Ora aveva trentasei anni . Era un giovane alto
e forte e camminava verso casa dopo il
turno di lavoro. Se si poteva essere soddisfatti, pure se in un periodo come
quello , ebbene lui lo era . Anzi , sostanzialmente orgoglioso del suo lavoro e
della sua famiglia. Nonostante la guerra , fino a quel pesante bombardamento ,
erano riusciti ad andare avanti senza
troppe difficoltà. Certo, tutto era razionato ma le bambine crescevano bene e
non gli era mancato niente. Sotto casa loro
, al primo piano dello stabile , abitava una famiglia che gestiva un
piccolo panificio due porte appresso , sempre su via Etnea. Col tempo erano
diventati amici ed il pane non mancava mai. Turiddu , da parte sua, si procurava al mercato di tanto in tanto
qualche sacco di farina e Maria impastava e faceva la pasta fresca. Turiddu
era figlio di dolciere ed , al bisogno, era in grado di lavorare la
pasta lievita e qualche volta preparava il pan di spagna per le bambine. Moto
più bravo di lui era ovviamente il papà Giuseppe, il nonno di Lina e Renza. Si,
Lina perché col tempo il nome troppo lungo di Carmelina era stato
accorciato . La mattina, mentre lui era
già al lavoro, Maria scendeva a piedi
dalla Barriera per portare Lina a scuola
che si trovava in una zona vicina a Via
Etnea all’altezza della stazione ferroviaria dei treni locali della
Circumetnea. Era questa una linea che collegava a Catania i principali paesini
che sorgevano sul versante dell’Etna.
CONTINUA
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