domenica 30 settembre 2018

UN MONDO NUOVO- prima parte



Antonio stava seduto nello studio del padre e guardava con attenzione il contenuto dei cassetti della scrivania.
In uno trovò una fotografia del nonno, ancora giovane. Aveva dei lunghi baffi con le punte arricciate in alto e gli occhi dal colore molto chiaro. La fotografia era in bianco e nero e questo lo indusse a pensare che dovevano essere probabilmente azzurri.
Suo padre gli aveva raccontato spesso che il nonno aveva i baffi tendenti al biondo mentre lui ricordava di avere punti della barba rossi e biondi. Antonio non aveva mai potuto verificare le sue parole avendo visto sempre il padre ben rasato e con i capelli già bianchi. Il nonno poi era morto prima che lui nascesse ed Antonio non aveva quindi nessun ricordo personale.
Sapeva che in gioventù aveva aperto una pasticceria nel centro di Catania, ai Quattro Canti, con un discreto successo.
Insieme alla fotografia, Antonio trovò anche un quadernetto con una copertina nera che scoprì essere una raccolta di ricette per dolci. Tra questi vi erano alcune delle vere e proprie prelibatezze della pasticceria siciliana come i cannoli, la cassata, i panzerotti ecc.

In fondo ad un altro cassetto c'erano delle lettere trattenute da un elastico, vecchie fotografie, un quadernetto per appunti, alcuni ritagli di giornale.
Man mano che procedeva nella lettura di quei ricordi, episodi ed intimità raccolte e conservate dal padre in quel cassetto, Antonio sentiva diminuire dentro di sé il dolore per la sua recente scomparsa.
Quella complice vicinanza col padre, nella lettura dei suoi ricordi, gli permetteva di sorridergli con tenerezza.
Pur con tutta la differenza della razza e nonostante fosse stato un padre adottivo, per lui era suo padre e, quando sentiva il dolore della perdita aumentare dentro di sé, si sommava ad esso una rabbia feroce.
Perché? Perché si deve morire? Perché si deve perdere per sempre il proprio padre o qualunque altra persona cara? 
Si accorse di stringere i pugni scuri e di sbatterli violentemente sul tavolo. Non poteva sopportarlo!
Poi, la sua attenzione fu distolta dai rumori provenienti dall’altra stanza.
Erano arrivati gli uomini del trasporto funebre e stavano chiudendo la bara. Antonio uscì dallo studio e si ritrovò confuso in una scena di cui era protagonista davanti a tutti. Scese le scale, sorreggendo la madre anziana, seguendo la bara. Poi, tenendola per braccio, s’incamminò fra due file di conoscenti e amici per la strada che portava alla chiesa.
S’ irrigidì in un atteggiamento fiero e composto perché non voleva dare spettacolo del suo dolore. 
Era già motivo di curiosità vedere quel giovane di colore camminare, commosso, sorreggendo un’anziana signora bianca dietro il carro funebre; ma, tutto il quartiere li conosceva.
Antonio e la sua famiglia abitavano lì da sempre e tutti avevano visto crescere quel piccolo bambino di colore adottato da una coppia già matura e senza figli.
C’erano molti dei suoi amici e colleghi dell’università che lo salutarono col pugno chiuso alzato. Erano compagni di quegli anni di lotte studentesche in cui avevano imparato ad apprezzarsi e sentirsi fratelli di fronte a mille difficoltà ed ostacoli. Carlo era venuto a trovarlo subito e aveva condiviso con lui il ricordo del lutto del proprio padre, che aveva perso qualche anno prima.
Ora, era lì insieme agli altri a fare onore al feretro che passava. Era strano vedere tutti quei giovani in corteo e lungo i marciapiedi. Non era uno spettacolo usuale! Erano lì per lui. Per stargli vicino, solidali al suo dolore.
Dopo la funzione in chiesa qualcuno lo segui anche al cimitero.

.....CONTINUA.....................

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