lunedì 1 ottobre 2018

UN MONDO NUOVO- Parte 2



Nei giorni seguenti, Carlo e gli altri amici rimasero spesso a fargli compagnia.
La sera si stava fuori fino a tardi. Spesso, si andava fuori città nei paesi limitrofi. In riva al mare o sulle pendici dell’Etna, il vulcano che sovrasta Catania.
Una volta, si ritrovarono a Capo Mulini.
C’era una piccola trattoria in riva al mare, con i tavoli posti proprio su di una piattaforma di legno piazzata fra gli scogli di pietre laviche. Era un piacere assaporare quella pepata di cozze, sorseggiando il vino bianco freddo della casa, sotto un cielo profondamente nero ma punteggiato dalle mille luci delle stelle e rischiarato da quel quarto di luna.
Si parlava del passato e del futuro. Delle lotte all’università, del Movimento, che ormai era in riflusso, e di ciò che li aspettava. Carlo aveva una bella voce, suonava da sempre la chitarra ed aveva spesso cantato in pubblico con successo.
Cantava le canzoni della Resistenza, i canti del lavoro e di lotta del movimento operaio e contadino.
La prima volta che Antonio lo aveva conosciuto era stato proprio ad un concerto tenuto presso la sede di una libreria considerata uno dei centri  culturali e progressisti di Catania. Erano i primi mesi che frequentava l’università ed un collega, che lavorava all’Einaudi come venditore, gli aveva segnalato che nei locali della libreria vi sarebbe stato quel concerto per voce e chitarra.
La sede era abbastanza vicina a casa di Antonio. Era al primo piano di un palazzetto di Via Etnea vicino alla Villa Bellini.
Per ironia della sorte, da un portone vicino si accedeva anche alla sede  provinciale del Movimento Sociale Italiano . La sede dei “fascisti” come li definivano gli studenti di sinistra. Molti di loro erano anche conosciuti come “ picchiatori” per le loro azioni di disturbo e scontro fisico  nei confronti delle attività politiche del Movimento degli Studenti.
Quella sera, Antonio si diresse da solo a quel concerto, che iniziava nel tardo pomeriggio .
Nessuno dei suoi amici si era mostrato interessato e così aveva deciso di andare comunque a vedere. La sala era abbastanza piccola. In un angolo era stato ricavato lo spazio per il gruppo musicale composto da tre persone : Carlo, voce e chitarra, Franca , voce e Cesare voce.
Era la prima volta che Antonio ascoltava dei canti popolari e rimase colpito per l’intensità dei testi e per la passione racchiusa pur nella semplicità delle melodie. Canti appassionati, quasi gridanti la sofferenza e la volontà di riscatto dei loro protagonisti. Franca cantò, con una voce acuta  e  allo stesso tempo melodiosa, “ la mondina”. Carlo si esibì anche in una canzone  celebrativa della figura del rivoluzionario sudamericano Simon Bolivar ed in una canzone della guerra civile spagnola,  accompagnando il canto alternando il suono della chitarra a delle battute a tamburo sulla stessa, con il dorso della mano. Fu una bella serata ed un successo.
Antonio rivide pertanto con piacere Carlo quando si presentò, come neo studente, davanti al picchetto di compagni che presidiava l’ingresso della facoltà occupata.
Con piacere Antonio garantì per la sua identità e Carlo fu fatto passare. Col tempo e nel corso delle lotte studentesche poi diventarono compagni ed amici, come tutti i componenti del Movimento degli studenti della Facoltà. Quello era forse uno degli aspetti più belli di quella situazione. Il numero relativamente modesto dei frequentanti e degli attivisti permetteva di vivere quella realtà d’impegno politico anche come una grande occasione d’amicizia personale. Dopo il rito delle assemblee e dei collettivi, le stesse persone si rincontravano nei gruppi di studio, che avevano sostituito nella maggior parte dei casi le lezioni cattedratiche.
Non era raro rivedersi poi all’interno delle sale di lettura, dove si cercava di studiare, e che alla fine si trasformavano in una grande riunione di amici, arricchita da risate e chiacchiericci.
Spesso, dopo, si andava insieme a cercare una delle vecchie osterie, frequentate una volta solo da muratori, meccanici o altri operai in pausa pranzo, ed ora meta ambita di tanti studenti.
Sui tavolacci arrivavano così delle salsicce arrosto fumanti, spesso aromatizzate con semi di finocchio, che venivano annaffiate col robusto vino rosso della casa. E dire che Antonio fino a qualche anno prima non aveva mai assaggiato un sorso di vino né bevuto un caffè!

............................CONTINUA......................................


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