venerdì 21 febbraio 2020

DUE FAMIGLIE . Incursione aerea su Catania . Parte 9




Mentre nella sua mente scorrevano questi pensieri,  Turiddu era ormai arrivato quasi  all’altezza di piazza Stesicoro,  sempre su Via Etnea passati i Quattro Canti. La piazza veniva chiamata anche piazza Bellini perché, sulla sua destra,  troneggiava il monumento dedicato  al grande compositore  nativo della città. Anche il teatro dell’Opera aveva preso il nome da questo grande musicista. Sulla sinistra  della piazza  si accedeva invece a  quello che era stato l’anfiteatro greco romano. Questo aveva una parte  scoperta visibile, mentre  un’altra parte continuava  sotto terra. Oltre  questa zona recintata  della parte scoperta dell’anfiteatro, sempre alla sinistra in alto, si poteva ammirare la chiesa  di S.Agata al carcere, dove  la patrona  di Catania sembra fosse stata torturata ed incatenata. Turiddu aveva  da poco oltrepassato Piazza Stesicoro quando, improvvisamente, l’aria venne solcata da un rombo improvviso. La gente  tutt’intorno a lui  rimase di colpo immobile e disorientata  fino a quando, con la stessa improvvisa rapidità,  cominciò a scappare urlando in tutte le direzioni, mentre  appariva sullo sfondo la sagoma di un caccia dell’aviazione nemica.  Turiddu, accorgendosi di tutto questo , analizzava velocemente tutte le possibilità a disposizione e, mentre l’aereo si avvicinava,   si appiattì contro il muro della parete della strada,  cercando di essere il meno visibile possibile. Il caccia  era isolato. Probabilmente, era in ricognizione; ma, ora, stranamente  e inspiegabilmente,  si orientava contro una popolazione civile e indifesa. Aveva abbassato la sua traiettoria sulla città e  sparava colpi di mitragliatrice, colpendo i marciapiedi  fra le urla delle persone. Era della RAF britannica. Dopo aver superato il livello della Piazza Duomo, adesso, il caccia stava virando per tornare indietro . Turiddu non aspettò un attimo. Non poteva stare ancora lì e decise di correre all’impazzata verso un posto più sicuro Cercava un portone aperto dove infilarsi  per sfuggire all’aereo; ma, molti prima di lui avevano avuto la stessa idea  e, dopo essere entrati, se lo erano chiusi alle spalle .

Turiddu  correva , correva . ma sentiva il rombo dell’aereo sempre più vicino. Ad un certo punto arrivò vicino al palazzo delle Poste,  sulla sinistra di via Etnea, poco prima di Villa Bellini, la più grande villa pubblica  e monumentale della città . L’aereo cominciò a sparare di nuovo e Turiddu sentì i colpi  battere sul marciapiede  poco distante da lui. Fece uno scarto  e salì di corsa i pochi gradini dell’entrata del Palazzo delle Poste , rifugiandosi dentro la grande arcata dell’ingresso. L’aereo , fortunatamente, passò oltre  continuando la sua pazza mitragliata di una strada ormai vuota , sparendo all’orizzonte  oltre l’Etna.

CONTINUA

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