di cannonate dei tedeschi verso la piana . Dopo, c’è qualche ora di
pace e a quel punto possiamo già essere
arrivati a Catania.
- Ma
siete proprio sicuri di non voler restare con noi fino a quando la situazione non è definita? –
chiese la madre di Maria
- No mamma , partiamo adesso- rispose Maria- .
E’ meglio ! Turiddu potrebbe avere difficoltà a tornare qui dopo ed è meglio
andare via ora, insieme.
Così
decisero e la mattina dopo presto si
misero in cammino per tornare a casa in città. Lina e Renza cercavano di fare
del loro meglio ma c’erano punti da attraversare in campagna difficili e
Turiddu e Maria dovevano spesso fermarsi per prenderle in braccio per lunghi
tragitti. D’altra parte , spesso ci si doveva fermare per aspettare e far
riposare gli anziani genitori di Turiddu.
Alla
fine, comunque , mentre riprendevano, le
cannonate tedesche, arrivarono ai margini dell’abitato cittadino. Usciti
dall’agglomerato urbano della Barriera
del bosco, si trovarono già al Tondo Gioeni
da cui si poteva ammirare il panorama della città. Poco distante c’era
la casa dei genitori di Turiddu e ci
arrivarono in pochi minuti. A questo punto rimase un chilometro in discesa su
Via Etnea verso la loro casa nel
quartiere Borgo, prima di Piazza Cavour.
Arrivarono stanchi e preoccupati ma contenti
di avercela fatta senza incidenti di percorso.
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