martedì 29 gennaio 2019

DUE FAMIGLIE -Parte 4






Lina giocava con Armando il piccolo zio , fratello della mamma,  e Renza  nel terreno  fuori dalla casa di Mascalucia,  dove la sua famiglia si era  rifugiata  dopo che i bombardamenti su Catania si erano fatti devastanti e  continui e gli alleati erano sbarcati in Sicilia. Adesso, il fronte si era attestato nella  Piana di Catania. L’8° armata guidata da  Montgomery era riuscita a superare il ponte Primosole sul Simeto   ma la forte resistenza  dei paracadutisti tedeschi e degli uomini della "Hermann Göring" sistemati in posizione difensiva, favoriti dalle postazioni d'osservazione sopraelevate dell'Etna la bloccava a una decina di chilometri dalla città. I combattimenti continuavano da una settimana quando giunse notizia che era arrivata dal Nord Africa una divisione di fanteria  per rafforzare le forze britanniche.
Erano i primi giorni di agosto  e rispetto alla solita afa che colpiva Catania in quelle giornate estive a Mascalucia la sera il tempo rinfrescava e si stava un po' meglio. La casa di Mascalucia era stata affittata dai nonni materni. Fin dai primi bombardamenti su Catania avevano deciso di “ sfollare” sull’Etna e avevano trovato la possibilità di affittare questa casa ampia grazie ad una conoscenza comune. C’era stata po la possibilità di ospitare anche la figlia con la sua famiglia e i genitori del genero rimasti soli a Catania e bisognosi anche loro di scappare dai bombardamenti. La convivenza non era stata molto semplice a causa del  carattere forte delle due “ nonne”  e dei rapporti non facili fra Maria  e la suocera.
Quella sera ,dopo cena, mentre i bambini giocavano i grandi si erano seduti fuori all’aperto per discutere della situazione.
Quella mattina era successo il finimondo ! C’era stata una vera e propria battaglia. Tutto era cominciato quando dei soldati tedeschi, dopo avere sottratto la motocicletta ad un miliare italiano portaordini e dopo aver tentato di rubare i quattro cavalli ad un carrettiere , avevano riprovato a rubare i  cavalli ad una famiglia catanese  sfollata nel paese. I tedeschi avevano sparato  provocando un morto ed un ferito. In un altro punto del paese, in un casolare, un tedesco ubriaco aveva sparato ed ucciso un soldato italiano. Successivamente i tedeschi avevano ucciso ancora un altro soldato italiano.
 Non se ne poteva più.
In paese c’era una famiglia di armieri che aveva un deposito .Distribuì le armi a molti paesani  e gli stessi risposero così a quelle prepotenze . Fu il “segnale” dell’inizio della resistenza popolare.
Molti cittadini armati di fucili e pistole  erano scesi  per le strade, sparando ai soldati tedeschi. Molti sparavano  dalle terrazze delle case e dal campanile della chiesa principale del paese. Gli  abitanti  di Mascalucia erano stati poi aiutati  dai soldati italiani,  carabinieri e  Vigili del fuoco, sfollati da Catania.
 La sparatoria durò circa quattro ore.
I tedeschi, dopo avere lasciato diversi caduti sul campo, si erano ritirati  quindi dal  paese lasciandolo in mano agli insorti. . Alcuni paesani avevano riferito a Turiddu che si muoveva qualcosa e che i tedeschi si stavano preparando alla ritirata anche da Catania. Questa voce era stata in qualche modo confermata dai suoi superiori d’ufficio che avevano detto che nello spazio di pochi giorni Catania sarebbe stata liberata dagli alleati. Era per questo che Turiddu insisteva con Maria e gli altri che era ormai il caso di provare a ritornare in città.
-E’ necessario farlo adesso , prima che vi sia quel momento di vuoto di potere  in cui i delinquenti possono tentare di entrare nelle case vuote per rubare. Poi- disse Turiddu- io devo  tornare in ufficio e quindi è il momento  di tornare  adesso insieme in città.
- Per noi va bene – rispose la madre di Turiddu- Vero, Giuseppe?- aggiunse rivolgendosi al marito.
-Si , certo – rispose lui- Bisogna andare via di mattino presto – Dopo la prima scarica di cannonate dei tedeschi verso la piana . Dopo, c’è qualche ora di pace e a quel punto possiamo già essere  arrivati a Catania.

- Ma siete proprio sicuri di non voler restare con noi  fino a quando la situazione non è definita? – chiese la madre di Maria
-  No mamma , partiamo adesso- rispose Maria- . E’ meglio ! Turiddu potrebbe avere difficoltà a tornare qui dopo ed è meglio andare via ora, insieme.
Così decisero e la mattina dopo  presto si misero in cammino per tornare a casa in città. Lina e Renza cercavano di fare del loro meglio ma c’erano punti da attraversare in campagna difficili e Turiddu e Maria dovevano spesso fermarsi per prenderle in braccio per lunghi tragitti. D’altra parte , spesso ci si doveva fermare per aspettare e far riposare gli anziani genitori di Turiddu.
Alla fine, comunque  , mentre riprendevano, le cannonate tedesche, arrivarono ai margini dell’abitato cittadino. Usciti dall’agglomerato urbano della  Barriera del bosco, si trovarono già al Tondo Gioeni  da cui si poteva ammirare il panorama della città. Poco distante c’era la casa dei genitori di Turiddu  e ci arrivarono in pochi minuti. A questo punto rimase un chilometro in discesa su Via Etnea  verso la loro casa nel quartiere Borgo, prima di Piazza  Cavour.
Arrivarono stanchi e preoccupati ma contenti di avercela fatta  senza  incidenti di percorso.


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