sabato 7 aprile 2018

VERSO ORIENTE - terza e ultima parte



-          Please Mister! Help me! Aiutatemi vi prego!-
-          Quella voce  dolce e lamentosa allo stesso tempo  usciva  dall’angolo buio della notte,  lungo la stradina che stavano percorrendo, e si rivolgeva proprio a lui. Guardò meglio in mezzo al buio  e gli sembrò di vedere, raggomitolata a terra, una figura  avvolta in un grande velo  che teneva sulle gambe un altro fagotto più piccolo.
-          Chi sei? -rispose Mario- Com’è che parli la mia lingua?
-          Vi prego aiutatemi- rispose subito  quella stendendo la mano.
-          In quel mentre, forse disturbata dal movimento , la figura più piccola prese improvvisamente vita  scoppiando a piangere . Era un bimbo piccolo e singhiozzava invocando  la sua mamma.
-          Laura si avvicinò immediatamente cercando di aiutare  quelle due persone : la madre ed il bambino. Mentre Mario cercava di sorreggere la ragazza , Laura prese in braccio il bambino  che, nonostante  non venisse preso dalla madre , tuttavia sembrò calmarsi. La ragazza, dopo essersi alzata,  riprese il bambino dalle braccia di Laura e rivolta a Mario gli chiese:
-          - Siete italiani vero? Anch’io sono italiana   e sono disperata . Aiutatemi! Non so dove andare , non ho soldi e il mio bambino ha fame.
-          Hai un posto dove dormire? – le chiese Mario- vivi con qualcuno?
-          No stiamo sulla strada. Viviamo di elemosina e il bambino ha fame.
-          Va bene – disse Mario  senza pensarci due volte– vieni con noi! Stasera dormirete e mangerete : Poi, se vuoi ci racconterai di te . Andiamo.
-          Insieme a Laura  sorressero  la ragazza e il bambino, presero la piccola valigia che aveva con sé , si diressero verso una strada principale .Chiamarono un taxi e si fecero accompagnare all’albergo.  Arrivati nella Hall, Mario pagò una stanza anticipatamente per i due nuovi ospiti e chiese  che  portassero loro da mangiare in camera.

