L’estate era nel suo pieno splendore. Antonio era solo a casa. La madre
aveva accettato l’invito del fratello, che abitava a Roma, di passare un
periodo in quella città, per non stare troppo sola dopo la morte del marito.
Certo,
c’era Antonio , ma Lui non poteva starle dietro tutto il giorno e Lei neanche lo desiderava. Preferiva vederlo
riprendere la sua vita con i suoi amici ed i suoi interessi per superare anche Lui
quel brutto momento.
No,
era meglio così!
Era
partita per Roma con il fratello, che era venuto a Catania per i funerali insieme alla moglie, e sarebbe
tornata agli inizi di ottobre.
Le
giornate di Antonio passavano così, senza un impegno preciso. Spesso andava al mare, dove l’estate era nel suo pieno splendore. Faceva
delle lunghe nuotate e prendeva il sole,
anche se era naturalmente “ abbronzato”. Quella era una battuta che
utilizzava spesso anche con i suoi amici e soprattutto con le ragazze per esaltare la sua tintarella naturale
rispetto al colorito bianchiccio di chi cominciava a prendere il sole ad inizio
stagione e rischiava pesanti scottature. Oltre che nella lunga striscia di sabbia della “plaia” che
continuava , senza soluzione di continuità fino ad oltre la foce del Simeto e
poi ancora verso Siracusa, gli piaceva, forse ancora di più, bagnarsi nell’altro
lato della costa. Nel tratto di mare a
Nord, in direzione di Messina .
Quella
era, al contrario, una costa rocciosa. Una costiera formata dalle eruzioni laviche dell’Etna
giunte sino al mare. Gli scogli di pietra lavica si succedevano l’uno dietro
l’altro, con forme diverse, creando un ambiente naturale all’interno del quale
era facile trovare minuscole forme di vita. Spesso, si trovavano sulla
superficie degli scogli delle cozze nere o delle “patelle” , piccole conchiglie
che si attaccano a ventosa .
Se
poi si guarda sotto il livello dell’acqua, la costa è un pullulare di piccoli pesci , ricci di mare, qualche
polpo che trova facilmente la sua tana
tra gli anfratti degli scogli. Un vero paradiso!
I
ricci di mare erano una delle passioni di Antonio. Gli piaceva assaggiare
quelle gustose ed aromatiche uova arancioni con qualche goccia di limone
spremuta sopra. Quando era bambino , i
suoi genitori lo portavano a volte nella vicina Acitrezza, dove vi era
un’intera piazza attrezzata con tavolacci e panche di legno in cui le
famiglie catanesi, la sera della
domenica, si rimpinzavano di cozze nere e ricci di mare. La quota media dei ricci si aggirava almeno sulla trentina a
persona!
Un
altro rito domenicale, che ricordava con altrettanto piacere, era invece
costituito dalla salita a Zafferana Etnea , un paese sulle pendici dell’Etna ,
dove, nella piazza principale prospiciente all’ingresso dei giardini comunali,
erano posti una miriade di tavoli per
far gustare ai golosi catanesi le famigerate pizze siciliane :dei calzoni
fritti ripieni di “tuma” ( formaggio fresco di pecora) e acciuga.
Si poteva poi concludere la cena assaggiando
una specialità tipica di quel locale: i biscotti chiamati “sciatore”. Una specie
di biscotto Regina gigante , della lunghezza di ca. dieci centimetri,
interamente ricoperto di cioccolato. Si dice che il nomignolo “ sciatore” sia
dovuto al fatto che gli sportivi appassionati di sci , prima di procedere più
avanti sulla strada verso le piste, si fermassero a Zafferana
per fare colazione, appunto con
quei biscotti. Dall’altro lato della piazza si stagliava poi la chiesa
principale del paese conferendo a quel posto un pizzico di maestosità.
Vi
erano due strade principali per arrivare sull’Etna.
La
prima passava per Nicolosi e saliva al
rifugio Sapienza ed oltre da dove,
accanto al “cratere vecchio”, partiva la
funivia che portava alle piste di neve.
La
seconda passava per “i monti rossi” e
proseguiva verso Zafferana oltre la quale si saliva, attraverso una strada
panoramica, da cui si poteva vedere anche il mare, su di un versante
boscoso e naturale all’interno del quale
sorgeva l’albergo “ Emmaus” .
Lì
si poteva passare un bel soggiorno in mezzo alla natura ed al verde incontaminato dei boschi . Da
Zafferana poi si poteva prendere una
strada che da Santa Venerina scendeva serpeggiante verso la costa all’interno di un panorama mozzafiato.
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