martedì 3 dicembre 2019

THE IRISHMAN





Martin Scorsese ritorna sugli schermi  con  un grande affresco , quasi una vera epopea, della storia  degli USA a partire dalla fine degli anni 50, raccontata con le parole  dell’ormai  vecchio “ Irishman” Frank Sheeran, uomo interno al clan mafioso della famiglia Bufalino ed indicato  da Rudy Giuliani come uno dei due non italiani facente parte della lista dei ventisei personaggi di maggior spicco della criminalità organizzata americana .
Il film ci racconta anche dell’influenza che la criminalità mafiosa ha avuto su importanti avvenimenti storici negli USA. Ad esempio ci racconta del suo appoggio all’elezione del figlio dell’irlandese Kennedy alla Presidenza degli Stati Uniti, con la promessa che in cambio lo stesso avrebbe provveduto a cacciare Castro da Cuba, restituendo quel piccolo “ paradiso” alle losche attività  e agli interessi della mafia .Ci parla quindi del ruolo  svolto dall’Organizzazione nel tentativo effettuato alla “ Baia dei porci”; ma, anche delle difficoltà e del contrasto sorto  successivamente con i Kennedy , specialmente con Robert, che si schiera apertamente  contro la malavita organizzata e contro il sindacalista Hoffa.
 Il film è largamente ispirato al libro “ I Heard You Paint Houses” di Charles Brandt , noto procuratore che ha condotto innumerevoli inchieste sulla malavita americana, e  a cui il vero   Frank Sheeran ha via via  rivelato il suo coinvolgimento in più di venticinque omicidi, tra cui quello di Jimmy Hoffa.
 La sparizione e probabile morte di Hoffa rimane comunque un  mistero perché il corpo non è mai stato ritrovato e nessuno è mai stato condannato. Hoffa è stato uno dei più importanti sindacalisti americani  fra gli anni Cinquanta e Sessanta. Fu il fondatore e leader del maggiore sindacato degli autotrasportatori “ International Brotherhood of Teamsters”. Robert Kennedy,  suo grande oppositore, lo definì” l’uomo più potente degli Stati Uniti dopo il presidente”. Sospettato di complicità, o per lo meno di contiguità con la mafia, nel 1964 fu condannato  a 15 anni di carcere per corruzione. Il 23 dicembre 1971 fu rilasciato anticipatamente dal presidente Richard Nixon, che  riconobbe che Hoffa non partecipava alle attività del sindacato da 10 anni. Hoffa cercò a quel punto di rientrare nel sindacato, tentando di riprenderne il controllo; ma, improvvisamente, il 30 luglio 1975 scomparve senza lasciare traccia. De Niro (Sheeran) ci racconta nel film  che, su indicazione del suo capofamiglia Russ Bufalino  ed usando i suoi rapporti di amicizia con Hoffa , lo convinse a partecipare ad una riunione a Bloomfield Hills, facendolo cadere in una trappola e conducendolo in una casa a Detroit dove gli avrebbe sparato due volte prima di fuggire lasciando il corpo dietro la casa. Il viaggio in macchina  di De Niro ( Sheeran ) e Joe Pesci ( Russ Bufalino) verso la conclusione della questione Hoffa costituisce il tema centrale del film attorno al quale si sviluppano i ricordi e le immagini che ci permettono di seguire l’intera storia del protagonista. Dal primo incontro con Bufalino e l’inizio della sua carriera nella “famiglia” fino a ritrovarlo vecchio e su una sedia a rotelle intento a chiedere perdono per i suoi crimini ed aspettare la fine.
 Nella realtà, Frank  Sheeran ,a metà degli anni Cinquanta, è stato dirigente del sindacato autotrasportatori  al fianco del suo fondatore Jimmy Hoffa; ma, anche, l'uomo posto in quel ruolo in rappresentanza delle  famiglie “ mafiose.
 Quello che colpisce nel film è l’apparente  legame di amicizia  che sembra caratterizzare i rapporti dell’irlandese sia con Hoffa  che con Bufalino. Questo tuttavia non gli impedirà di uccidere freddamente Hoffa
E’ questo l’aspetto forse più raccapricciante della narrazione . Quel continuo ripetere la frase pronunciata da Russel Bufalino : “ “It is what it is“…. Quel richiamo a prender atto che non c’è alternativa. E’ indicativo il momento in cui De Niro racconta a Russel Bufalino  quando in  guerra ha imparato a capire che quello che doveva essere fatto, andava fatto . Senza discutere e agendo in fretta, anche quando significava uccidere.
“Tutti hanno paura in guerra , dice “L’irlandese” . Quando inizia la battaglia ci si dimentica di tutto  e non si pensa ad altro che a sopravvivere . Quello che succede… succede e il resto vaffanculo. Sempre… rischiando di morire. Bisogna eseguire gli ordini ! Nessuno mi diceva di uccidere i prigionieri; ma, mi dicevano portali fuori e fai presto. E tutto era chiaro! “
E’ con queste parole che Frank “ l’irlandese si fa apprezzare dal Boss Bufalino di cui pian piano diventerà il protetto, iniziando il suo percorso nella “ Famiglia”. Questa inevitabilità dell’agire delittuoso,  per chi deve affrontare la guerra della vita, è la profonda convinzione che guiderà sempre Frank e gli consentirà di eseguire freddamente quello che va fatto. E’ anche vero, tuttavia, che per molti , a partire dalla figlia , tutto questo, fortunatamente ,  è considerato inaccettabile. Questa convinzione la porterà, infatti,  a interrompere qualsiasi rapporto con il padre.
Pian piano, tutti i personaggi del film andranno incontro alla morte,chi violenta chi naturale: Ormai vecchio  anche Frank l’ aspetterà da solo sulla sua sedia a rotelle , nella sua stanza, ma chiederà al sacerdote che lo sta lasciando : “Lasci la porta socchiusa, Padre, perché anche la morte non sia così definitiva“. 
Scorsese ci porta per mano  lungo la storia  accompagnando le immagini con una colonna sonora piena di   brani degli anni cinquanta e sessanta, di forte impatto emotivo. Non si può inoltre tacere la bellezza della presenza contemporanea di quattro grandi  attori che sono stati sempre molto vicini ai lavoro di Scorsese e che nel nostro immaginario e sulle scene hanno dato spesso il loro volto ai personaggi protagonisti della sagra del cinema che ha trattato le vicende della mafia italiana in America: Robert De Niro , Joe Pesci, Al Pacino , Harvey Keitel. Insieme a Scorsese sono cinque giganti del Cinema.



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