Ad un tratto il sole era apparso timido fra le nubi grigie del cielo.
Io ero lì, appoggiato contro un palo, mentre intorno cadeva la pioggia.
Era come se tutte quelle gocce inzuppassero la mia anima di profondità,
di sofferenza, di amarezza, di maturità.
Aspettavo l’autobus per ritornare a casa; ma, oggi, non ne avevo
voglia. Oggi, avrei voluto far qualcosa di diverso. Non avrei voluto
interrompere quel momento della mia vita per andare a casa!
Avrei voluto passeggiare sotto la pioggia; magari, insieme a Rosalba,
che avevo visto poco prima all’altra fermata dell’autobus. L’avrei presa per
mano e le avrei parlato a lungo. Le avrei raccontato qualcosa di me. Forse, le
avrei parlato di Ketty oppure le avrei
raccontato della festa in cui avevo deciso di non andare.
Poi, avrei ascoltato quello che mi avrebbe detto , mentre la pioggia
avrebbe aumentato la mia percezione di
tutto questo, scavando in profondità all’interno del mio animo.
Accesi una sigaretta e ,nel vederla ardere e consumare al fuoco,
ripensai , come tante altre volte, al
tempo che consumava allo stesso modo ,inesorabilmente,
le nostre passioni, tutte le cose più
belle e più spiacevoli e ,intanto, smussava, nei ricordi, gli spigoli degli avvenimenti che, altrimenti,
avrebbero rinnovato la nostra sofferenza.
Era tornato, dopo l’estate, quel
vago ed imprecisato periodo
dell’anno che poteva essere definito il tempo dei ricordi.
Il cielo, le cose, le persone, i fatti assumevano una capacità
evocativa nei confronti del passato e nello stesso tempo, fondendosi fra di
loro, perdevano i contorni e creavano le basi di quello strano miracolo.
Potevo essere a Parigi o a
Vienna o in uno dei posti più importanti
della mia vita.
Si! Ricordo…… era un giorno come questo. Accompagnavo Chiara a casa. Aveva
gli occhi grigi come il cielo su di noi. Mi ricordo delle poche parole
scambiate mentre le prendevo le mani e la guardavo negli occhi . Poi,
improvvisamente, tornavo al Convegno e alle parole di Don Ciccio, oppure mi
tornava in mente il cielo dei film di Bergman. Quel cielo maestoso e terribile
che governava sulle vicende umane.
Vidi l’autobus scendere giù in
lontananza e lo raggiunsi.
Avevo la sigaretta accesa e il bigliettaio m’invitò a spegnerla. Poi,
mi sedetti mentre l’autobus si lanciava
con me in una folle corsa a ritroso, aggirando le curve della strada in
cui rivedevo i miei pensieri su Ketty e
ritornavo a capire, come già ieri, la solitudine profonda e la dignitosa
resistenza del mio essere.
Ora , con più maturità, riuscivo
a riflettere con maggiore distacco e scoprire
la profonda insicurezza dell’essere umano.
Ecco….ora, sotto il mio sguardo, era passata una coppia sorridente,
felice di stare insieme.
Ed ecco che ritornavano a
passare davanti ai miei occhi tutte le mie
speranze e le sofferenze , le gioie e le delusioni mentre pensavo a Romana, a Don Ciccio, a Rosalba, a Ketty, ad Angelo e vedevo su
tutti e dentro di noi il bisogno ed il senso dell’eterno. Tanta voglia di amore e di felicità!
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