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Please
Mister! Help me! Aiutatemi vi prego!-
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Quella
voce dolce e lamentosa allo stesso
tempo usciva dall’angolo buio della notte, lungo la stradina che stavano percorrendo, e
si rivolgeva proprio a lui. Guardò meglio in mezzo al buio e gli sembrò di vedere, raggomitolata a terra,
una figura avvolta in un grande velo che teneva sulle gambe un altro fagotto più
piccolo.
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Chi
sei? -rispose Mario- Com’è che parli la mia lingua?
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Vi
prego aiutatemi- rispose subito quella
stendendo la mano.
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In
quel mentre, forse disturbata dal movimento , la figura più piccola prese improvvisamente
vita scoppiando a piangere . Era un
bimbo piccolo e singhiozzava invocando
la sua mamma.
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Laura
si avvicinò immediatamente cercando di aiutare
quelle due persone : la madre ed il bambino. Mentre Mario cercava di
sorreggere la ragazza , Laura prese in braccio il bambino che, nonostante non venisse preso dalla madre , tuttavia
sembrò calmarsi. La ragazza, dopo essersi alzata, riprese il bambino dalle braccia di Laura e
rivolta a Mario gli chiese:
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-
Siete italiani vero? Anch’io sono italiana
e sono disperata . Aiutatemi! Non so dove andare , non ho soldi e il mio
bambino ha fame.
-
Hai
un posto dove dormire? – le chiese Mario- vivi con qualcuno?
-
No
stiamo sulla strada. Viviamo di elemosina e il bambino ha fame.
-
Va
bene – disse Mario senza pensarci due
volte– vieni con noi! Stasera dormirete e mangerete : Poi, se vuoi ci
racconterai di te . Andiamo.
-
Insieme
a Laura sorressero la ragazza e il bambino, presero la piccola
valigia che aveva con sé , si diressero verso una strada principale .Chiamarono
un taxi e si fecero accompagnare all’albergo.
Arrivati nella Hall, Mario pagò una stanza anticipatamente per i due
nuovi ospiti e chiese che portassero loro da mangiare in camera.
Adesso, il viso della ragazza era disteso, quasi
sereno, e guardava il suo piccolo che
sorrideva a Laura che lo solleticava. Avevano mangiato con calma e
finalmente stava seduta, riposando comodamente su di una poltrona.
Come ti chiami ? – Le chiese Mario
Il mio nome
adesso è Fatima ma sono nata
Irene . Così mi hanno chiamata all’Istituto dove mi hanno cresciuta in
Italia… a Roma. Non ho mai conosciuto i miei genitori . Non si sapeva chi
fossero: Mi hanno trovata abbandonata
davanti alla porta dell’istituto e mi hanno presa, curata e cresciuta.
Com’è che ti trovi qui? – chiese Laura
Cinque anni fa
ho conosciuto Salim, un ragazzo
siriano, che era venuto in Italia per
ammirare le bellezze dell’antichità del nostro Paese. Era pazzo per il
Colosseo….pensate un po'!
Ci siamo innamorati e mi ha portato con sé nel suo Paese. Ci
siamo sposati con il rito musulmano ed ho preso il nome di Fatima. Tre anni
fa è nato il piccolo Abdul………… poi, c’è stato l’inferno.
Prima la protesta, poi una vera e propria guerra civile che non ha risparmiato nessuno. Mio marito è
morto, vittima di un attacco
terroristico ed io sono rimasta sola con
Abdul. A quel punto non sapevo cosa fare
e ho pensato di ritornare in Italia.
Ho ritirato tutti i soldi che avevo , i documenti più importanti e mi sono unita
ad una carovana di profughi che cercava di passare il confine con la Turchia. Ci sono riuscita come vedi
….. ma siamo a terra!
-
Irene,
tu e Abdul non siete più soli- le disse
Mario- verrai con noi in Italia, ma prima
dobbiamo fare in modo che non vi siano problemi per Abdul. Domani
andiamo al Consolato italiano e cerchiamo di far convalidare i documenti che ne
comprovano la tua maternità.
Irene era felice
e rideva e piangeva, stringendo a se il piccolo Abdul e ringraziando ora
Laura ora Mario continuamente.
Scese la notte e, finalmente , la pace regnava
nel suo cuore!
…………………………………………………………………………………………….
