Dopo la parentesi spagnola di “ Tutti lo sanno” Asghar Farhādi torna a parlarci degli aspetti della società
iraniana nel suo nuovo film “ Un eroe”, presentato
in concorso al 74° Festival di Cannes dove ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria.
Il protagonista Rahim Soltani (
ben interpretato da Amir Jadidi) vive in
questa storia un’incredibile altalena di stati d’animo e soprattutto di valutazione
della sua persona da parte della gente che lo circonda e dell’opinione pubblica
, in base alle informazioni che riceve
grazie alla diffusione virale delle notizie sui “social” la cui
importanza è aumentata anche nella società iraniana.
La stessa viene acutamente descritta da
Farhadi come percorsa da una continua
contraddizione fra una forte tensione morale
verso i comportamenti virtuosi delle persone ed una sostanziale incapacità a cogliere la
reale comprensione degli stessi nel vissuto personale al di là delle apparenze, delle dicerie e delle facili sentenze elaborate dall’universo digitale dei social.
D’altra parte, tutte le nostre
società ormai evidenziano una forma di
dipendenza dalle idee , impressioni e convinzioni che circolano, nel bene e nel
male, sul web e che danno origine a
comportamenti e convinzioni sia sociali
che politiche che spesso non riescono a distinguere le informazioni valide
dalle fake news o dalla propaganda
occulta .
Il film ci mostra come tutto
questo abbia delle conseguenze sulla vita reale delle persone, oggetto di questa forte attenzione digitale, sia esaltandole che improvvisamente
distruggendole.
Rahim Soltani è finito in carcere per non avere onorato un debito contratto con l’ex cognato
Braham ed in un giorno di permesso, con la
sua nuova compagna Farkhondeh, cerca di
vendere ad un compro oro delle monete
che la stessa aveva trovato all’interno di una borsa persa
da qualcuno. Con il ricavato sperava di poter ripagare una parte del
debito ed ottenere da Braham il ritiro della denuncia per cui era stato incarcerato.
La riluttanza dell’ex cognato ad
accettare la sua proposta lo portano, tuttavia, a riflettere sulle sue azioni e
fargli decidere di restituire le
monete a chi le aveva perse.
Il direttore del carcere viene a
conoscenza della storia e ritiene che questa scelta etica di Rahim meriti
di essere raccontata in televisione come esempio di redenzione . Rahim, seppur
titubante, accetta, trasformandosi presto in una celebrità.
Da quel momento scatta l’incedibile altalena di
avvenimenti che l’informazione e la diffusione delle notizie e dei commenti
sul web producono sulla vita di Rahim, portandolo da un lato a cercare di
utilizzare ogni volta le opportunità che gli si presentano per cercare di
migliorare la sua posizione personale, ma dall’altro a decidere di privilegiare
un percorso etico delle sue scelte anche
se questo può non essere riconosciuto e valutato positivamente.
L’eroe, in precedenza acclamato,
può alla fine essere abbattuto all’interno del mondo della comunicazione e del web, che di fatto condizionano anche le
scelte istituzionali e l’opinione pubblica, ma può essere invece paradossalmente ancora
più apprezzato dalle persone che gli stanno vicine e accrescere il proprio percorso di valore e
di autostima.
Scegliere quello che si ritiene
sia il bene aiuta anche ad incontrare se stessi.
Amir Jadidi riesce a dare a Rahim
Soltani un volto sensibile e fiducioso negli altri dando
una forte credibilità al suo personaggio.
Rimarcando ancora la bravura di
tutti gli altri attori , desidererei sottolineare quella del bambino che interpreta
il ruolo del figlio di Rahim
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