mercoledì 17 ottobre 2018

IL TEMPO DEI RICORDI




Ad un tratto il sole era apparso timido fra le nubi grigie del cielo.
Io ero lì, appoggiato contro un palo, mentre intorno cadeva la pioggia.
Era come se tutte quelle gocce inzuppassero la mia anima di profondità, di sofferenza, di amarezza, di maturità.
Aspettavo l’autobus per ritornare a casa; ma, oggi, non ne avevo voglia. Oggi, avrei voluto far qualcosa di diverso. Non avrei voluto interrompere quel momento della mia vita per andare a casa!
Avrei voluto passeggiare sotto la pioggia; magari, insieme a Rosalba, che avevo visto poco prima all’altra fermata dell’autobus. L’avrei presa per mano e le avrei parlato a lungo. Le avrei raccontato qualcosa di me. Forse, le avrei parlato di Ketty oppure  le avrei raccontato  della festa  in cui avevo deciso di non andare.
Poi, avrei ascoltato quello che mi avrebbe detto , mentre la pioggia avrebbe  aumentato la mia percezione di tutto questo, scavando in  profondità  all’interno del mio animo.
Accesi una sigaretta e ,nel vederla ardere e consumare al fuoco, ripensai , come tante altre  volte, al tempo  che consumava allo stesso modo ,inesorabilmente, le nostre passioni,  tutte le cose più belle e più spiacevoli e ,intanto, smussava, nei ricordi,  gli spigoli degli avvenimenti che, altrimenti, avrebbero  rinnovato la nostra sofferenza.
Era tornato, dopo l’estate, quel  vago ed imprecisato  periodo dell’anno che poteva essere definito il tempo dei ricordi.
Il cielo, le cose, le persone, i fatti assumevano una capacità evocativa nei confronti del passato e nello stesso tempo, fondendosi fra di loro, perdevano i contorni e creavano le basi di quello strano  miracolo.
Potevo essere a Parigi o  a Vienna  o in uno dei posti più importanti della mia vita.
Si! Ricordo…… era un giorno come questo. Accompagnavo Chiara a casa. Aveva gli occhi grigi come il cielo su di noi. Mi ricordo delle poche parole scambiate mentre le prendevo le mani e la guardavo negli occhi . Poi, improvvisamente, tornavo al Convegno e alle parole di Don Ciccio, oppure mi tornava in mente il cielo dei film di Bergman. Quel cielo maestoso e terribile che governava sulle vicende umane.
Vidi l’autobus scendere  giù in lontananza e lo raggiunsi.
Avevo la sigaretta accesa e il bigliettaio m’invitò a spegnerla. Poi, mi sedetti mentre l’autobus si lanciava  con me in una folle corsa a ritroso, aggirando le curve della strada in cui rivedevo  i miei pensieri su Ketty e ritornavo a capire, come già ieri, la solitudine profonda e la dignitosa resistenza del mio essere.
Ora  , con più maturità, riuscivo a riflettere  con maggiore distacco e scoprire la profonda insicurezza dell’essere umano.
Ecco….ora, sotto il mio sguardo, era passata una coppia sorridente, felice di stare insieme.
Ed ecco che ritornavano  a passare davanti ai miei occhi  tutte le mie speranze e le sofferenze , le gioie e le delusioni mentre pensavo  a Romana, a Don Ciccio,  a Rosalba, a Ketty, ad Angelo e vedevo su tutti e dentro di noi il bisogno ed il senso dell’eterno. Tanta voglia di  amore e di  felicità!

Nessun commento:

Posta un commento