Mentre
nella sua mente scorrevano questi pensieri,
Turiddu era ormai arrivato quasi
all’altezza di piazza Stesicoro,
sempre su Via Etnea passati i Quattro Canti. La piazza veniva chiamata
anche piazza Bellini perché, sulla sua destra,
troneggiava il monumento dedicato
al grande compositore nativo
della città. Anche il teatro dell’Opera aveva preso il nome da questo grande
musicista. Sulla sinistra della
piazza si accedeva invece a quello che era stato l’anfiteatro greco
romano. Questo aveva una parte scoperta
visibile, mentre un’altra parte
continuava sotto terra. Oltre questa zona recintata della parte scoperta dell’anfiteatro, sempre
alla sinistra in alto, si poteva ammirare la chiesa di S.Agata al carcere, dove la patrona
di Catania sembra fosse stata torturata ed incatenata. Turiddu
aveva da poco oltrepassato Piazza
Stesicoro quando, improvvisamente, l’aria venne solcata da un rombo improvviso.
La gente tutt’intorno a lui rimase di colpo immobile e disorientata fino a quando, con la stessa improvvisa
rapidità, cominciò a scappare urlando in
tutte le direzioni, mentre appariva sullo
sfondo la sagoma di un caccia dell’aviazione nemica. Turiddu, accorgendosi di tutto questo , analizzava
velocemente tutte le possibilità a disposizione e, mentre l’aereo si avvicinava,
si appiattì contro il muro della parete
della strada, cercando di essere il meno
visibile possibile. Il caccia era
isolato. Probabilmente, era in ricognizione; ma, ora, stranamente e inspiegabilmente, si orientava contro una popolazione civile e
indifesa. Aveva abbassato la sua traiettoria sulla città e sparava colpi di mitragliatrice, colpendo i
marciapiedi fra le urla delle persone. Era
della RAF britannica. Dopo aver superato il livello della Piazza Duomo, adesso,
il caccia stava virando per tornare indietro . Turiddu non aspettò un attimo.
Non poteva stare ancora lì e decise di correre all’impazzata verso un posto più
sicuro Cercava un portone aperto dove infilarsi
per sfuggire all’aereo; ma, molti prima di lui avevano avuto la stessa
idea e, dopo essere entrati, se lo erano
chiusi alle spalle .
Turiddu correva , correva . ma sentiva il rombo
dell’aereo sempre più vicino. Ad un certo punto arrivò vicino al palazzo delle Poste, sulla sinistra di via Etnea, poco prima di
Villa Bellini, la più grande villa pubblica
e monumentale della città . L’aereo cominciò a sparare di nuovo e
Turiddu sentì i colpi battere sul
marciapiede poco distante da lui. Fece
uno scarto e salì di corsa i pochi
gradini dell’entrata del Palazzo delle Poste , rifugiandosi dentro la grande
arcata dell’ingresso. L’aereo , fortunatamente, passò oltre continuando la sua pazza mitragliata di una
strada ormai vuota , sparendo all’orizzonte
oltre l’Etna.
CONTINUA
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