giovedì 6 luglio 2017

SONG TO SONG




Dopo la Palma d’oro al Festival di Cannes di qualche anno fa con “The Tree of life” Terrence Malick, forse uno dei più stimati registi statunitensi, torna a dirigere “Song to Song”, che, come si dicono i due protagonisti, dovrebbe segnare il ritmo della loro vita e della loro storia d’amore.
Da canzone in canzone , da un’ispirazione all’altra, la vita artistica e reale dovrebbero fondersi nella bellezza.  
Così non è!
L’esigenza della propria realizzazione, vissuta come desiderio di successo e come ipotesi di totale libertà da tutti i possibili condizionamenti, si rivela, alla fine, una strada molto pericolosa ed incapace da sola di assicurare un senso compiuto e salvifico alla propria vita .
Siamo a Austin, città di festival musicali e popolata da rock stars, impresari e personaggi che ruotano attorno a questo mondo artistico. Malick si avvale dell’interpretazione di alcuni fra i più importanti attori del momento  come Ryan Gosling, Rooney Mara, Natalie Portman, Michael Fassbender e Cate Blanchett e affiancati da guest star come Patti Smith e Iggy Pop, particolarmente interessanti come testimonianze dell’importanza dei sentimenti  all’interno proprio di quel mondo che può apparire  effimero, vacuo e sempre alla ricerca del piacere.
L’esercizio smodato della propria libertà senza il senso del limite e del rispetto di un progetto comune, senza      l’importanza dell’ ”altro” (che si realizza grazie all’amore per la propria compagna o anche per quello in cui si crede o per la realtà che ci circonda ), può portarci anche alla nostra distruzione o a quella di chi ci sta vicino . Attraverso la storia dei suoi protagonisti, Malick , come in altre sue opere,  ha parlato ancora una volta della vacuità del successo e della fama e dei pericoli del piacere fine a se stesso e della dissolutezza. 
Lo fa procedendo tecnicamente con un susseguirsi di scene che seguono il pensiero e la confidenza dell’anima dei diversi personaggi. Sensazioni e riflessioni che s’intrecciano l’una all’altra, conducendoci verso il dolore, l’amarezza e le scelte di ognuno di loro. Spesso il film dà la sensazione di una estrema lentezza, di un senso di vuoto, di una frammentazione dei sentimenti e della narrazione . In parte è un effetto voluto ma a volte ,personalmente, avrei accelerato alcuni tempi.
Un film comunque intenso, interessante, particolare. Bella la fotografia di Emmanuel Lubezki.




Nessun commento:

Posta un commento