Ma allora non si canta più? – gridarono tutti ad
Antonio che teneva ancora la chitarra in mano.
Certo -rispose- questa la conosciamo tutti ed attaccò
la strofa della ballata del “ CHE GUEVARA”………………..Aprendimos a quererte………
desde la historica altura…………….
Suonava tamburellando contemporaneamente la chitarra
con il dorso della mano alla maniera
spagnola o sudamericana ed il coro si levò forte nel salone della casa di
Marisa. La figura del CHE era una di quelle che non si dimenticano ed era stata
per tutti romantica e allo stesso tempo
sfidante. Continuarono così ancora per un po'. Poi, arrivarono le prime ore del
mattino e uno alla volta si andò via non senza ringraziare Marisa per la sua
ospitalità.
Antonio passò la notte a casa di Eugenio con altri
quattro compagni del suo gruppo. Si accomodarono come capitava anche su materassi
buttati a terra ma dotati tutti di calde coperte.
Si svegliò che era quasi mezzogiorno con una gran
fame. Era troppo tardi per fare colazione e così insieme ad un Eugenio in stato
di sonnambulismo decisero di passare direttamente a delle bistecche da fare
arrosto sulla piastra. Antonio si offrì di prepararle mentre Eugenio si
rifugiava in bagno per riprendere conoscenza. La cucina era di quelle antiche
ma abbastanza grande per contenere un tavolo. Sulla sedia stava accoccolato il
gatto di Eugenio che seguiva con interesse i movimenti di Antonio. Questi prese
dal frigorifero due bistecche e le pose su di un piatto. Poi si mise a cercare
la piastra e quando si voltò gli apparve una scena che non avrebbe mai
dimenticato: la sua bistecca non era più sul piatto ad aspettarlo. Si trovava a
penzolare dalla bocca del gatto che scappava via trionfante ed incredulo della
sua preda che solo uno stolto poteva lasciare così incustodita. Antonio si
affrettò così a prendere subito l’altra bistecca e metterla sul fuoco. Quando
Eugenio fu di ritorno trovò una bella bistecca fumante sul suo piatto - Bravo
Antonio e la tua? -chiese Eugenio_
-Scusa, sai avevo fame e non ho resistito a mangiarla
subito. La frutta invece la mangiamo insieme. Ho visto che hai delle belle noci
e poi ci mangiamo anche il panettone, che ne dici? -rispose Antonio.
Ma certo, -confermò Eugenio-
E fu così che il gatto fece un succulento pranzo di
Capodanno e Antonio non dimenticò mai più quella lezione.
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