Dopo il bombardamento l’ordine era stato
perentorio:” Si doveva sfollare” e Turiddu aveva trovato quella casa
relativamente vicina a Catania ,posta
nel quartiere della Barriera. La distanza fra la casa di via Etnea a questa
nuova era nell’ordine di ca. tre
chilometri che si potevano fare a piedi
. La strada era tutta in salita per
uscire da Catania . Partendo da casa loro, in via Etnea, si continuava per la
stessa strada, si superava
a destra il livello della stazione della circumetnea, si superava quello che era stato il palazzo degli
Ardizzone Gioeni , diventato ospizio dei ciechi e si arrivava al Tondo Gioeni ,
che prendeva sempre il none da quella famiglia nobiliare. Questo era uno slargo
posto alla fine di via Etnea , sulla sommità della città, e con alle spalle il
vulcano Etna nella sua piena grandiosità. Da quel punto, si saliva poi per una strada più piccola con un
dislivello ancora più ripido per circa un altro chilometro, raggiungendo
il borgo della Barriera del Bosco, detta comunemente solo “ la Barriera “.Sia
Turiddu che Maria e le figlie si riunivano a pranzo nella casa di via Etnea
perché era più comodo. Solo dopo
rientravano alla casa della Barriera. Maria e le figlie nel primo pomeriggio, Turiddu, invece, tornava
al lavoro a Pazza Duomo, dove stava il Comando dei Vigili Urbani, e finito il
suo turno, nel tardo pomeriggio, tornava anche lui alla casa della Barriera.
Mentre per andare al lavoro , la mattina ,la strada era tutta in discesa; al
ritorno , al contrario, era tutta in
salita ed ai tre chilometri della distanza fra la casa in Via Etnea e quella
della Barriera si aggiungevano quasi altri due chilometri partendo da Piazza Duomo.
CONTINUA
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