Vi presento Toni Erdmann è un film del 2016 ( Germania) diretto da una
giovane regista quarantenne Maren Ade. Il film è stato presentato in concorso
al Festival di Cannes dove ha ottenuto il premio Fipresci della critica
internazionale). Successivamente, ha ottenuto diversi riconoscimenti agli
European film Awards , tutti nelle categorie più rilevanti, ed ha ricevuto la
candidatura agli Oscar come miglior film in lingua straniera.
Maren Ade è una regista, sceneggiatrice e produttrice cinematografica
tedesca. Dopo aver lavorato alla
realizzazione di due cortometraggi “ Ebene 9” (2000) e
“Vegas” (2001), ha esordito nel 2003 con
“Der Wald vor lauter Bäumen “. Il suo secondo film “ Alle Andersen” ( 2009) ha
vinto l'Orso d'argento a Berlino, gran premio della giuria.
“Vi presento Toni Erdmann “ è un film costruito con attenzione e con lentezza attorno al rapporto fra un
padre ed una figlia; ma, è anche il confronto fra diversi modelli di
comportamento sociale. Si addentra all’interno delle contraddizioni economiche
presenti nelle nostre società e nei problemi connessi ad uno sviluppo economico
improntato all’efficienza, ma poco attento alle conseguenze sociali; ma, soprattutto, in ultimo si addentra in quella
che è, per ognuno di noi, la ragione di vivere, o meglio quello che ci permette
di affrontare e vivere con pienezza la nostra vita.
Winfred Conradi è un insegnante di musica in pensione che ama mettere in
ridicolo tutto e che riesce attraverso lo scherzo , la creazione di personaggi
immaginari ed il travestimento a colorare
una vita altrimenti sostanzialmente
solitaria e priva di grandi soddisfazioni .
Ines , la figlia , sembra invece il suo opposto. E’ la manager di una
società di consulenza internazionale che ha spesso il compito di riorganizzare
le aziende clienti operando dei drastici tagli di personale. Lucida,
determinata, a tratti cattiva, la ritroviamo a Bucarest proprio nel pieno della sua attività di consulenza
con tutti i problemi che comporta.
Il risvolto umano di questa situazione non è semplice e la vita
personale della donna ne risente
profondamente, privandola di reali amicizie disinteressate e di una vera vita
affettiva. Il contagio fra i due protagonisti avviene nella maniera più
insolita.
Il padre Winfred, percependo le
difficoltà della figlia e desiderando rivederla
e ristabilire con lei un contatto umano, piomba a Bucarest e sotto le
vesti di un personaggio immaginario : “Toni Erdmann” irrompe nella vita della
figlia che, dopo una iniziale irritazione, si presta al gioco . Assistiamo, a
partire da quel momento, ad una continua misurazione silenziosa di diversi
punti di vista su tutti gli aspetti della vita lavorativa e personale di Ines.
Winfred Conradi diventa Toni Erdmann grazie ad una dentiera finta ed una
parrucca. il gesto del mettersi e togliersi la dentiera rappresenterà il continuo
alternarsi della messinscena.
Sarebbe troppo semplice pensare che la questione posta da questo
racconto consista nello scegliere fra
questi due comportamenti o questi mondi a confronto. In realtà, nessuno dei due
convince completamente neanche lo stesso protagonista. Man mano che la storia
si svolge, Ines accetterà di mettere in discussione parte del suo atteggiamento
inserendo in esso l’elemento dell’imprevedibilità e della non convenzionalità.
Windred, da parte sua, farà sparire
lentamente il personaggio di “Toni” dapprima rivelandone la falsità dopo aver
suonato e cantato insieme alla figlia la canzone che forse racchiude il senso
della storia e ,dopo, partecipando alla festa “ nudista” per il compleanno di
Ines completamente travestito da una specie di scimmione, personaggio mitologico bulgaro, che non
permette il suo riconoscimento. Solo la figlia potrà finalmente abbracciarlo,
da sola, chiamandolo papà.
Quando Ines canta il brano suonato al pianoforte dal padre, ancora nel
personaggio di Toni Erdmann, accettando di recitare il ruolo della sua
segretaria, ci troviamo forse davanti alla scena più profonda e commovente del
film.
Le parole della canzone di Whitney
Houston “Greatest Love of All” ci
raccontano ,da un lato, il desiderio di
un padre di far crescere i propri figli infondendo in loro la sicurezza di se
stessi e la gioia di vivere e dall’altro
il quasi incosciente desiderio dei figlio di trovare in
quella figura di riferimento quasi le
sembianze di un eroe da seguire ed in cui riporre la propria sicurezza . Ma gli
eroi non esistono o comunque non si trovano facilmente a propria disposizione e
la cosa più importante per tutti noi è imparare ad amare noi stessi, la vita
che ci è stata regalata e contare sulle nostre forze.
Quando in ultimo Ines, tornata a casa in occasione della morte della nonna,
accetterà di truccarsi mettendo anche lei, come il padre, la dentiera finta ed un
canestro in testa, come una parrucca, non sarà dunque per l’accettazione o la
ripetizione asettica del modo di fare burlesco del padre.
Nel suo silenzio assorto, cercherà di farci capire come sarà sempre più
importante, partendo dalla fiducia in se stessi, decidere il modo migliore di
vivere gli impegni che ci siamo assunti e la vita che stiamo conducendo: ognuno
a modo suo, ma con l’identico desiderio di renderla unica.
Credo che possa essere interessante concludere questa riflessione riportando
alcune frasi del testo della canzone della Houston cantata e suonata da padre e
figlia:
“Io credo che I bambini siano il nostro futuro…………Mostragli tutta la
bellezza che hanno dentro………………….. Tutti cercano un eroe…….Le persone hanno
bisogno di qualcuno a cui guardare.. Io non ho mai trovato nessuno che soddisfi le
mie necessità……… Così ho imparato a contare solo su me stessa…………………………………….Ho deciso molto tempo fa di non rimanere mai nell’ombra di nessuno. Se
sbaglio, se riesco, almeno vivo come credo. Non importa cosa prendono da me, non
possono togliermi la mia dignità perché il più grande amore di tutti, lo sto
vivendo io. Io ho trovato il più grande amore di tutti dentro me. Il più grande
amore di tutti è facile da ottenere Imparando ad amare te stesso.”
Nessun commento:
Posta un commento