Dopo la Palma d’oro al Festival di Cannes di qualche anno fa con “The
Tree of life” Terrence Malick, forse uno dei più stimati registi statunitensi,
torna a dirigere “Song to Song”, che, come si dicono i due protagonisti,
dovrebbe segnare il ritmo della loro vita e della loro storia d’amore.
Da canzone in canzone , da un’ispirazione all’altra, la vita artistica e
reale dovrebbero fondersi nella bellezza.
Così non è!
L’esigenza della propria realizzazione, vissuta come desiderio di successo
e come ipotesi di totale libertà da tutti i possibili condizionamenti, si
rivela, alla fine, una strada molto pericolosa ed incapace da sola di
assicurare un senso compiuto e salvifico alla propria vita .
Siamo a Austin, città di festival musicali e popolata da rock stars,
impresari e personaggi che ruotano attorno a questo mondo artistico. Malick si
avvale dell’interpretazione di alcuni fra i più importanti attori del momento come Ryan Gosling, Rooney Mara, Natalie
Portman, Michael Fassbender e Cate Blanchett e affiancati da guest star come
Patti Smith e Iggy Pop, particolarmente interessanti come testimonianze dell’importanza
dei sentimenti all’interno proprio di
quel mondo che può apparire effimero,
vacuo e sempre alla ricerca del piacere.
L’esercizio smodato della propria libertà senza il senso del limite e
del rispetto di un progetto comune, senza
l’importanza dell’ ”altro” (che si realizza grazie all’amore per la
propria compagna o anche per quello in cui si crede o per la realtà che ci
circonda ), può portarci anche alla nostra distruzione o a quella di chi ci sta
vicino . Attraverso la storia dei suoi protagonisti, Malick , come in altre sue
opere, ha parlato ancora una volta della
vacuità del successo e della fama e dei pericoli del piacere fine a se stesso e
della dissolutezza.
Lo fa procedendo tecnicamente con un susseguirsi di scene che seguono il
pensiero e la confidenza dell’anima dei diversi personaggi. Sensazioni e riflessioni
che s’intrecciano l’una all’altra, conducendoci verso il dolore, l’amarezza e
le scelte di ognuno di loro. Spesso il film dà la sensazione di una estrema
lentezza, di un senso di vuoto, di una frammentazione dei sentimenti e della
narrazione . In parte è un effetto voluto ma a volte ,personalmente, avrei accelerato
alcuni tempi.
Un film comunque intenso, interessante, particolare. Bella la fotografia
di Emmanuel Lubezki.
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