martedì 20 giugno 2017

Vi presento Toni Erdmann



Vi presento Toni Erdmann è un film del 2016 ( Germania) diretto da una giovane regista quarantenne Maren Ade. Il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes dove ha ottenuto il premio Fipresci della critica internazionale). Successivamente, ha ottenuto diversi riconoscimenti agli European film Awards , tutti nelle categorie più rilevanti, ed ha ricevuto la candidatura agli Oscar come miglior film in lingua straniera.
Maren Ade è una regista, sceneggiatrice e produttrice cinematografica tedesca. Dopo aver lavorato  alla realizzazione  di due cortometraggi “ Ebene 9” (2000) e “Vegas” (2001), ha esordito nel 2003  con “Der Wald vor lauter Bäumen “. Il suo secondo film “ Alle Andersen” ( 2009) ha vinto l'Orso d'argento a Berlino, gran premio della giuria.
“Vi presento Toni Erdmann “ è un film costruito con attenzione  e con lentezza attorno al rapporto fra un padre ed una figlia; ma, è anche il confronto fra diversi modelli di comportamento sociale. Si addentra all’interno delle contraddizioni economiche presenti nelle nostre società e nei problemi connessi ad uno sviluppo economico improntato all’efficienza, ma poco attento alle conseguenze sociali;  ma, soprattutto, in ultimo si addentra in quella che è, per ognuno di noi, la ragione di vivere, o meglio quello che ci permette di affrontare e vivere con pienezza la nostra vita.
Winfred Conradi è un insegnante di musica in pensione che ama mettere in ridicolo tutto e che riesce attraverso lo scherzo , la creazione di personaggi immaginari ed  il travestimento a colorare  una vita altrimenti sostanzialmente solitaria e priva di grandi soddisfazioni .
Ines , la figlia , sembra invece il suo opposto. E’ la manager di una società di consulenza internazionale che ha spesso il compito di riorganizzare le aziende clienti operando dei drastici tagli di personale. Lucida, determinata, a tratti cattiva, la ritroviamo a Bucarest  proprio nel pieno della sua attività di consulenza con tutti i problemi che comporta.
Il risvolto umano di questa situazione non è semplice e la vita personale della donna  ne risente profondamente, privandola di reali amicizie disinteressate e di una vera vita affettiva. Il contagio fra i due protagonisti avviene nella maniera più insolita.
Il padre Winfred,  percependo le difficoltà della figlia e desiderando rivederla  e ristabilire con lei un contatto umano, piomba a Bucarest e sotto le vesti di un personaggio immaginario : “Toni Erdmann” irrompe nella vita della figlia che, dopo una iniziale irritazione, si presta al gioco . Assistiamo, a partire da quel momento, ad una continua misurazione silenziosa di diversi punti di vista su tutti gli aspetti della vita lavorativa e personale di Ines.
Winfred Conradi diventa Toni Erdmann grazie ad una dentiera finta ed una parrucca. il gesto del mettersi e togliersi la dentiera rappresenterà il continuo alternarsi della messinscena.
Sarebbe troppo semplice pensare che la questione posta da questo racconto consista nello  scegliere fra questi due comportamenti o questi mondi a confronto. In realtà, nessuno dei due convince completamente neanche lo stesso protagonista. Man mano che la storia si svolge, Ines accetterà di mettere in discussione parte del suo atteggiamento inserendo in esso l’elemento dell’imprevedibilità e della non convenzionalità. Windred, da parte sua,  farà sparire lentamente il personaggio di “Toni” dapprima rivelandone la falsità dopo aver suonato e cantato insieme alla figlia la canzone che forse racchiude il senso della storia e ,dopo, partecipando alla festa “ nudista” per il compleanno di Ines completamente travestito da una specie di scimmione,  personaggio mitologico bulgaro, che non permette il suo riconoscimento. Solo la figlia potrà finalmente abbracciarlo, da sola,  chiamandolo papà.
Quando Ines canta il brano suonato al pianoforte dal padre, ancora nel personaggio di Toni Erdmann, accettando di recitare il ruolo della sua segretaria, ci troviamo forse davanti alla scena più profonda e commovente del film.
Le parole  della canzone di Whitney Houston  “Greatest Love of All” ci raccontano  ,da un lato, il desiderio di un padre di far crescere i propri figli infondendo in loro la sicurezza di se stessi e la gioia di vivere  e dall’altro il quasi incosciente desiderio dei figlio di trovare   in quella figura di riferimento  quasi le sembianze di un eroe da seguire ed in cui riporre la propria sicurezza . Ma gli eroi non esistono o comunque non si trovano facilmente a propria disposizione e la cosa più importante per tutti noi è imparare ad amare noi stessi, la vita che ci è stata regalata e contare sulle nostre forze.
Quando in ultimo Ines, tornata a casa in occasione della morte della nonna, accetterà di truccarsi mettendo anche lei, come il padre, la dentiera finta ed un canestro in testa, come una parrucca, non sarà dunque per l’accettazione o la ripetizione asettica del modo di fare burlesco del padre.
Nel suo silenzio assorto, cercherà di farci capire come sarà sempre più importante, partendo dalla fiducia in se stessi, decidere il modo migliore di vivere gli impegni che ci siamo assunti e la vita che stiamo conducendo: ognuno a modo suo, ma con l’identico desiderio di renderla unica.
Credo che possa essere interessante concludere questa riflessione riportando alcune frasi del testo della canzone della Houston cantata e suonata da padre e figlia:
“Io credo che I bambini siano il nostro futuro…………Mostragli tutta la bellezza che hanno dentro………………….. Tutti cercano un eroe…….Le persone hanno bisogno di qualcuno a cui guardare.. Io non ho mai trovato nessuno che soddisfi le mie necessità……… Così ho imparato a contare solo su me stessa…………………………………….Ho deciso molto tempo fa di non rimanere mai nell’ombra di nessuno. Se sbaglio, se riesco, almeno vivo come credo. Non importa cosa prendono da me, non possono togliermi la mia dignità perché il più grande amore di tutti, lo sto vivendo io. Io ho trovato il più grande amore di tutti dentro me. Il più grande amore di tutti è facile da ottenere Imparando ad amare te stesso.”



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