I giorni seguenti furono densi e frenetici . Mario, grazie anche
all’aiuto delle sue conoscenze con la funzionaria del ministero del commercio
con l’estero italiano, che si era messa subito a disposizione intermediando con
il console di stanza ad Istanbul , aveva
convalidato anche per l’Italia l’atto
di nascita di Abdul emesso dalle autorità siriane. In tal modo Irene , che
aveva conservato la cittadinanza
italiana , ed Abdul potevano rientrare in Italia insieme
a Mario e Laura.
Oltre a questi aspetti più formali ed importanti non erano mancati gli
aspetti più piacevoli del giro dei negozi per ricostituire il guardaroba di
Irene ed Abdul. In questo, Laura si era dimostrata molto brava
accompagnandoli e consigliandoli. Il
risultato era ormai costituito da quella graziosa mamma con bambino al seguito
che passeggiava elegante per le strade di Istanbul.
Dopo aver portato avanti i diversi
impegni di lavoro e salutato mr. Kaya, Mario era pronto per il rientro in
Italia con il suo nuovo gruppo.
Quel viaggio gli aveva cambiato la vita! Non avrebbe mai
pensato di tornare con tanti nuovi amori , ognuno di natura diversa ma di uguale
importanza.
Mentre l’aereo si alzava in volo
verso l’Italia, il suo sguardo si volse verso Laura che chiacchierava amabilmente con Irene , seduta
serenamente accanto ad Abdul che non
smetteva mai di guardarsi attorno e di chiedere qualcosa.
Si, era stato veramente fortunato ad incontrarli!
Ora, erano passati alcuni mesi dal
loro rientro in Italia ed Irene si era
progressivamente ambientata a casa di Mario e ,quando Abdul la lasciava un
attimo libera, provava ad aiutarlo nel
suo lavoro dimostrando una rara attitudine.
Quella sera erano tutti insieme a cena insieme a Laura, la cui storia con
Mario continuava ancora più intensamente.
-Bene – disse Mario . che bella tavolata! C’è un bel bambino che sta
morendo di fame . E’ vero Abdul?
- si , nonno, ma non sto morendo ………… ho molta fame – rispose il bimbo-
Si …..è vero… è sorprendente sentirti chiamare nonno , ma quello era un
vezzo che Abdul si era preso pian piano
e che era piaciuto a tutti . Non che significasse che Mario sembrasse un
vecchio bacucco; ma, semplicemente, era chiaro al bambino che non fosse suo
padre e che non poteva essere il compagno di sua madre . Abdul, inoltre ,vedeva ai giardinetti i nonni dei suoi piccoli amici che
somigliavano molto nel comportamento e nell’età a Mario . Così lo aveva cominciato a chiamare nonno .
Dapprima Mario e tutti gli altri si erano messi a ridere; poi, la parola si era
insinuata piano piano dentro al cuore.
Certo- rispose Mario- e vedo arrivare un bel piatto fumante di pasta .
Che te ne pare?
Si…..Si - cominciò a gridare Abdul
impaziente- ….. buona ….buona….
Quando erano ormai alla fine,
Mario si rivolse a Laura e Irene dicendo:
-
Mie
belle ragazze ho il desiderio di dirvi una cosa a cui tengo molto e che spero vi faccia
piacere.
-
Di
che si tratta?- risposero in coro le due donne
-
Dobbiamo
preoccuparci ? – aggiunse Laura
-
Penso
proprio di si – rispose Mario.- Ho pensato molto a questa cosa e poi ho visto
una bella villetta con giardino nella periferia dell’EUR che mi sembra
perfetta per noi. Laura . Irene vi piacerebbe andare a vivere insieme in questa nuova casa ed essere
un’unica famiglia?
-
Oh!
Dio! -Esclamò Laura
-
Mamma
mia – aggiunse Irene- una famiglia!
-
Si –
disse Mario – rivolto a Laura – vorrei che tu venissi a vivere con noi e che
restassimo sempre insieme. Non è molto che ci conosciamo ma è speciale quello
che è successo fra di noi e sono sicuro
di quello che provo per te. E tu?
-
Oh!
Mario anch’io! – rispose Laura – Vengo!
Vengo!
-
Irene, capisco che ti sembra forse avventato quello
che ti dico, ma sei entrata insieme ad
Abdul nella mia vita e non saprei più
fare a meno di te. Abdul mi chiama nonno
ed io ti sento come mia figlia e,
se me lo permetti, ti vorrei adottare ed andare a vivere insieme, tutti e quattro, nella nuova casa.
-
Posso
chiamarti figlia mia?
-
Nessuno
mi ha mai chiamata . figlia mia , papà – rispose Irene, commossa
-
Nessuno
mi ha mai chiamato papà – disse Mario.
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FINE
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