Gaetano
si era rifugiato fuori Asmara , nella campagna di suoi amici di origine
italiana. Aveva ottenuto dei documenti nuovi grazie all’amicizia con i
dipendenti dell’anagrafe locale che
preparavano le carte d’identità e aveva
preso il nome di Fortunato Speranza.
Avevano timbrato il documento con un
colpo di martello su di una moneta
riscaldata sul fuoco che aveva dato un risultato simile a quello di un timbro a
secco. “Fortunato” del resto era conosciuto e voluto bene da tutta la comunità
italiana, dai colleghi carabinieri rimasti
in servizio e dagli impiegati dell’amministrazione di governo che aveva
conosciuto negli anni di servizio. Quel documento era abbastanza sufficiente
per garantirgli una relativa agibilità anche nei confronti dei controlli
occasionali delle truppe inglesi .
“Fortunato” lavorava insieme a molti
braccianti di colore ed altri italiani
nelle campagne dell’Eritrea vicino ad Asmara ed otteneva il necessario per vivere .
I pasti erano
garantiti e per dormire vi era un grande
capannone di legno coperto da grandi foglie di palma , adibito a dormitorio
comune.
La sera, ormai stanchi, si crollava sui mucchi di fieno preparati per il
giaciglio e si perdevano completamente i sensi in un profondo sonno
ristoratore.
CONTINUA
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