Questo film lascia una sensazione
diffusa di serenità e di gratitudine per i contenuti di cui ha parlato e
soprattutto per il modo in cui li ha espressi: la complessità che avvolge la
vita di una bella e numerosa famigliola che accoglie al suo interno un nuovo
essere speciale, un bambino affetto dalla sindrome di down.
La preoccupazione dei genitori
per le difficoltà fisiche , mentali e d'inserimento sociale del
bambino verranno affrontate con una
carica di positività che permetterà una
lenta e favorevole crescita familiare e di questa giovane vita. Sarebbe
tuttavia falso non considerare tutti i
dubbi , le possibili difficoltà ed il
rifiuto che ognuno di noi può accogliere nel suo cuore a volte
per debolezza , per paura o per possibile vergogna .
La storia utilizza il fratello
Giacomo per raccontarci il susseguirsi di tutte queste emozioni. A partire dal
momento in cui da piccolo bambino viene a conoscenza con entusiasmo che sta per
nascergli un fratellino, a quando, successivamente, verrà informato che Jo è un
essere speciale , diverso, ma per certi
versi quasi un super eroe.
Man mano, crescendo, Giacomo vedrà i lati positivi e negativi di tutto
questo; ma, soprattutto, vivrà con difficoltà quella che è la relazione con il
mondo esterno. In qualche modo, penserà che il solo fatto di avere un fratello
down possa compromettere la sua
reputazione ed il suo valore all'interno del proprio gruppo di riferimento, in quella fase
delicata che è l'adolescenza.
Il film ci parla di questi sentimenti. Del rifiuto insieme all'amore,
della paura e del coraggio, della solitudine e della condivisione.
Quello che alla fine rimane nei nostri cuori è una lezione di vita che
non dimenticheremo con facilità e che chiunque abbia avuto un incontro
importante con la malattia o con la
diversità fisica o mentale conosce bene.
Ricordo che, leggendo un libro bellissimo come " La città della gioia" , appresi questo concetto che era espresso in
riferimento ad una situazione apparentemente
diversa, ma in realtà molto simile . Raccontando della propria
esperienza di contatto con i marginali delle periferie delle città indiane, il
protagonista raccontava di come più che dare avesse ricevuto tanto
dall'incontro con quelle persone. Di come tutto questo fosse stato fondamentale
per la sua vita .
In altre situazioni , persone seriamente ammalate ed incurabili , diventano spesso il punto di
riferimento centrale del proprio nucleo familiare e sono spesso proprio loro
che con l' attenzione e l'affetto regalano a
chi gli sta vicino molto di più di quanto ricevono .
Anche Jo , questo piccolo e
giovane essere speciale , sarà lui a dare a Giacomo l'affetto necessario per
riprendere coraggio , perdonarsi e
ritrovare se stesso, i propri amici , l'amore. Sarà lui , questo piccolo essere
speciale, a rappresentare la marcia in
più di questa piccola famiglia e dei loro amici.
Non poteva esserci un esordio migliore, con il suo primo lungometraggio,
per il giovane regista Stefano Cipani che,
portando sulla scena cinematografica l'omonimo romanzo ( autobiografico)
di Giacomo Mazzariol , realizza un'opera
gradevole , profonda e con un bel ritmo
che l'ha portata a vincere , nell'edizione 2020 del David di Donatello, il
David Giovani,premio istituito l'8 gennaio 1997 e destinato al miglior film votato, con
apposito regolamento, da una giuria di giovani delle scuole superiori e delle
università.
Bravi come sempre Alessandro
Gassmann e Isabella Ragonese nel ruolo
dei genitori Davide e Katia e ottima e
coinvolgente la recitazione dei giovani
Francesco Gheghi( Giacomo)Lorenzo Sisto(Giovanni)Arianna Becheroni(
Arianna)Roberto Nocchi( Vittorio). Da segnalare la prsenza anche di Rossy De Palma nel ruolo di zia Dolores.
Desidero aggiungere ancora un
apprezzamento per la fotografia, dai
toni caldi e che danno il giusto risalto alle scene ed all’ambientazione, insieme alla scelta di tante belle canzoni nella colonna sonora ed in cui “ La cura “ di Battiato ha un giusto
risalto.
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