Adesso, il viso della ragazza era disteso, quasi sereno,  e guardava il suo piccolo che sorrideva a Laura che lo solleticava. Avevano mangiato con calma e finalmente  stava seduta, riposando   comodamente su di una poltrona.
Come ti chiami ? – Le chiese Mario
Il mio nome  adesso è Fatima ma sono nata  Irene . Così mi hanno chiamata all’Istituto dove mi hanno cresciuta in Italia… a Roma. Non ho mai conosciuto i miei genitori . Non si sapeva chi fossero: Mi hanno trovata  abbandonata davanti alla porta dell’istituto e mi hanno presa, curata e cresciuta.
Com’è che ti trovi qui? – chiese Laura
Cinque anni fa  ho conosciuto  Salim, un ragazzo siriano, che era venuto in Italia  per ammirare le bellezze dell’antichità del nostro Paese. Era pazzo per il Colosseo….pensate un po'!
Ci siamo innamorati  e mi ha portato con sé nel suo Paese. Ci siamo sposati con il rito musulmano ed ho preso il nome di Fatima. Tre anni fa  è nato il piccolo  Abdul………… poi, c’è stato l’inferno.
Prima la protesta,  poi una vera e propria guerra civile  che non ha risparmiato nessuno. Mio marito è morto,   vittima di un attacco terroristico ed io sono rimasta sola  con Abdul.  A quel punto non sapevo cosa fare e  ho pensato di ritornare in Italia. Ho  ritirato tutti i soldi che avevo  , i documenti più importanti e mi sono unita ad una carovana di profughi che cercava di passare il confine  con la Turchia. Ci sono riuscita come vedi ….. ma siamo a terra!
-          Irene, tu e Abdul non siete più soli-  le disse Mario- verrai con noi in Italia, ma prima  dobbiamo fare in modo che non vi siano problemi per Abdul. Domani andiamo al Consolato italiano e cerchiamo di far convalidare i documenti che ne comprovano la tua maternità.
Irene era felice  e rideva e piangeva, stringendo a se il piccolo Abdul e ringraziando ora Laura ora Mario continuamente.
Scese la notte e, finalmente , la pace regnava nel suo cuore!
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I giorni seguenti furono densi e frenetici . Mario, grazie anche all’aiuto delle sue conoscenze con la funzionaria del ministero del commercio con l’estero italiano, che si era messa subito a disposizione intermediando con il console  di stanza ad Istanbul , aveva convalidato anche per l’Italia   l’atto di nascita di Abdul emesso dalle autorità siriane. In tal modo Irene , che aveva  conservato la cittadinanza italiana , ed Abdul potevano rientrare in Italia  insieme  a Mario e Laura.
Oltre a questi aspetti più formali ed importanti non erano mancati gli aspetti più piacevoli del giro dei negozi per ricostituire il guardaroba di Irene ed Abdul. In questo, Laura si era dimostrata molto brava accompagnandoli  e consigliandoli. Il risultato era ormai costituito da quella graziosa mamma con bambino al seguito che passeggiava elegante per le strade di Istanbul.
Dopo aver portato avanti  i diversi impegni di lavoro e salutato mr. Kaya, Mario era pronto per il rientro in Italia con il suo nuovo gruppo.
 Quel viaggio  gli aveva cambiato la vita! Non avrebbe mai pensato di tornare con tanti nuovi amori , ognuno di natura diversa ma di uguale importanza.
 Mentre l’aereo si alzava in volo verso l’Italia, il suo sguardo si volse verso Laura che  chiacchierava amabilmente con Irene , seduta serenamente  accanto ad Abdul che non smetteva mai di guardarsi attorno e di chiedere qualcosa.
 Si,  era stato veramente fortunato ad incontrarli!
Ora, erano passati alcuni mesi  dal loro rientro in Italia ed Irene  si era progressivamente ambientata a casa di Mario e ,quando Abdul la lasciava un attimo libera,  provava ad aiutarlo nel suo lavoro  dimostrando una rara attitudine.
Quella sera erano tutti insieme a cena insieme a Laura, la cui storia con Mario continuava ancora più intensamente.
-Bene – disse Mario . che bella tavolata! C’è un bel bambino che sta morendo di fame . E’ vero Abdul?
- si , nonno, ma non sto morendo ………… ho molta fame – rispose il bimbo-
Si …..è vero… è sorprendente sentirti chiamare nonno , ma quello era un vezzo che Abdul si era preso  pian piano e che era piaciuto a tutti . Non che significasse che Mario sembrasse un vecchio bacucco; ma, semplicemente, era chiaro al bambino che non fosse suo padre e che non poteva essere il compagno di sua madre . Abdul,  inoltre ,vedeva ai giardinetti  i nonni dei suoi piccoli amici che somigliavano molto nel comportamento e nell’età a Mario  . Così lo aveva cominciato a chiamare nonno . Dapprima Mario e tutti gli altri si erano messi a ridere; poi, la parola si era insinuata piano piano dentro al cuore.
Certo- rispose Mario- e vedo arrivare un bel piatto fumante di pasta . Che te ne pare?
Si…..Si  - cominciò a gridare Abdul impaziente- ….. buona ….buona….
Quando erano ormai alla fine,  Mario si rivolse a Laura e Irene dicendo:
-          Mie belle  ragazze  ho il desiderio di dirvi una cosa  a cui tengo molto e che spero vi faccia piacere.
-          Di che si tratta?- risposero in coro le due donne
-          Dobbiamo preoccuparci ? – aggiunse Laura
-          Penso proprio di si – rispose Mario.- Ho pensato molto a questa cosa e poi ho visto una bella villetta  con giardino  nella periferia dell’EUR che mi sembra perfetta per noi. Laura . Irene vi piacerebbe andare  a vivere insieme  in questa nuova casa  ed essere  un’unica famiglia?
-          Oh! Dio! -Esclamò Laura
-          Mamma mia  – aggiunse Irene- una famiglia!
-          Si – disse Mario – rivolto a Laura – vorrei che tu venissi a vivere con noi e che restassimo sempre insieme. Non è molto che ci conosciamo ma è speciale quello che è successo fra di noi e sono sicuro  di quello che provo per te. E tu?
-          Oh! Mario  anch’io! – rispose Laura – Vengo! Vengo!
-          Irene,  capisco che ti sembra forse avventato quello che ti dico, ma  sei entrata insieme ad Abdul nella mia vita  e non saprei più fare a meno di te. Abdul mi chiama nonno  ed io ti sento  come mia figlia e, se me lo permetti, ti vorrei adottare ed andare a vivere insieme,  tutti e quattro, nella nuova casa.
-          Posso chiamarti figlia mia?
-          Nessuno mi ha mai chiamata . figlia mia , papà – rispose Irene, commossa
-          Nessuno mi ha mai chiamato papà – disse Mario.
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-          FINE
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